Claudio Bargero

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Consulente finanziario

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Profilo professionale

Conclusi gli studi universitari ho sostenuto l’esame di promotore finanziario e da quel momento ho svolto, senza interruzioni, questa attività.
Lo studio e la passione per l’economia politica e monetaria mi hanno aiutato nel lavoro, fornendomi importanti elementi per la conoscenza dei mercati finanziari. Mi interessano le ricerche di economia comportamentale in quanto mettono in discussione l’idea che le decisioni degli individui siano sempre razionali.
Mi piace relazionarmi con le persone, scoprirne i caratteri e le esigenze.
Questi sono gli elementi che, uniti ad un continuo aggiornamento sugli strumenti finanziari, mi permettono ogni giorno di svolgere il mio lavoro cercando essere utile e di fornire risposte soddisfacenti. Mi impegno ad utilizzare con i miei interlocutori un linguaggio comprensibile condividendo il pensiero di J. K. Galbraith secondo cui “non esistono in economia proposizioni utili che non possano essere enunciate con precisione in una lingua chiara e nello stesso tempo gradevole”.
Credo nell’educazione finanziaria intesa come strumento formidabile per evitare di commettere errori e per avere un rapporto sereno con il risparmio e l’investimento. Con i clienti mi impegno a trasmettere questi concetti fondamentali. Penso che anche i giovani abbiano diritto a conoscere queste tematiche e per questa ragione ho aderito al progetto dell’ANASF economic@mente: per tre anni sono stato formatore nelle scuole superiori.
Seguo con passione il mondo del giornalismo, non solo riferito agli argomenti economici, ed ho l’abitudine al mattino di leggere almeno due quotidiani.

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Le mie principali competenze

Analisi strumenti finanziari, trading
Consulenza agli imprenditori
Consulenza patrimoniale
Gestione del rischio finanziario
Ottimizzazione di portafoglio
Pianificazione assicurativa
Pianificazione del patrimonio immob.
Pianificazione pensionistica
Pianificazione successoria
Valutazione Mutui e leasing

I miei credit

  • Laurea in Scienze Politiche Facoltà di Torino
  • Iscritto dal 1993 all’Albo dei Promotori Finanziari, delibera n. 7415
  • Dal 1994 al 1999 Promotore Finanziario presso Credit Consult
  • Dal 1999 al 2001 Promotore Finanziario presso Unicredit Sim
  • Dal 2001 al 2008 Promotore Finanziario presso Xelion Banca
  • Da luglio 2008 ad oggi Consulente Finanziario presso Fineco Bank
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Le mie ultime attività

L'inflazione americana ed il suo impatto sui mercati

11.07.2024 / 93 / 0

Oggi sono usciti i dati sull'inflazione negli Stati Uniti. Vi erano forti attese da parte degli operatori su questi numeri considerati dei market mover, in grado di condizionare le quotazioni delle diverse categorie di investimento. I dati sono risultati migliori delle attese: i prezzi sono saliti del 3% e su base mensile sono calati dello 0,1%. Si tratta di un piccolo ma importante passo nella direzione del raggiungimento di quel 2% che è l'obiettivo della FED. Ora gli operatori sono fiduciosi che a settembre Powell avvierà il taglio dei tassi, come ha già fatto la Bce a giugno.   Tra le categorie di investimento occorrerà tenere sotto osservazione in particolare i titoli di stato USA che sono sensibili ai tassi della FED. Sarà importante anche vedere l'inclinazione della curva dei tassi sulle varie scadenze: l'ipotesi di un irripidimento della curva va presa in considerazione. Sappiamo che la centralità dei titoli di stato americani avrà un impatto importante sulle obbligazioni europee. Un calo dei rendimenti dei treasury farebbe bene ai bond europei che in queste settimane hanno sofferto per le incertezze politiche francesi. Sul mercato azionario gli impatti potrebbero essere più circoscritti in quanto qui pare più significativo il quadro macro in cui primeggia la forza della crescita economica ed il trend degli utili aziendali. Dobbiamo però rilevare che all'interno dell'indice azionario vi sono settori più sensibili al calo dei tassi e quindi non si può escludere una rotazione dei portafogli a favore di aziende di piccola e media capitalizzazione che finora non hanno partecipato al grande rialzo di borsa. Dal punto di vista valutario la forza del dollaro nel confronto dell'euro e delle principali valute internazionali potrebbe attenuarsi.

