04/08/2022 - Abitare In S.p.A.: Milano, una parete di alberi sulla Darsena. L’assessora Grandi: «Più argini alle isole di calore»

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Milano, una parete di alberi sulla darsena. l’assessora grandi: «più argini alle isole di calore»

«Non abbiamo scelta. A partire da un concetto: il verde non può più essere considerato un abbellimento, ma deve diventare un'infrastruttura della città. Bisogna creare più connessioni ecologiche e anche ciclabili tra le aree »

Sulla coda d'un torrido luglio, le piogge sembrano dare una tregua dal caldo. «Abbiamo avuto una siccità "storica", che non si vedeva dal 1976, e che si è sommata a ondate di calore ricorrenti. Ma non possiamo solo sperare che passi: con gli effetti del cambiamento climatico, in futuro avremo sempre più a che fare con questi fenomeni».

Il cambiamento è globale.
«D'accordo. Ma questo non ci esime da un impegno profondo a livello locale».

Sembra un'illusione.
«Non lo è. Anzi, è un'occasione. In qualche modo, è anche inevitabile. Non abbiamo scelta. A partire da un concetto: il verde non può più essere considerato un abbellimento. Deve diventare un'infrastruttura della città». Elena Grandi, storia politica iniziata in Zona 1, poi i Verdi, oggi assessore all'Ambiente e verde nella giunta Sala: un ruolo che la trasformazione del pianeta rende sempre più strategico.

Come si concilia l'idea di verde con infrastruttura?
«Capendo che il verde diventerà sempre più un elemento decisivo per il benessere di chi vive in una metropoli. Isole di calore così estese rendono la città inospitale. E dunque sì, il verde dev'essere inteso come infrastruttura».

Come reagisce una città, da sola, alla crisi climatica?
«Contribuendo alla riduzione delle emissioni, e su questo abbiamo il nostro Piano aria clima, ma dobbiamo iniziare sempre più a pensare, in parallelo, a come mitigare gli effetti del surriscaldamento globale».

Da dove si parte?
«Una direttrice è quella di continuare a "depavimentare" il suolo. Togliere auto dai parterre e ricostituirli come luoghi verdi della città. Le progettazioni delle piazze devono creare il più possibile nuovi prati. Dove si può introdurre il verde, compatibilmente con le caratteristiche del luogo, andrà fatto. Il focus è unico: ridurre l'effetto isola di calore provocato da asfalto e cemento».

Un esempio?
«Ritengo che tutta l'area sul lato nord della Darsena, quella lungo viale D'Annunzio, una zona molto amata e frequentata, dovrebbe ospitare alberi in una sorta di "parete verde". Altrimenti così diventa una fortissima zona di calore, nonostante il bacino d'acqua. In quanto porto, per la soprintendenza deve essere una zona a pavimentazione "lapidea", ma credo che troveremo una mediazione».

Il verde va aumentato?
«Non solo. Da una parte bisogna creare più connessioni ecologiche e anche ciclabili tra le aree, penso ad esempio alla prossima risistemazione di viale Argonne dopo il cantiere della M5, che sarà collegato al cosiddetto "pratone", fino a oggi area di cantiere, per arrivare a un legame col parco Forlanini e l'idroscalo fino a Segrate. Un altro progetto interessante è quello sul parco Lambretta a Rubattino, per il quale abbiamo vinto un bando del Pnrr. Ovviamente il verde va aumentato il più possibile: questo è fuori discussione».

E gli alberi che vengono abbattuti?
«Gli alberi hanno dei cicli. Consideriamo che a Milano abbiamo 520 mila alberi, tra parchi, strade e aree a bosco. Nel 2021-2022 ne abbiamo messi a dimora quasi 23 mila nuovi, di cui circa 6 mila in sostituzione di piante abbattute perché morte o pericolose, perché a rischio stabilità. Nei prossimi mesi valuteremo anche l'effetto della siccità».

Come si può ridurre la quota di abbattimenti?
«C'è un tema di manutenzione complessiva, sul quale dobbiamo fare meglio, ed è già partito l'affidamento a Mm affinché la manutenzione del verde diventi un servizio sempre più adeguato e in cui la competenza sia una priorità. Consideriamo che a Milano abbiamo oltre 25 milioni di metri quadrati a verde, di cui 19 milioni in gestione diretta. I nuovi alberi, per almeno due anni, vanno regolarmente irrigati. C'è da migliorare il servizio con le autobotti, per i luoghi dove non c'è un impianto di irrigazione. In queste settimane lo stiamo facendo, ma purtroppo in futuro la siccità non sarà un fenomeno sporadico. Dunque dovremo strutturarci per affrontarlo. A Milano, per fortuna, acqua sotto ce n'è».

Si può utilizzare meglio?
«Ho chiesto di identificare in che giardini usiamo oggi l'acqua dell'acquedotto: è uno spreco, e per di più la paghiamo. L'acqua di prima falda è meno potabile, ma va benissimo per irrigare. Abbiamo già una trentina di pozzi, ma per fine settembre vorrò un progetto per capire dove scavarne altri per l'irrigazione. E poi, ad esempio per fiori e siepi, dobbiamo pensare a piante magari autoctone che richiedono meno acqua».

Disclaimer

Abitare In S.p.A. ha pubblicato questo contenuto il 04 agosto 2022 ed è responsabile delle informazioni in esso contenute. Distribuito da Public, senza apportare modifiche o alterazioni, il 04 agosto 2022 08:10:04 UTC.

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