Marco Minotti

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Consulente finanziario

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Certificati: cosa sono e come funzionano?

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 26.10.2018

Sempre più spesso si sente parlare di “certificati”, ma cosa sono e – soprattutto – come funzionano? I certificati sono strumenti finanziari che si caratterizzano per un’ampia varietà di profili di rischio/rendimento e consentono pertanto di realizzare soluzioni finanziarie in linea con esigenze d’investimento diverse. Dal punto di vista della natura giuridica, i certificati sono definiti come strumenti finanziari cartolarizzati, ovvero una combinazione di contratti finanziari incorporati in un titolo, negoziabile come un titolo azionario. Questi prodotti sono emessi da istituzioni finanziarie che si assumono l’obbligo dei pagamenti dei flussi dovuti, coerentemente con quanto contenuto nell’apposito prospetto informativo. È soprattutto in questa fase di mercato estremamente difficile e complessa che si sviluppano sempre più tutta una serie di strumenti a capitale protetto: essi consentono infatti di puntare sul rialzo (o sul ribasso) dell’attività sottostante proteggendo il capitale investito dagli eventuali ribassi (o rialzi). Il livello di protezione è definito in fase di emissione del prodotto, in maniera tale da offrire una protezione totale del capitale investito (100%) oppure parziale (80% o meno). Ad esempio, in caso di ribasso, anche molto consistente, al di sotto della soglia di protezione, l’importo di liquidazione a scadenza non sarà comunque mai inferiore al livello di protezione medesimo. Si tratta quindi di certificati che proteggono il capitale senza escludere i guadagni derivanti dalla partecipazione alle eventuali performance positive (o negative) della sottostante attività. Ritengo pertanto che i certificati rappresentino un ottimo strumento di diversificazione di portafoglio, potendo gli stessi dare la possibilità, con somme relativamente basse, di accedere a strumenti altrimenti inarrivabili.

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Nuove soluzioni per vecchie paure in tema di assicurazioni

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 25.10.2018

Nell'ottica di una programmazione finanziaria più efficiente, oltre ai rendimenti e alle prospettive di crescita, bisognerebbe analizzare anche i rischi che potrebbero intaccare la propria pianificazione. Da un recente studio emerge che le due maggiori paure degli Italiani sono la malattia e la non autosufficienza; la preoccupazione di non stare bene impensierisce più dell’instabilità finanziaria globale e del cambiamento climatico. E a completare il quadro, un italiano su tre pensa che il proprio stato di salute non sia “buono” ma solamente “medio”. Sono i malanni “fisici”, ma anche disturbi come ansia e stress che impensieriscono gli italiani. Sul secondo versante, quasi un italiano su due teme che i suoi mezzi economici non basteranno per sostenere i costi dell’assistenza, nel caso dovesse trovarsi ad affrontare un problema di non autosufficienza. A ben vedere però le percentuali di copertura in questi due settori sono veramente limitate. Ritengo infatti che le moderne cautele assicurative presenti sul mercato possano mettere in sicurezza questi eventi in maniera efficiente, e peraltro con costi limitati rispetto ai contributi versati all'INPS. Ormai è possibile ottenere coperture nettamente superiori rispetto al passato, di certo capaci di mettere in sicurezza i nostri risparmi da eventi avversi che potrebbero compromettere gli equilibri patrimoniali della famiglia. Ad esempio, la “Long Term Care (LTC)” è una polizza assicurativa che prevede l’assegnazione di un’indennità nel caso in cui si perda la capacità di badare a sé stessi a causa di infortunio, malattia o vecchiaia. Ovviamente sono a Vs. disposizione per un'analisi del proprio posizionamento assicurativo.

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Le incredibili opportunità dei premium brand

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 19.10.2018

Investire nei premium brand rappresenta un'occasione di lungo termine da non perdere! Trattasi di marchi di fascia alta che offrono prodotti e servizi di qualità, con una forte connotazione simbolica; essi sono caratterizzati da una spiccata identità, da un posizionamento del brand dalla forte connotazione simbolica ed emotiva, dalla percezione di esclusività, da una gamma di prodotti e servizi altamente differenziata ma contraddistinta da un denominatore comune di elevato standing qualitativo e da una strategia di pricing superiore rispetto alle altre aziende del settore. Investire in società siffatte significa investire in società con una comprovata solidità, portatrici di business duraturi, capaci di resistere nel tempo.  Insomma, grandi aziende che hanno messo in atto un continuo e costante rinnovamento del proprio business; esse normalmente sovraperformano nelle fasi di crescita del mercato, hanno cioè il potenziale di generare una crescita dei profitti più rapida rispetto alle aziende che operano in settori più ciclici, e si difendono meglio nelle fasi ribassiste del mercato, l'ideale per la parte azionaria del proprio portafoglio. I margini di profitto dei premium brand evidenziano infatti una crescita continua dal 1999, e hanno sempre superato i margini complessivi di tutte le società produttrici di beni di consumo nello stesso periodo; non a caso gli ingenti flussi di cassa (cash flow) generati consente loro di offrire maggiorirendimentiagli azionisti,sia sotto forma di dividendi che di riacquisti di azioni proprie. Ma cosa deve fare un Buon gestore di premium brand? La cosa più importante è intervenire sul territorio, presso le aziende, così da analizzare i processi aziendali e capire se potranno resistere nel lungo termine ed essere quindi efficienti nel tempo. Normalmente questi fondi sono composti da non più di 30 titoli ed è quindi è fondamentale la qualità del team di gestione.

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