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SIM e Società di consulenza finanziaria

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Diario di trading - settimana del 21 marzo 2022

Scritto il 21.03.2022

I mercati nell’ultima settimana sembrano essersi assuefatti alle cattive notizie riguardanti la guerra e hanno dato il chiaro segnale di voler guardare oltre. Nello specifico il Nasdaq ha portato a casa oltre 1400 punti di rialzo, poco più del 10%, nelle 5 giornate di contrattazioni segnando così il miglior recupero settimanale da novembre 2020. L’indice tecnologico USA è ancora in ribasso del 11,64% da inizio anno, ma solo sette giorni fa il ribasso superava il 20% e la situazione era percepita in maniera totalmente diversa rispetto a quando si può vedere oggi dai prezzi e dai grafici. L’indice VIX è sceso drasticamente, lo stesso vale per l’omologo europeo VSTOXX, il che sta a significare un rientro rapido alla pseudo normalità che permeava il mercato prima dell’escalation bellica. Altro fattore chiave si può notare nel forte storno del prezzo dell’oro che dai massimi in area 2060$ è tornato in poche sedute poco sopra i 1900$, sempre in trend rialzista ma con delineando un andamento grafico più solido e meno da “bolla”. I prezzi delle materie prime dopo una piccola pausa riflessiva hanno ripreso la via del rialzo; lo stesso vale per i rendimenti dei titoli di stato sia euro che usa che nelle ultime seduto sono tornati a puntare al rialzo affossando i prezzi delle obbligazioni. Sono felice di questa ritrovata tranquillità sui mercati e personalmente ho approfittato delle giornate di forte ribasso per acquistare a prezzi “scontati” singoli titoli che secondo me erano stati troppo colpito dalle vendite come per esempio Unicredit e Intesa sul fronte italiano e Palantir, PayPal e Meta sul versante americano. Credo però che le nubi all’orizzonte non sia sparite del tutto e che quindi il rischio di un temporale sia ancora molto presente davanti a noi. Questo 2022 si sta palesando esattamente come molti esperti avevo pronosticato e quindi un anno molto volatile, molto difficile e da navigare a vista alla costante ricerca di opportunità ma dimenticandosi di quello che era la norma fino all’anno scorso e cioè che ogni ribasso verrà comprato e recuperato alla velocità della luce. Ultima considerazione sul tema Crytpo: Bitcoin and friends stanno rialzando la testa e sembrerebbe che ormai il peggio è passato. La maggior parte dei crypto asset ha perso oltre il 50% del suo valore dai massimi dello scorso novembre e ha passato gli ultimi due mesi in un trading range ribassista che ha frenato ogni tentativo di fuga al rialzo. Oggi non siamo ancora fuori da questo range ma l’impressione che sto avendo è che forse ci siamo, e cioè il mercato sembra pronto per partire verso una nuova fase rialzista e chissà, magari il raggiungimento di nuovi massimi nel corso del 2022.   Staremo a vedere   Intanto buona settimana e buon trading a tutti!

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Il Portafoglio in Certificati di Alessandro Pavan – 18.03.2022

Scritto il 21.03.2022

Oggi non mi soffermo sul commento dei mercati, cui dedicheremo magari qualche minuto in apertura del webinar di questa sera e passo direttamente ad un veloce commento del portafoglio e ad una istruzione operativa. In una settimana che per gli indici americani rappresenta una delle migliori dal 2020, rimbalzano i prezzi di tutti i certificati presenti in portafoglio con rialzi che arrivano anche al 20% sui certificati più deprezzati e con sottostanti sotto barriera, dove con l’aumento del prezzo del titolo e il suo avvicinarsi alla barriera, il certificato sale in modo più che proporzionale.  E’ il caso del certificato sui pagamenti digitali con il worst of Block che da sotto 100$ quota ora circa 130$, o di Beyond Meat, ancora lontanissima dalle barriere ma che si avvicina ai 50$, trascinando con se i prezzi dei certificati che la contengono. Situazione simile per il rimbalzo del duo BioNTech/Moderna e dei titoli cinesi. Come segnalato nel gruppo, ho effettuato uno switch dal RR8 con sottostanti Vesta/SolarEdge al DE000VX8VQP8 con sottostanti Vestas/SolarEdge/Veolia per diversi motivi: ho deciso di mantenere l’esposizione al settore delle energie rinnovabili, trend già di sicuro avvenire prima della guerra tra Russia e Ucraina ma che con la crisi energetica e l’impennata dei costi è tornato di tremenda attualità. Rimangono i due sottostanti precedenti, con l’aggiunta di Veolia, che tra i tre è il titolo con minore volatilità e maggiore capitalizzazione; alcuni elementi rimangono costanti tra i due prodotti come ad esempio la scadenza a marzo 2024 e l’autocall decrescente (a partire da settembre per l’RR8 e da marzo 2023 per il QP8). Livelli molto simili anche per quanto concerne strike e barriere, poste al 50% per entrambi i certificati, con Vestas leggermente più in basso e SolrEdge leggermente più in alto. Anche l’emittente è sempre Vontobel, quindi non varia il rischio emittente; il prezzo di vendita del RR8 a 96,85 non è troppo lontano dal prezzo di acquisto del VQ8 a 97,80, limitando quindi ad un punto percentuale il costo dello switch. Perché quindi andarlo a sostituire? Ci sono delle differenze che sembrano piccole ma nella gestione del portafoglio contano molto. Il VQ8 ha rilevazione trimestrale, contro quella semestrale del RR8 e questo, oltre ad offrire quindi pagamenti con frequenze maggiori, da anche maggiore elasticità nella gestione dell’asset allocation, oltre a rendere meno sensibile il prezzo alla variazione dei sottostanti. Inoltre, l’aggiunta di un titolo al basket prevede un premio di circa il 4%, con il rendimento annuo del QP8 pari al 13,88% contro il 10,02% del precedente. L’RR8 ha osservazione cedola che andrà a buon fine alla chiusura di oggi quindi si ha tempo fino a martedì per liquidare il certificato prima dello stacco. Anche la scelta del timing non è casuale. Se attendessi infatti di incassare la cedola, data la distanza temporale del prossimo premio, il certificato probabilmente scenderebbe più dei 5 punti di cedola incassati ed a quel momento non sarebbe più conveniente lo switch, o sarebbe molto più costoso. Vendendo oggi invece, il prezzo dei due certificati è molto vicino e sposto l’incasso della cedola avanti di tre mesi. Settimana prossima dovrebbe invece esserci nella giornata di martedì l’autocall del Leonardo/Ferrari/STM con il worst of Ferrari in questo momento a +9,33% da strike e valuterò con cosa andarlo a sostituire.  

