Goffredo Tripi

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Consulente finanziario

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FIDEURAM S.P.A.
Firenze
Fino a € 20MLN
Oltre a 10 anni
Laurea specialistica
58 anni
650 Dato aggiornato da Google quotidianamente
09 aprile 2021
MoneyController Financial Educational Award Top Financial Educational

Awards: 2022,

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Profilo professionale

Mi chiamo Goffredo Tripi e sono nato nel 1966 a Firenze, città che ha avuto ed ha un ruolo molto importante nella mia vita.
Dal 2005 ho deciso di coniugare il mio nome e di offrire le mie competenze e i miei servigi per la più solida Private Bank di investimento italiana, Fideuram, in qualità Senior Private Banker.
Fermo sostenitore della teoria della diversificazione e pianificazione, costruisco i portafogli dei miei clienti solo dopo un’attenta analisi realizzata assieme ad essi, personalizzata e mirata alle loro esigenze uniche, tali da soddisfare ogni necessità prevedibile e pronti a far fronte anche a quegli imprevisti che la vita può porci sul nostro cammino.
Controllo, analizzo e seguo i portafogli dei miei clienti utilizzando ben 5 diverse piattaforme indipendenti di analisi finanziaria al fine di garantire la massima trasparenza, conoscenza e tempestività sugli eventi e sulle variabili che possono incidere nelle valutazioni del Mondo Economico e Finanziario.
Sono a vostra completa disposizione, pronto ad aiutarvi e affiancarvi in qualunque esigenza legata agli aspetti finanziari, previdenziali, assicurativi, pensionistici. Esercito prevalentemente in Toscana, con due studi a disposizione in Firenze e in Siena, oltre che tre “workoffice” per i miei clienti a Roma, Milano e Verona ma, di fronte ad una richiesta di aiuto, non mi tirerò indietro mai, ovunque Voi siate.
Hope to see you soon,
Goffredo Tripi.

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Le mie principali competenze

Analisi strumenti finanziari, trading
Consulenza agli imprenditori
Consulenza patrimoniale
Gestione del rischio finanziario
Ottimizzazione di portafoglio
Pianificazione assicurativa
Pianificazione del patrimonio immob.
Pianificazione pensionistica
Pianificazione successoria
Valutazione Mutui e leasing

I miei credit

  • Aggiornamento e Mantenimento MIFiD2 e IVASS 2021
  • Financial edge UCL Finance conference (2019)
  • Green Finance Conference (2018)
  • Easter Europe Investment Forum (2017)
  • Cantech Investment Conference (2016)
  • MorningStar Investment Conference (2015)
  • Senior Private Banker Fideuram (2015)
  • ANREV Japan Finance Conference (2014)
  • Business for a Better Tomorrow (2011)
  • Iscrizione all’Albo Consulenti Finanziari (2011)
  • London Global Mining, Investing Conference (2010)
  • PFA Fideuram (2005)
  • Upper Affluent Advisor Banca Toscana Firenze (1999)
  • Middle Affluent Advisor Banca Toscana Prato (1996)
  • Family Micro Business Advisor Banca Toscana Milano (1991)
  • Stage BA University of Derby (1990)
  • Università degli Studi Di Firenze, Scienze Matematiche (1985)
  • Liceo Scientifico Leonardo da Vinci di Firenze (1980)
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Le mie ultime attività

"Nella bocca del coccodrillo"

