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Lancio in borsa di Reddit e (forse) di Telegram, due IPO molto attese

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 13.03.2024

Il 20 marzo Reddit arriverà sulla borsa di New York. Nel frattempo, anche il fondatore di Telegram sta pensando di portare la sua società verso una IPO. Il mercato delle IPO attende la quotazione di Reddit Se un’azienda possiede i requisiti necessari, uno dei modi che ha per trovare finanziamenti è la quotazione in borsa. Il mercato delle nuove quotazioni in borsa, ossia delle quotazioni pubbliche iniziali (IPO), ha risentito negli ultimi due anni di una situazione di crescente incertezza, di aumento del costo del denaro e di una contrazione dei mercati azionari. Il mercato delle IPO quest’anno però sarà caratterizzato da una quotazione molto attesa e importante, che avverrà il 20 marzo: l’IPO di Reddit. Azioni e obbiettivo di prezzo di Reddit Questo social network, nato nel 2005, ha superato il 2023 ottenendo dei ricavi pubblicitari pari a 800 milioni di dollari. La raccolta di investimenti che ci si aspetta per l’IPO di Reddit è di 750 milioni di dollari. Questa operazione prevede la distribuzione di ben 22 milioni di azioni che, nelle previsioni, dovrebbero avere un prezzo tra i 31 e i 34 dollari. Complessivamente, la società ha come obbiettivo raggiungere il valore di circa 6,5 miliardi di dollari. IPO: un mercato in crisi negli ultimi due anni Come scrive Alessandro Patella su “Wired”, l’obbiettivo della valutazione è decisamente inferiore rispetto alla valutazione privata della società, avvenuta nel 2021, e pari a 10 miliardi di dollari. Come fa notare Patella, per spiegare questa differenza, basterebbe però ricordare che dal 2021 a oggi il mercato delle IPO ha subito un forte ridimensionamento, sicché nel contesto delle IPO molte aziende hanno dovuto abbassare i loro target di valutazione rispetto alle loro concorrenti già presenti sul mercato. Telegram: verso la quotazione in borsa? Nel frattempo, sembra che anche Telegram si avvicini sempre di più a una IPO. Nel corso di un’intervista rilasciata al Financial Times, il fondatore Pavel Durov ha spiegato che la sua azienda conta oggi 900 milioni di utenti, potrebbe presto a raggiungere la redditività e che è stata valutata circa 30 miliardi di dollari; sulla base di questi punti di forza è stato Durov stesso a dire al Financial Times di considerare la possibilità di una IPO. Ti potrebbero interessare anche:   Mercati azionari, l'Europa batte gli USA: com'è possibile? I tagli della Fed offrono delle prospettive di crescita anche per i mercati emergenti Bond cinesi, Apple, Brembo: le novità sui mercati di questa settimana

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Inflazione USA: come leggere i dati e quali conseguenze sui tassi di interesse?

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  • Titoli di Stato, Spread e Tassi di i
Scritto il 13.03.2024

Sono stati pubblicati i dati sull’inflazione negli Stati Uniti a febbraio: ma perché sono così importanti e in che modo possono condizionare l’andamento dei mercati finanziari? I dati sull’inflazione USA a febbraio Negli Stati Uniti, l’inflazione è cresciuta tra gennaio e febbraio: da +3,1% a +3,2%. Come scrive lo U.S. Bureau of Labor Statistics, l’indice dei prezzi al consumo CPI-U (Consumer Price Index for All Urban Consumers) ha registrato una crescita mensile dello 0,4%, un’accelerazione rispetto alla crescita mensile di gennaio (+0,3%). A sostenere la crescita dei prezzi sono stati soprattutto i prezzi degli alloggi e della benzina: soltanto questi beni – spiega ancora lo U.S. Bureau of Labor Statistics – hanno contribuito al 60% degli incrementi. L’inflazione e la Federal Reserve I dati sull’inflazione negli Stati Uniti sono importanti perché hanno un’influenza diretta sulla traiettoria delle politiche monetarie della Federal Reserve (Fed). Ma in che modo questi ultimi dati potrebbero avere un’influenza sulle decisioni della banca centrale USA? Confermata l’idea di un primo taglio dei tassi non prima di giugno Come si legge sulla BBC, gli ultimi dati hanno molto probabilmente rafforzato l’idea dei dirigenti della Fed di spostare il primo taglio dei tassi di interesse da marzo a giugno. Benché alcuni analisti abbiano fatto notare che questo aumenti dei prezzi potrebbe essere legato a “un aggiustamento stagionale dei prezzi”, il target di inflazione del 2% non può ancora dirsi stabilmente raggiunto. E se l’inflazione scendesse meno del previsto? E se l’inflazione continuasse a crescere o rimanere intorno a questi livelli anche nel corso dei prossimi mesi? La BBC riporta a tale proposito l’opinione di Seema Shah, chief global strategist di Principal Asset Management: secondo Shah, dei dati negativi sull’inflazione potrebbero persino arrivare a fare posticipare il taglio dei tassi nella seconda metà del 2024. Non bisogna dimenticare peraltro – come si continua a leggere sulla BBC – che negli Stati Uniti questo è un anno elettorale e, nonostante i buoni risultati economici, l’inflazione potrebbe essere un problema soprattutto per l’attuale presidente in carica, Joe Biden che, come si sa, cercherà di farsi rieleggere. Leggi anche: Inflazione, stagflazione e deflazione Che cosa sono i tassi d’interesse?

