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Conviene investire in un portafoglio completamente azionario?

Scritto il 15.05.2024

Costruire un portafoglio di investimenti significa spesso ripartire un capitale tra diverse asset class (azioni, obbligazioni, liquidità, ecc.). Non si può escludere però che un portafoglio di investimenti completamente azionario possa in determinati casi rivelarsi efficace per raggiungere degli obbiettivi di investimento. Fondo di emergenza e saldo dei debiti Ci sono casi nei quali può avere senso costruire un portafoglio composto interamente da azioni? Su “Barron’s”, Mallika Mitra prova a rispondere a questa domanda. Mitra precisa che per la situazione di ciascun investitore è diversa e che in ogni caso è necessario a) approntare un fondo a cui attingere in caso di qualsiasi evenienza o emergenza e b) saldare gli eventuali debiti e gli interessi su prestiti o carte di credito. Inoltre, è necessario chiarire a sé stessi il proprio obbiettivo di investimento: solo così è possibile mettere a punto una strategia di investimento efficace. Un portafoglio al 100% azionario Poste queste premesse, Mitra scrive che un investitore con una tolleranza al rischio adeguata e un orizzonte di investimento lungo potrebbe pensare di costruire un portafoglio di investimento interamente azionario. In questo senso, spiega Mitra, l’obbiettivo di investimento più tipico è la costruzione di un patrimonio allo scopo di potere godere di una pensione integrativa. Le potenzialità del mercato azionario, in questo senso, potrebbero esserci: Charles Schwab calcola che il rendimento medio dei portafogli azionari dal 1970 a oggi è stato del 10,4% all’anno, contro un rendimento medio del 9,3% all’anno per i portafogli 60/40 (azioni/obbligazioni). La diversificazione resta centrale Investire in un portafoglio completamente azionario non significa però rinunciare alla diversificazione. Al contrario, come spiega anche Laura Mattia, CEO di Atlas Fiduciary Financial, se è vero che un portafoglio al 100% azionario può essere una strategia efficace per un giovane investitore con degli obbiettivi di investimento di lungo periodo, è vero anche che diversificare resta fondamentale. Come spiega la CEO di Atlas Fiduciary Financial, non si tratta peraltro solo di un modo di ridurre i rischi, bensì anche di aumentare le chance di rendimento di un portafoglio. Ti potrebbero interessare anche: Investire in azioni: che cosa sono le azioni societarie Perché è utile diversificare gli investimenti?

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Intelligenza artificiale: la rincorsa di Meta e delle aziende tech cinesi

Scritto il 14.05.2024

La corsa allo sviluppo di nuovi programmi di intelligenza artificiale sempre più performanti non si ferma e vede coinvolte ulteriori grandi aziende americane, come Meta, ma anche nuove start-up cinesi. Meta e il software di intelligenza artificiale open source Meta, l’azienda fondata col nome di Facebook da Mark Zuckerberg, ha in programma di spendere nel 2024 40 miliardi di dollari per i suoi progetti legati all’intelligenza artificiale. Come spiega Pier Luigi Pisa su “Affari&Finanza” di “Repubblica”, si tratta di una cifra paragonabile a quella messa in conto da parte di Google e Microsoft. Meta, però, ha deciso di presentarsi sul mercato con una novità: metterà gratuitamente a disposizione degli utenti il suo software di intelligenza artificiale. Perché fornire un software gratuitamente? La strategia dell’azienda di Zuckerberg – spiega Pisa – è duplice: a) attrarre più utenti delle piattaforme controllate da Meta (Facebook, WhatsApp, Instagram, ecc.), dove sarà possibile usufruire del programma gratuito di intelligenza artificiale; b) permettere a degli sviluppatori esterni di operare gratuitamente sul software, con la possibilità che ne vengano realizzate delle versioni più performanti. Il sistema di intelligenza artificiale ideato da Meta si chiama LLama-3. Le aziende cinesi ricorrono le concorrenti americane Nel frattempo, sul mercato cinese sono comparse delle aziende che cercano di colmare il divario tra i sistemi di intelligenza artificiale sviluppati dalle aziende americane e quelli oggi disponibili sul mercato cinese: come fa notare Gianluca Modolo (sempre su “Affari&Finanza” di “Repubblica”), sul mercato cinese non sono disponibili i programmi di intelligenza artificiale sviluppati negli Stati Uniti, come ad esempio ChatGPT. Il panorama delle start-up di intelligenza artificiale in Cina Benché in ritardo sui concorrenti statunitensi, i cinesi possono oggi contare su una serie di aziende attivamente impegnate nello sviluppo di progetti di intelligenza artificiale. Modolo menziona Zhipu, Moonsi, MiniMax 0.1, Baichuan, ma Shengshu e Aisphere. Modolo riporta anche i dati relativi al valore dell’industria dell’intelligenza artificiale in Cina: secondo fonti ufficiali cinesi (Ministero dell’Industria e della tecnologia dell’informazione), il valore di questo mercato sarà per quest’anno di 580 miliardi di yuan, ossia all’incirca 75 miliardi di euro. Ti potrebbero interessare anche: I benefici dell'ia in borsa anche per farmaceutica, agricoltura, difesa, cybersicurezza e non solo Che cos'è un megatrend di investimento?

