30/07/2021 - Amundi RE Italia SGR S.p.A.: Amundi RE Italia - Relazione semestrale al 30 giuno 2021

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Amundi re italia - relazione semestrale al 30 giuno 2021

Amundi Real Estate Italia SGR

Amundi RE Italia

FONDO COMUNE DI INVESTIMENTO ALTERNATIVO ITALIANO

IMMOBILIARE DI TIPO CHIUSO

Relazione semestrale di gestione

al 30 giugno 2021

Società di gestione:AMUNDI RE ITALIA SGR S.p.A.

AMUNDI RE ITALIA

Nota illustrativa della relazione di gestione del fondo

"Amundi RE Italia"

al 30 giugno 2021

Scenario macro economico

L'avvio del 2021, in particolare il primo trimestre, ha mostrato condizioni di relativa debolezza per l'economia mondiale, in un contesto caratterizzato, soprattutto in alcune aree, dalla recrudescenza dei contagi e dal conseguente inasprimento delle misure di contenimento. Il secondo trimestre ha invece visto un recupero più generalizzato della crescita a livello globale, sostenuto dagli stimoli fiscali aggiuntivi approvati in molti paesi e dall'effetto delle riaperture delle attività economiche favorite dal progredire delle vaccinazioni, soprattutto nelle aree avanzate. L'ampio stimolo di bilancio approvato dalla nuova Amministrazione insediata all'inizio dell'anno, in particolare, dovrebbe continuare a rafforzare la ripresa negli Stati Uniti, con importanti ricadute positive a livello mondiale. Le recenti rilevazioni degli indicatori anticipatori anticipano un'espansione dell'attività mondiale che dovrebbe proseguire nella seconda parte dell'anno, sebbene in presenza di una crescente divergenza tra le economie avanzate e quelle emergenti, nonché del permanere di uno scarto tra il manifatturiero e i servizi.

Dopo la profonda contrazione sofferta dall'attività economica lo scorso anno, intorno al -3,5%, nel 2021 il PIL mondiale in termini reali dovrebbe aumentare tra il 6,0% ed il 6,8%, per poi rallentare intorno al 4,2% nel 2022. Il recupero globale è il prodotto di molteplici dinamiche fra le quali principalmente l'accelerazione della crescita americana, ed in misura minore ma tuttavia rilevante, di quella europea e di un generalizzato rafforzamento delle aree emergenti.

Congiuntamente alla sostenuta ripresa economica, anche la variazione tendenziale dei prezzi, sia alla produzione che al consumo, ha registrato un'accelerazione nel contesto di una tendenza che nel breve termine appare destinata a proseguire. A livello globale le attese per l'inflazione indicano un +3,1% per l'intero 2021, in aumento rispetto al 2,6% dello scorso anno. Le riaperture dell'attività economica dei settori più colpiti dalle restrizioni hanno contribuito ad un rapido recupero dei livelli di domanda, in presenza di un'offerta talvolta alle prese con gli strascichi degli effetti della pandemia sulla catena produttiva e con costi alla produzione e dei trasporti in salita. Ciò, insieme ai rincari delle materie prime, ha contribuito alla recente fiammata dell'inflazione su scala mondiale. Tuttavia è probabile che la corrente dinamica inflattiva sia destinata a spegnersi rapidamente, dati il pesante livello di capacità produttiva inutilizzata nell'economia mondiale e la transitorietà degli squilibri tra domanda e offerta.

Le misure messe in campo sia dai governi che dalle banche centrali in termini di stimoli fiscali e monetari sono risultate ancora una volta determinanti nel sostenere la crescita in questa prima parte dell'anno, continuando altresì a contenere i rischi di peggioramento del quadro finanziario ed economico e mantenendo le condizioni di finanziamento di famiglie, imprese e settori pubblici a livelli estremamente favorevoli. Il poderoso pacchetto fiscale americano e i pacchetti aggiuntivi dei singoli paesi dell'Eurozona in particolare hanno rappresentato i principali fattori di sostegno alla crescita delle aree avanzate, mentre le politiche monetarie hanno assicurato il mantenimento di condizioni di finanziamento sia bancario che tramite i mercati finanziari alquanto accomodanti.

