Reinaldo Ferreri

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Consulente finanziario

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Distribuzione del reddito e investimenti

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Scritto il 12.12.2018

La profonda crisi originata nel 2006 con il crack Lehman ha dispiegato i suoi effetti su tutta l'economia mondiale procurando per le economie sviluppate una pesante recessione paragonabile per molti aspetti alla depressione del 1930. La risposta alla crisi da parte dei governi è stata variegata e si è sviluppata con tempi e modi differenti, essenzialmente possiamo distinguere l'approccio americano da quello europeo. L'economia americana ha risposto tempestivamente alla morsa della crisi con politiche monetarie espansive (riduzione dei tassi di interesse e acquisto di titoli di stato nazionali emessi per sostenere la crescita) e politiche economico fiscali altrettanto espansive (sussidio all'industria e politiche sociali di sostegno) ciò è evidente nei dati economico finanziari degli indici di borsa. Dai livelli del 2006 l'indice di borsa americano Dow Jones è passato da 10.000 punti a 25.000 circa, mentre il listino dei titoli tecnologici NASDAQ 100 nello stesso periodo è passato da 1900 a 6.700 attuali circa dopo aver toccato un massimo di poco più di 7.500 la scorsa estate. L'Europa, sottovalutando l'impatto della crisi originatasi oltreoceano e divisa in paesi con differenti economie con una unica moneta, ha agito con molto ritardo attuando politiche di controllo rigoroso dell'equilibrio di bilancio, cercando di inserire nei vari paesi misure di liberalizzazione del mercato del lavoro e di contenimento della spesa pubblica (definite politiche di austerity) e realizzando poco tempestive politiche monetarie (LTRO del 2012 e quantitative easing del 2015). Gli impatti sui diversi paesi di tali politiche risulta quanto mai eterogeneo ed in generale non soddisfacente. L'indice Eurostoxx 50 nello stesso periodo è passato da 3.600 circa del febbraio 2006 ai 3.300 dell'ottobre scorso, il tutto mentre il DAX30 tedesco passava da 5.900 agli attuali 11.200 e il FTSEMib italiano da poco più di 37.000 precipitava agli attuali 19.000 . Distinzioni sensibili sono visibili anche nella dinamica dei tassi di disoccupazione del periodo; gli Usa nel periodo che va dal 2006 al 2018 hanno visto il tasso di disoccupazione passare dal 10% al 5%, l'Italia dal 7% al 10,6%, la Germania dal 7% al 4%, il Giappone dal 4% al 2,9%.   E' evidente che il risultato delle politiche messe in atto ha prodotto una rapida e impetuosa ripresa economica in Usa e una poco vigorosa e non distribuita crescita dei paesi dell'area Euro. Ciò, oltre a produrre una evidente disaffezione ai partiti politici tradizionali e a favorire la nascita in tutta Europa di movimenti popolari e sovranisti, sta alimentando un importante dibattito circa la necessità di un cambio di rotta circa le politiche di sviluppo da implementare per permettere una crescita economica. La visione liberista di una economia che si autocorregge e che ottimizza i fattori della produzione generando una diffusa ricchezza non trova riscontro nella realtà quotidiana, per questo motivo nell'ambito economico da più parti si invocano interventi di sostegno all'economia di tipo Keynesiano, improntate su una espansione della spesa pubblica e degli investimenti che stimolino la crescita del PIL e la distribuzione del reddito, elementi fondamentali per la sostenibilità delle economie.   Il consulente attento deve saper valutare l'importanza delle politiche economiche attuate nelle diverse aree del mondo per poterne valutare gli effetti sugli investimenti finanziari che come si è visto sono tutt'altro che trascurabili. Nello scorso articolo ho evidenziato l'importanza della piramide demografica nella valutazione delle prospettive di mercato nelle diverse aree economiche a quelle considerazioni propongo ora di affiancare la valutazione delle politiche economiche vigenti per individuare gli ambiti di crescita e quindi i settori in cui investire. C'è un aspetto importante di cui non sempre si tiene debito conto che va preliminarmente valutato per prevedere il successo o meno delle politiche economiche : la distribuzione del reddito.   