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Fondi, ecco le mosse dei fuoriclasse (da MF)

Scritto il 18.12.2015

Un regalo di Natale che i mercati si apettavano quello consegnato dalla Fed mercoledì 16 dicembre con il primo aumento dei tassi. Ma ora si comincia a speculare su quanti rialzi farà Janet Yellen nel 2016. E qui sono le vere incognite perché il mercato prevede un paio di rialzi l’anno prossimo, ma non è detto che l’atteggiamento della banca centrale Usa sia così da colomba. Yellen non si è sbilanciata e questo crea la vera incertezza tra gli operatori. «La crescita degli utili, da qui in avanti molto lenta e modesta, quanto meno in America, avrà infatti di fronte una crescita dei tassi altrettanto lenta e modesta. Prepariamoci però a una maggiore volatilità, perché il clima nevrotico nell’attesa del prossimo rialzo dei tassi diventerà la regola», afferma Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos. Una cosa è certa: in Europa il Qe della Bce è stato esteso fino al 2017 e i tassi quindi sono destinati a restare bassi a lungo. D’altra parte anche negli Usa il rafforzamento del dollaro potrebbe frenare il ritmo dei rialzi. Dunque dopo un 2015 che si appresta chiudersi con un boom di raccolta dei fondi, anche nei prossimi mesi le previsioni indicano che il risparmio gestito proseguirà ad attirare i risparmiatori, che scelgono la strada dell’asset management per mancanza di valide alternative, dato che i rendimenti dei titoli di Stato sono prossimi allo zero, ma anche per essere accompagnati nella gestione di mercati che diventano sempre più difficili da approcciare.

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Regalo di Natale?

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Scritto il 12.12.2015

Con un debito pubblico che resta stabilmente sopra i 2 mila miliardi di euro, molto elevato rispetto al pil, l'Italia non ha molti margini di manovra anche sul fronte della previdenza. Non a caso le proposte di revisione della legge Fornero, che a fine 2011, nel pieno della crisi dello spread, ha spostato in avanti l'età della pensione introducendo il metodo di calcolo contributivo per tutti, sono per ora rimasti inattuate. Oggi il differenziale con il Bund è rientrato sotto i livelli di guardia anche per effetto dell'ombrello protettivo della Bce, che si aggiunge al processo di riforme intrapreso dagli ultimi governi. E questo è accaduto nonostante il debito pubblico non sia sceso rispetto a quattro anni fa, quando l'Italia era finita nel mirino degli attacchi speculativi e lo spread era volato alle stelle. Questo però non vuol dire che l'Italia sia al riparo da nuovi possibili aumenti del rischio Paese. Non a caso Keith Wade, capo economista del gruppo inglese, nell'ultima conferenza europea che si è tenuta nella City a metà novembre scorso nella sede di Schroders ha sottolineato che «c'è preoccupazione per il debito pubblico elevato dell'Italia» e che il Paese «non mostra segni di ripresa rispetto ad altri Stati europei», citando la Spagna che invece ha recuperato di più in termini di pil reale dalla crisi del 2008. Se a questo scenario si aggiunge che il capitolo pensioni resta un'ingente fonte di spesa per l'Italia (e anche per i singoli cittadini, visto che secondo i dati Ocse l'Italia è il Paese dove il prelievo per contributi dallo stipendio è il più elevato, ben il 33%), si comprende che per i futuri pensionati si prospettano assegni destinati a essere molto meno generosi rispetto al passato. Tutti i dettagli su MF-MilanoFinanza

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Più rischi in banca. Quanto ne sapete?

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Scritto il 12.12.2015

Per la prima volta in Italia anche gli obbligazionisti subordinati sono stati chiamati a partecipare al dissesto di una banca. Molti risparmiatori non avevano idea che questa ipotesi si potesse realizzare. Anni fa, quando gran parte dei contratti sono stati sottoscritti, il default era considerato remoto, praticamente impossibile. Ora invece la situazione è diversa e tutti gli investitori devono acquisire informazioni fondamentali. MILANO FINANZA 12-12-2015

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Previsioni 2015 (da Milano Finanza)

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Scritto il 09.12.2015

Nel suo nuovo outlook l'investment bank prevede che la crescita globale sarà modesta, ma il prossimo anno segnerà l'inizio di una lenta ripresa dei mercati emergenti con l'eccezione del Brasile. I rendimenti azionari saranno a una cifra e guidati dai titoli ciclici di altà qualità. Bene i corporate bond Usa investment grade.

