Francesco Montanari

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Consulente finanziario

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Profilo professionale

Fondatore e Amministratore - Moneyadvisor SCF srl Società di Consulenza Finanziaria Indipendente.

Socio Affiliato della SIAT (Società Italiana di Analisi Tecnica).

Sono appassionato dei mercati finanziari, delle finanze e delle loro interazioni con la sfera comportamentale degli esseri umani.

Mi piace studiare ed esplorare le imprese analizzandone ogni aspetto.

In cosa credo

COMPETENZA

Studio, applicazione, aggiornamento continuo. “Con il buon senso non si guidano gli elicotteri”

ONESTA‘ INTELLETTUALE

È più facile vendere “guarda cosa ho fatto per te” piuttosto che “guarda cosa ti ho evitato”

CONCRETEZZA

Le previsioni sono incerte per definizione, le lasciamo agli indovini. Lavoro per essere pronto ad ogni situazione di mercato.

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Le mie principali competenze

Analisi strumenti finanziari, trading
Consulenza agli imprenditori
Consulenza patrimoniale
Gestione del rischio finanziario
Ottimizzazione di portafoglio
Pianificazione assicurativa
Pianificazione del patrimonio immob.
Pianificazione pensionistica
Pianificazione successoria
Valutazione Mutui e leasing

I miei credit

Università di Bologna - Laurea in Economia Aziendale Bologna Business School - Executive Master Business Administration Harvard Business School - Alternative Investment Program Società Italiana Analisi Tecnica - Master Analisi Tecnica Consultique SCF - Executive Master in Consulenza e Pianificazione Finanziaria Indipendente Consultique SCF - Master Corporate in Consulenza per le Aziende Cepas - Negotiation Manager
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Le mie ultime attività