Eurozona

Soprattutto per effetto del mantenimento delle restrizioni all'attività economica, il PIL è diminuito dello 0,3% nei primi tre mesi dell'anno, attestandosi su un livello inferiore del 5,1% rispetto a quello precedente la pandemia del quarto trimestre del 2019. La domanda interna ha infatti contribuito negativamente alla crescita nel primo trimestre del 2021, mentre l'interscambio commerciale netto ha fornito un modesto contributo positivo, soprattutto grazie al settore manifatturiero. La variazione delle scorte ha avuto un forte impatto positivo sulla crescita. Guardando all'attività del secondo trimestre, le indagini presso le imprese e i consumatori e gli indicatori ad alta frequenza segnalano un sensibile miglioramento dell'attività economica. La produzione manifatturiera rimane forte, sostenuta da una solida domanda mondiale, anche se vincoli dal lato dell'offerta potrebbero incidere negativamente sull'attività industriale nel breve periodo.

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Allo stesso tempo, gli indicatori anticipatori prefigurano una forte ripresa del settore dei servizi a fronte del calo del numero dei contagi e della graduale normalizzazione delle attività. Anche la fiducia dei consumatori è in miglioramento, facendo prevedere un buon recupero dei consumi privati nei prossimi trimestri, simile a quello già sperimentato in altri paesi in anticipo nelle riaperture rispetto all'Eurozona. Nonostante gli impatti negativi della crisi e la parziale incertezza sulle prospettive economiche, gli investimenti privati stanno mostrando una buona capacità di tenuta. Tutto ciò depone a favore del proseguimento nella seconda metà del 2021 della tendenza espansiva registrata nel secondo trimestre.

Le ultime rilevazioni sull'inflazione in maggio registrano una crescita tendenziale per l'intera Eurozona del 2,0%, dall'1,3% di marzo e dopo l'1,6% di aprile. Tale aumento è dovuto soprattutto alla sensibile crescita dei prezzi dell'energia, che riflette fra l'altro considerevoli effetti base, nonché, in misura minore, alla lieve dinamica inflazionistica espressa dai beni industriali non energetici. Le pressioni all'origine sui prezzi dovrebbero aumentare in certa misura quest'anno, per effetto dei vincoli temporanei dal lato dell'offerta e della ripresa della domanda interna.

Le proiezioni attuali anticipano una crescita annua del PIL in termini reali dell'intera area intorno al 4,4% nel 2021, e un ulteriore rafforzamento prossimo al 4,7% nel 2022. I paesi che contribuiranno maggiormente al rimbalzo nel corrente anno dovrebbero essere quelli più gravemente colpiti dalla crisi nel 2020. In particolare, nel quadro delle stime attuali, il PIL francese è atteso in aumento intorno al 6%, quello spagnolo intorno al 5% e quello italiano intorno al 4,5%. L'economia tedesca dovrebbe invece recuperare meno terreno degli altri principali paesi dell'area, con un più modesto rimbalzo intorno al 3%. Differenti le previsioni per i prezzi al consumo, attesi in crescita maggiore proprio in Germania, al 2,5% anche per effetto di fattori temporanei legati a specifiche misure di sostegno fiscale approvate lo scorso anno. L'indice dei prezzi al consumo dovrebbe invece registrare incrementi minori in Francia (1,7%), Spagna (1,9%) e Italia (1,5%). Complessivamente l'inflazione nell'Eurozona dovrebbe attestarsi al 2,0% nel 2021 per poi flettere all'1,6% nel 2022.

In tale contesto la BCE mantiene una politica monetaria estremamente accomodante, attraverso la conferma dell'intero setdi strumenti di politica monetaria finora messi in campo ai fini del superamento dell'emergenza e soprattutto grazie ai programmi di acquisto ad hoc(PEPP) e all'abbondante inserimento di liquidità attraverso le aste TLTRO, ai fini del rifinanziamento del settore creditizio, condotte a tassi estremamente contenuti. Il recente mantenimento di un volume elevato di acquisto di titoli conferma il permanere di un sostanziale sostegno monetario volto ad accompagnare la partenza del recovery plane ad agevolare il concretizzarsi di condizioni di finanziamento estremamente favorevoli per gli agenti economici.

