Linda Leodari

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Consulente finanziario indipendente

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CONSULENTI FINANZIARI AUTONOMI INDIPENDENTI
Vicenza
Da € 20/40MLN
Fino 5 anni
Diploma di specializzazione
50 anni
1.177 Dato aggiornato da Google quotidianamente
22 dicembre 2021
MoneyController Financial Educational Award Top Financial Educational

Awards: 2024, 2023,

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Profilo professionale

Consulente finanziario autonomo con studio a Malo (VI), opero in tutta Italia.
Mi occupo di pianificazione per obiettivi di vita, con analisi previdenziale, assicurativa e gestione personalizzata di investimento del patrimonio finanziario.
Aspetto fondamentale della mia professione è la totale indipendenza e assenza di conflitti di interesse con i miei clienti, i quali rimangono liberi di accettare o rifiutare i miei consigli, mantenendo la gestione del proprio denaro nelle loro mani.
Nel mio servizio accompagno il cliente nella mappatura della sua situazione patrimoniale, individuo gli aspetti critici, se presenti, negli ambiti previdenziale e assicurativo, aiutandolo a focalizzare i propri obiettivi, al fine di impostare al meglio la gestione finanziaria del patrimonio finanziario presente e futuro, per permettergli di raggiungerli.
Sulla base delle informazioni recepite, elaboro per esso un piano finanziario, offrendo uno pratico strumento per simulare l’andamento nel tempo del patrimonio, testando la sostenibilità delle scelte che si vorrebbero fare, dell’eventuale apporto derivante dagli investimenti finanziari o l’impatto di eventi potenzialmente dannosi.
Questa fase progettuale è fondamentale per prendere consapevolezza della propria situazione nella sua globalità, per capire quali siano i suoi punti critici e verificare se gli obiettivi desiderati siano o meno raggiungibili ed eventualmente a quali condizioni.
Definito il piano di fondo, elaboro una proposta di investimento del patrimonio, tarata sugli obiettivi indicati e compatibile con il grado di rischio definito e approvato dal cliente.
La proposta si concretizza attraverso l’uso di diverse tipologie di strumenti, scelti sulla base di una mia strategia di investimento, con attenzione alla loro effettiva efficienza in termini di costo/rendimento e fiscalità.
Monitoro nel tempo il portafoglio investimenti, con proposte di manutenzione periodica quando necessario, offrendo un report annuale illustrante l’andamento del patrimonio in gestione e il suo percorso verso gli obiettivi indicati.
Dal 2024 sono diventata educatore finanziario, iscritta al Registro degli Educatori Finanziari.
Questo nuovo ruolo acquisito mi permette di offrire le mie competenze per l’organizzazione e la tenuta di corsi di educazione finanziaria per la comunità, promossi da enti pubblici o aziende.

CONSULENZA SPOT
Disponibile anche per singole consulenze negli ambiti:
- previdenza complementare
- tutele assicurative personali
- analisi di efficienza portafogli investimento esistenti

SERVIZI DEDICATI ALLE AZIENDE
I servizi alle aziende sono:
- analisi finanziaria delle condizioni economiche nei rapporti bancari, attraverso la quale individuare eventuali condizioni eccessivamente onerose e penalizzanti per l’impresa, affiancandola, se necessario, nella rinegoziazione.
- soluzioni di gestione efficiente del T.F.R. e della liquidità aziendale.
- corsi di formazione in azienda e per i dipendenti su previdenza complementare e gestione del risparmio.

PRIMO INCONTRO GRATUITO
Il primo incontro conoscitivo è sempre gratuito.
Nel corso di tale incontro sarà illustrata e spiegata l’attività svolta, ascoltate le richieste del cliente e formulato il preventivo per il servizio richiesto.

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Le mie principali competenze

Analisi strumenti finanziari, trading
Consulenza agli imprenditori
Consulenza patrimoniale
Gestione del rischio finanziario
Ottimizzazione di portafoglio
Pianificazione assicurativa
Pianificazione del patrimonio immob.
Pianificazione pensionistica
Pianificazione successoria
Valutazione Mutui e leasing

I miei credit

  • Dal 2024 iscritta al Registro degli Educatori Finanziari
  • Iscritta all’albo unico dei consulenti finanziari nella sezione dei consulenti finanziari autonomi con delibera OCF n. 1612 del 04/03/2021
  • VEDI I MIEI ATTESTATI