Il ruolo del Dollaro nelle ultime crisi finanziarie

15.04.2025 / 253 / 0

Un’analisi chiara e attuale del nostro Davide Serafini pubblicata su Evenco International.  Da non perdere per chi vuole capire come cambia il comportamento delle valute nei momenti di stress. "Il cambio EUR/USD sotto i riflettori degli investitori europei" Il tasso di cambio EUR/USD è sempre sotto osservazione da parte degli investitori dell’Eurozona – e per buone ragioni. Al 14 aprile 2025, l’euro si attesta intorno a 1,14 contro il dollaro, un forte recupero rispetto ai minimi del 2022 vicino a 0,95. Questo suggerisce un dollaro relativamente indebolito in un momento in cui la volatilità dei mercati è tornata a salire. Il dollaro USA ha da sempre la reputazione di valuta rifugio, spesso rafforzandosi quando i mercati finanziari entrano in difficoltà. Paradossalmente, anche durante la crisi finanziaria del 2008 – con gli Stati Uniti al centro della tempesta – il dollaro si rafforzò. Questo comportamento difensivo ha storicamente reso gli asset in USD, come le azioni americane, un cuscinetto utile nei portafogli europei durante le vendite globali: quando le borse scendono, il dollaro tende a salire. Tuttavia, il contesto attuale è più complesso, ricordando dinamiche tipiche delle valute dei mercati emergenti. Quando i beni rifugio cambiano Negli ultimi anni, si è osservata una correlazione sempre più inversa tra il dollaro e l'appetito per il rischio globale. Durante le fasi “risk-off”, il dollaro – insieme a yen e franco svizzero – tende a rafforzarsi. Nelle fasi “risk-on”, invece, il dollaro si indebolisce, soprattutto contro valute cicliche come l’euro. Questo significa che il cambio EUR/USD tende a muoversi in senso opposto rispetto ai mercati azionari globali in tempi di stress, ma si muove in sintonia nei momenti più tranquilli. Tuttavia, nulla nei mercati è assoluto. Il dollaro non si comporta sempre da paracadute, e in alcune fasi di ribasso ha mostrato debolezza – lasciando gli investitori europei a subire un doppio colpo: calo delle azioni e svalutazione del dollaro. Due casi studio emblematici 2017: Un dollaro debole in un mercato toro Il 2017 è stato un anno d’oro per le borse, con bassa volatilità e poche correzioni. Ma il dollaro ha perso terreno: in alcuni mesi chiave è sceso di quasi l’8% rispetto all’euro. Per gli investitori europei, anche piccoli cali delle azioni USA sono stati amplificati. Un calo del 2,5% dell’S&P 500 in USD poteva diventare un -10% in euro, solo per effetto del cambio. Un classico esempio di come, in fase “risk-on”, le oscillazioni valutarie possano compromettere anche rendimenti positivi in valuta locale. 2022: Un dollaro forte nel caos dei mercati Nel 2022, l’S&P 500 ha subito una dura correzione, chiudendo l’anno a -18% in USD. Eppure, l’euro è sceso sotto la parità, toccando 0,96 a settembre. Per gli investitori dell’Eurozona, questo è stato un raro momento in cui il rafforzamento del dollaro ha ammortizzato le perdite. L’S&P 500 in euro ha sovraperformato una versione coperta dal rischio di cambio di quasi 8 punti percentuali. In pratica, gli investitori europei hanno perso meno degli americani – non perché le azioni siano andate meglio, ma perché ogni dollaro valeva più euro. 2025: Un cambio di regime? Nel 2025 sembra esserci una nuova tendenza in atto. L’euro si è rafforzato costantemente, i differenziali di rendimento stanno cambiando e l’attrattiva del dollaro come bene rifugio sta diminuendo. Le recenti tensioni geopolitiche – in particolare legate alle guerre commerciali – hanno visto il dollaro indebolirsi non solo contro l’euro, ma anche verso altre valute rifugio. In una sola settimana, l’euro è salito del 4% – il balzo più forte dal 2020. Nel frattempo, l’oro continua a salire nonostante l’aumento dei rendimenti reali, segnale di profonda incertezza: gli investitori cercano protezione, ma non necessariamente nel dollaro. Strategia: Gestione attiva del rischio di cambio Cosa significa tutto questo per gli investitori europei? Il dollaro può ancora funzionare da copertura – ma non è più una certezza. Durante crisi globali come nel 2020 o 2022, mantenere un’esposizione al dollaro ha aiutato a limitare i danni delle vendite azionarie. Ma in periodi come il 2017 o l’inizio del 2025, la stessa esposizione può amplificare le perdite. La chiave è l’adattabilità. La copertura valutaria non è una scelta binaria. Coprire tutto elimina sì il rischio… ma anche il potenziale beneficio. Un approccio più sfumato, legato al contesto macroeconomico, dove l’esposizione in USD viene aumentata o ridotta in base alle condizioni, può aiutare a trovare il giusto equilibrio. Con EUR/USD intorno a 1,14 e il rally dell’euro forse al suo picco, potrebbe essere il momento giusto per mantenere una certa esposizione al dollaro come assicurazione di portafoglio. Ma è essenziale tenere d’occhio i fondamentali. Se il 2025 rappresenta davvero un cambio di regime – in cui il dollaro non si comporta più come un asset difensivo – allora anche la strategia deve cambiare. ?️ In un mondo in trasformazione, il dollaro non è più un paracadute garantito. Per gli investitori europei, la gestione attiva del rischio di cambio non è mai stata così importante. Alla prox

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Certificazione CFP

11.04.2025 / 91 / 0

Felice di aver ottenuto la certificazione CFP®, un traguardo importante che rappresenta molto più di un semplice riconoscimento. CFP® – Certified Financial Planner Per stare sempre al passo con i tempi e fornire l'eccellenza nella consulenza. La CFP®, Certified Financial Planner, è la certificazione più importante e prestigiosa al mondo nel campo della pianificazione finanziaria. Introdotta ufficialmente in Italia nell'ottobre 2023 al termine del 2024, in Italia risultavano 72 professionisti certificati CFP® mentre a livello globale è riconosciuta in 27 Stati ed il numero di consulenti finanziari certificati CFP® ha raggiunto le 230.648 unità alla fine del 2024, con una crescita del 3,1% rispetto all'anno precedente. Cosa significa, in pratica? Significa essere un consulente finanziario certificato a livello internazionale, con competenze trasversali e aggiornate in: - Investimenti - Previdenza e pensione - Protezione e assicurazioni - Fiscalità e pianificazione patrimoniale - Passaggio generazionale Ma soprattutto significa lavorare con metodo, seguendo uno standard globale, e mettere gli interessi del cliente al primo posto. - Non vendo prodotti. - Non seguo mode di mercato. - Aiuto le persone a pianificare obiettivi reali: casa, figli, pensione, serenità. CFP® è una delle certificazioni più riconosciute al mondo nel nostro settore. In Italia siamo ancora in pochi a possederla, circa 100 professionisti. Studiare, crescere, migliorare: un passo alla volta, senza mai fermarsi.

