Marco Bigliardi

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10/01/2019

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Il Permanent Portfolio. Il metodo di investimento vince sempre

Scritto il 16.07.2019

Abbiamo approfondito in un post recente il Golden Butterfly Portfolio. Numeri incredibili. L’articolo ha suscitato parecchio interesse. Ora diamo un occhio ad un altro modello di portafoglio con uno storico pazzesco. Il Permanent Portfolio.   Elaborato da Harry Browne e pubblicato all’interno del suo libro “Fail Life Investing” del 2001, il Permanent Portfolio fa della semplicità la sua forza. Questa infatti la sua allocazione:     ° 25% azionario, per prendere performance dalle fasi di crescita economica ° 25% cash come protezione per le fasi recessive ° 25% oro e 25% obbligazionario lungo termine sempre per gli scenari recessivi, con un occhio anche all'inflazione.   Il portafoglio è stato testato sul mercato, con storico fino al 1970. Il modello, essendo nato in America, riprende il mercato americano (azionario e obbligazionario), l’investitore europeo può scegliere se o riprodurlo pari pari, incamerando la variabile euro-dollaro, o personalizzarlo in chiave europea (la struttura del ptf è talmente semplice che si presta molto bene).   Ecco, di seguito vediamo nella tabella il Permanent Portfolio di Harry Browne a confronto con il classico ptf 60/40 (60% azionario 40% obbligazionario) e l'azionario USA. Dal 1978 al 2017, il Permanent ha restituito agli investitori l'8,69% annuo, rispetto 10,26% del 60/40 e l’11% dell'azionario US. Performance inferiori, quindi, ma il ptf ha creato plusvalore proprio quando i mercati erano più in difficoltà, ovvero 2000 e 2008. E infatti il Permanent sovraperforma nel periodo 2001-2006 e 2007-2012, come evidenziato.     Due considerazioni importantissime.   La prima. Alzi la mano chi, onestamente, comprando, smanettando, seguendo la view dei gestori, del consulente di turno, o vendendo l’anima al Diavolo, abbia saputo generare dei ritorni ANNUI come quelli del Permanent Portoflio, con solo il 25% di azionario, negli orizzonti temporali indicati. 9.01% annuo prendendosi un 2008 pronti via in faccia, nel periodo 2007-2012.    La seconda. Come sempre, il Permanent Portfolio non è la soluzione a tutto. Ci sono investitori più dinamici, ci sono investitori ancora più prudenti. Ma è un METODO efficiente per investire senza preoccuparsi di alcuna view di mercato, e portare a casa ritorni che l’investitore italiano mediamente si sogna la notte insieme a Belen Rodriguez.    Ci sono studi e papers accamedici ben precisi che ci dicono che per investire in modo efficiente occorre investire con metodo. Che sia il Golden Butterfly, l’All Season di Ray Dalio, o il Permanent Portfolio non conta. L’importante è che ne adottiate uno. Altrimenti raccoglierete solo le briciole e arricchirete intermediari e consulenti pronti a vendervi il nuovo fondo di turno o la nuova moda del momento.   Chi avesse piacere ad investire con metodo, mi contatti pure per consulto gratuito.

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L'importanza di investire con metodo. Voi, quale usate

  • 956
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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 10.07.2019