09.11.2021 / 189 / 0

Bond ad alto rating? Liberatevene e Riparliamone nel 2026. Le nubi all’orizzonte sul mondo delle obbligazioni ad alto rating si addensano sempre di più. L’unico impedimento ad un crollo dei prezzi di questi beni considerati rifugio è tutto nell’enorme debito pubblico in circolazione sia in Europa che, marginalmente, negli USA, il quale spinge le banche centrali a non voler far rialzare i tassi per non rendere de facto quasi inesigibili i titoli che verranno emessi in futuro dagli stati dell’unione e degli USA. L’inflazione però, al di là delle parole di forma dei due Presidenti delle banche centrali, sta iniziando non solo a correre ma accelera sempre di più: le motivazioni, molteplici, e che non voglio qui analizzare per motivi di tempo (pronto per chiunque chieda approfondimenti in questo senso a rispondervi scrivendomi a consulenza@goffredotripi.it) portano necessariamente ad un rialzo dei tassi e, nel mentre questo non accade, l’inflazione continuerà a salire, erodendo potere di acquisto e spingendo i mercati reali verso una stagnazione che è il peggior incubo di un economista. Mettiamo qualche paletto certo: I tassi non potranno di sicuro scendere ed è anzi probabile che già dai primi del 2022 Gli USA per primi e l’UE successivamente, si muova verso un inevitabile rialzo dei tassi. Imercati del debito, molto più sensibili e meno controllati dagli interessi delle banche centrali sono già con i tassi in ascesa, basti guardare come un mutuo a tasso fisso negli ultimi sei mesi abbia visto crescere il suo interesse dallo 0.75% all’1.05%. I fondi comuni di investimento, come moltissimi risparmiatori, hanno nei loro portafogli Investment Grade soprattutto titoli a medio e lungo termine: la duration media (cioè la scadenza mediata dei titoli nei fondi di alto rating) va da 9.2 anni fino a 17.8 anni. Questa longevità adesso è solo un rischio. Se i tassi salgono, i valori di questi titoli scendono pesantemente, in correlazione percentuale della loro duration. Temo che anche molti risparmiatori abbiano ceduto ad acquisire emissioni di titoli di stato a 15 anni o a 30 anni per ottenere una cedola fissa che fosse un po’ più alta del 1% La duration modificata di un titolo obbligazionario (che potrete trovare fra i dati offerti quotidianamente dal sole 24ore sui Bond) misura matematicamente l’incremento o la perdita in percentuale rispetto al prezzo attuale di quella obbligazione qualora il tasso di interesse ufficiale europeo (che al momento, vale la pena ricordarlo è del -0.,50%) scenda o cresca di un punto percentuale A mero titolo di esempio, il BTP 1 feb33 al 5,75%. Mentre sto scrivendo il suo valore di mercato è di 151,17, la sua duration modificata è pari al 8.85. Quindi, un rialzo dei tassi, decisamente possibile entro la fine del 2022 di 100 punti base, farà perdere valore al BTP sopra citato per ben 13.37 euro, facendo quotare non più a 151.17 ma a 137.79. Questa perdita in conto capitale avverrà equamente per tutti i titoli a tasso fisso ma, in particolare, colpirà proprio i titoli a rating maggiore. Quindi, al momento, mantenere titoli di questo tipo nel portafoglio ha senso solo se si sono comprati all’emissione e si vuole godere da cassettista di tutte le cedole ancora da distribuire, senza preoccuparci della depauperazione del valore del titolo, poiché lo abbiamo comprato a 100 e a 100 ci verrà rimborsato. Per ogni altra situazione è invece una perdita sicura, scritta, vista, prevista e annunciata. Ancor peggio per chi detiene fondi di investimento di sole obbligazioni ad alto rating. Qui non esiste il rimborso a quota cento, ma la perdita della valorizzazione dei beni costituendi il fondo. Più la forbice dei tassi sale, più il vostro rendimento si affossa, due grafici che divergono, la famigerata “bocca del coccodrillo”, che si apre sempre di più a divorare risparmi. In poche parole, sottopesare ampiamente titoli di questo tipo, incamerando il guadagno quasi per intero delle cedole a venire nell’atto della vendita, ci permetterà di allocare queste risorse in un mercato obbligazionario diversificato e, nel caso, utilizzando molti degli strumenti ibridi che al momento riescono comunque a produrre redditività anche a fronte di bassi tassi di interesse obbligazionari. Quindi, a fronte della mia esperienza e della mia conoscenza e professionalità, per titoli di Stato da comprare, fossi in voi, ne riparlerei nel 2026 e, qualora il vostro portafoglio ne fosse pieno, mi premunirei al più presto per una exit strategy prima che i buoi siano già scappati dal recinto. Ultimo appunto: se invece che di titoli singoli, siete pieni di fondi obbligazionari investment grade, l’urgenza è ancora maggiore ed impellente perché non rischiate una mancato guadagno ma una perdita virtuale che, in certi casi, potrebbe anche essere tanto sostanziosa da diventare insostenibile.  