Stati Uniti

Negli Stati Uniti le attuali stime di crescita per l'intero anno puntano ad un'espansione tra il 7% e l'8% con un PIL che pertanto potrebbe raggiungere livelli superiori a quelli pre-crisi. Tale decisa accelerazione è principalmente il frutto del poderoso pacchetto di misure di sostegno fiscale approvate all'inizio dell'anno e della graduale riapertura dell'economia resa possibile dai progressi nel ritmo delle vaccinazioni. Alla solida crescita del 6,4% registrata nel primo trimestre del 2021, dovrebbe seguire un secondo trimestre di ulteriore espansione, trainata soprattutto da una sostenuta spesa per consumi, a sua volta sorretta dall'erogazione diretta alle famiglie di sostegni pubblici al reddito. La crescita superiore alle attese del primo trimestre è stata guidata proprio dalla inaspettata forza della domanda interna sia per investimenti che per consumi, che ha messo a segno un incremento a due cifre, contribuendo altresì alla sensibile contrazione delle scorte. Quest'ultima in parte dovuta anche al manifestarsi di ritardi nelle consegne di materie prime e soprattutto di semilavorati nella catena produttiva. Il recupero del mercato del lavoro dovrebbe rappresentare un altro importante motore di rafforzamento e consolidamento della ripresa nei prossimi mesi. Al momento attuale negli Stati Uniti il numero di occupati è sensibilmente inferiore a quello precedente alla crisi pandemica, circa 7 milioni in meno, mentre il tasso di disoccupazione è ancora ampiamente al di sopra del 3,5% pre-crisi. Sebbene il recupero dei livelli occupazionali registrato nel secondo trimestre sia risultato contenuto, è attesa, nei prossimi mesi, un'accelerazione nel ritmo di crescita del tasso di partecipazione alla forza lavoro e delle assunzioni. Le sorprese recentemente registrate in merito all'andamento dei prezzi rispetto alle stime degli economisti hanno spinto al rialzo le attese d'inflazione per l'intero 2021. Pesano effetti soprattutto di natura temporanea, legati agli strascichi delle tendenze avverse emerse durante la crisi sanitaria, ad effetti base puramente statistici, al sensibile aumento dei costi di trasporto internazionali e a una ridotta capacità dell'offerta di far fronte agli ordinativi della domanda in tempi rapidi. La rigidità dell'approvvigionamento di materie prime e semilavorati contribuisce all'aumento dei costi alla produzione, a loro volta alla base dell'aumento di quelli al consumo. Per l'intero 2021 si attende un tasso d'inflazione in crescita al 3,2% da appena l'1,3% dello scorso anno,

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mentre per il 2022 è atteso un rientro al 2,5%. Sul versante della politica monetaria, infine, permane l'atteggiamento accomodante della Fed, che mantiene stabile il ritmo dei propri acquisti e la politica di tassi prossimi a zero. Le dichiarazioni dei governatori della Fed confermano che le attese della banca centrale anticipano un rialzo solo temporaneo dei prezzi al consumo e che la normalizzazione della politica monetaria sarà graduale.

Gran Bretagna

Come in altri paesi europei, anche in Gran Bretagna il rigido lockdownin vigore all'inizio dell'anno ha causato una contrazione del PIL nel primo trimestre del 2021 pari all'1,5%. Sebbene il calo sia risultato relativamente contenuto, suggerendo che imprese e famiglie si sono adattate meglio dello scorso anno alle restrizioni, i consumi privati hanno fornito un contributo negativo, così come il calo delle scorte accumulate alla fine dello scorso anno. I progressi della campagna di vaccinazione e il graduale allentamento delle restrizioni alla mobilità, tuttavia, hanno successivamente portato l'attività economica a far segnare una ripresa già verso la fine del primo trimestre. La politica fiscale ha mantenuto il proprio sostegno all'economia, anche per il tramite della proroga delle principali misure adottate in risposta alla pandemia. Gli indicatori di fiducia delle imprese e dei consumatori e quelli relativi alla mobilità segnalano tutti un forte recupero nel secondo trimestre. Sul fronte dei prezzi al consumo si è registrata un'accelerazione, soprattutto negli ultimi mesi, che è risultata sorprendente rispetto alle attese. Tale fiammata inflattiva è stata principalmente determinata dalla crescita dei prezzi dei beni energetici indotta dal rialzo dei corsi petroliferi e che ha peraltro contributo ai rincari registrati sul fronte dei trasporti. Anche a causa dell'esaurirsi degli effetti base, connessi alla profonda compressione dei prezzi al consumo occorsa nella primavera del 2020, contestualmente alle fasi più critiche dell'emergenza, il tasso d'inflazione sull'intero non dovrebbe superare l'1,6%, un dato comunque significativamente superiore allo 0,9% del 2020. In questo contesto di ripresa la politica monetaria permane accomodante, sebbene i volumi di acquisti di titoli ad opera della Banca d'Inghilterra siano in decelerazione rispetto alla prima parte dell'anno. Le stime per tutto il 2021 puntano ad una crescita economica in recupero tra il 5,5% ed il 6,1%.