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LE CRISI? INEVITABILI. OCCORRE ARRIVARCI PREPARATI

06.04.2025 / 175 / 0

Oggi si parla di dazi, ieri erano le Torri Gemelle, il Covid, le guerre, le crisi politiche... I motivi per cui i mercati scendono cambiano ogni volta, ma la dinamica è sempre la stessa: dopo fasi di forte entusiasmo arriva uno scossone e il panico prende il posto dell’euforia. Succede, è sempre successo e succederà ancora. Ma il vero punto non è "perché scendono i mercati", il vero punto è: eravamo preparati? Negli ultimi due anni abbiamo assistito a performance straordinarie, ma anche a valutazioni di mercato elevatissime con multipli insostenibili e una fiducia generalizzata, quasi cieca, nel fatto che "tanto i mercati salgono sempre". Qui è riportato il grafico di JP Morgan che tracciava il sentiment del retail in febbraio, forte segnale di euforia. Ancora, di seguito, il grafico tratto dal BofA Global Fund Manager Survey mostrava, a febbraio, l’ammontare medio di liquidità (cash) detenuta dai gestori di fondi globali in percentuale sul totale degli asset in gestione. I livelli di cash sono scesi ai minimi storici perché, convinti delle prospettive positive del mercato e non volendo rischiare di perdere l'opportunità offerta dalla sua continua salita, gli investitori hanno impiegato quasi interamente il loro capitale, nonostante le valutazioni elevate dei mercati. In questo contesto, il grafico seguente evidenzia come le valutazioni degli indici azionari fossero storicamente elevate. Ad esempio, il rapporto Prezzo/Utili medio del Nasdaq aveva raggiunto i 29, mentre l'S&P 500 aveva toccato un P/E di 22, valori significativamente superiori alle medie storiche di circa 20 per il Nasdaq e 17 per l'S&P 500. Non abbiamo la presunzione di prevedere il futuro, ma sappiamo riconoscere i segnali di eccesso. È per questo che da tempo avevamo ridotto significativamente l’esposizione azionaria, privilegiando strumenti più prudenti: obbligazioni, monetario, oro e certificati con barriere molto conservative. Sul nostro sito www.moneyadvisor.it, sul mio LinkedIn e qui su Moneycontroller trovate tanti nostri articoli in merito. Chi ci segue da mesi lo sa: abbiamo scritto e parlato spesso del fatto che “tutto è troppo caro”, che “il gallo ha fatto l’uovo due anni di fila” riferendoci al fatto che ovunque venissero investiti i soldi si guadagnava e che l’euforia era ai massimi. Quando le persone iniziano a investire perché “ne parlano tutti al bar”, è lì che bisogna stare più attenti. Come consulenti dobbiamo portare valore aggiunto PRIMA e DOPO le crisi. PRIMA Lavoriamo per creare e gestire, per ogni persona, il miglior portafoglio, aiutandola a non farsi trovare impreparata in momenti come questi. Ciò significa scalare le marce quando occorre, valutare con attenzione i rendimenti attesi futuri (e sul mercato azionario erano sui minimi), considerare prima sempre il rischio e poi il rendimento e mantenere un contatto costante con il cliente. Se è vero che la volatilità non è un errore del sistema ma è il prezzo da pagare per ottenere rendimenti nel lungo periodo non possiamo però accontentarci del ritornello troppo spesso abusato in questi momenti: “Stai tranquillo, questi sono i mercati, rimani investito tanto poi il mercato torna su”. La consulenza non può certo fermarsi a questo! Il Nasdaq, ad esempio, ha impiegato 15 anni per tornare sui massimi dopo lo scoppio della bolla dot.com nel 2001. E nel frattempo? Quanti investitori hanno tenuto duro per 15 anni?   