Tanto più il reddito è distribuito, tanto più le politiche economiche saranno efficaci, anzi possiamo dire che una “equilibrata” distribuzione del reddito oltre ad essere l'auspicabile preludio ad una buona politica economica è anche la cartina tornasole che permette la valutazione delle politiche precedenti, in altre parole una buona economia si sviluppa all'interno di un ambito concorrenziale in cui vige una buona distribuzione del reddito e produce come conseguenza una più uniforme distribuzione del reddito inibendo concentrazioni di tipo oligopolistico, o monopolistico che per definizione sono tipici fenomeni di economie inefficienti e destinate alla contrazione. Non è un caso che nei paesi più poveri e meno sviluppati vi sia una concentrazione di ricchezza eccessiva e non è un caso che la maggioranza dei periodi di espansione economica sono stati realizzati nella storia in concomitanza di miglioramenti economici che hanno coinvolto crescenti parti delle popolazioni. Secondo l' “Indagine sui bilanci delle famiglie italiane” di Banca D'Italia del marzo 2018 il reddito medio delle famiglie italiane dal 2006 al 2016 (nonostante una crescita nel biennio 2014-2016) si attesta al -11%, tale dinamica si è realizzata contestualmente ad un incremento della disuguaglianza del reddito . Oggi in Italia il 30% più ricco della popolazione detiene il 75% del patrimonio netto (pari ad una media di eur 510.000) , nel dettaglio oltre il 40% di questa ricchezza è detenuta dal 5% più ricco ( con ricchezza media di Eur 1,3 mil) . L'Italia però non è un caso isolato all'interno del panorama mondiale, secondo il World Inequity Report il 10% più ricco in Europa detiene il 37% della ricchezza complessiva, che passa al 47% in Nord America fino ad arrivare al 55% in India e al 61% in Medioriente.   Vediamo ora per quale motivo una capillare distribuzione del reddito rappresenta un elemento così importante nella crescita sostenibile e nel successo delle politiche economiche di tipo Keynesiano (e non solo) ?. La risposta intuitiva sta nel fatto che se la crescita del PIL è frutto di una crescita diffusa del reddito personale maggiori saranno le disponibilità economiche in mano al maggior numero di consumatori e maggiore sarà il numero dei beni acquistabili. In altri termini possiamo fare il seguente esempio, se 10 consumatori guadagnavano eur 5.000 in più all'anno cadauno, tutti aumenteranno le spese per acquistare beni  e servizi (esempio acquisteranno cadauno un PC o un Ipad) per una quota del loro incremento di reddito. Ma se la crescita del reddito (PIL) fosse realizzata da un aumento del reddito di eur 50.000 di un consumatore e di una crescita nulla degli altri 10, avremmo un aumento di spesa non proporzionale del consumatore arricchito ( magari acquisterà un PC e una stampante)  mentre non vedremo nessun incremento (se non addirittura una riduzione ) di spesa da parte dei restanti 9 cittadini.   Questo concetto intuitivo è definito Propensione Marginale al Consumo, ovvero il rapporto tra l'incremento del consumo e l'incremento del reddito che ne è la causa. Si tratta di un numero compreso fra 0 e 1, un valore di 0,7 indica che a fronte di un incremento di reddito di 100, 70 vanno in consumi e 30 vanno risparmiati, pertanto tanto più elevato è il valore, tanto più incisive saranno nel paese le politiche economiche di sviluppo del PIL e viceversa. Per questo motivo in presenza di una elevata concentrazione del reddito il policy maker deve mettere in atto politiche di ridistribuzione del reddito se vuole applicare efficaci politiche Keynesiane atte a sviluppare il PIL. In conclusione, la scelta dell'area geografica o del settore sul quale investire deve poter tener conto di molteplici fattori quali: i trend storici di sviluppo (utilizzo di smartphone, internet, robotica nei processi produttivi...) la tipologia di consumatore (es. Scolarizzazione, piramide demografica, cultura, ecc.) e deve saper considerare la portata delle politiche economiche e fiscali vigenti e la distribuzione del reddito attuale e prospettica. Questi aspetti più che mai qualificano e caratterizzeranno l'agire del consulente finanziario moderno.