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Fattori chiave del mercato obbligazionario nel breve termine

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  • Obbligazioni - investimenti obbligaz
Scritto il 12.03.2024

Le politiche monetarie delle banche centrali hanno riportato l’attenzione dei risparmiatori sui mercati obbligazionari, dacché i bond hanno cominciato a offrire dei rendimenti mediamente elevati, soprattutto se raffrontati coi dati dell’ultimo decennio. Sul portale “Lamiafinanza.it”, Marco Giordano, Investment Director Wellington Management, indica alcuni fattori chiave da tenere in considerazione per quanto concerne gli investimenti obbligazionari nei prossimi mesi. BCE e Fed: primo taglio dei tassi per l’estate? Il primo fattore chiave è rappresentato naturalmente dalle politiche monetarie delle banche centrali. A differenza di quanto previsto dai mercati finanziari, la Banca Centrale Europea e la Federal Reserve hanno rimandato il taglio dei tassi previsto nel primo trimestre; si parla di un primo taglio dei tassi a primavera inoltrata o, più probabilmente, all’inizio dell’estate. Il motivo è che le banche centrali sono preoccupate dal fatto che un taglio dei tassi eccessivo potrebbe fare riemergere l’inflazione. Crescita in Europa e diminuzione degli spread per il credito europeo investment-grade Un altro fattore chiave è la traiettoria dell’economia delle diverse aree del mondo. Giordano parla di un rallentamento della crescita americana e di un inversione di tendenza in positivo (stando ai dati dello Europa Economic Surprise Index di Citi), nonostante le difficoltà attraversate dalla maggiore economie del continente, ossia la Germania. Si tratta di dinamiche che tendono altresì a fare restringere gli spread del credito in Europa, soprattutto nel segmento investment-grade. Prospettive positive per l’UK, caute per la Cina Una sorpresa positiva arriva anche dal Regno Unito, dove la disoccupazione è al minimo da 50 anni. Come scrive Giordano, ciò potrebbe influire sulle Bank of England, che potrebbe decidersi per un allentamento delle politiche fiscali. Nel frattempo, anche la Cina ha abbassato i tassi di interesse o, meglio, i tassi di riferimento sui prestiti per cercare di ridare fiato all’economia, su cui grava la crisi del mercato immobiliare e un livello dei consumi inaspettatamente basso. Giappone: politica monetaria espansiva verso la fine? Un ultimo elemento menzionato da Giordano riguarda le prospettive dei tassi di interesse in Giappone: nonostante l’inflazione sia in calo (grazie ai margini di profitto delle aziende e al loro pricing power), resta al di sopra del 2%; anche in vista del prossimo aumento salariale previsto in seguito alle contrattazioni sindacali, secondo Giordano è probabile che la Bank of Japan stabilisca di porre fine alla politica espansiva degli ultimi otto anni e alzare i tassi di interesse. Ti potrebbero interessare anche: BCE: il primo taglio ai tassi arriverà con l'estate? Alla ricerca di rendimenti nei titoli di Stato di Germania, Stati Uniti, Italia e Spagna Qual è la migliore asset allocation nel caso di un taglio ai tassi di interesse?

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Mercati azionari, l'Europa batte gli USA: com'è possibile?