Chi legge i miei post ormai mi conosce, e lo sa. Le chiacchere stanno a 0. Nella finanza contano i numeri. Chi deve farcire i numeri con delle parole, è perché molto spesso deve vendere qualcosa (diffidare di questa gente).   I numeri ci dicono una cosa molto semplice. Quando investiamo o adottiamo un metodo preciso, o ci affidiamo, con fiducia, alle view di mercato (meglio sovrappesare questo o quello) o ai gestori 5 stelle Morningstar, delegando a loro il compito di scegliere i posizionamenti da adottare. Bene, ora vediamo numeri e grafici, perché appunto il resto è tutta fuffa. Prendiamo un metodo qualsiasi, il Lazy Portfolio ad esempio, il più banale di tutti. Portafoglio statico, mai movimentato, 50% azionario 50% obbligazionario, diversificato globalmente. Giusto 2 decorrelazioni in croce al suo interno, come ad esempio azionario-obbligazionario governativo, di norma quando scende uno sale l’altro. Stop.   Bene, ora, per non fare torto a nessuno, prendiamo l’indice dei fondi bilanciati presenti in Italia. E il dado è tratto.     Di seguito tutti i dettagli del confronto: https://www.adviseonly.com/portafoglio-del-mese/portafogli-ao-lazy-portfolio-tanto-semplice-quanto-efficace/   Certo, il Lazy Portfolio è un ptf più dinamico della media. E infatti molto più volatile. Però i risultati rispetto a fondi che movimentano il portafoglio, seguono le view, e smanettano avanti e indietro, sono stupefacenti.   Come sempre, ci vuole la controprova. Cambiamo il metodo.   Del Golden Butterfly Portoflio, abbiamo parlato in un post dedicato (un consiglio, recuperatelo). Il primo che mi presenta un fondo bilanciato, o un proprio ptf personale, con dati certificati e storico almeno ventennale migliore di questo, gli pago una cena. Da Cracco.   Prendiamone un altro. l’ All Season Portfolio di Ray Dalio. Il metodo di investimento è semplicissimo. 7,5% oro, 7,5% materie prime, 30% equity, 15% obbligazionario breve termine, 40% obbligazionario lungo termine. Ovvero, non posso prevedere il mercato, e proprio per questo il metodo è costruire un ptf con tutte le asset class decorrelate fra loro, così che ognuna faccia il suo compito, in base allo scenario in cui mi trovo.     Questo è per chi ha vissuto male il 2000 e il 2008.   Vissuti male non per causa del mercato. Ma perché il metodo di investimento adottato non era corretto. L’all Season (o All Weather) ha chiuso il 2008 a -3,93%, poca roba.   Parlavo con un investitore pochi giorni fa, su quale metodo fosse il migliore. La risposta è semplice. L’importante non è quale adottare. L’importante è adottarne uno. Perché navigare senza un metodo preciso, finiamo nel mare ben rappresentato dall’indice dei fondi bilanciati collocati in Italia. Un giorno compro un fondo, un giorno un altro, poi sovrappeso questo, poi sottopeso quello, poi cambio strategia, e poi, e poi…e poi i rendimenti a confronto di chi adotta un metodo e lo porta avanti sono impietosi.   E voi, quale metodo di investimento adottate?

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Golden Butterfly Portfolio. Il miglior investimento possibile