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Energie rinnovabil

29.10.2021 / 113 / 0

«Inutile preoccuparsi per l’approvvigionamento di energia e per il suo rincaro: a darci quanto abbiamo bisogno e a contenere il costo delle nostre bollette c’è il nucleare». Questo il messaggio tranquillizzante uscito dagli ultimi incontri al vertice dell’Unione europea, proprio ora, a pochi giorni dal G20, il vertice di Glasgow, quando dovranno essere ridefiniti i parametri, le cifre della riduzione da imporre alla produzione di energia tratta da fonti non rinnovabili. Quindi, proprio quando difronte alla drammatica accelerazione delle catastrofi climatiche tutti ci aspettavamo un taglio più radicale di quello previsto nei precedenti vertici, accade il contrario: i limiti potrebbero diventare anche meno rigidi, se non per il carbone almeno per il gas e il nucleare, che in Italia era stato addirittura cancellato da due referendum e in Germania nel 2022 avrebbe dovuto esser chiusa l’ultima centrale ancora aperta. Perché – questa è la sostanza dell’annuncio – l’energia derivata dalle fonti rinnovabili – sole, vento e acqua – inutile illudersi, non sono sufficienti. Le cose però non stanno così: le rinnovabili non solo sono sufficienti, sono anche meno care. Se tutt’ora nessun paese ha scelto con decisione di dare avvio alla transizione che dovrebbe portare ad ottenere entro non molti anni una copertura del fabbisogno energetico al 100 per cento da rinnovabili è perché in gioco ci sono molti interessi che le bloccano. Quelli degli azionisti dell’Eni, che vorrebbero continuare a ricorrere alle centrali a gas della cui rendita godono (in Germania per via dei giganteschi accordi conclusi con la Russia, mediatore proprio l’ex cancelliere socialdemocratico Schroeder, che allo scadere della sua carica, della potentissima Gasprom è diventato consigliere); in Francia quelli che provengono dalla più estesa rete di centrali nucleari d’Europa, per uso civile ma anche militare. Ecco perché, mai come adesso, l’impegno di ognuno di noi nello scegliere coi propri risparmi quale “energia” sostenere deve essere inequivocabile ed intransigente, considerando anche, e scusate se è poco, che queste energie costano meno ma, paradossalmente, rendono di più a chi ne detiene partecipazioni Il basso costo di mantenimento degli impianti, l’assenza di un’intera catena di produzione ed estrazione da sostenere, trasforma le energie verdi nel sogno di qualunque produttore di beni ciclici: l’assenza di una filiera lunga, costosa e perennemente da rinnovare. Potremmo aspettare 30 anni: per quell’epoca il petrolio sarà un liquido oleoso e maleodorante che ammireremo solo nei musei, i gas naturali sarebbero estratti solo con costosissime e non competitive tecniche di hard deep fracking e l’energia nucleare, per quanto tutti noi indulgiamo nel sogno della scoperta della fusione, saranno sempre a fissione, con rischi ambientali e scorie radioattive pronte ad ogni piè sospinto a distruggere intere nazioni. A quel punto le varie compagnie avrebbero già incamerato i loro sporchi guadagni e, ai loro successori, ingenti introiti. Ma il pianeta sarebbe ormai oltre un punto di non ritorno. La realtà di cui si dovrebbe prendere atto è che non c’è più tempo. Siamo già nel tempo di recupero per salvare la vita sulla terra. Già ci sono dubbi, in parte fondati, sulla validità dell’obiettivo del 55 % di energie rinnovabili per il 2030 e quindi occorrerebbe fare già molto di più, ma è certo che riproporre oggi di investire in centrali nucleari di quarta generazione per costruire le quali servono anni, o sulla fusione nucleare per la quale le previsioni più ottimistiche sui suoi possibili risultati indicano più di 50 anni di tempo, sarebbe non solo irresponsabile, ma distruttivo. Chi sostiene che puntare sul 100 per 100 di rinnovabili è un obiettivo illusorio si pone fuori dalla scienza come i no vax e i negazionisti del cambiamento climatico. Non lo dice Goffredo Tripi, lo pubblica ufficialmente l’Onu e l’Unione Europea Eppure è ancora possibile fare la cosa giusta: ognuno di noi può farla nei suoi comportamenti quotidiani, nelle sue scelte di vitae nelle sue decisioni finanziarie. Ho approfondito con grande attenzione la composizione di tutti gli strumenti finanziari che si autoproclamano “ESG” o “Energie Pulite” e altri nomi rassicuranti, ma solo pochi di essi, nella loro effettiva composizione del portafoglio offrono all’investitore la certezza che esso è al 100% dedicato alle energie pulite e rinnovabili. Questo tipo di scelta è lungimirante, perché questa tipologia di energia prenderà campo necessariamente nel tempo per assenza di alternative. Remunerativa: i costi di produzione e la sostenibilità economica della filiera è fra le meno costose del pianeta. Responsabile: perché mira a lasciare alle future generazioni un pianeta migliore a quello che i nostri genitori hanno lasciato a noi. Trasparente: chiunque può verificare come vengono utilizzati i risparmi investiti e su quali aziende. Regolamentata: sottoscrivere strumenti di investimento che garantiscono l’utilizzo dei vostri risparmi ad essi destinati all’implementazione delle aziende che investono in ricerca e realizzazione di energia pulita è regolata da severe leggi dello stato a totale tutela dei risparmiatori. Se ritenete che sia giunto il momento di dedicare parte dei vostri accantonamenti in un settore che non solo remuneri i vostri risparmi egregiamente ma che anche garantisca l’impegno nel creare un mondo in cui i vostri figli e le generazionia venire potranno respirare aria pura, godere dell’incanto della prima neve, vivere in un pianeta a misura d’uomo e delle altre specie che lo popolano, il momento di agire è adesso.   Sono a vostra disposizione sia per approfondire l’argomento, sia per aiutarvi nella scelta migliore fra i vari strumenti che il mercato etichetta come “green” ma che solo in pochi avrebbero il diritto di ottenere.