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Criptovalute e sostenibilità: sono davvero uno spreco di energia?

Scritto il 16.03.2022

Decarbonizzazione, green economy, sostenibilità. Sono ormai tematiche che fanno parte della nostra quotidianità e permeano ogni aspetto della nostra vita. Dalla scelta dell’auto, al packaging dei prodotti alimentari, al divieto di prodotti monouso in plastica. La tutela dell’ambiente che ci circonda è un assioma che ci accompagna e ci accompagnerà nei decenni a venire. Nel 2008 però, quando è nato Bitcoin, l’attenzione alla sostenibilità era molto meno accentuata e di conseguenza il processo produttivo era orientato alla massimizzazione dell’estrazione delle monete, senza badare al consumo di energia che queste avrebbero richiesto. Ma rispetto ai suoi albori, l’intera catena del valore del mondo delle criptovalute si sta orientando ad un approccio più green. Bitcoin e le altre criptovalute native si basano su algoritmi di consenso detti proof of work (PoW), ovvero un’insieme di operazioni che i minatori di Bitcoin devono eseguire per validare i singoli blocchi della catena, che risultano effettivamente molto dispendiose in termini di energia. Le cripto di nuova generazione invece, come ad esempio Cardano, Polkadot, EOS, Cosmos, e come lo sarà Etherum 2.0, si basano su algoritmi di valutazione diversi, detti proof of stake (PoS) e alcuni modelli dimostrano come tale sistema sarà il 99% più efficiente rispetto al vecchio PoW. Come possiamo notare nel grafico seguente, elaborato dalla Ethereum Foundation, il passaggio di Ethereum da PoW a PoS ridurrebbe del 99,95% il consumo di energia necessaria all’estrazione di un ETH. Ma questo è sufficiente per essere meno energivore rispetto alle reti di transazioni tradizionali? Sembrerebbe ancora di no, o almeno, non ancora per tutte le criptovalute. Il CCRI (Crypto Carbon Ratings Institute), una start up focalizzata sull’impatto ambientale delle criptovalute, ha rilasciato di recente un report che calcola il consumo di elettricità e le emissioni di carbonio delle principali blockchain PoS. Come risulta evidente, ad oggi solamente Solana, con 0,166 Wh di elettricità per transazione, risulta non solo la più efficiente tra le criptovalute analizzate, ma anche più efficiente rispetto al circuito Visa, sul quale corrono gran parte dei nostri pagamenti elettronici.  La strada è quindi tracciata. Le criptovalute di nuova generazione potranno essere addirittura più efficienti rispetto ai metodi di pagamento attualmente utilizzati. Ma le blockchain, le catene di blocchi alla base delle singole cripto, oltre che per i pagamenti e per il trasferimento di denaro possono avere moltissimi altri utilizzi e di conseguenza il loro consumo potrebbe non essere l’unico metro di valutazione. Pensiamo ad esempio alla gestione via blockchain dei pubblici registri: niente più archivi, niente più moduli cartacei, niente più spostamenti per avere accesso ai nostri documenti. Tutto disponibile su blockchain comodamente dal nostro computer. Per non parlare dell’ecosistema coinvolto nella transizione energetica. Il passaggio da combustibili fossili alle energie rinnovabili richiede infatti di ottimizzare i processi coinvolti nell’estrazione, nella produzione e nel trasporto dell’energia. La blockchain fornisce una piattaforma che offre velocità ed efficienza in tempo reale, per non parlare della tracciabilità, della sicurezza e della trasparenza. I campi di applicazione della rivoluzione che porteranno le criptovalute e la blockchain sono talmente vasti che per noi oggi è difficile immaginarlo, ma potranno portare all’ottimizzazione anche dal punto di vista energetico di tantissimi settori. E allora, anche se produrle dovesse rendere necessario l’utilizzo di energia, siamo sicuri che questo sia un fattore negativo se paragonato all’enorme risparmio che il loro utilizzo potrebbe provocare? Da segnalare inoltre, come una minore richiesta di energia da parte della nuova generazione di criptovalute, si accompagni con l’adozione di energie rinnovabile, due quindi lo sforzo di produzione non sarebbe dannoso per l’ambiente ma andrebbe anzi ad utilizzare fonti pulite o ad ottimizzare gli spechi nelle produzioni tradizionali. Per citare alcuni esempi: “Nel Nord Dakota la corrente elettrica necessaria ai supercomputer per il mining delle criptovalute arriva dal gas naturale in eccesso dei giacimenti. Nella regione cinese del Sichuan si utilizza l'energia idroelettrica, prodotta in abbondanza con sistemi innovativi. Nella contea del Denbingshire, in Galles, la materia prima usata per produrre corrente elettrica è il letame delle mucche. L'idea è venuta a un agricoltore del posto, Philip Hughes (nella foto in alto insieme a Josh Riddett), che ha realizzato un digestore anaerobico capace di trasformare il metano ottenuto dal letame in corrente elettrica, più o meno una centrale biogas su piccola scala.” Fonte: Financial Lounge, articolo dell’11 giugno 2021 di Antonio Cardarelli  Spesso appunto, i minatori di criptovalute utilizzano l’elettricità prodotta in eccesso da fonti rinnovabili che altrimenti andrebbe sprecata. Si susseguono le notizie relative al fatto che il mining di criptovalute stia attirando i produttori di energia rinnovabile. En+ Group, ad esempio, il principale produttore di alluminio a basse emissioni di carbonio e più grande generatore di energia idroelettrica nel settore privato, ha avviato una joint venture con BitRiver per la creazione di un data center nei pressi di una centrale idroelettrica, come spiegato nel comunicato ufficiale della società: “I nostri asset energetici nella regione di Irkutsk producono elettricità a basse emissioni di carbonio e a buon prezzo da fonti rinnovabili, e possiamo offrire il surplus di energia a queste partnership. Inoltre, la bassa temperatura media annua riduce la richiesta di elettricità per i data center, rendendoli più efficienti e minimizzando ulteriormente la loro impronta ecologica.” Il mondo delle cripto si sta quindi orientando verso la sostenibilità e la combinazione tra una produzione a basso impatto ambientale ed i benefici che il mondo della blockchain potrebbe portare in termini di efficienza dei processi in svariati campi, potrebbero dare una forte spinta ecologica, oltre ad una patina verde sopra ad un tema, quello delle criptovalute, troppo spesso demonizzato.    

