Come funzionano i Piani di Accumulo del Capitale (PAC)?

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Piano di Accumulo del Capitale MoneyController

Cos’è il Piano di Accumulo del Capitale (PAC)

Piano di accumulo: come funziona

Conviene attivare un Piano di Accumulo del Capitale?

È meglio investire in Piani Individuali di Risparmio o in Piani di Accumulo Capitale? Le differenze e i vantaggi

 

Il Piano di Accumulo del Capitale (PAC) è una delle soluzioni più diffuse per partecipare a un fondo comune di investimento gestito da una Società di Gestione del Risparmio.
La modalità di sottoscrizione di una quota del fondo in questo caso avviene con un versamento periodico. Vediamo come funziona per i risparmiatori e quali sono i vantaggi del PAC.

Cos’è il Piano di Accumulo del Capitale (PAC)

Il piano di accumulo capitale è una forma di piano di risparmio, ossia una forma di investimento programmato. In particolare, il PAC consiste in una modalità di sottoscrizione di una quota di un fondo d’investimento che viene erogato da banche o da società di intermediazione mobiliare (SIM).

Piano di accumulo: come funziona

Come funziona concretamente un piano di accumulo? Il risparmiatore che avvia un PAC versa periodicamente una cifra a cui corrisponde l’acquisto progressivo di una quota all’interno di un fondo d’investimento, o di un organismo di investimento collettivo del risparmio.
Si tratta di una formula di risparmio pensata soprattutto per i risparmiatori individuali che non possono impegnare grosse somme di capitali, ma sono comunque intenzionati a entrare gradualmente all’interno di un fondo comune d’investimento. Al pari di qualsiasi fondo, il PAC prevede determinati costi, quali di entrata, di gestione, di uscita e remunera l’investitore sulla base del rendimento dei fondi (gli interessi o le cedole).

Conviene attivare un Piano di Accumulo del Capitale?

La sottoscrizione di un piano di accumulo può essere conveniente in base a diversi vantaggi:

  • il profilo di rischio viene deciso in anticipo dal risparmiatore, così come il numero di rate e l’importo di ciascuna di esse;
  • il risparmiatore ha libertà di decidere anche la durata dell’investimento, che può andare da un anno fino a un massimo di quaranta e può essere mensile, bimestrale, trimestrale, semestrale, annuale;
  • si possono scegliere rate anche molto piccole, in certi casi si arriva a micro importi di 25 euro l’uno;
  • il costo di gestione è in media più basso con i PAC basati sugli ETF;
  • l’investimento è flessibile, personalizzato e di lungo periodo se paragonato agli acquisti una tantum di fondi o semplici depositi bancari;
  • si è coperti dalle scelte improvvise dettate dall’emotività, come capita durante il crollo dei mercati o le fasi di ribasso.

Sulla base del profilo di rischio, invece, varia in modo significativo la base degli strumenti finanziari su cui si investe. Possono essere un fondo obbligazionario per un profilo di rischio basso, un fondo bilanciato o un fondo azionario, se si preferisce un grado di rischio crescente.

Come abbiamo visto, ci sono sicuramente dei validi motivi per scegliere un Piano di Accumulo Capitale ma è importante anche prendere in considerazione altri due aspetti prima di attivarlo:

  • nonostante le misure di diversificazione, anche i PAC possono essere parzialmente esposti alla volatilità dei mercati;
  • è bene tenere presente tutti i costi quali la quota di sottoscrizione, che è più alta delle normali rate, così come l’eventuale costo per la chiusura, nonché quei costi di gestione che incidono inevitabilmente sul rendimento finale.

È meglio investire in Piani Individuali di Risparmio o in Piani di Accumulo Capitale? Le differenze e i vantaggi

Il piano di risparmio consiste nell’attuazione di una strategia di risparmio per il raggiungimento di un dato capitale. Può essere finalizzato all’acquisto di un bene o al semplice accumulo di una certa somma per garantirsi una rendita o un patrimonio da trasmettere a qualcuno. In Italia esistono diverse forme di piani di risparmio, tra le quali:

  • il PIR (Piano Individuale di Risparmio);
  • la polizza vita;
  • il fondo pensione.

Prendiamo in considerazione il PIR: è una formula di risparmio rivolta a persone fisiche, tipicamente erogate da SGR. Vanno da una soglia minima annua di 500 euro a un massimo di 30.000 euro, per un totale massimo di 150 mila euro.

Mentre i PAC possono essere considerati una forma particolare di piano di risparmio che consiste in una modalità di sottoscrizione “rateizzata” di un fondo d’investimento, i PIR sono degli strumenti finanziari veri e propri. La loro particolarità è che almeno il 70% di quegli investimenti deve andare a imprese italiane o imprese stabilmente organizzate in Italia e il 30% di quel 70% deve essere investito in imprese quotate all’interno dell’indice Ftse Mib di Borsa Italiana.
Il motivo che rende i PIR così attrattivi è il favorevole regime fiscale di cui godono: se l’investimento dura più di cinque anni, i rendimenti vengono esentati dalle tasse sui rendimenti. L’obiettivo, infatti, è quello di avvantaggiare l’investitore privato così come l’economia italiana.
Le principali differenze tra i due piani sono queste:

  • i PIR, pur consentano margini di manovra e di scelta, devono obbedire a vincoli più stringenti;
  • i PAC possono avere dei limiti minimi d’ingresso ma non hanno tetti massimi;
  • i PIR sono riservati ai residenti in Italia, i PAC no;
  • i PAC non prevedono l’obbligo di investire in precise classi di asset una quota consistente delle risorse;
  • i PIR hanno un vincolo minimo di cinque anni, non richiesto ai PAC, per usufruire dei vantaggi fiscali.

In conclusione le due soluzioni si distinguono in base alla flessibilità: i PAC sono più flessibili e diversificabili ma non hanno i vantaggi fiscali dei PIR. La scelta se investire nell’uno o nell’altro deve essere fatta, come sempre, in base alle caratteristiche dell’investitore (esigenze, obiettivi, disponibilità e propensione al rischio).

Per approfondire, ti invitiamo a leggere anche:
Cos’è un mercato finanziario e come funziona

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