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Quanto sono sicuri i vostri soldi in banca?

Scritto il 28.11.2015

Chissà, forse la parola inglese «bail-in» diventerà il ritornello di una sigla del tg satirico Striscia la Notizia di Canale 5, così come era accaduto alla parola «spread» nel 2011. Non è accaduto ai «sub-prime», ma solo perché Antonio Ricci allora non ci aveva pensato. Ma il concetto è sempre lo stesso. Si tratta di questioni da addetti ai lavori che all’improvviso si abbattono sulla vita di tutti i giorni di risparmiatori sino a quel momento ignari della loro esistenza, un po’ per ignoranza loro e un po’ per furbizia di altri. Ne sanno qualcosa in questi giorni i sottoscrittori dei bond subordinati delle quattro banche salvate per decreto domenica 19 novembre. Il governo, con una corsa contro il tempo per evitare che il 1° gennaio 2016 entrasse il vigore la versione più severa della nuova normativa di vigilanza bancaria internazionale, ha annunciato che gli attivi di Banca Marche, Banca Etruria , CariFe e CariChieti fossero distribuiti tra quattro nuove «good bank» e un’unica bad bank. In quest’ultima saranno convogliate tutte le sofferenze in portafoglio ai quattro istituti oltre appunto solo ai bond subordinati emessi dalle banche, mentre i bond senior, così come i depositi e i conti correnti di tutte le taglie saranno trasferiti alle rispettive good bank. La stessa decisione era stata presa l’anno scorso dai portoghesi quando era andato in default il Banco Espirito Santo.

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MoneyBeat, per l’azionario il 2015 potrebbe essere come il 1937?

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 27.11.2015

Ormai da molti mesi gli osservatori di mercato stanno rilevando delle somiglianze tra quest’anno e il 2011. Tuttavia, potrebbe esserci un paragone migliore: il 1937. La distinzione tra i due anni è importante. Se si opta per il 2011 come titolo di raffronto, si potrebbe concludere che i titoli azionari schizzeranno alle stelle. Se si propende per l’analogia con il 1937, è il caso di prepararsi per una recessione. Ray Dalio, gestore di hedge fund miliardario, ha delineato il parallelismo tra il 1937 e l’attuale mercato in una lettera che risale a marzo, elencando una serie di eventi le cui radici risalgono alla fine degli anni ’20 che si correlano a quanto accaduto nel mercato dalla crisi finanziaria. Ora, altri investitori stanno evidenziando le stesse similitudini. Ecco i paragoni forniti da Dalio nella sua lettera: 1. I limiti di indebitamento vengono raggiunti al vertice della bolla, causando il picco dell’economia e dei mercati (1929 e 2007) 2. Tassi di interesse pari a zero in un contesto di “depressione” (1931 e 2008) 3. Si inizia a stampare denaro, dando il via a “uno stupendo deleveraging” (1933 e 2009) 4. Rally del mercato azionario e degli “asset rischiosi” (1933 – 1936 e 2009 – 2014) 5. L’economia migliora nel corso di una ripresa ciclica (1933 – 1936 e 2009 – 2014) 6. La banca centrale stringe i cordoni, dando luogo a una “regressione autorinforzante” (1937 e 2015?) Dalio aveva spiegato che tali parallelismi sono un potente argomento a sostegno del perché non volesse concentrare il capitale e fosse prudente nei confronti delle posizioni a cui è esposto l’hedge fund di proprietà, Bridgewater Associates. Nei mesi che hanno seguito la pubblicazione della lettera firmata da Dalio altri hanno elaborato simili paragoni, ma un altro settore sta mettendo in luce i legami tra il 2015 e il 2011. In un post della scorsa settimana Jesse Felder ha aggiunto il proprio nome alla crescente lista di osservatori di mercato che rimarcano le similitudini tra il 1937 e questi ultimi dodici mesi. Felder ha sottolineato quattro principali differenze comparando quest’anno a quattro anni fa. Tra le altre, Felder fa notare che quest’anno gli utili sono in calo, mentre nel 2011 erano in crescita. La correzione del 12% a cui ha assistito quest’anno il mercato azionario è inferiore al crollo del 19% di quattro anni fa. Ai minimi, il rapporto prezzo utile di quest’anno era superiore del 45% rispetto ai minimi del 2011. Quindi ha spiegato che al momento siamo più avanti nel ciclo economico di quanto non fossimo quattro anni fa. “Se gli investitori sono alla ricerca di un altro rialzo del 100% nei prossimi 36 mesi, sul genere di quello che abbiamo potuto osservare con la correzione del 2011, penso che siano fuori strada”, ha scritto Felder. A dire il vero, alcuni parlano di un crollo del mercato in un futuro prossimo. Felder ha spiegato che né lui né Dalio stanno dicendo che il mercato azionario sia sul punto di colare a picco. E ha specificato che sta osservando la similitudine con il 1937 perché la storia, anche se non si ripete, qualche volta fa rima con se stessa.

