15/09/2022 - Abitare In S.p.A.: Caro bollette, quanta energia consumano le case di Milano: “Solo il 7% è in classe A”

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Caro bollette, quanta energia consumano le case di milano: “solo il 7% è in classe a”

I dati degli Attestati di prestazione energetica: oltre il 50% del patrimonio immobiliare certificato ha prestazioni mediocri o scarse. I consigli degli esperti per risparmiare: "Elettrodomestici a pieno carico e per chi può investire caldaie ibride, nuovi vetri e led"

Oltre la metà del patrimonio immobiliare milanese certificato con un attestato di prestazione energetica è composto case dalle prestazioni mediocri o scarse, ovvero appartiene alle classi F e G, le più basse dal punto di vista dell'efficienza dei consumi e dell'impatto ambientale. E la stragrande maggioranza - più dell'84 per cento - è composto da abitazioni private, il resto si divide tra uffici e negozi. Una situazione che rischia di avere un impatto proprio su quelle famiglie che vivono già in abitazioni che, per essere riscaldate e illuminate, richiedono maggiori consumi e di conseguenza producono bollette più costose. Soprattutto in vista degli ulteriori rincari dell'energia. "Aumenteranno sicuramente i poveri energetici, coloro che dovranno mettere a disposizione budget superiori alle loro possibilità economiche, se non si agisce subito con interventi immediati, tra cui aiuti per pagare le bollette, ma anche con politiche di efficientamento degli immobili che possano dare risultati a medio e lungo termine", ragiona Mauro Brolis, responsabile di Cened, gestito dalla società regionale Aria, e che detiene il catasto energetico regionale degli edifici.

I dati di Cened, sviluppati a partire dagli Ape, che devono essere depositati in caso di compravendita, locazioni, ristrutturazioni e nuove costruzioni, non rappresentano la totalità degli immobili esistenti, ma offrono una fotografia interessante. A Milano sono 240.686 gli Attestati di prestazione energetica e si riferiscono per circa il 51 per cento a unità immobiliari con prestazioni energetiche pessime: il 25,3 per cento in classe F, il 25,6 per cento in classe G. Seguono gli immobili di classe E (il 19 per cento), D (con il 14,3 per cento), C (6 per cento) e B (2,6 per cento).

L'inefficienza energetica di una casa - continua Brolis - ha un impatto maggiore sulle famiglie che hanno già redditi bassi, determinando costi sociali e sanitari molto importanti". Nei dati di Cened c'è, però, un lato positivo: nel capoluogo sono oltre sette su 100 le unità immobiliari ad alta e altissima efficienza energetica (classi A1, A2, A3, A4), ovvero con bassi consumi di energia e spese per le bollette ridotte. Inoltre sempre a Milano sono circa quattromila le unità immobiliari vicine alla "perfezione" dell'efficienza, con una certificazione cosiddetta Nzeb (Nearly Zero Energy Buildings), con un basso consumo energetico, soddisfatto per lo più tramite fonti rinnovabili.

"La gran parte del patrimonio costruito oggi esistente - spiega ancora Brolis - appartiene a epoche costruttive in cui i criteri di efficienza e utilizzo delle rinnovabili oggi imposti dalla legge non venivano assolutamente presi in considerazione. A Milano però c'è una percentuale rilevante di case altamente performanti dal punto di vista energetico, segnale che la città ha vissuto una spinta importante in questo senso".

Sempre secondo i dati Cened, più recente è l'epoca di costruzione degli edifici, più la prestazione energetica migliora, anche in virtù dell'introduzione delle normative volte al risparmio energetico, non solo la legge 10/91, ma anche le delibere di giunta regionali del 2007 e del 2015. Negli anni 1993-2006 per mantenere un edificio in condizioni di comfort (illuminazione, riscaldamento) in un anno erano necessari 210,82 chilowattora al metro quadrato, a partire dal 2016 fino al giorno d'oggi servono 126,21 chilowattora al metro quadrato. Il nodo della questione però, ragiona l'esperto, è che se in una famiglia il reddito è già di per sé basso, difficilmente si avranno a disposizione le risorse per investimenti che migliorino l'efficienza. Quindi per prima cosa è fondamentale ridurre i consumi.

"Lo spreco energetico non guarda in faccia il reddito, dipende dalle abitudini e dalla consapevolezza, anche del proprio impatto sull'ambiente che ci circonda. Si può vivere in un edificio di classe A4 e tenere aperte le finestre con il riscaldamento acceso di inverno, come già avviene in alcuni negozi che tengono le porte aperte in inverno ed estate. Una prassi che avrà dei vantaggi commerciali, ma dal punto di vista energetico è illogica". L'ingegnera del Cened Valentina Belli suggerisce alcuni comportamenti da adottare nel brevissimo tempo. "Ad esempio utilizzare gli elettrodomestici a pieno carico, spegnere gli stand-by, ridurre i consumi per il riscaldamento dell'acqua". Se invece si ha a disposizione un discreto budget, si può sostituire il proprio impianto di riscaldamento con uno con prestazioni migliori, installare una caldaia ibrida, sostituire i vetri e le vecchie lampade con i led.

Disclaimer

Abitare In S.p.A. ha pubblicato questo contenuto il 15 settembre 2022 ed è responsabile delle informazioni in esso contenute. Distribuito da Public, senza apportare modifiche o alterazioni, il 15 settembre 2022 15:23:02 UTC.

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