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Flash sui mercati del 14.03.2022 -Guerra, rincaro carburanti, spettro Covid: e ora?

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 15.03.2022

Bollettino settimanale I fatti principali Commissione di garanzia: bocciato lo sciopero degli autotrasportatori per mancato rispetto del termine di preavviso di 25 giorni; Shenzen: imposto blocco di una settimana ai 9 milioni di abitanti della città, mentre la Cina subisce la peggiore ondata di infezioni da COVID-19 dall’inizio della pandemia; Bombardamenti ai confini Nato: missili russi attaccano base militare Ucraina vicino al confine con la Polonia uccidendo 35 persone; dopo la centrale nucleare di Chernobyl, le autorità dell’Ucraina hanno informato l’Agenzia atomica internazionale (Aiea) del fatto che la Russia intende prendere “pieno e permanente” controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia; esercito russo continua ad utilizzare armi proibite dalle convenzioni internazionali. Focus caro carburanti I prezzi del carburante continuano ad aumentare, superando i € 2,20/litro. La situazione sta diventando sempre più insostenibile per molte famiglie italiane. Di questo passo, se non vengono adottate delle soluzioni nel più breve tempo possibile, il rischio di un rallentamento nella ripresa economica post-pandemica risulterà inevitabile. In questo scenario le opzioni sono due: aumentare gli stipendi o tagliare il costo del petrolio. La strada più facile potrebbe sembrare la prima, ma sarebbe la più rischiosa poiché, alimentando la spirale inflazionistica (prezzi-salari) lo scenario si aggrava ulteriormente. La seconda opzione è forse l’unica alternativa per sopperire alle pressioni sulla catena di approvvigionamento, la quale, come si è potuto constatare negli ultimi mesi, è poco diversificata e di conseguenza ci rende molto più vulnerabili. Se è vero che i prezzi alle pompe sono aumentati a seguito delle sanzioni economiche imposte alla Russia, è anche vero che in Italia, da quanto affermato dall’UNEM (associazione che rappresenta le aziende di raffinazione, stoccaggio e distribuzione di prodotti petroliferi ed energetici low carbon), il prezzo del carburante prima delle tasse è più basso di 4,90 cent/litro sulla benzina e di 7,30 cent/litro sul gasolio, rispetto alla media Europea (https://www.unem.it/i-numeri-dellenergia/italia/petrolio/prezzi/). Per cui, se da un alto non è possibile agire alla fonte, dall’altro è possibile variare l’aliquota sulle accise, che pesa per più del 50% del prezzo del carburante. Per lo Stato, tuttavia, leentrate garantite dai mezzi a motore sono la quarta voce più alta dopo IRPEF, IVA e IRES. Politica monetaria Nel frattempo Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, ha confermato la chiusura del programma straordinario PEPP per fine marzo, mentre la riduzione degli acquisti di titoli previsti dal programma ordinario APP potrebbe partire già dal terzo trimestre di quest’anno. Un primo aumento dei tassi invece è previsto per fine anno, ma ciò dipenderà dall’evoluzione del conflitto e dagli effetti concatenanti che sorgeranno come conseguenza di quest’ultimo. Spese militari Il governo italiano sta prendendo in considerazione con la nuova legge di bilancio (in discussione da ottobre 2022) la possibilità di aumentare le spese militari portandole al 2% del PIL, come già annunciato da altri paesi europei e secondo quanto indicato ai paesi membri della Nato. L’obiettivo è quello di raggiungere i € 40 miliardi entro il 2027 e quindi di aumentare gradualmente la spesa annuale fino a € 10 miliardi. Un aumento di tali spese può essere un driver importante non solo per aumentare la capacità di ciascuna nazione di contrastare le minacce e di sopperire ad eventuali attacchi (anche di tipo informatico), ma anche per lo sviluppo di nuove tecnologie.