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 12.03.2024

È probabile che non tutti saprebbero rispondere correttamente a questa domanda: dall’inizio di quest’anno è stato l’indice borsistico americano Dow Jones o quello europeo Euro Stoxx 50 a ottenere le performance migliori? La risposta è che i risultati migliori sono stati ottenuti dall’Euro Stoxx 50, cresciuto circa del 9,2% dall’inizio dell’anno, contro l’incremento del 2,8% del Dow Jones nello stesso arco di tempo. Nel 2023 il PIL USA è cresciuto di più rispetto a quello europeo Questi dati potrebbero sorprendere, dacché l’Europa sta attraversando una fase economica più difficile rispetto agli Stati Uniti: la crescita europea è stata nel 2023 dello 0,6%, mentre negli Stati Uniti del 2,5%. Sul portale “ExtraETF”, Thomas Brummer ha provato a spiegare questo fenomeno, intervistando tre esperti del settore: Nermin Aliti, Responsabile Fund Advisory presso LAUREUS AG PRIVAT FINANZ, Altan Cantürk, analista presso il broker online XTB e Philipp Paulus, analista di ricerca presso Do Investment. La valutazione favorevole delle azioni europee dello Stoxx 50 Aliti fa notare che l’indice europeo Stoxx 50 è caratterizzato da dei rapporti prezzo/rendimenti molto inferiori rispetto all’indice americano: 15 contro 24. In altre parole, le azioni europee partono da prezzi molto più convenienti rispetto alle azioni statunitensi. Anche Cantürk sottolinea l’importanza dei prezzi inferiori della azioni europee (in questo favorite da un dollaro molto forte), così come anche la presenza di azioni che distribuiscono dividendi più elevati. Performance di alcune delle aziende più rilevanti degli indici a confronto Paulus scende un po’ più nel dettaglio per quanto riguarda la composizione dell’indice e fa notare che tre aziende sono state responsabili del 20% delle performance dell’Euro Stoxx 50: SAP, ASML e LVMH. Le prime due aziende hanno beneficiato del grande successo attuale del settore tecnologico, in particolare per quanto riguarda i semiconduttori; LVMH, dal canto suo, ha cominciato l’anno con buoni risultati. Negli Stati Uniti, invece, UnitedHealth ha conseguito dei risultati negativi (-12% dall’inizio dell’anno), e dato il suo peso nella composizione dell’indice (8%) ne ha certamente frenato la crescita. Resta impossibile fare delle previsioni precise Resta il fatto che, pur individuando alcuni dei fattori più importanti da considerare quest’anno (dai tassi all’andamento delle economie), i fattori di incertezza e la complessità dei mercati fanno sì che nessuno dei tre esperti formuli delle previsioni precise. Pertanto, spiega Aliti, non è possibile fare una previsione esatta in modo serio. Ti potrebbero interessare anche: Borsa italiana da record, ma investirci resta ancora conveniente: quali prospettive? Alla ricerca di rendimenti nei titoli di Stato di Germania, Stati Uniti, Italia e Spagna Qual è la migliore asset allocation nel caso di un taglio ai tassi di interesse?

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I tagli della Fed offrono delle prospettive di crescita anche per i mercati emergenti

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 11.03.2024

I mercati emergenti potrebbero beneficiare nei prossimi mesi dei primi tagli ai tassi di interesse da parte della Federal Reserve. Vediamo un po’ più da vicino in che modo. Fattori di sostegno dei mercati emergenti Come si può leggere sulla rivista “FONDS Professionell”, l’amministratore delegato del gestore degli investimenti Eurizon SLJ Capital, Stephen Li Jen, è ottimista per quanto riguarda i mercati emergenti. Tre sono i fattori che indica come positivi in questo senso: delle valutazioni convenienti, delle prospettive di crescita per la Cina e, soprattutto per quanto riguarda il reddito fisso, la prospettiva di una politica monetaria statunitense meno restrittiva. I benefici dell’allentamento delle politiche monetarie Li Jen individua nelle politiche monetarie statunitensi uno dei fattori di sostegno più importanti, per quanto concerne il reddito fisso nei mercati emergenti. La prospettiva dell’inizio di una serie di tagli ai tassi di interesse da parte della Federal Reserve significa almeno due cose: da un lato, un dollaro più debole, dall’altro la prosecuzione più probabile di un allentamento delle politiche monetarie anche da parte delle banche centrali di alcuni dei Paesi emergenti. Politiche disinflazionistiche e contenimento del debito pubblico L’amministratore delegato del gestore degli investimenti Eurizon SLJ Capital guarda con interesse soprattutto quei Paesi che mostrano un profilo migliore dal punto di vista delle politiche disinflazionistiche e di contenimento del debito pubblico. A tale proposito, Li Jen menziona il Sud Africa, il Messico e il Brasile. Le sue prospettive sono positive anche per quanto riguarda l’Indonesia: benché le politiche monetarie siano più espansive che altrove, ciò sembra possa avere un effetto positivo sul mercato del credito. Prospettive sui mercati azionari dei Paesi emergenti Nell’analisi di Li Jen, però, compaiono anche le prospettive sulle azioni, che potrebbero beneficiare a) dei tassi di crescita di alcuni dei Paesi emergenti e b) di un indebolimento del dollaro. C’è inoltre il vantaggio che possono offrire le differenze di valutazione, benché come spiega Li Jen siano talmente diverse tra loro da imporre l’obbligo di un approccio selettivo. Dal punto di vista del mercato azionario, dunque, sono molti i Paesi che Li Jen indica come interessanti: India e Indonesia per ragioni monetarie, demografiche e di spostamenti della produzione (ma anche Brasile e Messico); oltre a questi Paesi, Li Jen menziona la Corea del Sud e Taiwan, dacché importanti produttori di prodotti tecnologici legati a settori che stanno crescendo molto rapidamente, come ad esempio (per Taiwan) i semiconduttori.    Ti potrebbero interessare anche: Borsa italiana da record, ma investirci resta ancora conveniente: quali prospettive? BCE: il primo taglio ai tassi arriverà con l'estate? Alla ricerca di rendimenti nei titoli di Stato di Germania, Stati Uniti, Italia e Spagna