Giappone

Per l'economia nipponica, si anticipa una crescita del PIL compresa tra il 2,5% ed il 3,1% per l'intero 2021, dopo il pesante decremento di quasi il 5% subito lo scorso anno. Il PIL si è contratto dell'1,3% in termini reali nel primo trimestre: il secondo stato di emergenza, messo in atto tra l'inizio di gennaio e la metà di marzo, ha gravato sulla dinamica dei consumi privati e sugli investimenti delle imprese. Tuttavia, come nelle altre principali economie avanzate, anche in Giappone la ripresa dovrebbe rinvigorirsi nel prosieguo dell'anno, grazie al rafforzamento della domanda interna indotta dall'allentamento delle misure di distanziamento sociale, nonché al perdurante sostegno della politica di bilancio e al recupero della domanda estera. In tale favorevole scenario è però probabile che il nuovo stato d'emergenza annunciato alla fine di aprile, nonché i limitati progressi nella somministrazione dei vaccini rimandino una ripresa più solida alla seconda metà di quest'anno. Sul versante dell'inflazione, gli ultimi dati mostrano una variazione tendenziale dei prezzi al consumo del -0,4%. L'impatto dei rincari dei beni energetici è stato più che compensato da un calo di altre componenti dell'indice e le stime attuali puntano ad una chiusura dell'anno con un tasso d'inflazione che potrebbe attestarsi in territorio negativo. Allo scopo di sostenerne la ripresa, la politica monetaria continua ad essere orientata in senso estremamente accomodante ed è destinata a confermarsi tale anche nei prossimi trimestri.

Emergenti

Dalle economie emergenti ci si attende un anno di recupero, con un rimbalzo complessivo che potrebbe attestarsi in prossimità del 7% dopo la contrazione del 2,2% sofferta lo scorso anno. Le differenze tra le diverse aree geografiche e i singoli paesi potranno tuttavia risultare significative, così come accaduto nel 2020 quando la recessione si è concretizzata in forme e secondo intensità differenti. In Cina l'attività economica dovrebbe continuare a crescere a un ritmo sensibile. Fra i pochi paesi a registrare una variazione positiva del PIL nel 2020, per l'anno corrente si attende una crescita del 9%. Sebbene il loro orientamento stia gradualmente diventando più equilibrato, le politiche espansive hanno continuato a sostenere la ripresa. In prospettiva i consumi dovrebbero sostituire gl'investimenti come principale componente dell'attività economica, grazie al consolidarsi dell'occupazione e dei redditi. Tra i principali paesi asiatici, anche l'India appare destinata a mostrare un notevole ritmo di crescita, con attese di variazione positiva del PIL prossima alle due cifre, dopo il calo significativo dello scorso anno (-7,1%).

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Negli Stati membri dell'UE dell'Europa centrale e orientale la ripresa ha subito un significativo rallentamento al volgere dell'anno e potrebbe segnare un'ulteriore decelerazione nel breve periodo, poiché il peggioramento delle condizioni pandemiche continua a gravare sul ritmo dell'attività economica. Con l'allentamento delle misure di chiusura e l'aumento delle vaccinazioni, la crescita dovrebbe progressivamente riacquistare slancio, grazie anche al sostegno di politiche di bilancio e monetarie accomodanti. Nei maggiori paesi esportatori di materie prime l'attività economica segna una ripresa trainata dal rafforzarsi della domanda mondiale in uno scenario significativamente più favorevole rispetto al recente passato. In Russia, dopo una recessione relativamente modesta lo scorso anno, si stima che l'attività economica sia lievemente aumentata nel primo trimestre e che possa tornare a crescere tra il 3% ed il 4,5% per cento nell'anno. In prospettiva, il rafforzamento della domanda mondiale di petrolio, insieme alla ripresa dei consumi e degli investimenti, dovrebbe sostenere la crescita. Anche in Brasile, nonostante la recrudescenza dei contagi, l'attività economica ha registrato una ripresa nel primo trimestre, ed è attesa per l'anno in aumento di circa il 5%.