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Diario di Trading - settimana del 14 marzo

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  • Titoli di Stato, Spread e Tassi di i
Scritto il 14.03.2022

La scorsa settimana per le borse di mezzo mondo si è chiusa con il segno positivo nonostante il pesante rosso messo a segno nella prima seduta del 7 marzo. A farla da padrone è ovviamente la guerra in Ucraina e ogni news legata ad essa muove i listini al rialzo o al ribasso con grande forza. L’uscita di dati macroeconomici rivelanti come l’inflazione, l’occupazione o la produttività non ha più molto eco e nemmeno le questioni legate al COVID sono più dei market mover rilevanti. Devo dire che personalmente l’inasprimento del conflitto mi ha lasciato spiazzato, non avrei mai pensato di vedere nel 2022 una guerra di questo tipo in Europa con le evidenti conseguenze umanitarie ed economiche di lungo periodo che, anche da parte russa, erano facilmente preventivabili. La reazione occidentale dal punto di vista delle sanzioni e restrizioni è stata rapida e trasversale anche se i mercati per alcuni giorni hanno prezzato anche scenari apocalittici che pensavamo di aver lasciato alle spalle relegato alla memoria del secolo scorso. Tutto oggi però si muove più velocemente ed i mercati, che sono anticipatori per definizione, ci hanno portato velocemente ad un -20% delle quotazione azionarie per i principali listini Europei spazzando via l’euforia di inizio anno dove l’Europa aveva superato gli USA in termini di performance borsistiche. Come ogni eccesso anche questo è parzialmente rientrato la scorsa settimana con il Dax tedesco, per fare un esempio, che dal minimo in area 12.500 ha recupero circa 1500, oltre il 10%, ed ora prezza poco sopra i 14.000 punti. Personalmente lunedì scorso mai aspettavo un rimbalzo che purtroppo è arrivato troppo tardi per le mie operazioni che sfortunatamente a causa di eccesso di volatilità sono state chiuse in perdita per mancanza di margine; per cui non beneficiato del mega trend degli ultimi 5 giorni. Dal punto di vista Crypto invece le operazioni al rialzo su Bitcoin ed Ether della settimana mi hanno fatto recuperare parzialmente i danni subiti su Dax ed altri titoli anche se negli ultimi giorni anche le quotazioni del mondo Crypto sembrano entrate in stallo con la volatilità e la direzionali ridotte a zero in attesa di decidere da che parte andare. Ottimo invece il guadagno sull’oro che ho deciso di vendere intorno a 2060$ per oncia, sui massimi. In questi casi dico sempre che ci vuole una buona dose di abilità ed anche una giusta dose di fortuna. La scelte di vendere è la conseguenza delle azioni descritte sopra; mi era sembrato un eccesso il movimento che stava avendo sia su indici che al contrario sul gold per cui sono stato coerente con la mia visione ed ho agito di conseguenza. Ora abbiamo davanti la situazione più difficile in quanto la guerra è lontana dalla sua conclusione ma il mercato ha già recuperato una buona parte delle parte perdite per cui dobbiamo decidere se è stato solo un movimento tecnico di rimbalzo prima di una nuova caduta o se è stata la prima fiammata del nuovo trend rialzista di medio periodo. Sinceramente non lo so, per cui in queste giornate ho deciso di stare fuori dal mercato azionario degli indici ed operare su Crypto e materie prime in attesa di ulteriori indicazioni per capire da che punto orientare le mie operazioni   Buona settimana e buon trading a tutti !

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Il Portafoglio in Certificati di Alessandro Pavan – 03.03.2022

