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Cos’è successo alle quotazioni degli ETF obbligazionari?

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 01.04.2020

Nelle scorse settimane abbiamo assistito alla più veloce correzione del mercato azionario mai registrata, ma anche sul segmento obbligazionario le cose non sono state molto tranquille. Gli spread di credito sono balzati di più di 150 punti base sull’Investment Grade e di ben 600 punti base sul segmento High Yield in Europa ed incrementi simili si osservano anche sul mercato USA e sugli emergenti.   Qualcosa di ancor più particolare è successo agli ETF obbligazionari, sia in Europa sia negli USA: durante le giornate più concitate, soprattutto quegli strumenti che espongono al segmento Corporate ed High Yield, quotavano a sconto di diversi punti percentuali, cioè il loro prezzo sul mercato era molto inferiore al valore contabile dell’ETF.   Normalmente gli scostamenti prezzo-NAV sono decisamente contenuti poiché ci sono soggetti che, accorgendosi del disallineamento, possono mettere in atto meccanismi di arbitraggio interfacciandosi direttamente con l’emittente (cosa generalmente non concessa agli altri partecipanti al mercato). Tuttavia, in questa occasione qualcosa è andato storto e la spiegazione più probabile è che non è colpa degli ETF ma del sottostante.   Molti dei bond High Yield e Corporate, in una situazione di stress come questa, sono risultati praticamente illiquidi e gli operatori hanno trovato liquidità negli ETF. In pratica, davanti ad una situazione dove il sottostante era difficilmente negoziabile, anche gli operatori arbitraggisti hanno alzato le mani, poiché vedevano troppi rischi nell’intervenire.   Sono molti gli analisti che osservano come in questo caso gli ETF abbiano fornito informazioni decisamente più accurate in termini di price discovery rispetto al loro stesso sottostante. Ovviamente non tutti gli ETF hanno reagito alla stessa maniera, alcuni sono risultati a loro volta piuttosto illiquidi a dimostrazione che una frammentazione dell’offerta e delle strategie porta da una parte ad una maggiore scelta di strumenti ma dall’altra a possibili problemi di liquidità sui fondi con meno masse.   Com’ è quindi la situazione a distanza di qualche giorno? La situazione sembra essere tornata alla normalità e gli scostamenti osservati in questi ultimi giorni sono decisamente più ordinari, anche se ancora un po’ più elevati rispetto a febbraio. 

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Le caratteristiche degli ETF

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  • Formazione/Educazione Finanziaria
Scritto il 24.03.2020