Scritto il 03.07.2019

Partendo dal presupposto che, come sappiamo, tenere la liquidità sul c/c è oneroso perché ci costa ad oggi lo 0,9% annuo, ovvero l’inflazione. Come allocare quindi la liquidità in modo efficiente? Ogni giorno leggiamo di nuovi fondi lanciati sul mercato, di tassi promozionali sul conto deposito, di mirabolanti promesse di rendimento. Come muoversi? Approfondiamo il modello Golden Butterfly Portfolio, e poi vi dirò perché.    Il Golden Butterfly è un metodo di investimento semplicissimo. Portafoglio 20% azionario, 20% azionario small cap (piccole imprese), 20% obbligazionario lungo termine, 20% obbligazionario breve termine, 20% oro. Il ragionamento alla base è, non posso prevedere il mercato (gli studi a riguardo si sprecano, chi pensa di poterlo fare auguri), ma ne conosco i meccanismi.   Quando l’economia cresce, si compra rischio (principalmente azionario), quando rallenta si comprano beni rifugio (oro e obbligazionario). Combinato tutto insieme, abbiamo un piano che lavora su più cicli di mercato, e le view le lasciamo a chi deve vendere qualcosa. Ora viene il bello.   Il modello Golden Butterfly è stato testato sul mercato americano, dal 1970 ad oggi. Abbiamo quindi uno storico importantissimo. Eccolo qua:     Ritorno medio annuo, REALE, quindi corretto per l’inflazione, 6,2%. Contando che l’inflazione in America viaggia al 2% ultimamente, parliamo di un 8% annuo. Il Ptf ha guadagnato l’80% delle volte. Ora facciamo un paragone con tutti i fondi attivi bilanciati di questo mondo, non faccio nomi ma li conosciamo tutti. Questi numeri se li sognano. Proprio perché i gestori fanno previsioni di mercato, e, inevitabilmente le sbagliano. Questo è un metodo di investimento, il metodo è matematico e razionale, e per questo funziona. Mica finita qua.   Ecco i ritorni a 10 anni del portafoglio.     Anche qualora foste partiti nel 2000, o nel 2007 o 2008, quindi pronti via vi beccate in faccia un crollo azionario di quelli cattivi, a 10 anni il rendimento annuo è sempre POSITIVO e interessante. SEMPRE. Si parla dal 4% al 6% annuo in termini reali, sempre al netto dell’inflazione. Per chi è fortunato si viaggia anche al 7%. Annuo, per 10 anni. Pazzesco.  Ora, trovatemi un fondo bilanciato, o conto deposito, o metodo di investimento analogo, con questa costanza e risultati, testati sul campo con storico dal 1970. E quindi, torniamo alla domanda, è il miglior portafoglio possibile? Mica finita qui.   Per rispondere, andiamo a confrontarlo con TUTTI i ptf modello americani più importanti, dall’ All Season di Ray Dalio, al Permanent Portfolio di Harry Browne, allo Swensen adottato dalla Yale University,  il Three Fund di Bogle, fondatore di Vanguard, e altri ancora. Scomodiamo i big, quelli grossi. E facciamo un paragone. Eccolo:     Linea orizzontale abbiamo il rischio, inteso come volatilità, e linea verticale i ritorni, rendimenti quindi. Ed ecco tutti i più importanti portafogli modello. Ed ecco il Golden Butterfly, in alto a sinistra, rischio fra i più bassi, con il ritorno fra i più alti. Ah, però. Ma non mi basta, voglio la controprova.     Qui abbiamo il rischio inteso come drawdown massimo, ovvero come massima discesa del ptf, e come ritorni sempre i rendimenti. Ancora una volta, il Golden appare come il migliore, battuti tutti. Tanta roba.   È quindi l’investimento migliore possibile?   Certo che no.   Ogni persona ha il suo profilo di rischio, orizzonte temporale, obiettivi ed esigenze di investimento. Inoltre, il ptf è espresso interamente in dollari, in chiave europea qualche accorgimento è da valutare.   Però certamente è la base dalla quale partire quando valutate delle soluzioni di investimento, se vi propongono qualcosa peggiorativo rispetto a questo, il 90% delle volte è perché devono vendervi qualcosa. Per chi avesse piacere ad approfondire queste tematiche, mi contatti pure per un consulto.  

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H20, cosa succede

  • 790
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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 24.06.2019