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Salvataggio da 3,6 miliardi per le quattro banche in crisi

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Scritto il 23.11.2015

La risoluzione delle quattro banche in dissesto (Banca Marche, Banca Etruria , Carife e Carichieti) è stata definita nei dettagli, a meno di una settimana dall'entrata in vigore della direttiva in materia (Brrd). Il Tesoro, la Banca d'Italia e le grandi banche hanno messo a punto in pochi giorni (superando l'incomprensibile opposizione della Commissione europea al salvataggio attraverso il Fitd) un'operazione di sistema da 3,6 miliardi che non tocca denaro pubblico, non attiva il bail-in e non coinvolge depositanti o obbligazionisti ordinari (secondo le regole Ue, sono stati invece assorbiti nelle perdite i bond subordinati, che però sono titoli con rischio elevato, vicino a quello del capitale). Un'unica bad bank ha rilevato 1,5 miliardi di sofferenze (post svalutazioni) delle quattro banche, che rinascono in forma di nuove società (bridge bank) senza sofferenze e con un capitale attorno al 9%: si chiamano Nuova Banca Marche, Nuova Banca Etruria , Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara e Nuova Cassa di Risparmio di Chieti. Le vecchie banche originarie sono state poste in liquidazione coatta amministrativa. Il presidente dei quattro nuovi istituti sarà Roberto Nicastro. Il Fondo di risoluzione (alimentato con il denaro delle banche italiane) ha ripianato le perdite delle 4 banche originarie per circa 1,7 miliardi (recuperabili forse in piccola parte) e ha versato capitale nelle nuove bridge bank per circa 1,8 miliardi (recuperabili con la vendita dei quattro istituti, che dovrebbe realizzarsi con asta nel giro di pochi mesi). Altri 140 milioni sono serviti per dotare di capitale minimo la bad bank. Così si arriva a un valore complessivo di circa 3,6 miliardi. Le sofferenze delle quattro banche sono state trasferite alla bad bank secondo valutazioni molto stringenti (crediti nominali per 8,5 miliardi sono stati svalutati a 1,5 miliardi), con criteri persino più severi rispetto a quelli di mercato, come richiesto dalla Commissione europea. La bad bank deciderà se vendere oppure recuperare i non performing loan acquisiti. Il conto è stato pagato dalle banche italiane, che hanno contribuito con versamenti al Fondo di risoluzione per 2,1 miliardi, che saranno contabilizzati in conto economico già nel 2015 (il costo sarà quadruplo rispetto a quello previsto per quest'anno) e con liquidità prestata da Unicredit , Intesa Sanpaolo e Ubi Banca (a tassi di mercato e con scadenza massima di 18 mesi). L'onere immediato per le banche (in parte compensabile dal punto di vista fiscale) è superiore a quello che gli istituti avrebbero pagato attraverso gli interventi del Fitd bloccati dalla Commissione Ue: un esito paradossale, perché contrario al principio del minor onere, sancito anche dalla direttiva europea sugli schemi di garanzia dei depositi. Pochi minuti fa il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge che ha l'obiettivo di costituire rapidamente le nuove banche, definire i contributi al fondo di risoluzione e prevedere le modalità di conversione in credito d’imposta delle attività per imposte anticipate nel caso di risoluzione.

