Linda Leodari

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Consulente finanziario

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Vicenza
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50 anni
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22/12/2021

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3 ERRORI DA EVITARE NELLA GESTIONE DEL PROPRIO RISPARMIO

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  • Finanza Comportamentale
Scritto il 21.04.2023

  Quali sono gli errori più comuni nelle scelte finanziarie? Quando e quanto le emozioni entrano in gioco? Quale aiuto concreto posso darti per evitarti di incorrere in questi sbagli? L’emotività fa parte dell’essere umano e quindi va a influenzare ogni campo. Infatti, anche nella gestione degli investimenti e delle scelte per realizzare i propri obiettivi finanziari gioca un ruolo importante. Ecco gli errori in cui potresti incappare!    ❌ Errore 1: farsi prendere dal panico La non conoscenza del mondo della finanza, per chi vi si approccia per la prima volta, può portare a sentimenti negativi, quali ansia, paura o addirittura panico. Questo può portare a scelte irragionevoli, come la vendita degli strumenti nei momenti di alta volatilità dei mercati finanziari o l'investimento in asset eccessivamente prudenti per perseguire obiettivi con orizzonti temporali molto lunghi,  per i quali si potrebbe considerare di esporsi ad un rischio maggiore, proprio per il maggior tempo a disposizione per raggiungerli. Io sono al tuo fianco per darti la giusta prospettiva sugli eventi, per permetterti di comprenderli, e non farti dominare dalle emozioni nelle tue scelte. È fondamentale, infatti che i tuoi investimenti non ti creino ansia o preoccupazione e la loro comprensione gioca in questo un ruolo determinante. Se conosci e comprendi le dinamiche e le motivazioni alla base degli eventi, puoi compiere scelte ragionate. ❌ Errore 2: L’effetto gregge e la FOMO Noi siamo animali sociali e come tali, quando siamo incerti, preferiamo fare scelte già compiute da altri. Questa strategia ci dà l'errata convinzione che se molti hanno fatto una scelta, allora deve essere per forza giusta. Ma una scelta fatta da altri non è detto che sia giusta per noi, per la nostra situazione, per i nostri obiettivi e per la nostra tolleranza al rischio. Spesso, inoltre, si vedono nei mercati periodi di grande euforia, in cui un ambito di investimento sembra assolutamente vincente. Tutti vogliono entrarvi e anche noi non possiamo non esserci!  La paura di rimanere esclusi dal grande affare, la cosiddetta FOMO (Fear of missing out) porta molti all'irrazionale scelta di voler entrare a tutti i costi in settori divenuti ormai troppo cari rispetto al loro effettivo valore, proprio a seguito di questa corsa forsennata di molti prima di loro per entrarvi. In questo modo si creano le "bolle" speculative, che quando scoppiano, portano, soprattutto per gli ultimi che vi sono entrati, pesanti cali negli investimenti, a volte difficilmente recuperabili in tempi ragionevoli. Qualcuno di voi ricorda la bolla del settore tecnologico dei primi anni 2000? Ecco questo era un classico esempio di FOMO. ❌ Errore 3: Aspettative di risultati irrealistiche  Investire una parte del proprio risparmio può spaventare: si ha il timore di perderlo, dopo che si è faticato a metterlo da parte, o lo si può percepire come “bloccato” per troppi anni. Questo è più che logico, ma può portare a scelte sbagliate, come l'immobilismo, con il parcheggio del risparmio sul conto corrente, o la scelta di strumenti inadatti agli obiettivi ed esigenze personali. Molte persone inoltre non hanno nessuna percezione di quale sia il rapporto tra rischio e rendimento di un portafoglio investimenti e non hanno idea di cosa aspettarsi. Quali rischi ha il proprio portafoglio? Qual è il suo valore di calo massimo? Quali sono le sue potenzialità di resa? Posso spiegarti con chiarezza tutto questo, indicandoti il valore di calo massimo del portafoglio investimenti, che propongo, nel 99% dei casi, così che tu possa comprendere a priori se il suo rischio sia per te sostenibile. Creo il tuo portafoglio a misura delle TUE esigenze e dei TUOI obiettivi, sia vicini che lontani, così che tu possa disporre del tuo denaro nei tempi da te indicati, senza eccessive ripercussioni nella parte di investimenti rimanenti. ? Non sempre è facile scegliere la strada giusta, anche quando siamo consapevoli e abbiamo le idee chiare. Le emozioni fanno parte della nostra natura e possono essere sempre in agguato, anche in chi si giudica sempre lucido e razionale. Con me al tuo fianco, lavorando esclusivamente nel TUO INTERESSE, ti aiuto ad evitare queste trappole mentali, a mantenere un controllo consapevole razionale rispetto ai tuoi investimenti e la barra dritta verso i tuoi obiettivi di vita. ? Contattami e scopri come posso aiutarti a compiere le scelte migliori.