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GameStop manda di nuovo in rotta gli short sellers

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 14.05.2024

Una delle più famose “meme stock” degli ultimi anni è tornata a fare parlare di sé, con un forte rialzo che ha causato perdite ingenti agli investitori “short”. Il rialzo improvviso di GameStop manda KO gli short seller GameStop torna a fare parlare di sé anche sui mercati finanziari. L’azienda di merchandise legato ai videogiochi e all’intrattenimento ha registrato un repentino rialzo del suo valore in borsa, un po’ come era accaduto nel 2021. Questo rialzo, del 74% in poche ore, ha causato delle ingentissime perdite tra gli investitori allo scoperto (short sellers). Stando ai dati messi a disposizione da S3 Partners, questi investitori, cioè dei fondi speculativi (hedge funds), hanno perso circa 838 milioni di dollari.    Il ritorno della “meme stock” Come scrive Yun Li di “CNBC”, anche in questo caso, pare che il rialzo sia stato innescato da “Roaring Kitty”, una specie di influencer  tra la comunità degli investitori (ad innescare la corsa al titolo sarebbe stato un post su “X”). Il copione è stato molto simile a quello andato in scena nel 2021: gli investitori hanno acquistato in massa il titolo, costringendo i fondi speculativi, in questo caso venditori allo scoperto, al riacquisto del titolo a prezzi molto superiori rispetto a quelli di acquisto, con perdite notevoli per quegli stessi fondi. Perdite superiori al miliardo di dollari Sempre Li fa notare che se si considerano ancora i dati S3 Partners, dall’inizio di maggio i fondi hanno perso circa 1,24 miliardi di dollari. Il titolo, infatti, è passato dal valore unitario di circa 10 dollari (metà aprile) agli attuali 30 dollari, triplicando dunque il proprio valore. Le prospettive per gli short sellers non sono finite Lo short selling, o vendita allo scoperto, consiste nella presa in prestito di titoli, che vengono venduti con la promessa di essere riacquistati: se l’operazione riesce, il venditore guadagna dalla differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita. Il rischio, per converso, è che il prezzo di vendita risulti inferiore a quello del riacquisto. Come si può leggere nell’articolo di Li, il direttore esecutivo di S3 Partners Ihor Dusaniwsky fa notare che questi rialzi repentini comportano certamente delle ingenti perdite per gli short seller; nondimeno, proprio perché elevati, costituiscono dei prezzi invitanti per l’arrivo di nuovi investitori allo scoperto. Ti potrebbero interessare anche: Borse di nuovo al top: che cosa c'è dietro i nuovi record? Prospettive di investimento se il mercato resterà toro

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La mancanza di standard ESG è un problema anche per la consulenza finanziaria