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Borsa italiana da record, ma investirci resta ancora conveniente: quali prospettive?

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 11.03.2024

La Borsa italiana, segnatamente il Ftse Mib, cresce. Ma, nonostante ciò, i margini di crescita restano elevati. Borsa italiana: la migliore negli ultimi diciotto mesi Come fa notare Maximilian Cellino sul “Sole 24 Ore”, il Ftse Mib è cresciuto del 62% negli ultimi diciotto mesi. Si tratta di una cifra che batte alcuni dei listini borsistici più grandi al mondo, come mostra una tabella riportata nel medesimo articolo: la Borsa italiana è cresciuta di più anche rispetto ai due indici statunitensi Nasdaq Comp. e S&P 500, ma ha fatto meglio anche del tedesco DAX, dell’inglese FTSE 100, dell’Eurostoxx 50 e del benchmark globale Msci World. Resta elevato il margine (relativo) di crescita del Ftse Mib Come si legge ancora nell’articolo di Cellino – che menziona a tale proposito uno studio di Intesa San Paolo attraverso un modello denominato Implied MediumTerm Growth – la Borsa italiana possiede ancora dei margini di crescita. Ciò è dovuto precipuamente alla natura della sua composizione, dato che la quota maggioritaria è detenuta da banche, società finanziarie, energetiche e di telecomunicazione; una quota minoritaria, invece, è quella detenuta dalle società normalmente quotate con valutazioni più elevate, come le società tecnologiche. I primi tagli ai tassi potrebbero indebolire la crescita dell’indice italiano Come sottolineano gli esperti, questa situazione presenta sia dei vantaggi sia degli svantaggi. Da una parte, come accennato, la Borsa italiana, nonostante il rally ha ancora dei margini di crescita. Dall’altra parte, però, la composizione dell’indice borsistico potrebbe rappresentare in un certo senso un problema: nel corso del 2023, infatti, le banche e le società finanziarie hanno registrato un importante crescita del business grazie al rialzo dei tassi di interesse, mentre proprio nel corso del 2024 ci si aspettano i primi tagli ai tassi di interesse. Il rally generale dei mercati (e non solo): ma quanto durerà? La crescita della Borsa italiana non è però un’eccezione: al contrario, come fa notare Morya Longo, sempre sul “Sole 24 Ore”, molti tra i maggiori indici borsistici hanno raggiunto il loro massimo di sempre, da quelli statunitensi, passando per il Nikkei e il DAX. Un massimo condiviso anche da beni tradizionalmente slegati dal mercato azionario, come ad esempio l’oro. O più legati: come i Bitcoin. Uno dei motivi che potrebbe spiegare questo ciclo rialzista – spiega Longo – è che, nonostante le politiche monetarie restrittive, la liquidità circolante (basta pensare alle politiche monetarie espansive di Cina e Giappone) resta elevata. Ma attenzione, conclude Longo, che menziona a tale proposito il parere del responsabile degli investimenti di Frame Asset Management, Michele De Michelis: alcuni segnali potrebbero fare pensare a una crescita della prudenza tra gli operatori del mercato e a una fine imminente di questa fase toro dei mercati. Ti potrebbero interessare anche: BCE: il primo taglio ai tassi arriverà con l'estate? Il prezzo dell'oro batte ogni record: ma come mai così in anticipo sul taglio ai tassi? Dal glossario:  Benchmark

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BCE: il primo taglio ai tassi arriverà con l'estate?