Le mie ultime attività

Mercati: Che fare? - La mia intervista a Plus24 17.06.24

05.07.2024 / 120 / 0

Sono stata invitata a partecipare alla trasmissione di Plus24 del 17 giugno 2024, in cui ho avuto l’opportunità di discutere su un tema di grande attualità: “Cosa fare nei mercati finanziari in questo periodo?”. Potete guardare la trasmissione completa cliccando al link sotto riportato: Plus24 – Trasmissione del 17/06/24:  https://www.youtube.com/watch?v=XEQ7wG9Anfs&list=PLAzmGyE45_iTwro9lmQPC-eDvNmBHX-8f&index=3 Nel mio modo di operare suggerisco sempre di investire il proprio denaro secondo i propri  obiettivi e in linea con il personale grado di rischio sopportabile. In un’ottica più generale, nell’attuale scenario di mercato consiglio prudenza negli ingressi, che andrebbero fatti con gradualità nell’azionario, con un posizionamento invece più deciso nel comparto obbligazionario, in cui possiamo trovare diverse opportunità di investimento, mantenendo sempre un’adeguata diversificazione, sia geografica che settoriale, per ridurre il livello di rischio generale del proprio portafoglio. Vi invito a guardare la trasmissione per ulteriori approfondimenti! Su questa tematica, ho partecipato anche ad un sondaggio insieme ad altri consulenti. Una delle mie indicazioni è stata citata nell’articolo di copertina di Plus24 pubblicato sabato 15/06/24, di cui riporto qui un estratto.