H2O in questi ultimi ultimi giorni è stata nell’occhio del ciclone.   Tutto parte da un articolo del Financial Times, seguito da un articolo successivo di Morningstar:   http://www.morningstar.it/it/news/193482/h2o-allegro-finisce-sotto-revisione.aspx   Morningstar infatti decide di mettere sotto revisione il comparto H2O Allegro. Viene evidenziata, per una piccola quota del fondo, la partecipazione in bond illiquidi del finanziere tedesco Windhorst, ed un possibile conflitto d'interessi con lo stesso.   La notizia ha sollevato un polverone, sia perché gli H2O sono sempre stati sulla bocca di tutti (viste le performance ottenute nel corso del tempo), e anche perché hanno raccolto negli ultimi tempi parecchie masse, tanto che la casa di gestione ha dovuto introdurre una commissione d’ingresso fissa del 5% per limitare gli afflussi.   Che fare ora quindi? Vendere, mantenere?   Dall’uscita della notizia si sono certamente registrati diversi afflussi, seppur pochi in proporzione alle masse gestite da H2O. Il punto, a mio avviso, è molto semplice.   Che le gestioni di H2O fossero "allegre", era evidente. Sono i numeri, in termini di volatilità, e rendimento, a dircelo, e ce lo hanno sempre detto. E gli investitori sono sempre stati ampiamente ricompensati per il rischio assunto. Difficile trovare un investitore scontento. Dovesse togliere ad oggi un Multibond sottoscritto 5 anni fa, si parla di rendimento a tripla cifra.   L’ansia derivante dal "vendo o non vendo" è spesso causata da posizioni sovraesposte sul comparto. Perchè come, spesso accade, si compra la performance, e non la funzione dello strumento. E si finisce per ritrovarsi portafogli sovrappesati sugli H2O. Performance stellari, ma ora tremano le gambe. Vendo? Mantengo? Lavorando invece sulla funzione di decorrelazione del comparto, che quindi trova il suo posto all'interno di una pianificazione per un peso residuale, ad esempio un 5% in portafoglio, di cosa stiamo parlando?    Anche perchè, a dirla tutta, ci sono fondi high yield o di private equity con posizioni molto più illiquide degli H2O. Dei quali però non si parla. Che H2O, con le performance stellari mostrate sul campo, anno dopo anno, non abbia pestato i piedi a qualcuno?

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View e previsioni di mercato. Sono utili per investire i nostri soldi?

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 20.06.2019

Ogni giorno vediamo, leggiamo, e sentiamo un numero importante di previsioni di mercato. Analisti, economisti, studiosi e case di gestione ci forniscono view continuamente, il dollaro scenderà, l’ azionario Europa salirà, l’obbligazionario governativo farà male, quello dei paesi emergenti farà bene, sovrappesate questo, sottopesate quello, e chi più ne ha più ne metta. La domanda sorge quindi spontanea. È utile per un risparmiatore seguire queste view e bilanciare il portafoglio di conseguenza? La risposta è molto semplice. Eccola qui. Articolo del Wall Street Journal. Pubblicate le previsioni, fatte ad inizio anno, di 50 economisti sull’andamento quest’anno dei titoli obbligazionari governativi USA decennali. 50 economisti, con molta probabilità gente laureata ad Harvard e con un curriculum di tutto rispetto. Eccole nel grafico. Insieme all’andamento reale che ha avuto poi il decennale americano.     Sarà un caso. Come in ogni cosa, occorre la controprova. Sole24Ore, articolo del 5/12/2017. Datato, ma molto attuale. https://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2017-12-04/perche-scimmia-una-moneta-investe-meglio-un-guru-170506.shtml?uuid=AE7VR4MD “Cxo Advisory Group ha effettuato una ricerca su 6582 previsioni di 68 esperti di azionario in merito all’andamento dell’indice S&P500 di Wall Street tra il 2005 e il 2012. Ora, prendete una scimmia, le consegnate una monetina e (sperando che non la mangi) gliela fate lanciare per ottenere un testa o un croce”.    Previsioni degli esperti vs previsioni della scimmia. Chi ha vinto?   “la scimmia ha battuto il guru (50% di precisione contro 47% medio)”.   Ecco quindi la risposta alla nostra domanda.   Il mercato non è prevedibile, ecco perché il risparmiatore focalizzandosi su questi aspetti spende tempo inutilmente. Molto più importante concentrarsi sui suoi obiettivi reali, in termini di orizzonte temporale (per quanto tempo i miei soldi possono restare investiti), profilo di rischio (prudente, bilanciato o dinamico), esigenze finanziarie (ad esempio ottica pensionistica, passaggio successorio, protezione patrimonio).    Un buon consulente finanziario saprà poi costruire il portafoglio più adatto ed in linea con il profilo dell’investitore. Un portafoglio che appunto non segua le view di mercato (vista la loro utilità), ma che si basi su dati oggettivi e precisi. Un esempio? L’All Weather Portfolio di Ray Dalio non segue alcuna view, e ha passato il 2008 con un 35% di azionario al suo interno. Risultato -3,93%. Come ha fatto? Con un metodo ed una strategia precisa e molto semplice. È replicabile. Il metodo batte qualsiasi view.    Per approfondire insieme metodo, e strategie, resto a disposizione per chi volesse contattarmi per un consulto.