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Scritto il 08.03.2024

Come annunciato nella conferenza stampa ufficiale, nel corso della sua ultima riunione la Banca Centrale Europea (BCE) non solo non ha modificato i tassi di interesse ma non ha nemmeno dato indicazioni precise sulla traiettoria dei tassi nei prossimi mesi. La BCE lascia invariati i tassi di interesse La BCE mantiene per ora i tassi invariati: 4,5% sui rifinanziamenti principali, 4,75% sui prestiti marginali e 4% sui depositi. Il Consiglio direttivo, di fatto, ha mantenuto invariata anche la sua linea comunicativa: la priorità è riportare l’inflazione al target del 2% e le politiche monetarie saranno guidate sulla base dei dati più aggiornati rilevati dalla BCE stessa. Prospettive sull’inflazione Non tutto però è rimasto invariato: a essere cambiate sono soprattutto le prospettive legate all’inflazione: se la BCE finora aveva previsto un’inflazione del 2,7% per il 2024, ora quel dato è sceso al 2,3%, sicché sarà già possibile raggiungere il target del 2% nel 2025 (anno nel quale il livello di inflazione era stato precedentemente calcolato intorno al 2,1%); nel 2026 l’inflazione – sempre nelle previsioni della BCE – dovrebbe persino scendere al di sotto del target del 2%, ossia segnare l’1,9%. Un rallentamento della crescita Questi dati sono stati però accompagnati da una stima al ribasso della crescita del PIL dell’area dell’euro: dal +0,8% previsto a dicembre, la stime di crescita sono oggi del +0,6%, con prospettive migliori per il prossimo biennio (rispettivamente, +1,5% e +1,6%). Primo taglio dei tassi a giungo? Non si può sapere oggi se e quando avverrà il primo taglio ai tassi di interesse nel primo semestre del 2024. Su “Tagesschau.de” si può leggere il parere di Friedrich Heinemann del Centro Europeo per la Ricerca Economica: Heinemann ritiene che gli ultimi dati sull’inflazione rendono ancora più probabile un taglio dei tassi a partire da giugno. Sulla possibile taglio ai tassi di interesse su “Tagesschau.de” si legge anche l’opinione di Jörg Krämer, capo economista di Commerzbank: come fa notare Krämer è stata proprio Lagarde a fare “un altro passo cauto verso un primo taglio dei tassi di interesse”. La presidente ha infatti fatto riferimento alla riunione di giungo ("sapremo molto di più", ha detto), pur senza avere abbandonato la consueta cautela legata finora alle sue dichiarazioni. Ti potrebbero interessare anche: Alla ricerca di rendimenti nei titoli di Stato di Germania, Stati Uniti, Italia e Spagna Qual è la migliore asset allocation nel caso di un taglio ai tassi di interesse? Un taglio dei tassi di interesse potrebbe favorire le obbligazioni ad alto rendimento?

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Rendimenti elevati e spread in calo per i BTP: come mai e chi ne trae vantaggio?

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Scritto il 07.03.2024

Lo spread è in calo e i rendimenti dei titoli di Stato restano però elevati: com’è possibile questa situazione e chi se ne avvantaggia nell’ambito degli investimenti? Spread sotto i 130 punti base Uno spread mai così bassi – sotto l’1,3% ossia 130 punti base – non si vedeva da due anni a questa parte. E però non bisogna dimenticarsi che, pure in un contesto di elevati tassi offerti dai titoli di Stato europei, quelli italiani staccano alcune delle cedole più elevate. Persino più elevate che in Grecia, come scrive Maximilian Cellino sul “Sole 24 Ore”. Senza contare che il benchmark offerto oggi dai bund tedeschi andrebbe forse ridimensionato; dopotutto, l’anno scorso, la Germania è andata in recessione. Gli investitori stranieri Cellino, peraltro, non trascura di notare che non si può dire se gli investitori apprezzino il debito italiano più per gli elevati tassi che per le garanzie di solidità offerte dal Paese. Il riferimento agli investitori stranieri e alla loro valutazione sul debito italiano non è casuale: come ricorda Cellino, nel 2023, anno di grande successo della raccolta dei BTP tra i piccoli risparmiatori (successo proseguito anche nel 2024), gli investitori stranieri sono comunque stati i secondi grandi finanziatori del debito pubblico italiano, con acquisti pari a 35 miliardi euro. Quasi un terzo del debito italiano, del resto, è sottoscritto da investitori stranieri. Chi si avvantaggia di uno spread in calo? Ma chi si avvantaggia del calo dello spread? Come fa notare Marco Sabella sul “Corriere della Sera”, un vantaggio tangibile è quello riscontrato dai titoli a scadenza a dieci anni, che hanno realizzato plusvalenze del 4-5%, in seguito alla diminuzione del differenziale dello 0,7%. Inoltre, prosegue Sabella, oltre ai maggiori rendimenti di chi comunque sottoscrive dei titoli di debito italiani (superiori, ricordiamolo, a una buona parte dei bond sovrani ai partner europei), c’è un’altra categoria di investitori che si avvantaggia di un eventuale calo degli spread: si tratta degli investitori azionari, dato che uno spread in calo richiede dei premi di rischio inferiori (si presume che il calo in questione del divario indichi una situazione economica e finanziaria più solida). Un debito ancora pericolosamente elevato e dei costi elevati di rifinanziamento Nondimeno, un debito pubblico del 140% e dei costi di rifinanziamento elevati non dovrebbero essere sottovalutati. Ne scrivono sia Cellino sia Sabella; quest’ultimo spiega altresì che, pur in calo come indica lo spread, i costi di rifinanziamento del debito restano ancora piuttosto elevati per il Ministero del Tesoro. Ti potrebbero interessare anche: Titoli di Stato: che cosa sono i BOT e i BTP? Come investire Dal glossario: Benchmark

