Ape social, requisiti, scadenza e calcolo. Facciamo un pò di chiarezza sull’argomento

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Ape social, requisiti, scadenza e calcolo. Facciamo un pò di chiarezza sull’argomento

Tra le domande che molti si pongono in merito all’Ape social ce ne sono almeno 3 che ricorrono più frequentemente:
1. quando scade;
2. come si calcola
3. chi ne ha diritto.

1) Quando scade l’Ape social

Sono in molti a chiedersi quale sia la scadenza. La risposa, per ora, è piuttosto semplice: la misura di accompagnamento o anticipatoria alla pensione, istituita da INPS nel 2017, è stata prorogata fino al 31 dicembre 2024 (vedi la Circolare numero 35 del 20-02-2024).

Attenzione, però: quella data indica l’ultimo dei “termini entro i quali l’Istituto deve comunicare ai richiedenti l’esito del controllo delle domande di verifica delle condizioni”. Le date ultima per presentare le domande sono le seguenti: il 31 marzo, il 15 luglio e il 30 novembre 2024. 

2) Come si calcola l’Ape social

Basta calcolare la cifra mensile della pensione che spetterebbe nel momento in cui si consegna la domanda: quella sarà infatti la cifra dell’indennizzo, che non potrà però superare i 1.500 euro mensili. Il pagamento avviene a partire dal mese successivo della richiesta, fatto salvo che l’INPS – come già è avvenuto – può posticipare il primo pagamento e liquidare in sede della prima rata gli eventuali mesi in arretrato. In quanto si tratta di una formula di indennizzo a carico dello Stato, Ape social è una misura pagata dall’INPS (erogato poi mediante le banche convenzionate con l’istituto previdenziale).

3) Chi ne ha diritto: i requisiti

Naturalmente, prima di fare richiesta è importante capire se si può averne diritto. Per avere diritto all’Ape social servono infatti diversi requisiti precisi.

In particolare, tra quelli fondamentali, bisogna avere:

  • 36 anni di attività contributiva alle spalle, di cui almeno sette negli ultimi dieci anni siano classificabili come “attività gravose”;
  • 30 anni contributivi e assistenza, da più di sei mesi, (caregiver) a persone a cui sono stati riconosciuti i benefici della legge 104 del 1992;
  • invalidità superiore o uguale al 74% e almeno 30 anni di contribuzione;
  • disoccupati a seguito di un licenziamento involontario, per giusta causa o una risoluzione consensuale e che abbia almeno 30 anni di contributi alle spalle.

È importante ricordare che con la Legge di Bilancio 2024 (cfr. anche APE Sociale: modifiche normative) il requisito anagrafico per l’accesso all’APE sociale è cambiato: dai 63 anni si è passati ai a 63 anni e 5 mesi; a tale proposito, come si legge sul sito dell'INPS, "le nuove disposizioni si applicano anche a coloro che, avendo maturato i requisiti per l’accesso al beneficio negli anni precedenti, non hanno presentato domanda di verifica, e ai soggetti decaduti dal beneficio che ripresentano domanda nel 2024;".

È utile ricordare che non fa differenza che il contratto fosse a tempo determinato o indeterminato. In questo ambito, per fare in modo che la domanda presentata sia valida, è necessaria una clausola importante: avere già concluso il periodo di godimento della prestazione di disoccupazione da almeno tre mesi (è il caso, questo, di Naspi) o non averlo goduto affatto. Non è necessario poi che i contributi provengano da una sola fonte erogatrice, ma è possibile optare per un Ape social in cumulo, ovvero che assommi i contributi versati nel corso della propria vita lavorativa. Se le gestioni sono molteplici, come si legge sul sito dell'INPS, il calcolo dell'assegno "è effettuato pro quota per ciascuna gestione".

Sono esclusi dalla misura coloro che ricevono una pensione diretta

L’Ape Sociale non è cumulabile altresì con formule di indennizzo di disoccupazione, cessazione di attività commerciale o con i redditi derivanti dal lavoro dipendete o autonomo; è prevista soltanto una franchigia di 5 mila euro lordi l'anno derivanti da lavoro autonomo occasionale (cfr. Regime di incumulabilità con i redditi di lavoro (articolo 1, comma 137)). A differenza di quanto stabilito in precedenza, dunque, nel caso di coloro i quali vedranno valutata la richiesta nel 2024, decade il loro diritto all'indennità, qualora svolgano un lavoro da dipendento o autonomo.

Quale futuro per l’Ape sociale?

Non è ancora chiaro se l'Ape sociale verrà confermato ufficialmente anche nel 2025 e negli anni seguenti: e però, sulla base delle ultime modifiche alla normativa, è stato confermato un aumento delle spese in questo senso fino al 2028. C’è chi crede, come il presidente dell’associazione Lavoro&Welfare, Cesare Damiano, che sia necessario rendere strutturale questa “misura ponte” verso l’età pensionabile, una soluzione che potrebbe facilitare il ricambio generazionale nel mercato del lavoro e migliorare il sistema contributivo e previdenziale italiano.

Pro e contro dell’Ape sociale

Il godimento dell’Ape social presenta naturalmente dei pro e dei contro.

Uno dei pro è che si tratta di una formula pensionistica anticipatoria senza penalizzazioni, nel senso che l’anticipo della pensione non intacca la cifra che INPS corrisponderà al pensionando una volta che avrà usufruito dell’anticipo pensionistico. D’altro canto, però, l’indennizzo mensile non può mai superare i 1.500 euro mensili e l’importo non viene mai rivalutato annualmente. Per incassare il TRF, inoltre, è necessario raggiungere l’età della pensione e non è possibile che venga liquidato nel momento in cui si sottoscrive l’Ape sociale.

Ci sono però ulteriori vantaggi, come la tassazione, che è particolarmente vantaggiosa: viene applicata quella del reddito da lavoro dipendente. Ciò rende quindi il reddito da Ape sociale più vantaggioso di una normale pensione. Proprio in virtù di questo regime contributivo, l’Ape social conviene quindi soprattutto a coloro che sanno che non potrebbe godere di una pensione superiore ai 1.500 euro mensili.

E se la richiesta per l’Ape social è stata respinta?

In questi anni di sperimentazione, la forma pensionistica anticipatoria Ape social ha permesso a molti cittadini di poter anticipare il godimento dei loro redditi pensionistici.

Tuttavia, in molti casi la domanda è stata respinta. Le motivazioni del respingimento vengono di norma accluse alla notifica del respingimento. Nel caso in cui la propria domanda sia stata respinta, tuttavia, non tutto è perduto: basta solo sapere come fare la cosiddetta 'istanza di riesame'. Il modo più rapido è quello di contattare lo sportello da cui è provenuto la notifica sull’esito negativo della domanda, ma è possibile anche inviare la rischiesta di riesame tramite posta fisica e posta elettronica certificata.

Infatti si ha diritto al riesame della domanda e a un eventuale accoglimento di questa seconda istanza, a patto che sussistano le condizioni e che le risorse destinate alla misura economica non siano state nel frattempo esaurite.

Bisogna però fare attenzione: la seconda domanda deve rispettare tutti i requisiti di legge. Per esempio: 20 anni di contributi sono, al momento, la condizione per poter accedere all’Ape volontario, ma non all’Ape social (come molti invece continuano a credere).

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