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Le sirene su internet e il falso mito dei guadagni facili

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  • Consulenti finanziari indipendenti
Scritto il 31.03.2023

Oggi ti racconto la storia di Luigi, imprenditore abituato a muovere grandi masse di denaro che col tempo sono sfumate perché ammaliato dalle suadenti sirene che popolano Internet. Ha sempre avuto un’alta propensione al rischio grazie alla quale ha sperimentato varie tipologie di investimenti: ha investito in aziende poi rivelatisi imbrogli e sparite, in miniere d’oro e di pietre preziose, ha usufruito di dubbi servizi di trading su criptovalute, accumulando negli anni una serie di disavventure e importanti perdite economiche. Si è poi rivolto a me per aiutarlo a pianificare al meglio l’uso delle risorse rimanenti. Amara è stata però la sua sorpresa quando si è reso conto che i rendimenti possibili attraverso un regolare investimento di medio lungo termine nei mercati finanziari, con strumenti quotati e facilmente liquidabili, sarebbero stati decisamente inferiori a quelli da lui ottenuti un tempo con l’attività lavorativa. Ma soprattutto sono infimi rispetto a quanto proposto da sedicenti servizi di consulenza che ha trovato in internet. Luigi ha condiviso con me alcune delle proposte ricevute, di cui cito ad esempio un piano di accumulo in fondi comuni d’investimento con guadagni “certi” del 10% annuo, o un portafogli con rendimenti “assicurati” di oltre il 25% annuo. Pensi che Luigi sia stato ingenuo nel considerare queste proposte? Non è il solo a farsi ammaliare da “consulenti” improvvisati che propongono ricette per guadagni mirabolanti, magari senza autorizzazione, né controlli e soprattutto senza conoscere le persone a cui si rivolgono, la loro situazione finanziaria e il grado di rischio sopportabile. L’idea di guadagnare molto in poco tempo piace a tutti. Ma non esistono scorciatoie, né pasti gratis in finanza. Proprio per questo è fondamentale affidarsi a veri consulenti, di cui è possibile verificare le credenziali. Dal punto di vista della regolamentazione, il consulente finanziario autonomo è soggetto alla vigilanza dell’OCF, organismo presso il quale è tenuto l’Albo Unico dei consulenti finanziari sezione autonomi, al quale è iscritto anche il mio studio. Il rapporto tra consulente e cliente deve essere di fiducia, trasparente, sincero e obiettivo. Contattami per una call conoscitiva

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PREVIDENZA COMPLEMENTARE Quali opzioni possibili?