Scritto il 13.05.2024

Molti investitori avrebbero l’intenzione di investire nella sostenibilità. Tuttavia, i criteri di definizione di ciò che è sostenibile (ad esempio, gli ESG) e ciò che non lo è non sono univoci e creano della confusione all’interno di questo mercato. Difficile tracciare i contorni della sostenibilità Uno dei problemi maggiori riguardanti gli investimenti sostenibili riguarda la definizione di sostenibilità. In altre parole, al di là del problema, molto serio, del greenwashing (la riverniciatura verde, o riverdiciatura, se si vuole, degli investimenti), il punto è questo: è difficile tracciare con nettezza i contorni dei prodotti che sono sostenibili e dei prodotti che non lo sono. Ne ha parlato con la rivista “Das Investment” Jörg Arnold, CEO per la Germania di Swiss Life, in una intervista realizzata da Christian Hilmes. Pur trattando di prodotti assicurativi, le considerazioni del CEO di Swiss Life Deutschland sono interessanti per il settore della sostenibilità nel suo complesso.   Due esempi della difficoltà nel dare l’etichetta di prodotto sostenibile Uno dei problemi più rilevanti che emergono dalle parole di Arnold è che l’etichetta di un prodotto sostenibile può variare sulla base dei modi in un cui si considera un prodotto finanziario. Due esempi, fatti da Arnold. 1) Perché non considerare (come fa la sua azienda) i titoli di Stato impegnati in politiche a sostegno del clima e della transizione energetica come dei prodotti sostenibili? 2) Come considerare gli investimenti nell’energia nucleare? Per quanto riguarda l’energia nucleare, basta pensare alla divergenza di opinioni di due Paesi come la Germania e la Francia. Le difficoltà per la consulenza Queste difficoltà di analisi e di classificazione rendono più complicata l’attività di un consulente finanziario, che deve verificare anche le esigenze di sostenibilità dei propri clienti (la direttiva Mifid2 prevede specificamente un questionario per appurare le preferenze di sostenibilità di ciascun cliente). Come spiega Arnold, da una parte, ci sono delle difficoltà di comunicazione coi clienti, dato che il tema della sostenibilità è complicato. Ma dall’altra parte, anche agli stessi consulenti finanziari spesso non è chiaro perché un prodotto sia sostenibile e un altro non lo sia. Oltre al fatto che in un ambito come quello assicurativo – spiega Arnold – non sono così numerosi i prodotti che investono consistentemente nella sostenibilità. Ti potrebbero interessare anche: E se l'ESG fosse stata soltanto una moda passeggera? Greenwashing, continua la stretta normativa e spunta l'ipotesi di un rimborso

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Borse di nuovo al top: che cosa c'è dietro i nuovi record?

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 13.05.2024

Nonostante i tassi di interesse restino elevati e l’economia (soprattutto negli USA) rallenti la sua crescita, alcuni indici azionari hanno nelle ultime settimane battuto degli ulteriori nuovi record. Ma che cosa spiega questa crescita dei mercati azionari? La prospettiva di un taglio dei tassi negli USA si allontana Alcuni dati economici, come ad esempio il PIL negli Stati Uniti, segnalano un rallentamento della crescita economica. Nel frattempo, sempre negli Stati Uniti, l’inflazione rende sempre meno probabile (da parte della Federeal Reserve) un taglio ai tassi di interesse nei prossimi mesi. Un dollaro più forte e, dunque, un euro più debole potrebbero fare tornare a crescere le spinte inflazionistiche anche in Europa. Nonostante tutto ciò, come fa notare Vito Lops sul “Sole 24 Ore”, negli ultimi giorni, nove indici azionari hanno battuto ogni record: com’è stato possibile? Il ruolo dei riacquisti azionari Lops individua nei buyback una delle ragioni fondamentali. Le operazioni di buyback consistono in riacquisti azionari effettuati da parte delle società emittenti. Portano con sé alcuni vantaggi, tra i quali – spiega sempre Lops – l’aumento di un indicatore, ossia l’utile per azione (“Earnings per Share – EPS”): ciò accade perché gli utili vengono messi in rapporto con un numero di azioni inferiore, dacché una parte di quelle azioni è stata riacquistata dall’azienda emittente. I vantaggi legati al buyback Tra gli altri vantaggi connessi al riacquisto azionario ci sono le remunerazioni che ciò offre agli azionisti e il segnale di fiducia che questa operazione offre ai mercati: da un lato, infatti, diminuisce il numero di azioni circolanti e ciò aumenta il prezzo di quelle rimaste; dall’altro lato, il segnale che dà un’azienda che acquista le sue stesse azioni può essere interpretata come il fatto di credere nel proprio business. Oltre a tutto ciò, si può aggiungere il fatto che i riacquisti azionari forniscono ai mercati anche notevoli quantità di liquidità. Le due fonti oggi di liquidità per i mercati Come spiga Lops, dunque, i buyback sono una fonte di liquidità per i mercati finanziari, a cui va aggiunta però una ulteriore fonte di liquidità, ossia i deficit dei bilanci pubblici; in altre parole, la forte componente di spesa pubblica, che immette denaro nell’economia. Se da una parte, dunque, le banche centrali tengono alti i tassi di interesse proprio con lo scopo di drenare la liquidità, dall’altra parte, la spesa pubblica e i riacquisti azionari compensano l’azione delle banche centrali. Come spiega Lops, questa dinamica spiega oggi, pertanto, almeno in parte, i risultati da record dei mercati azionari. Ti potrebbero interessare anche: Tassi, USA ed Europa a velocità diverse, ma attenzione ai rischi Prospettive di investimento se il mercato resterà toro Il dollaro forte può essere un problema anche per le aziende USA: le ripercussioni sui titoli