Cosa sono gli ETP? Il termine generale ETP ((Exchange Traded Product) raggruppa varie tipologie di prodotti che hanno la medesima caratteristica: replicare un parametro prestabilito ed essere quotati in borsa. Gli ETF ((Exchange Traded Fund) sono prodotti assimilabili per struttura ai fondi comuni di investimento. Gli ETN ((Exchange Traded Note) sono obbligazioni strutturate. Quando un ETN replica l’andamento di una o più materie prime, viene chiamato ETC ((Exchange Traded Commodity).   Gli Exchange Traded Funds (sigla ETF, letteralmente "fondi scambiati sul mercato regolamentare") sono una particolare categoria di fondi o Sicav le cui quote sono negoziate in Borsa in tempo reale come semplici azioni e hanno come obiettivo la replica del benchmark di riferimento attraverso una gestione totalmente passiva.   Come un fondo indicizzato L’ETF offre all’investitore la possibilità di posizionarsi su un dato indice di mercato (geografico/settoriale, azionario/obbligazionario ecc.) L’ETF replica passivamente la composizione di un indice di mercato e di conseguenza anche il suo profilo di rischio/rendimento. La loro asset allocation è vincolata al benchmark che intendono replicare.   Come un’azione quotata Consente di prendere posizione o disinvestire tramite un’unica operazione di acquisto e vendita, conoscendo il valore di mercato in ogni istante. L’ETF può essere comprato e venduto in tempo reale durante gli orari di apertura della Borsa di riferimento, invece che una volta al giorno al Nav di fine giornata come i tradizionali fondi comuni.   Gli ETF possono essere ad accumulazione e a distribuzione. Gli ETF ad accumulazione (Total Return) reinvestono nell’ETF i dividendi staccati dai diversi titoli presenti nel portafoglio. Gli ETF a distribuzione distribuiscono agli investitori i dividendi o le cedole staccate dai vari titoli dell’ETF, con una data cadenza indicata nel prospetto (annuale, semestrale, trimestrale, ecc.). L’asincronia temporale tra la data di distribuzione dei proventi dell’ETF e del benchmark può dar luogo a disallineamenti tra i due rendimenti.   Scegliere le classi a distribuzione dei proventi nel lungo periodo può costare molto caro. Quando l’ETF stacca dividendo si applica la tassazione. Il reinvestimento dei dividendi consente in uptrend di sfruttare un effetto compounding. In linea di massima le classi di ETF a distribuzione andrebbero utilizzate solamente per i clienti che necessitano di cedole periodiche per integrare i redditi.   Come funzionano gli ETF   Nonostante la natura di fondo indicizzato, la struttura di un ETF è profondamente diversa da quella di un fondo comune. Nel FONDO l’investitore sottoscrive e riscatta le quote direttamente con l’emittente del fondo, tramite la banca depositaria.   Nell’ ETF vi sono due mercati di riferimento. Nel primario avviene la creazione e il rimborso delle quote mentre nel secondario l’investitore scambia le quote per mezzo di un intermediario autorizzato.   Dietro le quinte, una serie di soggetti operano sul mercato assicurando un’adeguata liquidità nella fase di creazione e rimborso delle quote.   I Partecipanti Autorizzati (AP) sono gli unici market maker autorizzati a creare o riscattare le quote di ETF con l’emittente sul mercato primario.   Gli ETP si possono creare e rimborsare in funzione della domanda, vale a dire che il numero di quote di ETP emesse è variabile, diversamente dalle azioni societarie.  Ciò è importante perché lo scopo di un ETF è replicare un indice di riferimento sottostante, e se il prezzo di un ETF fluttuasse seguendo l’andamento di domanda e offerta, non replicherebbe più con precisione il sottostante.  Il prezzo di un ETF non è strettamente correlato col valore dei titoli sottostanti, come accade invece per i tradizionali fondi comuni, ma riflette anche la dinamica della domanda e dell’offerta delle quote stesse.  Sul mercato non esiste nulla che, di per sé, assicuri la convergenza tra NAV e prezzo delle quote dell'ETF.  Il rischio per l'investitore è dunque quello di dover acquistare e vendere quote dell'Exchange Traded Fund ad un prezzo che non rispecchia il loro effettivo valore, ovvero ad un prezzo che si discosti dal Nav.   La liquidità degli ETF è garantita dalla presenza di almeno un "market maker ufficiale", detto specialist, (sia in vendita che in acquisto con spread massimo e quantità minima stabiliti da Borsa Italiana). Ogni ETF ha uno specialista ufficiale. Oltre allo specialist, la presenza di alcuni market maker non ufficiali, detti “Liquidity Provider”. La liquidità dipende in linea di massima dalla liquidità del sottostante. Gli ETF di emittenti con elevate masse in gestione sono solitamente più liquidi.   Le modalità di replica   La struttura incide sui rischi, sui costi e sull’accuratezza con cui l’ETF replica il sottostante   ETF a replica fisica Completa: Acquisto di tutti i titoli facenti parte dell’indice sottostante, con le stesse proporzioni in cui entrano nello stesso Ottimizzata: Acquisto di un campione di titoli facente parte dell’indice, con l’obiettivo di minimizzare il tracking error.   ETF a replica sintetica: Utilizzo di contratti derivati (Swap) per replicare la performance dell’indice Funded Unfunded   Replica Fisica   L’ETF possiede tutti i titoli componenti il benchmark, nelle medesime percentuali, il gestore modifica l’asset allocation del paniere solo quando varia la composizione del benchmark. Svantaggio: Costi di ribilanciamento potenzialmente elevati qualora l’indice cambi con frequenza un numero consistente dei propri componenti. I Titoli sono di proprietà dell’ETF e detenuti presso la banca depositaria. Il Rischio controparte sussiste solo se il gestore attua un’operazione di prestito titoli.   Fisica completa: Viene impiegata per indici non troppo estesi e i cui componenti sono molto liquidi (Dax, Eurostoxx 50, Ftse Mib, Ftse 100), in modo da minimizzare i costi di transazione. Vantaggio: l’ETF detiene gli stessi attivi dell’indice e quindi dovrebbe seguirlo in modo molto preciso.   Fisica ottimizzata: Tipicamente è impiegata per indici molto estesi (ad es. l’indice MSCI World, con oltre 1600 componenti, cambia a volte oltre 300 azioni in un anno). Ottimizzazione di tipo quantitativo, costi di negoziazione più bassi ma il tracking error sul benchmark può essere apprezzabile, se l’ottimizzazione non è molto efficiente.   Vantaggi: 100% garanzia sul patrimonio del fondo (no rischio controparte). Possibili ricavi dal prestito titoli con abbattimento del Ter   Svantaggi: Possibile esposizione a perdite derivanti dal prestito titoli. Possibile TE più elevato. Minor varietà di asset class   Replica Sintetica (Unfunded)   L’ETF acquista un paniere di titoli (paniere sostitutivo o collaterale). Il paniere sostitutivo può essere composto da titoli diversi da quelli dell’indice di riferimento nel rispetto delle regole UCITS, sottoscrive un contratto swap con una controparte selezionata. La controparte, ad ogni data di regolamento (reset), riconosce all’ETF le performance total return dell’indice benchmark (meno il costo dello swap se previsto) in cambio del rendimento del paniere sostitutivo. Il rendimento del “paniere sostitutivo” non influisce sulle performance. Rischio controparte: è limitato all’eventuale credito dell’ETF verso la controparte tra due date di reset   Replica Sintetica (Funded)   Sottoscrive un contratto swap con la controparte selezionata che costituisce il 100% del NAV dell’ETF. La controparte, in ogni istante, riconosce all’ETF un credito pari al valore total return dell’indice benchmark (meno il costo dello swap se previsto). La controparte deposita il collaterale (un paniere di titoli a garanzia delle obbligazioni assunte) pari o superiore a quell’importo presso una banca depositaria terza. Rischio controparte: è limitato all’eventuale credito dell’ETF che non risulta collateralizzato (al max 10% secondo le regole UCITS) Questo tipo di replica non è quasi più utilizzato.   Vantaggi: Tracking error prossimo allo zero (esclusi i costi), Ter più basso, accesso ad asset class altrimenti non investibili   Svantaggi: Possibile esposizione a perdite derivanti dallo swap (max 10% Nav per singola controparte) Attenzione alla qualità, liquidità e diversificazione del collaterale.   La replica sintetica è utile per mercati poco liquidi o per strategie particolari, dove i costi e la tracking error risulterebbero elevati.    Il prestito titoli   Pratica molto diffusa nell’industria dei fondi UCITS, dunque non solo per gli ETF. Il fondo presta ad una controparte esterna una parte o la totalità dei titoli detenuti in portafoglio con l'impegno di quest'ultima a restituirli ad una predeterminata data futura. Il fondo in contropartita riceve una remunerazione che consente all’ETF di coprire parte delle commissioni totali annue riducendo il TER (di solito tra il 50% e il 70% dell’extra rendimento viene destinato a tal fine). Emerge un rischio controparte con il soggetto con cui ha concluso l'operazione per la percentuale di patrimonio oggetto dell’operazione stessa. Possibilità di riduzione del rischio tramite il meccanismo del collaterale (depositato presso la banca depositaria), posto a garanzia della buona riuscita dell’operazione. Di solito si tende a sovracollateralizzare l’esposizione e monitorarla su base giornaliera. Ogniqualvolta diventa positiva, la controparte deve reintegrare il collaterale.