Scritto il 07.03.2022

Ad una settimana esatta dallo scoppio della guerra in Ucraina facciamo il punto sulla situazione dei mercati e del nostro portafoglio in certificati. Andamento completamente diverso tra gli indici europei e quelli americani, dovuto sicuramente al fatto che le aziende e le economie europee sono molto più esposte al mercato russo di quanto non lo sia quello d’oltreoceano. Senza considerare poi la dipendenza energetica dal Cremlino dei principali paesi europei, alle prese ora con la spasmodica ricerca di alternative per la fornitura di gas. Se Nasdaq ed S&P500, dopo il crollo di giovedì scorso sulla notizia hanno saputo poi rimbalzare e si trovano ora sui massimi della settimana (+7% dai minimi per l’S&P500 e +9% per il Nasdaq), i mercati europei hanno prima tentato un rimbalzo nella giornata di venerdì e in quella di martedì, salvo poi capitolare. Vediamo infatti oggi un FTSE MIB che arranca al di sotto dei 24.500 punti, oltre il 13% sotto ai massimi di inizio gennaio. Sulla stessa falsariga anche il DAX, a 13.900 punti, con una performance YTD del -12,81%. Unica nota positiva, sembra che il VIX stia giorno dopo giorno scendendo con una volatilità in diminuzione che dopo aver toccato 38,94 (massimo a 52 settimana) si trova ora intorno ai 30. Con le materie prime alle stelle, l’inflazione americana, già a livelli record il mese scorso, potrebbe registrare valori ancora più elevati. Basti pensare che il WTI ha toccato stamattina un massimo di 116,50$ al barile, e si stima che un incremento del prezzo di 10$ possa impattare per 35 punti base sull’indice dei prezzi al consumo. Per non parlare poi dell’impatto delle altre componenti energetiche. La FED si trova ora davanti ad un grande interrogativo. La domanda non è se a marzo verranno alzati i tassi, in quanto questo è scontato e confermato dallo stesso Powell nei giorni scorsi, bensì di quanto. Se prima del conflitto ucraino vi era un parere unanime su un rialzo di 50 punti base, tali certezze erano crollate e virate verso i 25 punti. Ma l’impennata dei prezzi dell’oil e il conseguente incremento dell’inflazione potrebbero spingere la FED ad essere falco, nonostante le tensioni geopolitiche. Un’inflazione così elevata, su valori che non si vedevano dagli anni ’70, ha portato ad un abbassamento generalizzato delle stime sugli utili per il 2022, con l’incremento dei costi sia materiali che del lavoro, che stanno riducendo i profitti e di conseguenza i margini per le aziende. Questo nuovo cambio di paradigma potrebbe far tornare nuovamente appetibili molte società del Nasdaq che erano state enormemente penalizzate nei mesi scorsi perché non riportavano più tassi di crescita del 30/40%. Ma in un mondo che rischia ora di crescere molto meno, potrebbero tornare di moda dopo aver scontato ingenti discese dei prezzi. Dopo una lunga correzione, torna a salire il valore del portafoglio, ancora ampiamente penalizzato dai prezzi di diversi certificati con sottostanti tech, ma che inizia a invertire la curva. In particolare la salita importante di alcuni sottostanti nell’ultima ottava ha permesso anche ai certificati coinvolti un rimbalzo di prezzo. Il più eclatante è sicuramente l’UBS sui pagamenti digitali, grazie al rimbalzo della quotazione di Block, che dopo aver toccato il minimo a 82$ è riuscita, grazie anche alla buona trimestrale, a salire fino ai 125$ odierni, con la barriera a 162$ che appare decisamente più alla portata. Da segnalare anche il rialzo di Palantir, con un minimo a 9,74$ e una quotazione odierna a 12,01$ che impatta sul prezzo dell’athena di MS facendolo crescere di circa il 7%. Ultima menzione per Leonardo, con il titolo salito sopra gli 8€, su valori che non vedeva dal periodo pre pandemico e che ai livelli attuali porterebbe all’autocall del certificato con anche Ferrari ed STM. Come già detto, la situazione attuale offrirebbe molteplici opportunità d’acquisto, sia sul secondario, con certificati che vedono i sottostanti sotto strike e possono essere acquistati ampiamente sotto la pari, che sulle nuove emissioni, con prodotti che presentano strike su livelli molto bassi. Ma la volatilità rimane comunque su livelli importanti e l’esito del conflitto nell’est europa sembra ancora molto incerto. Ancora più incerti sembrano gli effetti che questo avrà sulle economie. Motivo per cui, al netto di un paio di autocall da verificare nel corso del mese, attendo ancora un po’ per valutare eventuali operazioni.  

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Monete digitali, tokens e utility tokens: cosa sono e a cosa servono

Scritto il 07.03.2022

C’è ancora poca conoscenza del mondo Crypto e dei molteplici usi che se ne possono fare ed è per questo che ho deciso di scrivere questo breve articolo che vada a spiegare in maniera semplice l’utilizzo pratico di Bitcoin&Co. Partiamo dal principio. Le monete digitali sono denaro Nelle transazioni e negli scambi commerciali utilizziamo solitamente banconote di carta, monete di metallo o il bancomat/carta di credito (che opera in circuiti elettronici). Questa tipologia di denaro è chiamata valuta fiat (o moneta a corso legale). Ciò sta a significare che la disponibilità di denaro e il loro valore è controllata da un istituto centralizzato (Banca Centrale). Il 31 ottobre 2008, Satoshi Nakamoto creò Bitcoin, la prima valuta digitale. La funzionalità di una moneta digitale è esattamente quella: un mezzo di pagamento. Ha le medesime caratteristiche dei soldi; è un’unità di misura, riserva di valore e mezzo di scambio. Una moneta digitale non è molto diversa da una moneta fisica che di solito teniamo in tasca: la differenza sta nel fatto che è digitale e non controllata da un ente centralizzato. In certi casi sono riserva di valore Nel caso specifico del Bitcoin ad oggi, dopo poco più di 13 anni dalla prima transazione, molti esperti lo considerano principalmente una riserva di valore, al pari dell’oro, rispetto ad una valuta da usare per gli acquisti di tutti i giorni in quanto la scarsità limitata a 21 milioni di pezzi lo rende simile alla scarsità del metallo prezioso, ma molto più semplice da detenere e scambiare. Un parallelismo può essere fatto con il franco svizzero che è una delle valute rifugio per eccellenza e che oltre ad essere la moneta utilizzata in Svizzera nel corso degli ultimi 50 anni si è apprezzata del 400% rispetto al dollaro americano proprio per le sue caratteristiche di sicurezza e scarsità rispetto ad una valuta globale come il dollaro costantemente sotto pressione per garantire l’espansione monetaria. I token di utilità permettono di avere un diritto di utilizzo su un prodotto o servizio Un token di utilità (o utility token) ha una più ampia funzionalità rispetto ad una moneta: questi token hanno certamente un valore, ma non possono essere considerati dei soldi così come lo sono le monete. Gli utility tokens possono essere utili in diversi modi, dando la possibilità agli individui che li detengono di poter accedere a prodotti o servizi. Tipicamente una startup tecnologica sviluppa un prodotto o servizio e inizia un’ICO (Initial Coin Offering -> Offerta Iniziale di Moneta). Durante l’ICO la società vende i propri utility tokens. Gli investitori possono acquistare questi tokens e usarli come mezzo di pagamento all’interno della piattaforma sviluppata dalla stessa società. È come se fossero dei buoni che hanno un valore se utilizzati all’interno di un determinato contesto, come può essere un supermercato, un abbonamento in palestra, ecc… Ad esempio, un token di Uber potrebbe essere utilizzato per pagare il tragitto dall’aeroporto a casa mediante un’auto registrata all’interno della piattaforma Uber. Ma il token di Uber non può essere utilizzato per pagare lo stesso tragitto se si prende un taxi qualunque. In quel caso si dovrà innanzitutto scambiare il token Uber con una valuta a corso legale o con una valuta digitale. I termini “moneta” e “token” sono spesso usati come sinonimi, ma da quello che si evince nell’esempio appena riportato si può capire come siano due cose a sé stanti. I tokens sono comunque integrati su una blockchain dove sono scambiate già cryptovalute in grado di interoperare con gli smart contract collegati agli stessi tokens. I security tokens rappresentano un investimento I security tokens agganciano il loro valore ad un asset esterno, ad esempio un bene negoziabile. Se per esempio acquistaste una versione tokenizzata di un’azione, avreste gli stessi diritti del possessore della medesima azione che però è stata scambiata attraverso un broker tradizionale (con gli stessi diritti patrimoniali e di voto). L’unica differenza sta nel fatto che un token si presenta in formato digitale. La distinzione con l’utility token sta nel fatto che i security tokens sono strutturati per essere degli investimenti. Per questo motivo ricadono sotto la stesse supervisione regolamentare in cui risiedono altri strumenti d’investimento. Se una società emette dei security tokens, il processo non si chiama ICO, bensì STO (Security Token Offering). Gli STO devono essere registrati presso le rispettive autorità garanti. Inoltre, l’aggiunta della supervisione da parte di un organo di controllo dovrebbe aumentare significativamente la sicurezza degli STO e dovrebbe renderli molto meno vulnerabili in relazione a possibili frodi o utilizzi impropri. La sicurezza dell’utilizzo della Blockchain In questo caso stiamo parlando della tecnologia che sta alla base del mondo Crypto e le cui applicazioni dovranno ancora essere esplorate appieno nel prossimo futuro. La caratteristica principale è la sicurezza nella certificazione delle operazioni all’interno di un registro decentralizzato. Un esempio didattico che spesso viene utilizzato è quello del pubblico catasto. Se fosse trasferito in Blockchain avremmo in pochi secondi e costi bassissimi tutte le informazioni relative ad un immobile, presenti e passate, e sarebbe possibile semplificarne il passaggio di proprietà senza perdere la garanzia di andare da un notaio per certificare pubblicamente l’atto. Al di là di quanto visto sono convinto che siamo solo all’inizio di quella che potrebbe essere una nuova rivoluzione tecnologica come lo è stato internet sul finire del secolo scorso   di Luca Padovan