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Tassi, USA ed Europa a velocità diverse, ma attenzione ai rischi

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  • Titoli di Stato, Spread e Tassi di i
Scritto il 09.05.2024

È possibile che a giungo la Banca Centrale Europea operi un primo taglio ai tassi di interesse, mentre invece sembra sempre meno probabile che la Fed di Jerome Powell taglierà i tassi prima delle elezioni di novembre o addirittura prima della fine di quest’anno. I dati economici degli USA rendono sempre meno probabile un taglio dei tassi nei prossimi mesi I dati economici degli Stati Uniti fanno pensare a un numero sempre maggiore di analisti e osservatori che il taglio dei tassi da parte della Federal Reserve potrebbe verificarsi dopo le elezioni di novembre o anche non prima dell’inizio del 2025. Gli ultimi dati segnalavano un rallentamento dell’economia, con una crescita del PIL (al di sotto delle aspettative) pari all’1,6% e un aumento del tasso di disoccupazione dal 3,8% di marzo al 3,9% di aprile (un anno fa, il tasso di disoccupazione era al 3,4%). Nel frattempo, l’inflazione è tornata ad accelerare: il Consumer Price Index è cresciuto a marzo dello 0,4%. L’inflazione europea non è così lontana dal target fissato dalla BCE Se si guarda all’inflazione di fondo, negli Statu Uniti la cifra è del 3,8%, in Europa del 2,9%. Come spiega Jumana Saleheen, Chief Economist di Vanguard Europe, le cui considerazioni sono state riportate sulla “Stampa” in un articolo di Sandra Riccio, le aspettative sono che l’inflazione in Europa possa raggiungere il target del 2% fissato dalla BCE entro la fine di quest’anno. Ciò che si potrebbe verificare – come emerge dalle parole di Saleheen – è che la BCE cominci ad abbassare i tassi anticipatamente rispetto alla Fed. I rischi di due velocità nelle politiche monetarie di USA ed Europa Se a giugno la BCE opererà il primo taglio dei tassi, si verificherà dunque una divergenza delle politiche monetarie tra USA ed Europa. Saleheen non nasconde però che questa situazione potrebbe portare con sé alcuni rischi. Ad esempio, i tassi più elevati negli Stati Uniti potrebbero mettere pressione sulla valuta europea. Se in questa situazione si aggiunge il fatto che l’Europa è importatrice di materie prime (industriali ed energetiche), le quali peraltro hanno come maggiore valuta di riferimento il dollaro, allora è possibile che l’inflazione possa tornare a riaffacciarsi anche in Europa. Ti potrebbero interessare anche: Il dollaro forte può essere un problema anche per le aziende USA: le ripercussioni sui titoli Il rischio di inflazione per un nuovo ciclo rialzista delle materie prime è reale?

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Esportazioni, importazioni e immobiliare: gli investimenti in Cina possono tornare interessanti?