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GUIDA AL RECUPERO DELLE MINUSVALENZE - 2^PARTE

14.06.2024 / 477 / 1

Come abbiamo visto nel precedente articolo, le minusvalenze rappresentano una sfida difficile da gestire per gli investitori. Esistono vari strumenti che consentono di mitigarne l’impatto, tuttavia la complessità della normativa vigente rende il compito difficile da realizzare in maniera autonoma. In questa seconda parte, esploreremo le opzioni disponibili, con alcune considerazioni chiave per gestire al meglio le minusvalenze. Gli strumenti per compensare le minusvalenze Nello scorso articolo abbiamo visto come la principale distinzione da fare per comprendere se una plusvalenza può compensare con una minusvalenza è se è essa genera un reddito da capitale o un reddito diverso. Fatta chiara questa distinzione, analizziamo nel dettaglio come si comportano i vari strumenti a nostra disposizione. Azioni: le azioni generano due tipi di plusvalenza. Se l’azione viene venduta a un prezzo maggiore di quello di acquisto si tratta di un reddito diverso, e pertanto compensa. Di converso, quando un’azienda distribuisce i proventi della propria attività agli azionisti attraverso lo stacco di dividendi, si tratta di un reddito da capitale e quindi non compensa. Obbligazioni societarie: il funzionamento è simile alle azioni. Se si realizza una plusvalenza vendendo il titolo sul mercato prima della scadenza si tratta di reddito diverso e compensa, mentre le cedole – al pari dei dividendi – sono considerate reddito da capitale, e pertanto non compensano. Fanno eccezione i bond zero coupon: non avendo cedole il guadagno è dato dal loro prezzo di collocamento sotto la pari. Quindi, se portati a termine, danno solo redditi da capitale non compensabili, mentre il discorso è molto diverso se sono venduti sul mercato prima della scadenza: in questo caso sono compensabili con eventuali minusvalenze solo per la parte che eccede il rendimento già maturato, calcolato come quota della durata trascorsa dal momento dall’inizio fino al momento della vendita. Si tratta di un calcolo complesso, e per semplificare si può dire che in questo caso o non compensano o compensano solo in parte in base al prezzo di vendita. Titoli di Stato: ricalcano lo schema delle obbligazioni societarie (compresi gli zero coupon come BOT e CTZ), ma con una notevole differenza. I titoli di Stato godono di una tassazione agevolata, il 12,5% invece del consueto 26%. Questo vantaggio, tuttavia, si ribalta nel momento di una eventuale compensazione con delle minusvalenze: in caso di generazione di redditi diversi, come ad esempio nel momento in cui li si venda sul mercato secondario prima della scadenza, essi sono compensabili con la stessa proporzione che c’è tra la tassazione dei titoli di Stato e quella delle obbligazioni societarie, ovvero il 48,0769%. In altre parole, è possibile compensare solo quest’ultima percentuale dell’importo, invece del 100% come invece accade per le obbligazioni societarie. Fondi, SICAV ed ETF: queste tipologie di investimenti generano redditi da capitale in caso di plusvalenza, e redditi diversi in caso di minusvalenza. Questo significa che i guadagni provenienti da questi investimenti non sono compensabili. Certificate: sono strumenti derivati il cui andamento è legato a quello di un sottostante, in genere un un indice azionario o un basket di indici. Nel caso di rendimenti certi, come ad esempio le cedole incondizionate di un certificate a capitale protetto, si tratta di redditi da capitale e non sono compensabili. Sono invece compensabili i redditi non certi, come spiegato più nel dettaglio nella prima parte di questa guida. ETN ed ETC: sono costruiti attraverso derivati che replicano l’andamento di un sottostante, pertanto i proventi generati da questi strumenti sono redditi diversi e possono compensare eventuali minusvalenze. I rischi Impostare un portafoglio che punti al recupero delle minusvalenze accumulate deve tenere conto dei rischi e dei costi associati agli strumenti finanziari necessari a centrare l’obiettivo: Concentrazione in singoli emittenti: l’utilizzo di azioni e obbligazioni di singoli emittenti comporta il rischio di concentrazione in pochi strumenti, con un calo considerevole di diversificazione del portafoglio. Molti