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Niente Paura.

23.09.2021 / 129 / 0

In questo periodo in cui notizie nuove di pacca latitano, ecco che il ribasso cinese di ieri, accoppiato con il calo del 20% in 2 giorni del colosso Evergrande, con conseguente perdita di valori anche nelle borse globali, sbizzarrisce la fantasia dei giornalai incompetenti che evocano e quasi sperano in un crollo come fu quello del 2008 per i bond tossici americani. Uno fra tutti, parlo dei giornali, apre con un titolo da denuncia: "La Lemhan Cinese", che ha in sé tutta l'incompetenza e la pressappochezza di chi, aihnoi, dovrebbe informarci. Evergrande non è una banca, Evergrade non ha cartolarizzato il suo debito contaminando il 30% dell'asset degli strumenti finanziari planetari, Evergrande non ha fornito mutui a cani e porci per alzare il tasso degli stessi. Paragonare Evergrade ai Bond Tossici è come confondere un raffreddore di stagione col Vaiolo. Che la borsa possa muoversi verso una correzione (che oserei definire salutare) è abbastanza probabile. in 15 mesi i valori sono saliti a dismisura e, in alcuni comparti specifici, con apprezzamenti da doppie e triple cifre. Che questa euforia possa rallentare ed analizzare con maggiore attenzione quali titoli valorizzare lo do sinceramente per scontato. Portafogli esposti all'azionario sono stati già ampiamente ridotti dal sottoscritto ai miei clienti, puntando invece, strategicamente nel breve medio periodo su titoli obbligazionari correlati positivamente alla crescita dell'inflazione. Anche perché in questo momento, al di là delle panzane dei giornali non specializzati, è proprio sul rincaro dei prezzi al dettaglio, sull'esplosione del costo delle materie prime, sul come coniugare trasformazione con risparmio che si gioca la partita. Anche su questo tema sarò sintetico e puntuale: occorre investire denaro pubblico, modificare i tetti di indebitamento al rialzo, permettendo alle nostre strutture produttrici di energie di potersi riconvertire senza far pesare il costo ai cittadini. Inoltre, come diceva un grande americano (non per nulla anch'egli assassinato a fucilate), "I Have a Dream": che uno Stato dia i soldi necessari per governare la trasformazione ecologica ed energetica imponendo però con solerte chiarezza che, poichè saranno le casse sovrane a tirare fuori la grana, sarebbe anche il caso che questi soldi si trasformassero anche in un accesso privilegiato e maggioritario sulle future scelte industriali che tali aziende via via realizzeranno. Una sorta di vecchia cara golden share per gli Stati foraggiatori che stavolta però dovrebbero utilizzare con granus salis per il governo della transizione e non per far (poca) cassa, privatizzando dopo il primo giro di corsa. Ci sarebbero anche altre questioni importanti da affrontare ma ci tenevo a lasciare traccia verificabile sui terroristi dell'informazione che, non avendo extracomunitari da impalare, creano suggestioni catastrofiche e controproducenti su notizie che non sono notizie. PS: Ricordo infine che, per quanto a noi sembri incredibile, in Cinaci sono ancora i Piani Quinquennali, l'Economia pianificata dallo Stato Comunista e una capacità di fuoco monetaria tale da poter rimettere in sesto non solo Evergrande, ma anche il debito pubblico italiano.

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