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 09.05.2024

Come leggere i nuovi dati economici e alcune notizie riguardanti il mercato immobiliare in Cina? Un ritorno della fiducia da parte degli investitori può essere giustificato? Crescono le esportazioni, ma soprattutto le importazioni I nuovi dati economici sulla Cina mostrano un aumento delle esportazioni ad aprile dell’1,5%. Questo dato era in linea con le aspettative delle proiezioni di Reuters. Un dato invece sorprendente ha riguardato le importazioni, cresciute dell’8,4%, ben al di sopra delle aspettative (4,8%). A trainare questo dato sono state le importazioni dagli Stati Uniti, cresciute del 9%, mentre le esportazioni sono calate del 3%. Nonostante ciò, gli Stati Uniti restano il primo partner commerciale cinese, come si legge nell’articolo di Evelyn Cheng su “CNBC”. Dinamiche dell’import-export Anche le esportazioni in direzione dell’Europa sono diminuite. Crescono invece dell’8% le esportazioni in direzione del gruppo di Paesi raccolti sotto l’acronimo ASEAN. Come si legge ancora nell’articolo si Cheng, restano in aumento le esportazioni di automobili, di schermi a cristalli liquidi e di dispositivi per la casa. Scendono invece le esportazioni di cellulari e navi. Crescono invece le importazioni di petrolio, gas naturale, acciaio, plastica, medicine e componenti per l’elaborazione automatica dei dati. Prodotti che arrivano comunque dalla Cina Come si legge nell’articolo di Cheng, Nomura sottolinea però il dato relativo al calo delle esportazioni negli Stati Uniti andrebbe forse integrato col fatto che molte delle importazioni negli Statu Uniti arrivano comunque da fabbriche cinesi presenti in altri Paesi o da prodotti che hanno comunque origine in Cina. Hangzhou toglie delle importanti restrizioni sull’acquisto di nuove case: un modello per l’intera Cina? Nel frattempo, proseguono i tentativi di fare ridecollare il mercato immobiliare cinese. Uno degli ultimi tentativi è stato fatto nella città di Hangzhou: il governo locale ha deciso che non sottoporrà più a esame gli acquirenti di nuove case (misura che serviva a contrastare la speculazione edilizia). La domanda, in città, che è una dei centri più dinamici della Cina, è diminuita, sicché i prezzi per le nuove case sono cresciuti soltanto dell’1% negli ultimi dodici mesi. La fine delle restrizioni riguardanti l’acquisto di nuove case, spiega Yan Yuejin, analista di E-house China Research and Development Institute, potrebbe fungere da modello anche per altre città (lo si legge in un articolo di Reuters di Liangping Gao e Ryan Woo).   Ti potrebbero interessare anche: Yen in caduta sul dollaro: quali conseguenze e che cosa pensa di fare il Giappone? Perché gli investitori dovrebbero considerare anche l'estremo oriente?

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Il 37% dei fondi attivi non raggiunge i dieci anni: qual è il problema?

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  • Fondi Comuni di Investimento
Scritto il 08.05.2024

Alcuni dati mostrano che sempre meno fondi gestiti attivamente riescono a raggiungere la durata di dieci anni: ma come mai questo accade? Sempre meno fondi di investimento attivi raggiungono i dieci anni di vita Sempre meno fondi raggiungono i dieci anni di età. Lo mostra uno studio del Boston Consulting Group riportato anche dalla rivista “FONDS Professionell”. Nel 2010, la quota di fondi che ha raggiunto i dieci anni di età è stata del 60%, mentre nel 2015 è calata al 42% e nel 2023 al 37%. Ma che cosa può spiegare numeri come questi? La concorrenza esercitata dai fondi passivi Uno dei problemi che hanno oggi i fondi passivi è la concorrenza esercitata dai fondi ETF, che sono percepiti come prodotti finanziari trasparenti e a cui è facile accedere. I fondi passivi hanno altresì il vantaggio di godere di bassi costi di commissione. Se si aggiungono le difficoltà da parte dei fondi attivi di battere il benchmark si capisce perché la gestione attiva sia oggi sfidata più che mai da quella passiva. Un problema di bassa redditività Il Boston Consulting Group sottolinea che uno dei problemi fondamentali dei fondi attivi è la bassa redditività. L’aumento dell’attività dell’asset management nasconde in qualche modo questo problema, dacché il fatturato risulta in crescita (+0,2%), ma gli utili sono in calo. Questa analisi – si legge sempre su “FONDS Professionell” è in linea peraltro con l’analisi anche della società McKinsey per quanto concerne l’industria dei fondi dell’area geografica dell’Europa occidentale. Strategie possibili per rilanciare i fondi attivi Ma quali sono le soluzioni possibili per l’industria dei fondi attivi? Il Boston Consulting Groupn individua almeno tre possibili strategie per rilanciare la gestione attiva: l’allargamento dei confini dei prodotti di investimento (ad esempio, mediante una maggiore inclusione dei prodotti di investimento alternativi), la personalizzazione dei servizi offerti, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale (che può aiutare a migliorare la produttività). Ti potrebbero interessare anche: Cosa sono i fondi comuni d’investimento? Cos'è la spesa corrente, il costo e la commissione di un fondo? Cosa sono gli ETF e come funzionano Dal glossario: Benchmark