Istituti di credito si sono dotati di piattaforme che calcolano in automatico questa soglia e impediscono la sottoscrizione di strumenti finanziari sullo stesso emittente, calcolandola in base al questionario Mifid del cliente. Con un ETF o un fondo il numero dei sottostanti può arrivare a migliaia di aziende, riducendo il rischio di default di uno specifico emittente a fronte dell’impossibilità di compensare i proventi dal punto di vista fiscale. Certificate: sono gli strumenti più utilizzati per il recupero di minusvalenze, grazie alla possibilità di trovarne per i più disparati profili di rischio, compresi quelli a capitale protetto e con cedole interessanti (purchè lo stacco sia condizionato all’andamento del sottostante). L’aspetto da tenere bene a mente è che pur essendo legati a un sottostante, con un certificate non si sta investendo direttamente nel sottostante. A garantire l’investimento è infatti l’emittente, del quale va valutata con attenzione la solidità per mitigare il rischio di deafult. Oltre a questo, non deve trarre in inganno la dicitura “capitale protetto” presente in alcuni certificate: la protezione del capitale (fornita dall’emittente) è tale al termine della durata del titolo e non vale nel caso in cui venga venduto sul mercato prima della scadenza, al pari dei titoli obbligazionari. ultimo aspetto, va tenuto conto che vi sono diverse categorie di certificates anche dal punto di vista dei costi, che non sempre sono subito evidenti e che possono rivelarsi più cari degli ETF. A titolo di esempio, vi sono certificates emessi sul mercato primario che, se acquistati in emissione, nel prezzo incorporano una commissione di collocamento. Se invece si acquistano nel mercato secondario, dopo il collocamento, questa commissione è evitabile. Vi sono certificates con spese correnti e sono quelli che di norma replicano indici proprietari o altri strumenti. Infine, troviamo anche certificates che non presentano né commissioni di collocamento, né spese correnti, ma possono avere uno spred bid/ask (ovvero il differenziale tra prezzo di vendita e di acquisto), che a volte può essere molto ampio.  ETN ed ETC: a differenza degli ETF, che dal punto di vista tecnico sono fondi, gli ETN (Exchange-Traded Notes) ed ETC (Exchange-Traded Commodities) comportano il rischio di default dell’emittente. A differenza di fondi ed ETF, il capitale investito non appartiene a un patrimonio a parte in una banca terza, ma viene conferito materialmente all’emittente e pertanto non gode della stessa protezione. Vale la pena rincorrere la compensazione delle minusvalenze? Come abbiamo visto, il recupero delle minusvalenze espone a rischi concreti, che vanno soppesati con attenzione per determinare quale sia la strada corretta da percorrere. È importante valutare la dimensione del patrimonio: se è sufficientemente ampio rispetto alle perdite pregresse, è possibile destinare una parte di esso a strumenti specifici per il recupero delle minusvalenze entro i tempi di scadenza, che abbiamo visto essere alquanto ristretti. Tuttavia, se il patrimonio è contenuto, si finisce per barattare il recupero delle minusvalenze con il rischio di una insufficiente diversificazione: se il patrimonio è limitato, è consigliabile abbandonare l’attività di recupero “a tutti i costi” e optare per un portafoglio diversificato, che includa anche strumenti come alcuni tipi di certificate, ETC su oro e materie prime, e titoli di Stato di buona qualità creditizia. Anche il fattore tempo incide: se le scadenze sono brucianti si potrebbe avere la tentazione di buttarsi su investimenti ad alto rischio con il solo scopo di costruire velocemente una plusvalenza, finendo per mettere a repentaglio parte del proprio patrimonio. In conclusione, la gestione delle minusvalenze richiede una valutazione attenta e una strategia ben ponderata. Fare da soli rischia di essere controproducente, motivo per cui è bene affidarsi a un consulente finanziario esperto, per adattare le scelte di investimento agli obiettivi personali e al proprio profilo di rischio. Contattami per una call conoscitiva: il primo colloquio è sempre gratuito. Ti spiegherò come lavoro, quali sono i vantaggi che la mia consulenza ti può offrire e ti darò già un preventivo di costo. Scrivimi a info@lindaleodari.it.  