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Come arrivare ad 1 milione di euro

Scritto il 10.06.2019

Esatto, avete letto bene. Come fare per raggiungere un capitale di 1 milione di euro? Avete due strade. O lavorate sodo, veramente sodo, in un progetto veramente, veramente importante. Oppure mettete da parte 5.000 euro l’anno e li investite sul mercato finanziario. E aspettate. Quanto? Considerando effetto capitalizzazione composta, ammontare investito ed effetto mercato, è presto detto.     20 anni,  se ipotizziamo un rendimento medio annuo generato dal mercato del 20,7% l’anno. Scordatevelo 30 anni, ipotizzando un rendimento del 10,5% l’anno. Possibile, ma non così facile 40 anni, abbiamo bisogno di un rendimento medio annuo del  6,8%. Si può fare 50 anni, occorre un 4,7% annuo. Decisamente fattibile.   Quindi, raggiungere 1 mln di euro è possibile. Lavorando di orizzonte temporale e mercato. Occorre strategia, un piano preciso, ed un percorso da avviare. Qui di seguito abbiamo il caso di studio: https://theirrelevantinvestor.com/2019/06/09/ackshually/ Chi volesse approfondire insieme un piano di azione personalizzato, mi contatti pure

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Trump, dazi ed investimenti. Che fare

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 04.06.2019

Twitter può essere un social pericoloso. Soprattutto se dato in mano a Trump.  Il suo “cinguettio” ha riacceso le tensioni sui mercati internazionali, avendo riaperto il discorso dazi Usa-Cina. Ed ecco l’indice Nasdaq perdere il 10% dai massimi raggiunti, e l’S&P500 americano correggere il 7%. Che fare quindi? Semplice. Diamo i numeri. Dicevamo, l'azionario americano sta calando, così come quello internazionale. I guadagni da inizio anno dell’S&P500 erano a +18%, ora scesi a +11%. +18% era effettivamente tanto, da inizio anno, ma gli investitori ora vogliono sapere del -7% in corso. E allora diamo i numeri. Dal 1950, l'indice azionario USA S&P500 ha visto una correzione del 5%, o maggiore, dai massimi, nel corso dell'anno, 65 volte su 70. Il 93% delle volte quindi, dal 1950 al 2019, abbiamo visto un calo nel corso dell'anno del 5% o più. Queste le uniche eccezioni: 1954 (-4.4%) 1958 (-4.2%) 1964 (-3.5%) 1995 (-2.5%) 2017 (-2.8%).  Ovvero, Houston, è tutto normale.  Di seguito abbiamo una tabella molto interessante, che riprende tutte le correzioni del mercato azionario USA, dal 2009 in poi, compresa quella in corso attualmente:       Di correzioni quindi ne abbiamo avute tante, e per i mercati un motivo vale l'altro. Ieri erano le preoccupazioni sulla Cina. La stabilità europea. La Grecia. Il prezzo del petrolio. Le elezioni in America. La Brexit. È indifferente, ogni motivo è valido.  L'america, nel frattempo, dal 2009 ad oggi ha fatto questo (manca giusto il calo dello scorso anno, recuperato tutto questo inizio 2019):     In questi giorni emerge un altro dato molto importante. Questo:     A fronte dell'azionario in calo, tutte le decorrelazioni stanno funzionando alla perfezione. Come ad esempio il classico obbligazionario, bene rifugio nelle fasi di sell-off, e che ora sta crescendo, a fronte dell’azionario in calo. Lo stesso oro sta ben decorrelando in questa fase, e proteggendo il portafoglio. Piani quindi strutturati secondo un metodo scientifico di investimento, sono in grado di navigare anche in acque agitate. Che fare quindi?  Se la liquidità parcheggiata sul conto non serve nel breve termine, è sempre il momento giusto per investire, tramite una pianificazione ben strutturata. Altrimenti avrete sempre una scusa per non farlo, per poi trovarvi anno dopo anno a perdere potere di acquisto per effetto inflazione. Oppure, se il vostro piano è sbilanciato verso una o un’altra componente in portafoglio, è sempre il momento giusto, ora come non mai, per fare un check up del vostro portafoglio, verso un’efficiente pianificazione. Chi fosse interessato, mi contatti pure