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Disney e Ferrari: bene alcuni dati sugli utili, ma giù i titoli in borsa

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 08.05.2024

Due importanti aziende, Disney e Ferrari, hanno pubblicato alcuni dati economici positivi, ma altri dati non hanno convinto i mercati, sicché il loro titolo in borsa è sceso. Disney+, Hulu e settore “esperienze” in crescita Il grande colosso statunitense dell’intrattenimento e dello spettacolo Disney ha registrato una dura correzione al ribasso ieri in borsa: un calo del valore dei titolo del 9,5%. Questo è accaduto nonostante alcuni dati siano positivi: Disney+ e Hulu, i servizi di streaming che mirano a fare concorrenza a Netflix (giudicata come modello di servizio di streaming), hanno generato dei profitti per la prima volta positivi; allo stesso tempo, anche l’area denominata “esperienze”, che (per capirsi) comprende anche i parchi a tema, ha registrato dei risultati positivi, ossia un aumento dei ricavi del 12% (2,3 miliardi di dollari), se confrontati con quelli di un anno fa. Deludono i risultati complessivi dello streaming ma anche della televisione Come fa notare Paolo M. Alfieri sul quotidiano “Avvenire”, tuttavia, per spiegare il calo del titolo in borsa vanno presi in considerazione degli ulteriori dati, come il calo dei profitti televisivi (i profitti operativi sono scesi in un anno del 22%). Anche uno sguardo di insieme sull’attività dello streaming (comprendendo cioè anche servizi come Espn+) mostra un quadro ridimensionato, con perdite complessive di 18 milioni di dollari. Non stupisce allora che in borsa il titolo abbia registrato una simile correzione al ribasso. Del resto, è stato lo stesso CEO di Disney, Bob Iger, a definire il percorso dell’azienda verso i profitti come “non lineare”. Ferrari: gli utili cresciti, anche se la redditività delude un po’ le borse Ancora più difficile però sono da spiegare i risultati della casa automobilistica Ferrari. I risultati della trimestrale indicano ricavi in crescita di poco meno dell’11% rispetto all’anno precedente (1,58 miliardi di euro) e un utile netto in crescita del 19% (352 milioni di euro). Perché, dunque, il titolo in borsa ha ceduto il 4,7% circa? Come scrive su “MilanoFinanza” Andrea Boeris, i mercati hanno probabilmente accolto negativamente i risultati di redditività indicati dai parametri dell’ebitda margin  e dell’ebit margin, al di sotto delle aspettative. Ti potrebbero interessare anche: Prospettive di investimento se il mercato resterà toro Apple prova a riconquistare la fiducia dei mercati Stellantis, Volkswagen e Mercedes: profondo rosso in borsa

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Yen in caduta sul dollaro: quali conseguenze e che cosa pensa di fare il Giappone?