Scritto il 12.12.2022

Sempre più spesso si sente parlare di previdenza complementare e della necessità di costruirsi un patrimonio da poter convertire in rendita, al fine di integrare la pensione pubblica, che negli anni sarà sempre più esigua. Ma quanto esigua? Dipende... Per poter farsene un’idea è opportuno prima di tutto ottenere una sua stima, che per quanto soggetta in futuro a possibili cambiamenti a seguito di variazioni delle norme in vigore, permette di farsi un’idea di cosa ci aspetta. Sulla base dei dati ottenuti si può poi decidere quali scelte intraprendere, anche se in linea di massima si può affermare che con il sistema di calcolo contributivo le generazioni più giovani otterranno una rendita pensionistica decisamente più modesta rispetto al passato. Partendo da questo dato, diventa quindi importante attivare il prima possibile una forma di risparmio da dedicare al sostegno della pensione pubblica e più anni si avranno davanti a sé in questo percorso e più contenuta potrà essere la quota di risparmio annuale da destinare a questo scopo. Quando si pensa a questo tema viene subito alla mente lo strumento del fondo pensione. Ma è l’unica scelta percorribile o ve ne sono altre? In realtà il sostegno alla pensione pubblica può essere generato in diversi modi. In questo articolo non parlerò delle caratteristiche e del funzionamento dei fondi pensione o di come scegliere quello più idoneo alla propria situazione. La mia è piuttosto una riflessione sui pro e contro di ognuna delle opzioni considerate. A titolo di esempio un’alternativa al fondo pensione può essere il piano di accumulo personale, con cui investire nei mercati finanziari, o, per un proprietario di immobili, la rendita derivante dalla loro locazione. Ognuno di queste soluzioni presenta aspetti positivi e negativi, che vanno valutati prima di effettuare una scelta. Inizio dalla situazione del proprietario di immobili. Naturalmente questa non è una condizione comune a tutti, in quanto appunto non tutti possono disporne. Non è tuttavia inusuale il caso in cui ci si trovi ad aver ereditato l’abitazione dei propri genitori o di qualche parente, che quindi potrebbe essere poi affittata, generando un’entrata periodica. La scelta di destinare l’immobile a tale scopo può comunque comportare delle problematiche che una persona non desidera o non si sente in grado di gestire, come inquilini morosi, o che provocano danni all’immobile e difficilmente sfrattabili, o periodi sfitti in cui non si riesce a locare l’immobile o situazioni in cui sorge la necessità imprevista di manutenzioni o riparazioni con costi considerevoli. Questa opzione è agevolata comunque se nel tempo gli immobili sono stati ben tenuti. In caso contrario, ci si troverebbe ad affrontare importanti spese di ristrutturazione per poterli affittare e se non si disponesse di fondi sufficienti per farlo, ci si ritroverebbe ad un’età magari già troppo avanzata per poter fare altre scelte per creare un sostegno alla pensione pubblica. Un fondo pensione o un piano di accumulo con investimenti personali, possibilmente avviati già agli inizi della propria attività lavorativa, sono possibilità alternative. Ma quale delle due è la migliore? Anche qui dipende. Il fondo pensione offre diversi benefici che il piano di accumulo personale non ha, ma sono benefici non rivolti a tutte le categorie di lavoratori e in alcuni casi esso risulta essere meno conveniente del piano di accumulo. Il fondo pensione offre la possibilità ai lavoratori dipendenti di ottenere un contributo dal proprio datore di lavoro (la cui misura è stabilita dal contratto collettivo nazionale o da un accordo aziendale), a fronte del versamento di un proprio contributo. Inoltre ai lavoratori dipendenti permette la deducibilità dai redditi assoggettati ad IRPEF dei contributi volontari, compreso il contributo del datore di lavoro e da questo deriva un beneficio importante. L’erogazione del capitale o della rendita pensionistica ottenuti inoltre vengono assoggettati ad una tassazione di favore, con un ulteriore importante risparmio fiscale. Per lavoratori autonomi, che non dispongono del contributo del datore di lavoro e non hanno la possibilità di dedurre i contributi volontari, come ad esempio chi oggi opera in regime forfettario, la convenienza del fondo pensione rispetto ad un piano di accumulo per investimenti personali viene meno, anche se di poco. In una simulazione effettuata ho posto a confronto il montante finale ottenuto da un fondo pensione con quello di un piano di accumulo personale, ipotizzando rendimento uguale e medesimo numero di anni di permanenza nella posizione. In essa ho previsto tutte le agevolazioni riservate agli aderenti ai fondi pensione e ho considerato che i rendimenti ottenuti dal fondo pensione sono tassati ogni anno (ad oggi la tassazione è prevista al 20% o al 12,50% se rendimento deriva da titoli di stato), mentre quelli del piano di accumulo personale, privo di qualsiasi agevolazione, lo sono solo al momento della loro liquidazione e nella misura ad oggi vigente del 26% o 12,50% per i rendimenti da titoli di stato. Da questa analisi è risultato che, per i lavoratori che non possono dedurre i contributi volontari, il capitale finale ottenuto con il piano di accumulo personale, al netto della tassazione, è più elevato di quello derivante dal fondo pensione, anche se di pochi punti percentuali. Situazione che si ribalta invece per chi può beneficiare della deducibilità dei contributi versati, per il quale risulta più interessante la scelta del fondo pensione, con la convenienza ulteriormente accresciuta qualora sia presente il contributo datoriale. Ma quali sono gli altri aspetti da considerare per il fondo pensione e per il piano di accumulo personale? La scelta del fondo pensione implica il vincolo di quanto versato fino al pensionamento. Esso è una forma di risparmio destinata a creare un sostegno alla pensione e per garantire ciò impone regole ben precise che limitano le possibilità di poter chiedere liberamente delle anticipazioni. Vi sono condizioni e limiti prestabiliti per poterlo fare, che tuttavia possono scoraggiare chi si avvicina a questo strumento. Altro limite imposto dal fondo pensione è che se, alla conclusione del periodo di cumulo, il montante finale supera un determinato valore, almeno il 50% del suo ammontare deve essere convertito in rendita vitalizia. (ciò accade quando la rendita derivante dalla conversione del 70% del montante totale, incluse le anticipazioni, è superiore al 50% dell'assegno sociale INPS). Superata la soglia di questo valore accumulato quindi non si ha più la libertà di scelta tra incassare il montante o convertirlo tutto o in parte in rendita. (Va detto che comunque questo limite può tuttavia essere aggirato aderendo a due fondi pensione, così da mantenere in ognuno il patrimonio accumulato sotto il valore di soglia). Anche se l’imposizione di convertire almeno metà del montante accumulato in rendita può non piacere, va tenuto presente che questa rendita è vitalizia, ovvero viene erogata per tutta la vita del soggetto, anche con garanzie aggiuntive, come la reversibilità ad un altro soggetto in caso di decesso, o l’aumento di valore in caso di non autosufficienza, o la certezza di erogazione di un valore più elevato per un numero predeterminato di anni. La rendita, tuttavia, ha dei costi piuttosto importanti che vanno a ridurne il valore: Questi costi sono dati sia dal premio pagato per il rischio dovuto alle compagnie assicurative per garantire a vita il suo pagamento, sia dai costi da esse applicati per l’erogazione e per la copertura delle garanzie che si è eventualmente richiesto di aggiungere. Il piano di accumulo al contrario è libero da vincoli (se investito in strumenti facilmente liquidabili) e in qualsiasi momento disponibile. In esso, inoltre, vi è la scelta diretta degli strumenti di investimento, cosa non possibile nel fondo pensione, in cui l’aderente sceglie può solo scegliere la linea di investimento. Se da un lato ciò offre massima libertà di scelta, dall’altro espone ad una maggiore responsabilità e al rischio di vanificare nel tempo i propri scopi, in quanto si può essere tentati ad utilizzare in anticipo questi risparmi. Nel periodo di accumulo inoltre può accadere che, per diversi motivi (per paura dei periodi negativi dei mercati o per esigenze personali) si sospendano i versamenti, o li si riducano, fino ad abbandonare il progetto, mettendo in discussione anche le scelte di investimento fatte. Alla conclusione del periodo di accumulo, il capitale ottenuto potrà essere utilizzato a sostegno della pensione pubblica, considerando però che una volta consumato non si avranno da questo canale ulteriori risorse. Naturalmente esiste la possibilità di acquistare con esso una polizza assicurativa, erogante una rendita vitalizia, che, seppur costosa, permetterebbe anche di liberarsi dall’impegno di dover ancora occuparsi della gestione del capitale. Qui però si tratterebbe di una scelta, non di un’imposizione. A onor del vero, l’acquisto individuale di una polizza di questo tipo potrebbe essere più oneroso della polizza proposta da un fondo pensione, che in teoria ha una maggiore forza di contrattazione delle condizioni economiche, data dalla massa di aderenti molto ampia. Va tenuto presente infine che un buon piano di accumulo dovrebbe essere impostato con un’ottica temporale allineata al numero di anni mancanti al pensionamento, scegliendo strumenti efficienti, calibrati per creare un portafoglio con un livello di rischio adeguato alla propria situazione. Anche la scelta di un intermediario con cui mettere in pratica il piano è importante, al fine di contenere il più possibile i costi operativi. Per fare ciò, se si è in grado, si può fare da sé, oppure ci si può avvalere della consulenza di professionisti. I consulenti finanziari autonomi possono essere una guida importante nell’affrontare al meglio queste scelte, offrendo una consulenza libera da conflitti di interesse e operando unicamente al servizio del propri clienti.