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Diario di Trading - settimana del 28 febbraio- la situazione bellica determina la direzione dei mercati

Scritto il 01.03.2022

In queste giornate purtroppo ci sono poche analisi da fare per “prevedere” l’andamento dei mercati finanziari in quanto, come credo tutti i lettori siano concordi con me, è solo lo sviluppo della situazione bellica a determinare acquisti e vendite sui listini. “Prevedere” tra l’altro è un’attività da non fare mai se ha come oggetto la borsa; proprio per la natura errante ed imprevedibile del mercato. Quella che stiamo vedendo in queste ore è il crescente aumento della volatilità che in maniera direzionale condiziona l’andamento giornaliero dei vari strumenti finanziari. Se guardiamo da vicino l’indice Dax vediamo come giovedì 24 abbia perso quasi il 4%, il giorno dopo un recupero del 3,67% e oggi una perdita del 2%. Lo stesso vale per quasi ogni strumento finanziario in queste ore. Il motivo dello storno e del recupero è sempre legato all’andamento della tensione in Ucraina tra nuovi attacchi e fuga di notizie di una possibile tregua. Un altro fattore positivo per i mercati, che come sempre sono contro intuitivi, sta nel fatto che un deteriorarsi della situazione economica globale dovuta alla guerra e alle conseguenti sanzioni possa portare le banche centrali a riconsidera la stretta monetaria e quindi a ritardare l’innalzamento previsto dei tassi d’interesse. Questo ultimo aspetto per alcuni settori, come il tecnologico, varrebbe in termini di spunti più della fine del conflitto in quanto le aziende del Nasdaq sono poco collegate a quanto succede in Est Europa ma sono molto collegate alle valutazioni legate al costo del denaro. In sintesi questa settimana non c’è molto da dire anche perché gli eventi del calendario macro-economico non influiranno molto sull’andamento del listino e l’attenzione sarà tutta orientata ad Est. A latere di ciò voglio fare una piccola riflessione su materie e mondo crypto: le materie prime, che hanno corso molto negli ultimi giorni per ovvi motivi, potrebbero rimanere alte nonostante una risoluzione del conflitto a causa della tensione tra stati produttori e anche per questioni opportunistiche. le crypto che hanno perso molto, in scia alle azioni, ad un certo punto si sono leggermente sganciate dall’andamento azionario e sembrerebbe che stia tornando l’attenzione su questa asset class che nell’ultimo trimestre ha lasciato sul campo tra il 50 e il 70%. Per decide di operare in questo contesto consiglio prudenza e riduzione degli importi. Buona settimana e buon trading a tutti!