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Benedetta presbiopia!

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Scritto il 08.11.2018

Non sempre i difetti compromettono le buone riuscite dei nostri intendimenti, nell'ambito degli investimenti una buona dose di “presbiopia” può rappresentare un plus importante per l'investitore. La presbiopia di cui parlo naturalmente non è quella propria del nostro occhio, quanto piuttosto quella di stampo simbolico dell'investitore che non concentra troppo l'attenzione agli avvenimenti contemporanei, ma cerca di comprendere i trend di sviluppo delle dinamiche economiche sociali nel futuro e investe di conseguenza. Un approccio di questo tipo richiede all'investitore uno sforzo intellettivo importante per interpretare la realtà che lo circonda cercando di coglierne le evoluzioni e le dinamiche principali, si tratta di uno sforzo non da poco, che richiede una assunzione di responsabilità importante. Il consulente finanziario che sa “leggere” la realtà che lo circonda, che intuisce le evoluzioni e che ne condivide i contenuti con i propri clienti fornisce il prezioso valore aggiunto della consulenza / assistenza di cui dovrebbe essere portatore fondamentale. Un esempio di variabile che ritengo importante nella valutazione dell'allocazione degli investimenti è costituito dalla piramide demografica dell'area presa in esame. Investire conoscendo la distribuzione per età della popolazione ci permette di fotografare la situazione di partenza di quella società in termini di consumi attuali, ma ci permette anche di ipotizzare quelli futuri, in questo modo con una buona approssimazione potremo individuare i settori sui quali possiamo ragionevolmente aspettarci sviluppi, investimenti e dunque crescita nel tempo. Naturalmente l'analisi risulterà tanto più appropriata quanto più arricchita da ulteriori elementi specifici quali la storia o le abitudini di vita del popolo, la scolarizzazione, ecc. Sono convinto che queste considerazioni razionali paiano ai più scontate, in realtà non fanno parte della comune capacità operativa dei consulenti che troppo spesso si limitano a raccogliere gli orientamenti standardizzati delle case di investimento che magari sono a loro volta condizionate dai prodotti di batteria. In un contesto finanziario dove l'offerta degli strumenti di investimento sono di fatto disponibili alla totalità degli investitori, la differenziazione del servizio del consulente dovrà sempre più risiedere nella sua capacità di leggere la situazione attuale e coglierne a pieno le evoluzioni, deve in altre parole passare dalla capacità di scattare una fotografia alla abilità di creare un filmato. Un ultimo ed importante strumento in mano ai consulenti contemporanei è offerto dall'orientamento sempre più spiccato da parte dell'industria del risparmio gestito, a realizzare strumenti di investimento tematici o comunque concentrati in specifici ambiti di investimento rigorosamente connotati. Ecco che a fianco dei tradizionali strumenti obbligazionari nascono prodotti specializzati per duration (anche negativa), rating emittente, piuttosto che prodotti a leva , ai prodotti azionari quali quelli differenziati per aree (Europa, Asia, Usa, ecc) fanno da contraltare prodotti che si concentrano su titoli del comparto automobilistico, piuttosto che alimentare o tecnologico, questi ultimi addirittura divisi in aree come i media, piuttosto che intelligenza artificiale, ecc. Una tale varietà di strumenti implica una certa capacità di selezione, senza la quale non solo l'investitore rischia di male allocare i propri risparmi, ma si espone ad una ansiogena attività di ricerca dell'ultima novità del momento per inseguire le chimere del guadagno fine a se stesso perdendo la direzione maestra fornitagli dalla bussola dell'interpretazione dei trend. Forse non tutti sapremo correttamente interpretare i fatti dei nostri giorni e meno ancora le possibili evoluzioni, ecco allora che in nostro aiuto potrebbe presentarsi l'avvento di una buona dose di “presbiopia” che potrebbe aiutarci dal non distogliere lo sguardo verso l'obiettivo di medio termine per perderci nella confusione contemporanea che spesso proprio per avvolgerci completamente finisce per condizionare troppo le nostre scelte. Ecco allora che prendendo a riferimento quanto riportato sopra in relazione alla capacità di analisi e selezione prodotti, la piramide demografica europea, considerando il reddito pro-capite di tale area e tenuto conto dell'organizzazione degli stati potrebbe suggerire una particolare attenzione ad investimenti nel settore farmacologico o delle aziende sanitarie attive in ambiti di ricerca sulle malattie degenerative e ancora, vista la mobilità territoriale dei giovani e le dimensioni attuali dei nuclei famigliari, sempre tenuto conto della piramide demografica si potrebbero approcciare i settori di investimento relativi alle costruzioni di case di cura per anziani o di residenze protette, ecc.  Ragionamenti diversi e specifici andranno fatti partendo dalla piramide demografica indiana che vede una forte presenza di giovani generazioni rispetto alle fasce più anziane della popolazione, in questo contesto possono assumere rilievo i settori edili, delle infrastrutture e gli investimenti tecnologici (naturalmente pesati sulla base della capacità reddituale attuale e prospettica). E che dire della più importante area economico politica del mondo, lascio al lettore l'esercizio relativo agli USA, allegando la piramide demografica di riferimento. Il tempo a mia disposizione è terminato, sono in sala d'attesa, ora vi lascio il dottore mi attende, .... per la visita oculistica!