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OBBLIGAZIONI – Vale la pena comprare?

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  • Obbligazioni - investimenti obbligaz
Scritto il 11.07.2022

Link al podcast di Market Mover de Il Sole 24 Ore con la mia intervista su questo tema: Obbligazioni, vale la pena comprare? - Il Sole 24 ORE   Il forte calo generalizzato delle obbligazioni e il conseguente aumento dei rendimenti, causato in questo 2022 dal restringimento monetario e dall’aumento dei tassi di interesse avviati da quasi tutte le banche centrali del mondo, al fine di contrastare un’inflazione galoppante, ha riportato, dopo molti anni, la parte governativa e investment grade alla sua originaria funzione di alternativa al mercato azionario. Dal periodo post grande crisi finanziaria del 2008, infatti, le banche centrali hanno sostenuto l’economia con l’immissione nei mercati di un’immensa mole di liquidità, alimentando la crescita di valore sia del comparto azionario che dell’obbligazionario, spingendo le obbligazioni a quotazioni sempre più elevate, con rendimenti negativi negli asset più sicuri e molto compressi per quelli più rischiosi. Ora il vento è cambiato. Dopo i recenti cali, il comparto obbligazionario ha iniziato ad offrire rendimenti positivi interessanti e buone occasioni di acquisto. Nell’attuale situazione di forte incertezza nei mercati, inflazione galoppante e in ipotesi di recessione, titoli governativi e corporate con rating investment grade sono tornati ad essere rifugio per il risparmiatore alla ricerca di sicurezza, offrendo un discreto potenziale di rendimento. Nelle ultime settimane la maggiore attrattività e l’opinione sempre più rafforzata di essere orientati verso una fase di recessione, sia negli Stati Uniti che in Europa, anche se generata da fattori differenti e con tempistiche diverse, ha portato ad una loro maggiore richiesta e ad un aumento delle quotazioni. Le condizioni offerte rimangono comunque ancora allettanti. Ampliando il raggio di valutazione ad altri ambiti geografici, un discorso a parte va fatto per i titoli cinesi e giapponesi. Seppur essendo contesti molto diversi, entrambi stanno introducendo forti stimoli all’ economica interna, immettendo liquidità nei mercati e mitigando il costo del denaro, a scapito del valore delle proprie valute. In particolar modo i bond governativi cinesi, che nell’ultimo anno sono stati un’ asset redditizia e molto decorrelata dagli altri mercati, sono penalizzati ora della debolezza del renminbi e un acquisto della copertura valutaria  prosciugherebbe buona parte del rendimento offerto. L’aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti ha comportato un conseguente rafforzamento del dollaro e ciò ha penalizzato fortemente le economie dei paesi emergenti, già pesantemente minate dalla pandemia e in forti difficoltà. Vi sono già i primi default. Sri Lanka, forse fra non molto seguito dal Pakistan. Potremmo essere solo all’inizio per cui, seppur cinicamente, se si desidera inserire titoli governativi che comunque offrano rendimenti più interessanti di Treasury americani e bond europei, è bene non essere generalisti in quest’area, ma mettere in atto un’attenta selezione dei paesi emittenti. Oggi, quindi, la proposta per la composizione della parte più moderata del comparto obbligazionario del portafoglio potrebbe essere un mix prevalente di titoli di stato americani ed europei, tra cui inserire anche qualche BTP italiano, evitando per ora scadenze troppo lunghe. Considerando l’elevata inflazione attuale, prevista in calo nei prossimi anni, ma comunque a livelli ben superiori al passato, è utile ripartire il peso di questi governativi anche su titoli legati al suo andamento, oltre che sui nominali. Ai titoli governativi si possono affiancare obbligazioni societarie di rating investment grade, assieme a qualche investment certificate a capitale protetto. Nell’ambito dei certificates, infatti, a seguito della recente forte volatilità nei mercati, si sono generate diverse occasioni di acquisto. Rimanendo nel contesto dei titoli di stato, la scelta degli strumenti potrebbe spaziare sia su etf che su singole emissioni, con selezione di emittenti con rating creditizi buoni (entro il livello di investment grade). Alternative interessanti ma più rischiose si trovano in titoli governativi con rating inferiori all’investment grade. Rimanendo su titoli europei in valuta euro, quindi senza rischio valutario, un esempio sono i bond greci, che si potrebbero dosare in proporzioni più contenute, attraverso un etf o, in singole emissioni, selezionando le scadenze più vicine. Nel caso di obbligazioni societarie invece si sconsiglia l’acquisto di singoli titoli, salvo che non si conosca bene l’emittente. In questo caso meglio orientarsi su un etf con un numero di aziende sottostante elevato, così da diluire il rischio di default dei sottostanti. Ma quali sono i pericoli da considerare nella selezione di questi strumenti? In questa fase di mercato ci potrebbero essere ulteriori cali dei corsi, visto che non vi è certezza che il mercato abbia completamente assorbito le previsioni del restringimento monetario. Ulteriore elemento di incertezza in italia, e quindi nei nostri Btp, sono le prossime elezioni politiche. Si sconsiglia quindi per ora di sovrappesare strumenti con scadenze troppo lunghe, dato che sarebbero quelli più penalizzati dall’aumento dei tassi. Per i titoli emessi in valuta diversa dall’euro, infine, rimane la questione della convenienza della copertura del rischio valutario. Ai tassi attuali, per un investitore italiano, la copertura del cambio euro/dollaro costa quasi il 2%. Va valutato quindi se possa valerne la pena.  