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Russia-Ucraina: la settimana decisiva

Scritto il 21.02.2022

Cosa spaventa così tanto gli attori del mercato finanziario da spingere in queste prime ore di contrattazione della settimana, senza la partecipazione degli americani a casa per il Presidents’ Day, alcuni indici sui minimi dell’ultimo anno? Il Dax di Francoforte ha rotto gli importanti supporti che avevano retto ogni caduta nel corso degli ultimi 12 mesi e in questo momento quota sui prezzi di inizio 2021. Pochi indici del vecchio continente stanno registrando performance solitarie in questi giorni ma una menzione particolare va fatta per il FTSE 100 di Londra che è l’unico indice ad essere in territorio positivo, seppur di poco, da inizio anno. Ovviamente l’indice russo RTSI perde nella sola seduta odierna oltre l’11%, ma più importante per noi consumatori il Gas Naturale fa registrare un avanzamento superiore al 6% sempre nella seduta odierna. Oltre oceano, anche se chiusi per festività, i future su Nasdaq e SP500 specchiano l’andamento dei listini di mezzo mondo ed enfatizzano una situazione tecnica già negativa appesantita dalle paure legate all’inflazione e all’innalzamento dei tassi d’interesse FED. Solo l’oro sembra essere un buon investimento in queste ultime settimane dopo aver superato i 1900$ per oncia e la fase laterale che l’aveva ingabbiato nell’ultimo anno. Personalmente ho sempre detenuto una buona quota di oro in portafoglio in previsione di crescita dei prezzi o crisi improvvise sempre difficili da prevedere a priori. Tornando al quesito iniziale credo che la paura che si registra in questi giorni sia dovuta principalmente dall’incertezza. Perché in questo momento è veramente difficile capire se ci sarà o meno una guerra ma soprattutto è molto difficile prevedere che tipo di conflitto e che tipo di conseguenze ci saranno a causa di questo esso. Siccome gli scenari sono molteplici ed alcuni anche molto negativi i mercati finanziari, come spesso accade, hanno più paura dell’incertezza che di una certezza, terribile, ma pur sempre “certa” come una guerra. Una piccola riflessione sul mondo Crypto va fatta. In queste ore tutte le Crypto asset sono colpite da forti vendite e si ritrovano, chi più chi meno, sui livelli minimi degli ultimi 12 mesi in netta correlazione con gli altri asset rischiosi come per esempio le azioni. Credo che a breve, ma posso sempre sbagliare, questa correlazione verrà meno e se ci sarà un conflitto credo che vedremmo il Bitcoin in primis apprezzarsi in scia al rally di Oro e Argento in quanto verrà più assimilato come un posto sicuro dove tenere e muovere velocemente la liquidità piuttosto che asset speculativo. In conclusione c’è solo da capire se il peggio è alle spalle o se è ancora tutto da vedere. Buon trading e buona settimana a tutti!

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Diario di trading settimana del 14 febbraio 2022 - La Strage di San Valentino

Scritto il 14.02.2022

Il 14 febbraio 1929 a Chicago gli uomini di Al Capone compirono uno degli agguati più celebri della storia del crimine ai danni di una banda rivale, quella di George “Bugs” Moran. In tutto furono uccise sette persone e la strage rimane ancora oggi celebre per la brutalità delle uccisioni avvenute a colpi di mitra con oltre 50 proiettili per ogni vittima. In maniera meno cruenta, ma sempre d’impatto, le borse mondiali aprono questa settimana in territorio profondamente negativo e anche alcuni titoli che avevano corso molto nelle ultime sedute, vedi i bancari, hanno aperto questa mattina con ribassi tra il -5% e il -7%. La causa principale è l’escalation della questione militare russo-ucraina che a tutt’oggi tiene l’attenzione internazionale ben puntata sull’Europa orientale. È ovvio che una situazione del genere in una parte del mondo come questa generi non poca incertezza, quella stessa incertezza che piace poco ai mercati e che ne pregiudica lo stato di salute. Se a questo aggiungiamo che nell’ultimo periodo di condizioni negative ce ne sono state diverse, dal probabile aumento dei tassi all’impennata inflativa fino al problema globale del costo energetico è naturale pensare che una variabile così importante in un contesto già di per se negativo porti ad un’accelerazione al ribasso e ad un approccio prudenziale. A mio avviso, sia in ottica di trading che di investimento, queste giornate sono tra le migliori in cui operare, ovviamente con il giusto controllo del rischio. L’alta volatilità porta ottime occasioni per delle operazioni veloci intra day e la corsa alle vendite offre titoli, magari già analizzati e individuati, ad un prezzo di sconto spesso vicino alle aspettative di rendimento annuo. Per cui è importante decidere su quale mercato operare, non si può seguire tutto, e sfruttare questa generale incertezza per inserire delle operazioni strategiche di breve-medio periodo. Per esempio se credo che i bancari siano positivi in un contesto di rialzo dei tassi e oggi Unicredit perde circa il 5% può essere un’ottima occasione d’acquisto sperando che il titolo, passata la burrasca, riprenda il suo trend positivo scatenato da un cambio di contesto monetario macro. Altro esempio: se credo che i titoli tech siano svantaggiati da una crescita inflativa e del costo del denaro nelle valutazioni future sfrutto i rimbalzi fisiologici di queste brusche cadute per andare al ribasso ad un prezzo più alto. Personalmente è quello che sto facendo in ottica di lungo periodo, mentre nel brevissimo questa mattina sono andato al rialzo, contro trend, sul Dax quando perdeva oltre il 3% dall’apertura per portare a casa 150/200 punti di rimbalzo prima dell’apertura USA. Sempre positivo sulle Crypto, specialmente Solana e Cardano a questi prezzi e sul metallo giallo. Attenzione con il petrolio che punta ai 100$, ma potrebbe frenare prima. Buona settimana e buon trading a tutti!