Non sappiamo quando la discesa terminerà né tantomeno quanto sarà veloce la ripresa. Come visto sopra non tutte le riprese sono veloci come nel 2020. La verità è che non possiamo controllare cosa succederà là fuori o cosa farà Trump, ma possiamo fare una cosa molto importante: pianificare e ribilanciare i nostri portafogli con criterio, in base agli obiettivi e alla tolleranza al rischio di ognuno. Mi chiedo: quanti investitori, prima di questo storno, erano stati contattati dalla propria banca o consulente per valutare un ribilanciamento del portafoglio? Mi sbaglierò, ma credo in pochi. Personalmente, anni fa quando non investivo in autonomia, venivo contattato solo quando avevo liquidità da investire, mai per proteggere quanto già investito. E quando i mercati scendevano? L’unico consiglio era: “Rimani investito, i mercati nel lungo periodo crescono NON ABBIAMO LA SFERA DI CRISTALLO MA LAVORIAMO DIVERSAMENTE Oggi che un primo, importante storno si è verificato, la domanda è: cosa facciamo adesso? Se prima abbiamo fatto bene i compiti, ora siamo nelle condizioni ideali per affrontare la fase successiva. 2. DOPO Non possiamo prevedere se il mercato scenderà ancora o meno — nessuno lo sa — ma oggi abbiamo molte più frecce al nostro arco in quanto appunto eravamo esposti in maniera ridotta su azionario. Possiamo così utilizzare la parte monetaria e la parte obbligazionaria per cogliere varie opportunità. Opportunità sempre viste a posteriori, il nostro compito è di rimanere lucidi e saperle cogliere. Alcuni segnali suggeriscono che questa discesa azionaria può contribuire a rendere i rendimenti attesi futuri più attraenti. Questo non vuol dire che domani consiglieremo di comprare ma certamente ha senso pianificare con calma possibili ingressi. Qui vedete l’S&P 500 e i primi livelli che stiamo monitorando.   Lato Certificati di Investimento ci sono potenziali occasioni molto interessanti.  Alcuni prodotti presentano sottostanti la cui performance supera ampiamente il livello strike, con barriere posizionate a livelli molto distanti; tuttavia, la loro quotazione si attesta al di sotto della pari – una condizione attribuibile all’elevata volatilità del mercato che, paradossalmente, crea uno scenario favorevole. Vediamo un esempio: nota: non indichiamo né l'emittente né l'isin del prodotto in quanto non sollecitiamo alcun acquisto Le barriere sono fissate al 50% dei prezzi iniziali (strike); poiché gli asset sottostanti, ai livelli attuali (spot), mostrano ancora una performance solida, la distanza rispetto alla barriera è ulteriormente ampliata. Intesa barriera 1,24 – distante 69,8% Deutsche barriera 5,135 – distante 72,6% Unicredit barriera 11,3 – distante 73,9% Commerzbank barriera 5,1675 – distante 74,8% Paga una cedola pari a 0,833% mese se tutti i sottostanti alla data di rilevazione sono sopra i livelli barriera esposti, si compra sotto la pari per un rendimento potenziale almeno superiore al 10% annuo. Mensilmente potrebbe essere richiamato anticipatamente dall’emittente con pagamento del capitale nominale + ultima cedola. Scadenza 01/09/2027. Se tutti i sottostanti in quella data sono sopra al loro livello barriera si chiude alla pari + ultima cedola. Offre quindi la possibilità di guadagnare anche se i mercati non dovessero risalire subito o scendessero ancora entro un certo limite (limite discretamente profondo) Questo è solamente uno di molti esempi di quello che si può fare in questa situazione.  Lavoriamo per portare valore aggiunto PRIMA e DOPO e non rimanere passivi esclusivamente sperando nella ripresa più rapida possibile dei mercati. Noi la pensiamo così. Il futuro non si prevede, si pianifica. E quando si è preparati, anche le correzioni possono diventare opportunità. ? Per un’analisi gratuita del tuo portafoglio o per una prima consulenza conoscitiva scrivi a info@moneyadvisor.it oppure +39 342 8324474

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