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Prodotti o clienti?

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  • Consulenti finanziari indipendenti
Scritto il 07.06.2022

L’intervento del segretario generale della Federazione Autonoma Bancari Italiani (Fabi) Lando Maria Sileoni dinanzi alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario italiano (maggio 2022) ha riportato l’attenzione sul cambio di pelle degli istituti bancari italiani, in corso ormai da qualche decennio. Le banche stanno sempre più orientando il loro business soprattutto alla vendita di prodotti, trasformandosi in negozi finanziari e abbandonando gradualmente l’attività di erogazione, più rischiosa e meno redditizia. Nel 2021 i ricavi da commissioni (54%) hanno superato quelli da prestiti (48%). Può sembrare solo una questione di riorganizzazione interna, ma in realtà questo cambiamento ha conseguenze importanti sul tessuto sociale del nostro paese e porta a una drastica riduzione nella tutela dell’interesse dei clienti. Nella rincorsa verso guadagni più elevati, con sempre minor assunzione di rischi, i gruppi bancari spingono   i propri dipendenti alla vendita ad ogni costo, spesso con pressioni commerciali molto forti e senza un’adeguata formazione. In questo contesto, a farne le spese, oltre ai dipendenti non compiacenti, sono ovviamente i clienti. Secondo la denuncia di Sileoni, con l’obiettivo (o l’obbligo) di arrivare ogni giorno ad un target di vendita stabilito, pur di convincere il cliente a sottoscrivere l’acquisto dei prodotti offerti, molti dipendenti arrivano a presentarli in modo poco limpido, omettendo informazioni importanti sui loro costi, sul loro funzionamento e sui loro reali vantaggi, rispetto ad altri simili. L’interesse economico del cliente non è contemplato tra gli obiettivi degli istituti bancari. A sua teorica tutela, per quanto discutibile per molti aspetti, è stato introdotto il questionario Mifid, che ogni intermediario finanziario è tenuto a far compilare al cliente, per determinare il grado di rischio da questi sopportabile e accettabile. Pur di vendere i prodotti più redditizi per la banca e per i suoi consulenti, tuttavia, molti di essi suggeriscono le risposte ai clienti nel questionario, così che questi ottengano la “patente finanziaria” idonea per acquistarli. La differenza rispetto alla consulenza finanziaria indipendente è abissale. Il consulente finanziario autonomo non percepisce alcun compenso dalla vendita degli strumenti finanziari ed è pagato unicamente dal cliente. Questo lo rende libero da qualsiasi condizionamento o pressione commerciale e senza conflitti di interesse nelle sue proposte. Come consulente finanziario autonomo quale sono, il cliente è sempre al centro del mio servizio. Ascolto la sua storia, i suoi bisogni, i suoi obiettivi, i suoi desiderata, al fine di elaborare un piano finanziario di investimenti coerente con la sua personale situazione, con una selezione di strumenti finanziari scelti attraverso una continua ricerca di efficienza, sia economica che fiscale; strumenti spiegati con chiarezza  nel loro funzionamento, costi, aspetti positivi e soprattutto limiti.

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ATTENZIONE AI COSTI DEL PORTAFOGLIO