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Alla ricerca di rendimenti nei titoli di Stato di Germania, Stati Uniti, Italia e Spagna

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Scritto il 07.03.2024

Molti investitori guardano con attenzione alle obbligazioni statali, nella prospettiva di un abbassamento da un lato dei tassi di interesse e dall’altro dell’inflazione. Il rialzo dei tassi di interesse e il mercato obbligazionario I titoli di Stato dei Paesi europei e degli Stati Uniti godono oggi di una certa attenzione da parte degli investitori per almeno due motivi. Il primo è che, tradizionalmente, rappresentano un investimento mediamente sicuro, dato che sono garantiti dagli Stati emittenti. Il secondo, invece, ha a che fare con il recente rialzo dei tassi di interesse, che ha alzato i costi dei finanziamenti non solo per le imprese e i privati, ma anche per gli Stati, che devono quindi offrire ai sottoscrittori dei loro titoli di debito una maggiore remunerazione rispetto soltanto a qualche anno fa. Rendimento reale e prezzi dei bond al di sotto della pari Il reddito fisso, per sua natura, rappresenta una fonte di rendimento stabile per i portafogli. Ma come spiega Angelo Drusiani sul “Corriere della Sera”, questa fonte di rendimento deve fare i conti con l’inflazione che ne stabilisce il rendimento reale, ossia al netto della diminuzione del potere d’acquisto del denaro. Il rendimento di un’obbligazione, peraltro, non è dato soltanto dalla cedola nominale, bensì anche dal prezzo di acquisto sul mercato secondario: se l’obbligazione è acquistata a un prezzo inferiore rispetto al suo valore nominale, quel differenziale si aggiunge al rendimento garantito dalle cedole. La curva dei tassi invertita in Germania e negli Stati Uniti Nel suo articolo, Drusiani riporta allora una tabella nella quale compaiono alcune delle opzioni disponibili per gli investitori. Posto il fatto che non esiste una soluzione migliore (dipende sempre dalle condizioni e dalle esigenze di ciascun investitore), Drusiani fa notare che alcune delle curve dei rendimenti, segnatamente quelle di Germania e Stati Uniti (i cosiddetti Treasury), sono invertite, sicché è possibile investire nel debito a due anni ottenendo rendimenti del 2,8% nel caso della Germania e del 4,5% nel caso degli Stati Uniti. Cedole e rendimenti di alcuni titoli di Stato italiani e spagnoli Grazie al prezzo sotto la pari, nella tabella presente nell’articolo di Drusiani, si possono notare dei divari interessanti tra le cedole i rendimenti: 3,4% per i BTP Futura, a fronte di una cedola nominale dello 0,6%; intorno al 2,9% per i bonos spagnoli a quattro anni (cedola lorda 1,4%). Tra i titoli che offrono i rendimenti maggiori – sempre all’interno della tabella del “Corriere” – ci sono titoli di Stato italiani di scadenza brevissima (i Bot, 3,8%) e breve (i Cct, poco meno del 4%). Ti potrebbero interessare anche: Titoli di Stato: che cosa sono i BOT e i BTP? Come investire I treasury USA come benchmark del mercato obbligazionario

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Bond cinesi, Apple, Brembo: le novità sui mercati di questa settimana