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TORO DI GUERRA? Azioni, bond e fondi proteggete così i vostri risparmi

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 21.11.2015

Nel suo discorso al parlamento riunito a Versailles, il presidente francese, François Hollande, ha proclamato che «il patto di sicurezza prevale sul patto di stabilità» perché «la Francia è in guerra». Il giorno seguente il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, ha dichiarato che le spese che la Francia e altri Paesi dell’Ue dovranno sopportare per far fronte al terrorismo «sono straordinarie» e in quanto tali devono trovare un trattamento «straordinario» nell’ambito del Patto di stabilità e di crescita. In pratica, tali spese verranno escluse dal conteggio del deficit. Juncker ha fatto capire di considerare l’Isis «il nemico numero uno dell’Europa. Mettiamo da parte le nostre divisioni per concentrarci su questo problema, che se non viene affrontato porterà l’Europa sull’orlo del baratro». Il via libera, insomma, è assicurato. Difficile che qualcuno si opponga alla nuova interpretazione del Patto di stabilità. Le stragi di Parigi hanno inoltre reso più urgente il super Qe ripetutamente annunciato dal presidente della Bce Mario Draghi per il prossimo 3 dicembre. L’opposizione del numero uno della Bundesbank, Jens Weidmann, ha ormai assunto tratti surreali. Anche nelle dimensioni attuali il Qe della Bce sta avendo effetti positivi, che superano di gran lunga quelli negativi più volte evocati da Weidmann. In una situazione drammatica come quella attuale si sta preparando una serie di misure di stimolo dell’economia mai viste nel Vecchio Continente. Fino al 13 novembre sul tavolo c’era soltanto il rafforzamento del Qe, che finora ha avuto scarsi, se non nulli, effetti sull’economia reale. Ma ora il «siamo in guerra» proclamato da Hollande spalanca la porta a una politica fiscale ben diversa, davvero capace di dare un rapido e solido stimolo al pil. E in questo scenario le borse potrebbero prendere la strada del rialzo.

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Il Renminbi entra nel gotha delle valute internazionali

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 17.11.2015

Il Renminbi entra nel gotha delle valute internazionali Il Renminbi entra nel paniere degli SDR. E’ il riconoscimento ufficiale da parte del FMI del ruolo sempre più centrale assunto dalla Cina sui mercati internazionali. Ma cosa significa esattamente e quali implicazioni ci possono essere per un investitore? Il Fondo Monetario Internazionale ha deciso di includere il Renminbi nel paniere degli Special Drawing Right (SDR), la riserva monetaria per gli scambi internazionali. E’ una decisione che segna un importante riconoscimento del percorso di riforme che il governo Cinese ha intrapreso e che potrebbe avere impatti nel medio periodo anche per gli investitori di casa nostra. Vediamo perchè. Il Renminbi nel paniere degli SDR Il paniere degli SDR è costituito dalle principali valute utilizzate negli scambi internazionali, ed agisce come una riserva monetaria per i Paesi membri del FMI, non utilizzabile direttamente per l’acquisto di beni o servizi ma liberamente scambiabile e convertibile tra i Paesi membri. Fino ad ora le valute incluse nel paniere erano Dollaro USA, Yen, Euro e Sterlina. Periodicamente il FMI ne rivede la composizione e i criteri di inclusione di una nuova valuta sono principalmente due. Innanzitutto, l’emittente deve essere tra i Paesi che hanno avuto, nel quinquiennio precedente, la quota più alta delle esportazioni globali. Soddisfatta questa condizione necessaria, il FMI applica alcuni criteri quantitativi per stabilire che la valuta sia “liberamente utilizzabile”, cioè che sia largamente utilizzata per i pagamenti negli scambi internazionali e che sia scambiata sui principali mercati finanziari. E’ importante notare che questo non implica la libera convertibilità della moneta, ma solo il suo effettivo utilizzo. Il Renminbi aveva da tempo soddisfatto la prima condizione, grazie alla crescita dell’export cinese. In merito alla seconda condizione, il FMI ha invece preso atto della progressiva apertura della valuta cinese ai mercati internazionali. Come Fidelity aveva subito messo in evidenza, la decisione presa quest’estate dal governo cinese di non legare più in modo rigido il Renminbi all’andamento del Dollaro USA, permettendogli al contrario di fluttuare sulla base del valore di mercato, andava esattamente nella direzione richiesta dal FMI, che oggi ha premiato questa riforma con l’inclusione nel paniere degli SDR.

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Il gestore Charles KANTOR di Neuberger Berman afferma.