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 07.05.2022

A prescindere dalle motivazioni o dalla strategia che ognuno ha per investire il suo denaro nei mercati finanziari, è importante avere chiari i costi dei propri investimenti, poiché, in certi casi, possono impattare in modo molto pesante sul proprio portafoglio. La scelta degli strumenti finanziari e dell’intermediario presso cui acquistarli non sono affatto secondarie. Le domande da porsi sono: lo strumento vale il costo che ha? E’ quello che effettivamente mi serve? Spesso vengono proposte le polizze multi ramo. Si tratta di strumenti costosi, con reale utilità in specifiche situazioni, come ad esempio ai fini successori. Sono infatti impignorabili, insequestrabili, non rientranti nell’asse ereditario ed esenti da imposta di successione. In esse il beneficiario può essere un soggetto che non ha un diritto naturale all’eredità, purché i premi versati non ledano la quota spettante per legge agli eredi legittimi. Se non si hanno questo tipo di esigenze, l’investimento nei mercati può essere fatto senza il loro tramite, evitando quindi di sobbarcarsi di costi non necessari. In alternativa a queste polizze, possono essere proposti i fondi comuni di investimento a gestione attiva.  Questi fondi hanno un gestore che, attraverso la sua strategia, mira a ottenere un risultato superiore a quello del mercato in cui opera (il suo benchmark), o ad offrire una protezione o un rendimento costante nel tempo. Tale gestione ha dei costi, che in media sono intorno al 2% annuo, ma possono arrivare anche a livelli molto più alti, con eventuali commissioni di entrata, uscita e/o di performances, se applicate. Alternativa, spesso non proposta e talvolta ostacolata, sono gli Etf (Excanghe traded fund), che non hanno una gestione attiva e replicano passivamente l’andamento del proprio mercato di riferimento. Il loro costo è mediamente 1/10 di quello di un fondo comune a gestione attiva. Ma perché non vengono quasi mai proposti? La remunerazione degli intermediari e dei promotori deriva da una percentuale importante delle commissioni sullo strumento offerto. E’ naturale quindi che questi tendano a spingere gli strumenti con le commissioni più elevate, rispetto a quelli più economici. Gli etf sono quindi sempre da preferire ad un fondo a gestione attiva?  Dipende… Un fondo a gestione attiva vale il suo costo quando ottiene delle performances superiori all’etf che opera nel medesimo mercato, o, a parità di rendimento, ha una minore volatilità (oscillazioni del suo valore), o ha una gestione particolare, potenzialmente redditizia e non correlata con l’andamento dei mercati, che non è replicabile con alcun etf. I fondi comuni che, tuttavia, negli anni hanno performato meglio degli etf simili, sono pochissimi e per molti di questo già esiguo gruppo, la migliore performances è stata ottenuta solo per qualche anno. Meglio, quindi, l’uso di soli etf, rinunciando alle potenziali sovra performances di qualche bravo gestore? Come individuare i fondi comuni a gestione attiva di valore? Come scegliere i migliori etf? Questo tipo di analisi non sono sempre facili da fare per un risparmiatore, che può sentirsi confuso e incerto difronte a terminologie di cui non conosce il significato e dati che non sa interpretare con certezza. Il consulente finanziario autonomo fornisce, con estrema trasparenza e senza conflitti di interesse, tutte le informazioni di ogni strumento finanziario, con comparazioni e approfondimenti, offrendo al cliente, oltre all’analisi del suo portafoglio, anche la formazione necessaria per comprendere se i propri investimenti siano efficienti.

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Un feedback dai risparmiatori

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  • Consulenza patrimoniale
Scritto il 21.04.2022

Voglio condividere il messaggio ricevuto questa mattina da una famiglia, nostra cliente, composta da padre, madre e tre figli, di età tra i quindici e i ventitré anni, che ha riempito il mio cuore di gioia. “Un sentito grazie per l'incontro di ieri sera, in cui abbiamo condiviso e riflettuto insieme su un tema (la gestione finanziaria) che per la nostra famiglia è stato finora un problema che ha condizionato la nostra vita. Parlarne insieme, sentire le vostre esperienze, dare un senso al risparmiare, cercando il giusto equilibrio con il godere la vita oggi è stata per tutti noi una grande opportunità. Abbiamo apprezzato i contenuti dell'incontro, ma soprattutto lo stile in cui è stato gestito che rivela il vostro spessore umano oltre che la vostra competenza in ambito finanziario. Ancora molte grazie e buona giornata!” Avere la conferma che il nostro approccio di pianificazione finanziaria per obiettivi di vita dia effettivamente un aiuto concreto negli equilibri famigliari e contribuisca a creare maggiore consapevolezza,  condivisione di intenti e serenità nella  gestione dei risparmi, è una grande soddisfazione e mi rende orgogliosa della professione che ho scelto, stimolandomi a perfezionare sempre di più il servizio che offro.

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COME ORIENTARE I PROPRI RISPARMI?

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  • Consulenti finanziari indipendenti
Scritto il 12.04.2022

Il proprio patrimonio finanziario deve essere considerato nel suo insieme e visto come uno strumento per arrivare a raggiungere i nostri obiettivi. L’errore più comune è quello di pensare a come investire l’ultima tranche di liquidità che si ha, senza considerarla parte di un processo unico. La creazione di uno o più portafogli di investimento deve nascere dalla propria pianificazione finanziaria. Stabilire gli obiettivi, il loro ordine di priorità, il loro valore economico, il tempo entro cui raggiungerli e il proprio grado di sopportazione del rischio, permette di impostare non solo un piano finanziario mirato, ma anche un portafoglio investimenti adeguato. Se il portafoglio ha una valida strategia sottostante, una buona diversificazione, sia geografica che settoriale ed è stato composto con strumenti efficienti, nel tempo permette al proprio risparmio di lavorare al meglio. In questo l’opera del consulente finanziario autonomo è determinante, in quanto, oltre ad accompagnare il cliente nel processo di  pianificazione finanziaria, proprio perché è senza conflitti di interesse, per il portafogli investimenti può permettersi di proporre solo gli strumenti finanziari più efficienti, spaziando in più categorie di prodotti, senza limiti imposti da nessuno, se non dal cliente stesso, al quale rimane la piena disponibilità del suo denaro e la possibilità di scegliere se accettare o meno le proposte del consulente.  