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Cambio euro-dollaro, coprire o non coprire

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 30.05.2019

Molti risparmiatori mi chiedono “Sugli strumenti in dollari, che facciamo? Copriamo il rischio cambio o lasciamo il cambio aperto”?   La domanda è giusta, in quanto molti asset di mercato sono espressi appunto in dollari, dall’azionario e obbligazionario internazionale (l’indice MSCI World è appunto in dollari, così come il Barclays Global Aggregate), a quello emergente, a quello americano, ovviamente. Solo la parte puramente europea è espressa in euro. Ma l’Europa, all’interno del panorama globale, conta poco. E’ tutto il resto, fuori dalla zona Euro,  che conta; ma inserire questo resto, dentro il portafoglio, significa inserire anche dollari. E il cambio euro/dollaro oscilla parecchio nel tempo. E’ una variabile certamente da considerare.   Che fare quindi?    Il cambio si può anche coprire (tramite strategie di hedging), ovvero è possibile acquistare strumenti espressi in dollari, ma senza subire le oscillazioni del cambio. Effetto euro/dollaro neutralizzato, sono esposto solo sul sottostante (azionario, obbligazionario che sia). Ottimo. La copertura però costa, viene effettuata tramite derivati, e oggi costa anche parecchio coprire il cambio.   Punto a capo, che fare quindi?   Partiamo dalla base, ovvero il dollaro è di per sé un asset finanziario, con funzioni molto interessanti, come ad esempio quella di bene rifugio (si comprano dollari quando si vende rischio). E già solo per questo, mantenere un po' di USD in portafoglio vale come diversificatore e contribuisce a migliorare l'efficienza di portafoglio. Quanto dollaro però? Una risposta univoca non c'è, ma condivido, sullo spunto di uno studio di Vanguard (una delle più grosse società di investimento al mondo, con asset in gestione pari a 5,1 mila miliardi di dollari, investiti tramite ETF), un concetto che può aiutare a fare chiarezza. Il cambio porta con sé volatilità. L'azionario è volatile già di suo, l'obbligazionario invece mi aspetto funga da asset difensivo e stabile di portafoglio. Ecco perché può avere senso lasciare a cambio aperto l'equity e coprire la parte bond. Vanguard: "We conclude that, with currency risk hedged, global bonds represent an attractive investment that can prove beneficial within most investors’ strategic fixed income allocation" "The key to realizing the diversification potential of global bonds is to hedge the currency exposure back to the investor’s local currency"   Tradotto. La parte obbligazionaria, a cambio coperto, rappresenta un investimento attraente che può portare benefici alla maggior parte degli investitori nella loro allocazione strategica. La chiave per realizzare il potenziale di diversificazione dell’obbligazionario globale sta nel coprire il cambio valuta verso quella dei paesi dove risiedono gli investitori.   Di seguito i link agli articoli.   https://www.vanguardfrance.fr/documents/global-fixed-income-tlisg.pdf   https://personal.vanguard.com/pdf/ISGGLBD.pdf?fbclid=IwAR1PPiUfJPeMYquKrVi_2O0MUgv7l0CRpT-o5OqwIVOpXY-qTHj8YtgIRQY   Gli investitori che avessero piacere ad approfondire il tema, e avere una consulenza in merito ai loro portafogli, possono contattarmi direttamente.