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 07.05.2024

Lo yen ha perso molto terreno nei confronti del dollaro ed è possibile che il governo giapponese sia intervenuto e interverrà ancora per rimediare a un’eventuale ulteriore discesa del valore. La tendenza al ribasso della valuta giapponese Lo yen ha imboccato un trend che la valuta giapponese a valere sempre meno nei confronti del dollaro. Benché nelle ultime ore abbia registrato un rimbalzo (un dollaro era arrivato a valere 160 yen), dall’inizio dell’anno a oggi, il valore unitario di un dollaro è passato da poco più di 140 yen agli attuali 154; all’inizio del 2020, invece, il valore unitario di un dollaro era inferiore ai 110 yen. Come scrive Alessandro Lubello su “Internazionale”, proprio nei confronti del dollaro, la valuta giapponese ha perso l’11% dall’inizio di quest’anno e un terzo del proprio valore dal 2021 a oggi. Il possibile riacquisto di valuta da parte di Tokyo Come scrive Lubello sulla rivista "Internazionale" che riprende a tale proposito un articolo pubblicato dal “Financial Times” dietro il rimbalzo della valuta potrebbe esserci un riacquisto di yen voluto proprio dal governo giapponese. Stando a un post su X di Brad Setser, economista statunitense del Council on foreign relations (menzionato sempre da Lubello), il Giappone avrebbe dunque comprato grandi quantità di yen adoperando quantità di valute straniere in suo possesso e comprate in un momento più favorevole per il cambio. Le diverse politiche monetarie della Federal Reserve e della Bank of Japan Una delle ragioni che spiegano la traiettoria discendente dello yen è la differenza tra le politiche monetarie degli Stati Uniti e del Giappone: la Federal Reserve ha alzato notevolmente i tassi di interesse, mentre la Bank of Japan si è limitata ad alzarli appena al di sopra dello 0% (tra lo 0% e lo 0,1%). Uno yen debole, del resto, favorisce le esportazioni e il turismo ma, com’è noto, significa maggiori costi per le importazioni. E il Giappone ha un gran bisogno di materie prime, dall’energia ai beni alimentari, di cui è importatore netto. I problemi demografici ed economici del Giappone Come spiega Lubello, il Giappone soffre oggi di problemi economici che però sono difficili da risolvere mediante politiche di sostegno all’economia o monetarie: il Paese è in crisi demografica, con una popolazione in diminuzione e sempre più anziana, e continua ad avere il debito pubblico più alto al mondo (263% rispetto al PIL). Inoltre, dal punto di vista del PIL, il Giappone rischia di venire superato dall’India nel 2025: le previsioni del Fondo Monetario Internazionale parlano di un PIL indiano di poco inferiore ai 4.340 miliardi di dollari, contro un PIL del Giappone fermo a 4.310 miliardi di dollari; in questo caso, il Giappone scenderebbe a quinta potenza economica mondiale. Ti potrebbero interessare anche: Quello che pensa Warren Buffett di Apple, dell'intelligenza artificiale e non solo Mercato finanziario unitario in Europa: proposte, vantaggi e ostacoli Prospettive di investimento se il mercato resterà toro

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Quello che pensa Warren Buffett di Apple, dell'intelligenza artificiale e non solo

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 07.05.2024

Che cos’è emerso dal meeting annuale di Berkshire Hathaway, la grande società finanziaria guidata da Warren Buffett? Che cos’ha detto Warren Buffett a proposito di Apple? Nel corso del meeting annuale di Berkshire Hathaway, il fondatore della società Warren Buffett ha spiegato che il business di Apple è persino migliore di quello della Coca Cola e di American Express. Queste tre aziende (ed Apple resta in testa) rappresentano alcuni dei maggiori investimenti del portafoglio del conglomerato finanziario. E però recentemente Buffett aveva venduto circa il 13% della sua storica partecipazione ad Apple. Tuttavia, ha chiarito Buffett, ciò non è accaduto per ragioni riguardanti il business in sé di Apple, bensì più per ragioni di natura fiscale. Del resto, tra il pubblico presente nella Chi Health Center di Omaha, città natale di Buffett in Nebraska, c'era anche il CEO di Apple, Tim Cook. Buffett mette in guardia dai rischi dell’intelligenza artificiale Buffett si avvia verso la conclusione della sua carriera, sicché non stupisce che al suo fianco fosse seduto Greg Abel, che è stato designato come suo successore nella guida di Berkshire Hathaway. Nondimeno, Buffett si è espresso su un tema di grande attualità, oggi, ossia l’intelligenza artificiale: ha parlato della pericolosità di questa tecnologia, di cui si fatica a capire il meccanismo di funzionamento, ma che è in grado di creare dei deep-fake molto convincenti, che potrebbero ingannare moltissime persone; è questo uno dei motivi che ha spinto Buffett a paragonare l’intelligenza artificiale a un'arma nucleare. Le dimensioni di Berkshire Hathaway e il ricordo di Charlie Munger L’azienda fondata da Warren Buffett conta oggi su una liquidità di poco meno di 189 miliardi di dollari e un valore complessivo degli investimenti di 364 miliardi di dollari. Il 60% degli investimenti è concentrato in quattro aziende: Apple, Bank of America, American Express, Coca Cola e Chevron. Buffett ha colto anche l’occasione per prendersi la responsabilità della scelta di avere venduto le azioni della Paramount Global (azioni che erano in perdita). Il meeting è stata anche l’occasione per ricordare il cofondatore di Berkshire Hathaway, Charlie Munger, morto l’anno scorso. Ti potrebbero interessare anche: Prospettive di investimento se il mercato resterà toro Apple prova a riconquistare la fiducia dei mercati Azioni: i prezzi sono giustificati? Dove cercare delle opportunità?