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SCELTE FINANZIARIE IN TEMPO DI ELEVATA INFLAZIONE

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 11.04.2022

Lasciare i risparmi in conto corrente oggi è una scelta che oggi costa cara. Da un anno circa, la liquidità ferma nei conti correnti sta subendo un’inesorabile perdita di valore, con un’inflazione che a marzo ha ampiamente superato il 6% e non accenna, per ora, a rallentare. Anche le forme più classiche di investimento di molti risparmiatori non li stanno tutelando. Le emissioni degli ultimi anni di buoni postali e titoli di stato italiani, con tassi di interesse a livelli estremamente bassi, non sono oggi  in grado di salvaguardare il valore di quanto vi si è investito. I conti deposito vincolati, sebbene non siano una vera e propria forma di investimento, ma più un parcheggio di liquidità, a fronte di un vincolo sulla disponibilità del denaro depositato, corrispondono un interesse che, nel migliore dei casi, offre un tasso dell’1% lordo annuo o poco più (0,76% netto), per ridursi notevolmente in caso di deposito senza vincoli. La scelta di BTP legati all’inflazione italiana (Btp Italia) o all’inflazione europea (BTP€i) potrebbe essere una soluzione, in quanto preservano il valore del capitale nel tempo. Un aumento dei tassi di interesse, tuttavia, comporta una perdita di valore di questi strumenti,  in misura proporzionale alla loro durata e fintanto che non arrivano a scadenza. Tanto più la durata è lunga e tanto più elevato è il calo del loro valore. Questo potrebbe essere un bel problema, nel caso vi fosse la necessità di liquidarli prima della loro naturale scadenza o qualora fossero stati acquistati ad un valore superiore a quello di emissione. Spesso, inoltre, non ci si rende conto che investire solo in strumenti italiani espone al rischio di default del Paese, che sebbene possa sembrare remoto, non va trascurato. Che fare quindi? Quali sono le alternative?  Nel mio prossimo articolo ve lo spiegherò.

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LA PIANIFICAZIONE FINANZIARIA PER OBIETTIVI DI VITA

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  • Formazione/Educazione Finanziaria
Scritto il 04.04.2022

La decisione di mettere in pratica una pianificazione finanziaria, che ci aiuti a raggiungere i nostri obiettivi e magari a realizzare qualche nostro sogno è una scelta importante e impegnativa. Soprattutto se non si è mai pensato prima ai propri risparmi, presenti e futuri, come ad uno strumento a disposizione, da organizzare in funzione della realizzazione dei propri progetti. Essa implica un cambio di visione, di approccio pratico e ci porta a confrontarci con concetti che magari ci sono poco famigliari, quali piani di accumulo, di risparmio, scelte finanziarie di investimento. E’ tuttavia soprattutto in tempi come quelli che stiamo vivendo che la pianificazione finanziaria diviene particolarmente importante. L’inflazione è salita a livelli che solo poco tempo fa erano inimmaginabili. I costi di molti beni e servizi sono lievitati così tanto da mettere in seria difficoltà famiglie e imprese, erodendo i risparmi delle une e margini e riserve delle altre. Avere consapevolezza delle proprie entrate e soprattutto delle proprie uscite, non è mai stato così importante come oggi. Ma quali sono i passi da intraprendere per una corretta pianificazione? Come si può cercare di ottimizzare la propria gestione finanziaria? Come si possono mettere “al lavoro” i risparmi in un piano investimenti orientato al raggiungimento dei propri obiettivi e compatibile con la propensione al rischio personale?   Potete dare una svolta alla gestione del vostro denaro, operando in autonomia e libertà, con l’assistenza e l’affiancamento di un servizio di consulenza finanziaria completamente indipendente e senza alcun conflitto di interesse nel consigliarvi le soluzioni più adatte ad ogni situazione. Il primo incontro conoscitivo è sempre gratuito.  