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Diario di trading - settimana del 07 febbraio 2022

Scritto il 07.02.2022

Con grande sorpresa di molti analisti nelle ultime ore i crypto assets hanno recupero molto terreno ed hanno azzerato le forti perdite messe a segno dal 20 Gennaio in poi. Nonostante sui mercati azionari non sia tornato a splendere il sole nelle ultime ore i crypto assets sono uscito dalla temporanea correlazione con il mercato tech americano per mettere a segno un ottimo recupero superando dei livelli chiave dal punto di vista psicologico, i 40.000 $ per il Bitcoin e i 3000 $ per Ether. Anche il cugino “fisico” del Bitcoin, l’oro, è tornato sopra area 1800 $ e sembra intenzionato a rivedere in breve periodo i massimi degli ultimi mesi. L’inflazione oramai dagli USA sta dilagando anche in Europa e nell’ultima conferenza stampa della BCE tenutasi la settimana scorsa Cristine Lagarde ha fatto intendere che anche per la BCE questo aumento dei prezzi sta diventando troppo persistente per essere definito solo temporaneo. Molti operatori del mercato ora stimano che anche la BCE sarà costretta ad aumento dei tassi già nel corso del 2022 per far fronte ad un’inflazione persistente e questo sentiment ha immediatamente fatto recuperare molte posizioni all’euro nei confronti del dollaro americano che dai minimi di 1,11 è arrivato in poche ore sopra 1,14. A questi prezzi, come detto più volte, non sono in grado di effettuate trades su questo cross in quanto la mia visione pro dollaro non è abbastanza avallata da questi prezzi un po’ troppo cari per i miei gusti. Andando a guardare la componente azionaria troviamo un Nasdaq che ha parzialmente recuperato dai minimi ma che al suo interno trova titoli ultra resilienti, come Apple, e altri sulle montagne russe con oscillazioni giornaliere da 25% e oltre come Facebook, Netflix e PayPal. Credo sia un’ottimo momento per fare operazioni di breve periodo, con massima attenzione alla gestione del rischio e all’uso della leva finanziaria, perché con queste oscillazioni un’operatività di scalping può portare importanti risultati in affiancamento alle posizioni di lungo termine che invece in queste settimane non portano grandi soddisfazioni. Guardando al rialzo degli indici sono più positivo su europa e old economy rispetto a Tech e Nasdaq anche se in generale credo sia importante capire se siamo di fronte alla ripartenza di un trend positivo o alla fine del rimbalzo generato dal tonfo delle scorse settimane. Si naviga a vista, sempre con la capacità di adattamento che deve caratterizzare ogni trader   Buona settimana!

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Settimana dell’incertezza

Scritto il 31.01.2022

Dando un veloce sguardo alla a quanto successo la scorsa settimana abbiamo visto quasi tutti gli indici azionari in forte recupero e per mia fortuna anche il Nasdaq ha portato a casa all’incirca 500 punti di rialzo; cosa di cui speravo nel mio scorso articolo. A parer mio credo che molti operatori puntassero su un recupero generalizzato delle quotazione dopo 3 settimane di performance negative. Dando un occhio alle altre asset class vorrei far notare alcuni movimenti a mio avviso molto interessanti: il super rafforzamento del dollaro USA che ha portato l’Euro a valere all’incirca 1,11 contro la divisa americana. A mio avviso il mercato da un lato punta sugli annunciati rialzi dei tassi USA contro una BCE accomodante ancora per molto tempo. Credo però che se questa situazione di debolezza dell’Euro rimarrà prolungata la Baca Centrale Europea si vedrà costretta ad imporre una stretta alla politica monetaria prima del previsto. In quel caso potremmo rivedere il cambio euro-dollaro tomare a veleggiare verso la quotazione di 1,20 mentre se così non fosse potremmo trovare un cambio nei prossimi mesi che punta al minimo degli ultimi anni in area 1,05. Personalmente è da diverso tempo che pubblicamente affermo di preferire il dollaro all’euro ma a questi prezzi è importante rimanere a guardare come evolvé la situazione in quanto mi ero dato 1,12 come target di arrivo alla discesa delle quotazioni. crollo dell’oro in parte dovuto al balzo del dollaro e in parte al cambio di modalità da risk off a risk on nella settimana precedente. Sotto 1800 per me l’oro è sempre da comprare, a maggior ragione in un periodo di alta inflazione come questo. Sono convito che presto o tardi il mercato spingerà il metallo giallo oltre i 2000 a rivedere i massimi storici raggiunti nel 2020. fase laterale/ribassista del settore Crypto, in questa fase dovuto alla correlazione di breve con il settore tech. In realtà nel lungo periodo l’analisi delle matrici di correlazione mostra come l’andamento di Bitcoin&Co. sia totalmente staccato dall’andamento del mercato azionario ragion per cui per me, che sono un positivo di lungo periodo, le quotazioni attuali rappresentano un ottima opportunità di acquisto a prezzi scontati del 50% e più. Per fare una battuta siamo di fronte ad una correlazione evidente con “saldi di stagione” dell’abbigliamento. La prima settimana di Febbraio è carica di dati e aspettative; i due principali sono l’inflazione area euro e i vari dati sull’occupazione USA. Sono market mover importanti ma oltre a questo sono anche i principali dati che vengono oggi osservati dai governatori delle banche centrali, veri market mover del nostro tempo. Un’occupazione sana e in crescita negli Stati Uniti sancirebbe la decisione di rialzo della FED mentre un’inflazione oltre le aspettative e comunque che persiste ancora a lungo sopra il 2% porterebbe all’angolo i signori della BCE che avrebbero oggi poche scuse da far digerire al mercato. In sintesi sarà importante seguire questi ed altri dati per capire come impostare le operazioni future, senza farsi prendere alla sprovvista e magari con un piano ben dettagliato in base allo scenario che viene a delineare. Buona settimana e buona trading a tutti!

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