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BCE E VOTO EUROPEO DELUDONO GLI INVESTITORI

24.06.2024 / 142 / 0

Nelle prime settimane del mese di giugno gli investitori hanno subito una doppia delusione: le mosse della BCE e l'esito delle elezioni europee. La BCE non convince. Il taglio dei tassi più "telefonato" della storia della BCE non ha prodotto gli effetti da molti attesi. Di norma una limatura del tasso di sconto produce un immediato calo dei rendimenti nella parte breve delle obbligazioni governative dell'area economica coinvolta che in seguito si trasmette anche sulle lunghe scadenze. Non è successo nulla di tutto ciò, anzi i rendimenti sono moderatamente aumentati. Cosa è andato storto? Gli investitori hanno appreso da Lagarde che non si è avviato un ciclo espansivo di politica monetaria ma i prossimi tagli saranno condizionati dai dati inflazionistici che al momento non sono ancora soddisfacenti. In sostanza siamo ancora in un territorio restrittivo, con tassi reali positivi e con una Banca centrale che riduce i reinvestimenti dei titoli di stato in scadenza. Il voto europeo Si è trattato di un terremoto politico che ha colpito i due paesi più importanti che spesso sono stati il motore degli avanzamenti  dell'integrazione europea: la Francia e la Germania. Il caso francese desta le maggiori preoccupazioni per il rischio di instabilità politica che potrebbe emergere dopo il doppio turno delle elezioni che sono in programma nelle prossime settimane. I mercati hanno preso atto di queste novità ed hanno reagito penalizzando le borse europee, in particolare con forti vendite sui titoli bancari.  Dal punto di vista dei titoli di stato abbiamo assistito ad un aumento dello spread tra i bund tedeschi e gli analoghi titoli italiani spagnoli ed anche francesi. I bund sono stati in tal modo considerati difensivi, anche se la situazione politica ed economica tedesca è tutt'altro che ottimale. Per la verità non hanno nemmeno aiutato i mercati europei le ultime indicazioni della FED che ha mostrato una maggiore riluttanza ad avviare il taglio dei tassi in America; questo fatto ha provocato spostamenti di capitali verso gli Stati Uniti con indebolimento dell'euro e a tutto vantaggio dei titoli azionari, con preferenza per il settore dell'intelligenza artificiale. Nel marzo dello scorso anno abbiamo assistito ad un analogo e repentino calo dei mercati provocato dalla crisi di alcune banche regionali statunitensi. Il fenomeno è rientrato rapidamente ed ha rappresentato un'occasione di acquisto interessante. La situazione oggi è molto diversa ma il contesto macro (ripresa economica in Europa) e micro ( utili aziendali elevati) induce ad avere atteggiamenti razionali e non guidati dall'emotività.

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Il BTP Valore e la forza di gravità dei titoli di stato americani

13.05.2024 / 423 / 0

Si è concluso venerdì scorso il quarto collocamento del BTP Valore. Il titolo non si discostava dalla precedente emissione di marzo ma questa volta ha avuto un'adesione più tiepida da parte degli investitori italiani pur in presenza di un differenziale maggiore di rendimento rispetto a BTP di pari durata quotati sul secondario. Questa operazione si è realizzata in un contesto di mercato che vede le quotazioni delle obbligazioni europee in calo rispetto ai valori di inizio anno. Eppure, il prossimo mese con ogni probabilità la BCE opererà il primo taglio dei tassi.  Cosa impedisce dunque ai rendimenti dei bond dell'eurozona di scendere provocando così un aumento del valore di questi titoli? Non certo un quadro macro che vede un'economia europea in timida ripresa dopo aver flirtato con la recessione per diversi trimestri. Nemmeno parrebbe un ostacolo la dinamica dell'inflazione che è in calo e si avvicina a quel 2% che è l'obiettivo della BCE.  Per individuare la principale causa di tale situazione occorre guardare oltre Oceano. Si potrebbe definire la forza di gravità dei titoli di stato americani. Qui una serie di fattori contribuisce a mantenere alti i rendimenti e rende riluttante la FED ad avviare il taglio dei tassi. Tra questi elementi possiamo ricordare il dinamismo dell'economia statunitense, i dati inflazionistici che da alcuni mesi sono in risalita e l'espansionismo fiscale dell'amministrazione Biden che presenta un deficit intorno all'8% in presenza di un livello di disoccupazione modesto ed inferiore al 4%. Così tra molti investitori si fa strada l'idea che la BCE, dopo il primo taglio di giugno, interromperà il ciclo di ribassi precedentemente previsto. Infatti, l'ipotesi di una divaricazione delle politiche monetarie tra FED e BCE non è realistica, anche perché tale scenario provocherebbe la svalutazione dell'euro rispetto al dollaro che a sua volta è un fattore inflazionistico. Naturalmente quest'ipotesi potrebbe anche non verificarsi nel caso in cui i dati economici statunitensi dei prossimi mesi fossero meno vigorosi lasciando intravedere uno scenario di atterraggio morbido dell'economia.       

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