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 07.03.2024

Tra le novità più interessanti provenienti dai mercati finanziari, questa settimana, c’è l’annuncio delle emissioni di debito da parte del governo cinese, i risultati deludenti di Apple (vendite sul mercato cinese e risultati in borsa) e l’ottimo risultato, invece, dell’azienda italiana Brembo (produttore di sistemi frenanti). Emissioni obbligazionarie statali cinesi per poco meno di 140 miliardi Nel corso dell’Assemblea Nazionale del Popolo, è stato indicato l’obbiettivo di crescita della Cina per quest’anno: un incremento del PIL del 5%. Oltre a questo e altri obbiettivi, è stata annunciata anche l’emissione di obbligazioni statali a lungo termine per un ammontare complessivo di circa 139 miliardi di dollari. Oltre a questo strumento di finanziamento delle autorità statali, anche le amministrazioni locali cinesi potranno contare su un incremento della possibilità di emettere debito sotto forma di obbligazioni (la cifra complessiva, quest’anno, dovrebbe essere di circa 545 miliardi di dollari). Apple: il crollo delle vendite in Cina e la correzione in borsa Apple è stata multata per 1,8 miliardi di euro dalla Commissione Europea, in ragione delle regole applicate nell’Apple Store. Non si è trattata, però, dell’unica cattiva notizia per l’azienda di Cupertino: Counterpoint ha calcolato che nelle prime sei settimane di quest’anno le vendite di iPhone in Cina sono scese del 24%. Apple ha probabilmente sofferto per la concorrenza di Huawei, che ha invece incrementato le proprie vendite quasi del 65%. Nel frattempo, il titolo in borsa ha registrato una vistosa correzione al ribasso: nell’ultimo mese il valore unitario delle azioni è sceso di oltre il 10%, passando da poco meno di 190 dollari a poco meno di 170. Gli ottimi risultati di Brembo e le previsioni di crescita per il 2024 Buoni risultati invece dal produttore italiano di freni Brembo (quotata sul listino borsistico Euronext Milan): nel 2023 il fatturato (3,9 miliardi di euro) e l’utile netto (305 milioni di euro) sono cresciuti, rispettivamente, del 6% e del 4%. Probabilmente, anche sulla base di questi risultati, il consiglio di amministrazione ha stabilito che la cedola che verrà distribuita quest’anno sarà pari a 0,30 euro per ciascuna azione. Vale la pena aggiungere che anche le previsioni per la crescita di quest’anno sono ottimistiche: l’azienda si aspetta di poter superare nel 2024 la soglia di fatturato di 4 miliardi di euro. Ti potrebbero interessare anche: Apple abbandona le auto elettriche e punta sull'IA: quali prospettive per gli investitori? Cina: le mosse del governo basteranno a convincere i mercati?

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Come valutare un ETF che investe nei beni di consumo?

Scritto il 06.03.2024

Quali sono le prospettive in borsa per il settore dei beni di consumo nel 2024? Prima di provare a rispondere a questa domanda, vale la pena considerare le performance del settore nel corso del 2023. Inflazione e tassi penalizzano in borsa anche i beni di consumo Come scrive Florian Hainzl sul portale “ExtraETF”, il segmento finanziario dei beni di consumo ha risentito di una serie di difficoltà che il settore ha dovuto affrontare. In primo luogo, Hainzl parla dell’inflazione, ossia dell’aumento dei costi di produzione, che ha portato a un aumento dei prezzi e diminuito il volume delle vendite di alcuni settori merceologici; in secondo luogo, i tassi di interesse hanno probabilmente spinto molti investitori a investire prodotti diversi rispetto alle azioni (ad esempio, nel reddito fisso). Un confronto tra due fondi legati a due indici diversi Le performance del segmento dei beni di consumo siano state inferiori rispetto ad altri segmenti di mercato più dinamici: Hainzl menziona a tale proposito i risultati dello Xtrackers MSCI World Consumer Staples UCITS ETF e dello MSCI World ETF: nel 2023, il primo è cresciuto del 2,3%, mentre il secondo del 21,6%. Considerare con attenzione la composizione dell’indice Venendo al 2024, Hainzl si chiede se valga la pena di considerare un investimento in un fondo che riproduca un indice passivo legato ai beni di consumo. Più che dare una risposta a questa domanda (a cui è impossibile rispondere in modo netto), Hainzl scrive che gli investitori dovrebbero considerare più nel dettaglio la composizione dell’indice. L’inflazione, ad esempio, è sì un elemento dannoso anche per i produttori di beni di consumo, dacché i consumatori possono decidere di rinunciare a compiere acquisti o spostarsi su marchi più convenienti; e però in quel segmento di mercato ci sono delle aziende che i) producono beni a cui è difficile rinunciare, ii) detengono dei marchi che permettono loro di alzare i prezzi senza perdere delle quote significative della propria clientela. Valutare la solidità, le prospettive future e la posizione nel mercato di ciascuna azienda Hainzl sottolinea dunque l’importanza di valutare attentamente la solidità dei conti e della posizione sul mercato, nonché le prospettive future delle aziende maggiormente pesate all’interno dell’indice riprodotto dal fondo per il quale si opta. Questo sguardo prospettico porta Hainzl, per esempio, a rivalutare in qualche modo i risultati negativi registrati da Nestlé nell’ultimo trimestre: l’azienda, infatti, gode di conti e di una posizione di mercato solidi, così come di catena di prodotti, come gli integratori, con i quali superare le difficoltà che i prodotti dolciari potrebbero attraversare in seguito al crescente consumo da parte dei consumatori di prodotti più salutari. Ti potrebbero interessare anche: Cosa sono gli ETF e come funzionano Quali sono i principali stili di gestione di un portafoglio? Growth e value Quali sono i principali stili di gestione rispetto al Benchmark?