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Mercato finanziario unitario in Europa: proposte, vantaggi e ostacoli

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 06.05.2024

Un mercato unico dei capitali in Europa potrebbe portare dei vantaggi sia aumentando il bacino della raccolta dei risparmi, sia semplificando le operazioni e i costi legati agli investimenti. Tuttavia, si tratta di un esito che ha di fronte a sé alcuni ostacoli da superare. Un mercato limitato dalla frammentazione interna tra Stati L’Europa deve affrontare già oggi una serie di sfide particolarmente impegnative, dalla guerra in Ucraina alla transizione energetico. Per farlo, una dei punti fondamentali è l’impiego delle risorse economiche necessarie. Ma dove trovare tutti questi soldi? Una risposta potrebbe essere questa: sul mercato dei capitali. Il problema, però, come spiega Beda Romano sul “Sole 24 Ore” è che il mercato europeo non esprime ancora forse tutte le sue potenzialità, dacché risulta frammentato in ventisette mercati diversi, ciascuno dei quali con prodotti specifici, regole nazionali, nonché autorità di vigilanza e tassazioni differenti Paese per Paese. Interessi privati e nazionali in contrasto l’unione del mercato dei capitali Come spiega Romano, esistono delle ragioni che possono spiegare il fatto che finora non si sia costituito ancora, in Europa, un mercato unico dei capitali: si va dal fatto che gli Stati hanno voluto mantenere un qualche grado di autonomia nel controllo dei mercati finanziari nazionali, alle possibilità per l’arbitraggio di sfruttare le differenze tra i diversi Paesi. Inoltre, alcuni Paesi, come il Lussemburgo e l’Irlanda, che – come spiega anche Romano – traggono grandi profitti dall’industria finanziaria, temono che un’unificazione del mercato dei capitali significherebbe un minore controllo sui propri mercati. È possibile arrivare a un’unione dei capitali? E se sì, come? Ma quali sono in concreto le strategie praticabili per arrivare a un’unione del mercato dei capitali? Un modo (ad esempio quello proposto da due documenti, il primo realizzato da Enrico Letta e il secondo fatto realizzare da Christian Noyer, che è stato l’ex presidente della Banque de France) potrebbe consistere nell’emissione di prodotti europei semplificati rispetto a quelli finora messi sul mercato (Romano fa l’esempio dei PEPP). Inoltre, un passo decisivo potrebbe essere l’accentramento europeo dell’attività di vigilanza sui mercati, segnatamente con l’accrescimento dei poteri della ESMA. Tuttavia, Romano non nasconde che questo accentramento ha di fronte a sé almeno due ostacoli: gli interessi di alcuni investitori privati da una parte, e le rivendicazioni di un maggiore controllo da parte degli Stati nazionali dall’altra. Ti potrebbero interessare anche: Prospettive di investimento se il mercato resterà toro Stellantis, Volkswagen e Mercedes: profondo rosso in borsa Azioni: i prezzi sono giustificati? Dove cercare delle opportunità?

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