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 10.09.2015

Ho detto al mio team di investimento di disattivare i notiziari in tempo reale e le tv che strillano per concentrarsi sulle società ed i loro flussi di cassa. Stiamo impegnando i nostri sforzi nel comprendere le tendenze di mercato dei nostri investimenti e quello che riteniamo essere il giusto prezzo da pagare per i titoli. Siamo pazienti ed estremamente prudenti e cosa ancora più importante, non cerchiamo di indovinare quello che succederà domani

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Via a portabilità dei conti, ma forse conviene chiuderli: patrimoniale c'è già

Scritto il 30.03.2015

È ufficiale: con l'approvazione del Senato d'ora in poi un cliente potrà cambiare la banca entro 12 giorni lavorativi. Gli istituti che non rispetteranno la volontà di ricorrere alla "portabilità" del conto corrente, potranno incorrere in multe fra i 5.160 e i 64.555 euro. La portabilità piena dovrebbe partire da fine giugno. Nello stesso decreto legge, i senatori hanno anche approvato definitivamente la riforma delle banche popolari, che prevede la loro trasformazione in società per azioni se l’attivo supera gli otto miliardi. È una bella notizia, che favorisce i consumatori. Ma per fare camminare "l'asino" l'esecutivo alterna il bastone e la carota. Come sottolinea Altroconsumo Finanza bisognerà infatti stare attenti a quello che l'esecutivo potrebbe fare con le imposte sui conti correnti. "Il governo non si fa grandi problemi a tassare il risparmio", si legge sul sito dell'associazione. "La rimodulazione dell’imposta di bollo avvenuta oramai da tempo fa, imponendo uno 0,2% l’anno di tasse sul solo possesso di titoli, ha già sdoganato ampiamente l’idea di "patrimoniale". "Certo la manovra Amato portò via dai conti correnti lo 0,6% (il bollo di tre anni su un investimento in titoli) - dice il sito - ma l’attuale imposta non va solo sui conti più liquidi, ma su tutti i titoli, quindi di per sé è ben più grave della vecchia manovra Amato". Inoltre, come se non bastasse, "da tempo economisti vicini al governo vedono di buon occhio l’idea di una patrimoniale shock che abbatta lo stock di debito pubblico italiano". Secondo Altroconsumo e Finanza se si presentasse una emergenza improvvisa come ad esempio i buchi di bilancio a causa dei derivati, "il governo non avrebbe remore di tipo "morale" nell’attingere ai risparmi". "Visto che i soldi si attingono là dove è più facile, e visto che c’è davvero una gran moda di mettere tutto in conti di deposito (visti i tassi bassi sui bond), ci pare che la soluzione più facile sia prendere i soldi da lì."

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Pensioni sempre più risicate, qual è il fondo con la rendita pensionistica più alta?

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 09.03.2015

assicurazioni, ma nessuno sembra accorgersene… I fondi pensione chiusi hanno stipulato accordi solo con due assicurazioni: Unipolsai e Generali… e l’Antitrust non interviene? Le due compagnie si spartiscono tutto il mercato delle rendite pensionistiche e nessuno fa niente, si lascia che le cose vadano così. In un contesto come questo, senza concorrenza, quello a rimetterci è il consumatore, perché queste compagnie possono applicare i costi che vogliono o riconoscere rendimenti bassi, deprimendo quanto viene in tasca, senza preoccuparsi che ci sia un concorrente più conveniente. Ovviamente a noi non è sfuggito e ci faremo sentire (anche) su questo punto. Le pensioni, lo diciamo oramai da tempo, saranno sempre più risicate. Nel gioco delle revisioni al ribasso adesso sono arrivati a dirci che saranno di soli 700 euro al mese. Ecco allora che scegliere un fondo che darà una rendita pensionistica più alta, per spuntare anche solo poche decine di euro in più ogni mese, diventa veramente fondamentale. Al momento della pensione, infatti, quanto si è accumulato nel fondo viene moltiplicato per un numero, chiamato coefficiente di conversione, e il risultato è la rendita. Questi coefficienti vengono presi da due tavole: la RG48, calcolata dalla ragioneria dello stato e la IPS55, calcolata dall’Ania – associazione italiana delle assicurazioni. Per esempio, c’è chi dà di più all’inizio, ma poi la rendita cresce meno negli anni e viceversa (è il cosiddetto tasso tecnico, da vedere come un rendimento che viene anticipato subito al momento della pensione: più è alto più viene dato all’inizio). Ma soprattutto c’è da tenere conto dei costi che applica la compagnia assicurativa che eroga la rendita e del tasso di rivalutazione effettivo del capitale che questa riconosce anno dopo anno. Elementi che sono molto importanti, perché da questi dipende quanto si avrà effettivamente. COSA NE PENSATE? UN CONSULENT SUPER PARTES POTREBBE RISOLVERE IL PROBLEMA? DIVENITE FOLLOWER PER INFO.

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