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Meglio diffidare dei finfluencer, gli influencer finanziari?

Scritto il 06.03.2024

I “finfluencer” o “financial influencer” sono persone presenti sui social network, dotati di un certo numero di seguaci (follower), che danno consigli in materia di finanza. A tale proposito Claude Baumann di “finews.com” riporta alcune informazioni fornite da Martin Schwarz, specialista informatico di business e responsabile della piattaforma “coincierge.de”. Un fenomeno aumentato notevolmente dopo la pandemia Schwarz fa notare almeno due cose interessanti riguardo ai “finfluencer”: a) la piattaforma di produzione di contenuti più importante è Instagram e b) il 52% di loro ha cominciato a esercitare la propria attività dopo il 2020 (ed è dunque verosimile che sia stata una delle conseguenze della pandemia). Ci sono però altri dati interessanti da menzionare: ad esempio, il fatto che quasi la metà dei followe dei finfluencer abbiano seguito i loro consigli. Le performance delle strategie dei finfluencer Per Schwarz questa situazione è preoccupante: secondo i dati forniti da Schwarz, solo il 28% dei finfluencer suggerisce delle strategia in grado di battere i mercati; il 16% tra loro si limita a raggiungere dei risultati paragonabili a quelli dei mercati; infine, la restante parte (56%) ottiene dei risultati inferiori a quelli dei mercati. Schwarz aggiunge che proprio coloro che ottengono i risultati peggiori, e che quindi si dimostrano verosimilmente meno competenti, hanno il numero maggiore di follower. Consigli spesso rischiosi e fuorvianti Un quarto dei finfluencer si occupa dell’analisi dei titoli finanziari, nonostante investire in singoli titoli sui mercati finanziari sia un’operazione rischiosa; soltanto uno su dieci di loro consiglia delle strategie di risparmio o di previdenza complementare. Anche le criptovalute sono popolari tra i finfluencer, benché un terzo dei finfluencer su “TikTok” pubblichi, colpevolmente o senza saperlo, dei video fuorvianti (misleading) e solo una sparuta minoranza metta in guardia dai rischi (uno su dieci). Perché il fenomeno dei finfluencer è preoccupante? Baumann e Schwarz parlano del fenomeno dei finfluencer con preoccupazione. Le ragioni sono più di una. In primo luogo, investire è un’attività rischiosa, che richiederebbe sempre la giusta diversificazione degli investimenti sulla base delle proprie disponibilità economiche, dei propri obbiettivi di rendimento e della propria personale tolleranza al rischio. Spesso, per poter mettere a punto un progetto di investimento che tenga conto almeno di queste tre fondamentali variabili è necessario l’aiuto di un professionista come un consulente finanziario o un gestore patrimoniale.   La scarsa alfabetizzazione finanziaria e il bisogno di tutele più efficaci per gli investitori Il fenomeno dei finfluencer si inserisce altresì in un contesto di scarsa alfabetizzazione finanziaria, con conseguenze ancora più perniciose. Questo fenomeno, scrive Baumann, è ancora più sorprendente, dacché il settore finanziario è giustamente contraddistinto da una serie di regolamentazioni e vigilato da autorità di sorveglianza specifiche. Non a caso, dunque, Baumann auspica nel suo articolo che si trovi il modo di regolare in modo efficace e stringente il fenomeno dei finfluencer. Ti potrebbero interessare anche: Chi è e cosa fa un consulente finanziario Cos’è una Società di Consulenza Finanziaria (SCF) e quali requisiti deve avere Wealth Management: il meglio della consulenza finanziaria per la gestione del patrimonio Società di gestione del risparmio (SGR): cosa sono e come operano

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