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L'impero globale del Fondo Monetario e della Banca mondiale

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Scritto il 12.10.2018

Esistono economisti che si ispirano ad autorevoli pensatori non uniformati alla dottrina economica imperante e che vale la pena prendere in considerazione.... “L’ applicazione di teorie economiche sbagliate non rappresenterebbe un così grave problema se la fine del colonialismo prima e del comunismo poi non avessero dato al Fondo monetario internazionale e alla Banca mondiale l’ occasione di ampliare i rispettivi mandati originari estendendo notevolmente il loro raggio d’ azione. Oggi, queste istituzioni sono diventate protagoniste dominanti dell’ economia mondiale. Sono tenuti a seguire i loro dettami economici, dettami che riflettono le loro ideologie e teorie neoliberiste, non soltanto i paesi che ne chiedono l’aiuto, ma anche quelli che ne cercano l’ approvazione formale per poter accedere più facilmente ai mercati finanziari internazionali. Per molti questo ha significato povertà e per numerosi paesi caos sociale e politico.” JOSEPH E. STIGLITZ

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Eccomi

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Scritto il 10.10.2018

Una delle caratteristiche peculiari dell’essere umano è la capacità ad adattarsi alle modifiche del contesto che lo circonda. Il cambiamento insito nella natura rappresenta l’elemento di discontinuità che mette alla prova gli esseri viventi e la capacità di adattarsi cioè, di trarre giovamento dal cambiamento, costituisce la garanzia della sopravvivenza e della prosperità della propria specie. Il primato dell’uomo sulle altre specie va ricercato in questo semplice concetto, oltre il quale esiste un ulteriore stadio di sviluppo che è quello della capacità dell’uomo di plasmare l’ambiente in cui vive modificandolo a suo piacimento utilizzando gli strumenti e le conoscenze acquisite nel tempo nell’ambito delle scienze sociali e naturali. A differenza dell’evoluzione darwiniana che richiede tempi misurabili in millenni se non in centinaia di migliaia di anni, l’adattamento all’evoluzione determinata dall’azione dell’uomo impone tempi più rapidi condizionando il modo di vivere di secoli quando non di generazioni, anziché di ere. La rapidità con la quale, stili di vita, modalità produttive e comunicative si sviluppano nel mondo contemporaneo rendendo obsolete le pratiche consolidate, obbligano le persone ad una notevole velocità di cambiamento per restare al passo con i tempi, a questa dinamica non può sottrarsi l’ambito finanziario e del risparmio, attraversato negli ultimi 2 decenni da un impetuoso sviluppo in termini di prodotti, normative e approcci tecnici agli investimenti che caratterizzano l’agire dei risparmiatori. Ma se esistono diverse tipologie di investitori, possiamo dire che esistono altrettante figure di consulenti adatti a loro e trovo giusto approfittare di questo spazio per presentarmi e caratterizzarmi. Distinguo subito il risparmiatore dallo speculatore, sempre collegato ai social e alle piattaforme informative, alla ricerca frenetica delle opportunità sui vari mercati mondiali, che agisce quasi quotidianamente su titoli o valute che dorme 4 ore a notte, per lui è adatto quello che chiamo il Consulente trading on line. Ci sono poi investitori fatalisti quelli del “...tanto siamo nelle mani di Dio” che pensano che valgano molto di più le capacità divinatorie che lo studio delle dinamiche economico finanziarie. Per loro non tutti i giorni sono buoni per investire e il calendario Maya offre spunti di azione interessanti. Il Consulente sciamano fa al caso loro, non usa tablet ma sassolini e si esprime per similitudini, ama il mercato toro anche se va a caccia di orsi nelle foreste americane. Il consulente che vorrei essere deve saper dare la giusta attenzione al particolare, ma deve avere sempre chiara la visione dall’alto del mondo economico finanziario nel suo insieme, deve essere un Consulente Astronauta. Egli non promette la luna, ma spinto dal desiderio di soddisfare chi gli ha affidato denaro, qualche volta volge lo sguardo verso il cielo utilizzando le stelle per individuare i punti cardinali che gli permetteranno di tracciare una rotta nelle proprie scelte di investimento. Con una rotta ben definita e un tempo di percorrenza coerente si potrà arrivare anche alla luna, senza casualità seppur con possibili imprevisti, in questo caso il consulente astronauta non abbandonerà mai a se stesso il suo cliente perché senza di lui non avrebbe ragione di esistere. Il consulente astronauta è un compagno di viaggio con il quale condividere un percorso, sa che qualche volta sentirà alla radio “Houston abbiamo un problema” ma sa anche che per il suo compagno di viaggio farà ogni cosa in suo potere per rientrare alla base sano e salvo dando fondo a tutte le sue competenze. Mi presento, sono Reinaldo Ferreri …Consulente Astronauta!

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