Al contrario delle aree avanzate in cui permane un generale accomodamento, sul versante della politica monetaria, sì è assistito in alcuni paesi emergenti ad un ritorno a misure meno pro-cicliche, causate soprattutto dal riemergere di pressioni inflazionistiche, mentre il margine per interventi espansivi di politica fiscale continua ad essere limitato. Sul fronte dei prezzi al consumo nei paesi emergenti, in termini aggregati, si anticipa una crescita quasi doppia rispetto a quella attesa per i paesi avanzati.

Mercati

La narrativa della reflazione è stata quella predominante sui mercati finanziari da inizio anno, con dati macro che hanno via via sorpreso al rialzo, determinando un aumento dei tassi globali core, soprattutto statunitensi, un rafforzamento del dollaro e la prosecuzione del rialzo dei mercati azionari.

I mercati azionari hanno registrato performancepositive a livello globale. L'apprezzamento dell'indice MSCI Worldè stato nel semestre del +16,6%. L'accelerazione nei piani di vaccinazione, prima negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, poi nell'Eurozona, l'annuncio del nuovo piano fiscale e infrastrutturale dell'amministrazione Biden, la dinamica positiva dell'economia cinese hanno compensato l'impatto dell'impennata dei contagi in alcune aree emergenti, portando al miglioramento delle prospettive di crescita nel 2021 a livello globale, con effetti positivi sulle aspettative sugli utili. I mercati sviluppati hanno evidenziato rialzi più ampi dei mercati emergenti, guidati dagli Stati Uniti, a seguire l'Europa e in ultimo il Giappone. Tra gli emergenti, miglior andamento per l'Europa, trainata dalla Russia, a seguire l'America Latina, sostenuta dal recupero delle materie prime e dal miglioramento del Brasile; in ritardo invece l'Asia.

Negli Stati Uniti l'S&P 500 ha raggiunto il massimo storico nella parte finale del semestre e l'indice MSCI USAha espresso una performancedel +18,3%. La volatilità ha raggiunto il livello più basso da inizio 2020. La dispersione dell'andamento settoriale è stata ampia. I risultati migliori sono stati registrati dagli energetici (sostenuti dallo squilibrio tra domanda, in miglioramento, e offerta, contenuta, di petrolio) e dai finanziari (sostenuti dal rialzo dei tassi e dalla eliminazione delle limitazioni in materia di buyback edividendi), quelli più deboli dai servizi di pubblica utilità e dai consumi di base (conseguenza del carattere difensivo dei due segmenti). Il settore tecnologico ha confermato una sostanziale capacità di generare utili anche in una fase di allentamento delle politiche di distanziamento sociale, ciononostante ha mostrato una relativa debolezza nelle fasi caratterizzate da rialzi dei rendimenti obbligazionari a lungo termine per il maggiore impatto che tale movimento ha, in termini comparativi con gli altri settori, sull'attualizzazione dei profitti attesi. A livello di capitalizzazione, da segnalare il rialzo apprezzabile delle piccole e medie capitalizzazioni statunitensi, monitorate dall'indice Russell 2000. Tali società sono percepite come più sensibili al ciclo economico ed evidenziano una dinamica positiva nelle fasi di ripresa.

Gli indici europei hanno iniziato l'anno appesantiti dalle preoccupazioni sul perdurante lockdownnelle principali economie dell'area e dalle iniziali difficoltà nella fornitura dei vaccini. Successivamente grazie all'accelerazione dei piani vaccinali nazionali e alle conseguenti graduali riaperture che hanno dato impulso alla ripresa economica hanno registrato performancepiù che positive. L'indice MSCI Euroè cresciuto del +15,4%. Tale dinamica è stata peraltro favorita dal permanere di un orientamento estremamente accomodante della BCE e dalla pubblicazione di dati societari confortanti. A livello settoriale, rialzi più consistenti per energetici e finanziari, più contenuti per consumi di base e servizi di pubblica utilità. In tale contesto continentale risulta significativo il rialzo del mercato italiano, sostenuto dalla fiducia nel nuovo esecutivo e dalle attese riguardo al PNRR che, secondo le indicazioni del governo, dovrebbe fornire un contributo di crescita incrementale di circa il 3,6% in un orizzonte quinquennale rispetto alla dinamica inerziale dell'economia italiana.

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Disclaimer

Amundi RE Italia ha pubblicato questo contenuto il 30 luglio 2021 ed è responsabile delle informazioni in esso contenute. Distribuito da Public, senza apportare modifiche o alterazioni, il 30 luglio 2021 18:27:00 UTC.

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