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Come investire 1 TRILIONE di dollari. Il caso del fondo sovrano norvegese

  • 627
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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 24.05.2019

Se aveste un trilione di dollari, come lo investireste? Bella domanda. Averceli, intanto... Ecco, il fondo sovrano norvegese, uno dei più grossi (se non il più) al mondo, li ha. E deve gestirli ed investirli sul mercato. Sarebbe interessante vedere quindi come si comporta un fondo di queste masse.   I norvegesi, si sa, sono trasparenti, non hanno nulla da nascondere. Ed infatti, sul sito del fondo, vengono pubblicati tutti i dati, report, e composizione portafoglio.    https://www.nbim.no/en/   Per importi di questo tipo, di solito uno si immagina chissà quali fantasmagoriche tecniche di investimento, algoritmi, strategie di trading, utilizzo di strumenti particolari o esclusivi, e chi più ne ha più ne metta.    Nulla di tutto ciò. I dati sono presenti sul sito. Portafoglio 70% azionario, 2% Real Estate, e resto obbligazionario. Il tutto definito in logiche di totale diversificazione. Obbligazionario composto da parte governativa e corporate, azionario suddiviso a livello settoriale, fra tecnologici, finanziari, beni di consumo, e via dicendo, e anche a livello geografico, con una preferenza verso USA. Tutto qua. Ovviamente il tutto gestito nella maniera più professionale, ovvero, difficilmente il fondo cadrà nelle trappole emotive tipiche, come vendere sui ribassi e comprare sui rialzi. I norvegesi sono freddi (in tutti i sensi). Buy & Hold. Diversificazione e disciplina. Ecco come sono investiti 1 TRILIONE (fa spavento anche solo a dirlo o scriverlo) di dollari. Risultati? Un +5,8% annuo, dal lancio (1998).       Guarda caso, sono le stesse logiche che ci insegnano il buon Ray Dalio e John Bogle. Chi volesse approfondire ulteriormente, può contattarmi per un consulto

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Evento: ESG - ENVIRONMENTAL, SOCIAL AND GOVERNANCE

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 15.05.2019

Il tema ESG, nel mondo degli investimenti, sta acquistando sempre più importanza. Investimenti che portino non solo rendimento, ai risparmiatori, ma che siano anche attenti alle tematiche sociali, etiche, ed ambientali. L'investimento sostenibile è il futuro, ma è anche già il presente. Per questo è importante parlarne insieme.   Vi aspetto quindi martedì 21 maggio, dalle ore 19:15, presso l' Agriturismo La Razza, a Canali di Albinea (Reggio Emilia). E' richiesta la conferma, in caso di presenza.   Iscriviti all'evento  

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Siete sicuri delle vostre certezze?