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STRUMENTI CHE OFFRONO UN FLUSSO FINANZIARIO COSTANTE

Scritto il 22.12.2021

Talvolta i clienti necessitano di un portafoglio che possa garantire un flusso di entrate periodiche costanti. Per alcuni tipi di clienti questo può derivare da un mero desiderio di sicurezza, per altri è una vera e propria esigenza di supporto al reddito mensile. Spesso questo tipo di richiesta proviene da una clientela in età più avanzata, alla ricerca proprio di un'entrata integrativa alla pensione, al contrario dell'investitore più giovane, che invece cerca investimenti atti ad accrescere il capitale, che reinvestano dividendi o cedole, così da massimizzare il rendimento grazie all'interesse composto. Per ottenere un flusso costante dal portafoglio vi sono diverse tipologie di strumenti che possono essere utilizzati, con diversi gradi di rischio e che possono essere più o meno fiscalmente efficienti. Di seguito alcune delle proposte destinate a questo scopo. Tralascerò gli investment certificates, che tratterò in altra sede, ricordando solo che, a prescindere dalle loro caratteristiche e grado di rischio, sono strumenti fiscalmente efficienti, in quanto le plusvalenze con essi ottenute sono compensabili con le minusvalenze subite su fondi, Etf, Etc, titoli di Stato, obbligazioni e azioni, presso il medesimo intermediario e possono quindi essere incassate senza scontare le imposte. Oltre ad essi, i primi strumenti che per definizione offrono una cedola periodica, fissa o variabile, sono le obbligazioni, acquistabili in singole emissioni, o tramite Etf (fondi a gestione passiva) e fondi comuni d'investimento a gestione attiva del comparto obbligazionario. Nella selezione di questi strumenti bisogna tuttavia prestare attenzione a diverse tipologie di rischio, quali il rischio default dell'emittente, il rischio aumento dei tassi di interesse e il rischio valutario, qualora le obbligazioni siano emesse in una valuta diversa da quella del paese dell'acquirente. In questa tipologia di strumenti, di per sé molto vasta, l'entità della cedola è di norma la "spia" del rischio dello strumento. Più essa è elevata, più alto è il rischio di default del singolo emittente o degli emittenti che compongono il fondo o l'Etf. Proprio in base al rating creditizio, ovvero alla valutazione di solvibilità, gli emittenti di obbligazioni si dividono in due macro-categorie: investment grade (aziende o stati solidi e in grado di rimborsare i prestiti e pagare i debiti) enon investment grade, o detti anche high yield o junk bond, che proprio per la loro rischiosità, sono costretti ad offrire tassi di interesse più elevati per attrarre capitali. Per l'investitore alla ricerca di una cedola corposa, tramite fondi comuni ed etf , al fine di mitigare il rischio di fallimento di uno o più emittenti, è opportuno scegliere strumenti con un numero quanto più elevato di aziende sottostanti, evitando quindi di concentrare gli investimenti in poche emissioni di singole aziende, con un basso rating creditizio. Qualora si opti per l'inserimento in un portafoglio di una quota di obbligazionario non investment grade (high yield) si deve inoltre considerare che esso è molto correlato all'andamento del mercato azionario, per cui non rappresenta una vera e propria diversificazione di portafoglio, contribuendo anzi ad incrementare il rischio del comparto azionario, soprattutto nei periodi di alta volatilità e stress dei mercati. Nella selezione degli strumenti obbligazionari poi altro fattore a cui prestare attenzione, soprattutto in periodi in cui si prevede un aumento dei tassi di interesse, è la loro duration, ovvero la durata media dei flussi derivanti dai titoli che li compongono, espressa in giorni ed anni e che determina il tempo necessario allo strumento per ripagare il capitale investito, tramite le cedole. Strumenti con una duration lunga offrono cedole più elevate rispetto a quelli con duration più brevi, ma espongono a cali pesanti del loro valore, in caso di aumento dei tassi di interesse. Gli investitori infatti tenderanno a spostarsi sulle nuove emissioni, che offrono tassi di interesse più elevati, comportando così una perdita nel valore dei titoli con un tasso di interesse offerto più basso. Alternativa agli strumenti obbligazionari la possiamo trovare nel comparto azionario, con i titoli ad alto dividendo, sebbene non con le medesime garanzie di continuità e valore. In questo ambito a offrire dividendi più elevati sono generalmente aziende nel settore value, ovvero aziende mature, stabili, di cui buona parte degli utili vengono distribuiti agli azionisti, non avendo esse necessità di reinvestirli per sostenere il loro sviluppo. L'investimento azionario tuttavia, oltre ad essere per sua natura spesso più volatile dell'obbligazionario, non garantisce la sicurezza di ricevere costantemente il dividendo, né tantomeno la continuità del suo ammontare. Ulteriore possibilità di ottenere un'entrata periodica può derivare da un investimento nel segmento del peer to peer lending, ovvero dei prestiti tra privati. Vi sono infatti diverse piattaforme online (di cui è importante verificare la presenza dell'autorizzazione e della vigilanza della Banca d'Italia) che permettono all'investitore di prestare delle somme a privati o ad aziende, da cui ricevere periodicamente delle rate composte da una quota di rimborso del capitale e da una quota di interessi. Questa tipologia di investimento, al di fuori dei mercati finanziari, offre il vantaggio di non subirne gli sbalzi. Ciò non significa comunque che sia esente da rischi. Nonostante questi servizi effettuino a monte una selezione dei debitori a cui concedere credito e nonostante l'investimento sia frammentato in micro-quote di molti prestiti, vi è sempre il rischio di insolvenza dei debitori da tenere in considerazione, che può comportare delle perdite nell'investimento. Per portafogli oltre il milione di euro, come proposte di diversificazione, si possono valutare anche altri strumenti. Quali ad esempio i PIR alternativi, che offrono interessanti benefici fiscali per gli investimenti in essi contenuti, attraverso i quali si può investire, tramite il private equity, in aziende medio piccole del tessuto italiano, o eventualmente il mercato immobiliare americano. In quest'ultimo l'investimento viene proposto da una società che opera a livello internazionale, la cui attività consiste nell'acquisto di immobili e nella loro ristrutturazione, per poi affittarli ad inquilini selezionati per la loro affidabilità e proporli infine in vendita a investitori interessati ad ottenere una rendita costante dagli affitti, alla quale potenzialmente si può aggiungere anche un incremento di valore degli immobili stessi nel tempo.

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