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GUIDA AL RECUPERO DELLE MINUSVALENZE - 1^PARTE

28.05.2024 / 306 / 3

Sempre più clienti si rivolgono ai consulenti con l’obiettivo di recuperare le minusvalenze finanziarie accumulate, spesso dopo aver ricevuto il resoconto fiscale annuale che, come da normativa, gli Istituti di Credito inviano ai clienti. Cos’è una minusvalenza?  Non è altro che il realizzo in perdita di un investimento. Come vedremo, mettendo in campo strategie adeguate è possibile compensare a livello fiscale queste perdite, del tutto o in parte, attraverso la creazione di plusvalenze, ovvero dei realizzi in guadagno. Su qualsiasi tipo di reddito vanno infatti pagate le tasse e questo vale anche per i redditi finanziari. Per la precisione, la tassazione viene calcolata esclusivamente su quanto effettivamente guadagnato e non sul valore totale dell’operazione. Per compensazione si intende la facoltà concessa dallo Stato di sottrarre eventuali minusvalenze da successive plusvalenze, al fine di calcolare le tasse da pagare solo sulla loro differenza o, in caso di compensazione totale, senza applicare alcuna tassazione. Va da sé che sia minusvalenze che plusvalenze sono per definizione tali solo quando provenienti dal realizzo effettivo di un investimento, sia esso derivante dalla differenza tra il valore di vendita e di acquisto di uno strumento finanziario (il cosiddetto capital gain), oppure dall’incasso di cedole e dividendi. In altre parole, finché una perdita o un guadagno non sono effettivi (ad esempio, un’azione non ancora venduta), non si genera né una minusvalenza né una plusvalenza. Come abbiamo visto, in Italia le regole fiscali permettono la compensazione tra minusvalenze e plusvalenze. Tuttavia, non tutti gli strumenti finanziari consentono di farlo e in generale queste stesse regole complicano ulteriormente il processo, soprattutto quando ci si trova a gestire un patrimonio limitato, e con tempi di recupero stretti. La differenza tra Redditi di Capitale e Redditi Diversi Questo è l’aspetto principale e di solito il più complesso da comprendere per l’investitore. Le norme fiscali italiane distinguono i proventi derivanti da attività finanziarie in redditi di capitale e redditi diversi. Questa distinzione genera complessità in quanto queste due tipologie di reddito hanno trattamenti fiscali differenti. Pertanto, ci possiamo trovare ad avere in portafoglio alcuni strumenti che generano redditi compensabili con le minusvalenze, mentre altri che non lo permettono. Non solo, alcuni strumenti finanziari, come ad esempio fondi ed ETF, realizzano redditi da capitale se venduti in guadagno (quindi non compensano con nessuna minusvalenza), mentre se venduti in perdita vengono registrati tra i redditi diversi (quindi compensabili con altre plusvalenze da redditi diversi). È complesso, ma la comprensione di questa differenza è essenziale per ottimizzare la gestione delle minusvalenze e ottenere quindi un vantaggio economico diretto per l’investitore. Qui di seguito, una tabella riassuntiva che esemplifica come i vari strumenti recuperano o meno le minusvalenze. Discorso a parte meritano gli investment certificates, strumenti derivati spesso consigliati dagli Istituti di Credito per la compensazione delle minusvalenze. Come vedremo più nel dettaglio nella seconda parte, si tratta di una famiglia molto ampia, con diversi gradi di rischio: da quelli che prevedono la protezione del capitale a quelli a elevato rischio di perdita, anche totale. Nonostante l’attenzione da porre nella sottoscrizione di questo tipo di investimento, sono uno strumento molto apprezzato dagli investitori e negli ultimi anni stanno riscuotendo un grande successo. Tuttavia, sostenere che in generale i investment certificates compensino le minusvalenze non è corretto. Come vediamo nella tabella seguente, la compensazione dipende dalla natura dello strumento usato: se il rendimento complessivo è certo non vi è alcuna compensazione, possibile invece se il rendimento è condizionato all’andamento di un sottostante (in genere il sottostante può essere costituito da una o più azioni o uno o più indici di borsa), sia lato cedole che lato protezione del capitale investito. In altre parole, se è possibile determinare a monte quale sarà il rendimento del certificate, allora i suoi proventi non potranno compensare a livello fiscale le eventuali minusvalenze. La scadenza delle minusvalenze Le minusvalenze devono essere recuperate entro il quarto anno successivo alla loro origine. Questo limite di tempo è piuttosto ristretto, soprattutto quando esse sono generate da disinvestimenti in perdita contingenti e non programmati, ad esempio a causa di un imprevisto che rende necessario all’investitore realizzare in maniera rapida una certa somma di denaro. La mancanza di pianificazione rischia così di mettere pressione sull’investitore, che per la fretta potrebbe incappare in scelte poco attente, in quanto concentrato unicamente sul recupero delle minusvalenze nel più breve tempo possibile, più che sulla gestione globale del suo portafoglio. Gli zainetti fiscali e gli Istituti Bancari Spesso gli investitori operano con diversi Istituti di Credito, con il risultato che al consulente della Banca manca la visione d’insieme del patrimonio complessivo del cliente, ad esempio la sua allocazione per asset class tra i diversi Istituti. Questo, oltre a portare consigli poco adeguati al profilo globale del cliente, porta a una gestione fiscale disordinata. Ogni Istituto, infatti, applica in maniera automatica il sostituto d’imposta, con il risultato che la compensazione tra minusvalenze e plusvalenze sarà possibile solo per i titoli detenuti presso lo stesso Istituto e non per operazioni fatte su Istituti diversi. La mancanza di comunicazione tra i dati fiscali dei clienti può complicare il recupero delle minusvalenze, piuttosto complesso se non ci si avvale di un professionista competente, il quale, con una visione completa della gestione finanziaria del cliente, può suggerire le operazioni più adatte per ottimizzare anche questi importanti aspetti fiscali. Le minusvalenze nella riforma fiscale 2024 La riforma fiscale del 2024 prevede importanti cambiamenti relativamente ai redditi finanziari, in particolare la fine della distinzione tra redditi di capitale e redditi diversi, cosa che semplificherebbe in maniera sostanziale la determinazione delle imposte sui prodotti finanziari. Inoltre, il criterio di pagamento delle imposte per il risparmio gestito passerà al metodo di cassa, il che significa che il criterio cronologico di incasso delle plusvalenze e delle minusvalenze si sostituirà all’attuale metodo di imposizione per competenza, in cui ogni anno, il risultato delle gestioni patrimoniali viene assoggettato a tassazione. Tuttavia, l’entrata in vigore di questi cambiamenti non è ancora chiara, e rimane pertanto in vigore l’attuale sistema. Se e quando sarà attuata la riforma, il nuovo sistema comporterà inevitabilmente un calo di entrate fiscali derivanti dai prodotti finanziari per lo Stato. Per questo motivo si può ipotizzare che per diluire l’impatto di questo cambiamento, potranno essere applicate delle regole per una sua implementazione gradualmente nel tempo. Nonostante le sfide ci sono strumenti che permettono il recupero delle minusvalenze, ma il loro uso deve essere pianificato con cura, integrandoli nel rispetto del profilo di rischio del cliente e dei suoi obiettivi e soprattutto illustrando e spiegando tutti i loro pro e contro. Ne parleremo nella seconda parte di questo articolo.  Contattami per una call conoscitiva: il primo colloquio è sempre gratuito. Ti spiegherò come lavoro, quali sono i vantaggi che la mia consulenza ti può offrire e ti darò già un preventivo di costo. 

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