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 14.05.2019

Da appassionato e studioso dei mercati, tendo a mettere tutto in dubbio e a farmi molte domande. E trovo risposte molto interessanti a volte.  Ne condivido alcune con voi lettori. Distruggere per creare qualcosa di nuovo è sempre emozionante. Partiamo dalla vicenda più attuale. "Tensioni legate ai dazi USA-Cina spaventano i mercati". Questo leggiamo in questi giorni, e ci viene presentato come un dato di fatto. Ne siamo sicuri? Nella tabella, vediamo il tasso di crescita, misurato tramite variazione del PIL, dell’America.      Gli USA crescono. L'America è un paese che cresce maggiormente tramite l'economia interna, grazie soprattutto al consumo degli americani stessi. Le esportazioni incidono meno, rispetto al resto dei paesi mondiali. Quindi, riassumendo. L' America, motore dell'economia mondiale, continua a crescere. I dazi incidono su questo motore in maniera residuale. Di che stiamo parlando allora? Forse di un mercato che cercava una scusa per scendere, perché se continuava a questi ritmi chiudevamo l'anno a +60% (sarebbe stato bello, sì, ma un po ' troppo utopistico). E il discorso dazi come scusa calza a pennello. Eh, ma i mercati anticipano e scontano un rallentamento economico globale. Arriva la recessione! Si salvi chi può.  Ma siamo sicuri che recessione economica equivalga ad un calo dell’azionario? Nella tabella, le performance dell'azionario USA durante tutte le fasi di recessione storiche, dagli anni '20 ad oggi. In 8 di queste (su 15 totali quindi), l'azionario ha performato positivamente. Con ritorni anche a doppia cifra. Doppia.     Chiudo con una riflessione pungente. Siete sicuri che il consulente finanziario vi porti valore aggiunto rispetto al mercato? Perché, al di là dei proclami che vedo e leggo quotidianamente (c’è sempre qualche pollo che ci casca), incontro clienti seguiti da consulenti finanziari con una certa frequenza. Casi reali, quindi. E, vedendone i portafogli, a confronto con un semplice benchmark di mercato, di valore aggiunto ne ho visto raramente. Di clienti arrabbiati infatti ne ho visti parecchi. Il valore non lo crea il consulente finanziario. Il valore lo crea il mercato. Per tutti. Investitori, consulenti, titoli, deriva tutto dal mercato. E’ lui a generare le performance, il consulente non crea nulla sotto questo aspetto. E la performance generata dal mercato è storicamente molto elevata. Quindi, da prendere ce n’è senza bisogno di inventarsi nulla. Il ruolo del consulente è quindi quello di accompagnare il cliente, creandogli l’asset allocation adeguata per il suo profilo, tramite gli strumenti più efficienti e seguirlo durante il percorso, affinché non commetta errori dettati dalla finanza comportamentale (banalmente, vendita sui ribassi e acquisto puntualmente sui rialzi). E il risultato verrà da sè.

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Il PAC. Quando

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 06.05.2019

Cos’è? Il PAC è un Piano di Accumulo, ovvero una forma di investimento che permette di entrare sul mercato in maniera graduale. Anziché investire il capitale in un’unica soluzione, il PAC ci permette di investire, per una durata predefinita, ad intervalli regolari. Ad esempio, 100 euro al mese per 5 anni   Perché? Il PAC ci leva dall’imbarazzo del market timing. Chi compra un asset finanziario, che sia obbligazione o azione, la domanda è: “sto comprando ad un prezzo alto o ad un buon prezzo?”. Perché appunto il nostro strumento è ancorato al suo prezzo d’acquisto, in base al quale si determinerà se nel tempo avrò un guadagno o meno. Il PAC, proprio perché ci fa entrare gradualmente sul mercato, non è fissato al prezzo d’acquisto iniziale; comprando quote di mercato ad intervalli regolari, abbiamo modo di mediare il prezzo continuamente, alto o basso che sia. Quindi l’investimento diventa più sereno, e disegna un percorso più tranquillo. Esempio pratico:     PAC da 1.000 euro al mese, su di un dato strumento. Primo mese lo strumento prezza a mercato 100. Con 1.000 euro ne compro 10 quote (1.000/100=10) Secondo mese. Mercato scende e prezzo va a 50. Sempre con i miei 1.000 euro, al prezzo di 50 compro 20 quote stavolta (1.000/50=20). Quindi il doppio del mese prima.  E se mercato salisse? Mettiamo che al terzo mese, mercato sale, e il mio strumento prezza 200. A quel prezzo, con i miei soliti 1.000 euro, compro 5 quote. Quindi meno. Ed ecco un vantaggio importantissimo del PAC. Compro di più quando mercato scende, e meno quando mercato sale.  Mica da ridere questa roba qua. Vediamo infatti un esempio reale:     Se io fossi entrato sul mercato azionario S&P500 nell’anno 2.000, mi sarei preso pronti via la bolla dot.com (in Italia ricorderete ancora le Tiscali e le Seat PG), e il crollo delle torri gemelle. Dopo 5 anni, il mio investimento sarebbe ancora sotto del 2%. Se fossi entrato tramite PAC, comprare più quote durante il ribasso (grazie al meccanismo che abbiamo visto prima), mi ha permesso di avere, sempre dopo 5 anni, un rendimento stavolta positivo (e molto interessante anche).   Quando? Sempre  

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