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Caratteristiche Generali dei certificati

Scritto il 17.03.2020

I Certificates sono “derivati cartolarizzati” (securitised derivatives), ovvero strumenti finanziari il cui prezzo dipende dall’andamento di un’altra attività (cd. sottostante) e le cui caratteristiche contrattuali sono incorporate in un titolo negoziabile emesso da un’istituzione finanziaria. Le caratteristiche che vedremo rendono i derivati un prodotto complesso. Questo sia secondo le definizioni dell’ESMA sia secondo le interpretazioni precedenti della Consob. In particolare, molte tra le tipologie di certificati, rientrano tra i prodotti a complessità molto elevata.   Due i mercati regolamentati che offrono in Italia questi strumenti: SEDEX di Borsa Italiana  Cert-X di EuroTLX   Due macro categorie: Leverage Certificates - includono effetto leva, positivo o negativo  Investment Certificates - seguono linearmente l’andamento del sottostante; benchmark o strutturati   Tipologie: Capitale condizionatamente Protetto (Bonus, Twin Win, Cash Collect) Capitale Non Protetto (Benchmark, Discount) Capitale Protetto (Equity Protection, Twin Win, Bonus) Leva (Turbo, Mini Future)   I Certificates consentono di investire sull’andamento di diversi sottostanti: Azioni  Indici  Materie Prime  Tassi Valute Fondi/ETF   Ampliando in questo modo le possibilità di diversificazione dei portafogli e potendo sfruttare un regime fiscale che migliora l’efficienza dei portafogli. Quando il sottostante è denominato in una valuta diversa dal certificato e viene annullato il rischio cambio, il certificato si definisce «QUANTO».   I Rischi Rischio Sottostante: andamento avverso del sottostante  Rischio Cambio: sottostante definito in valuta estera. I certificati su indici in valuta esterna che non comportano rischio cambio sono detti «Quanto»  Rischio Struttura: soprattutto nel caso degli strutturati (pricing dei derivati sottostanti); perdita dei dividendi Rischio Emittente: default emittente del certificato (assenza di regole sulla collateralizzazione o garanzia delle emissioni). A livello di seniority i certificati sono equiparati alle obbligazioni senior non garantite e non privilegiate  Rischio Liquidità: problematiche e onerosità nella transazione dello strumento   I Costi    Sul mercato primario:  Commissione di collocamento (implicita perché inclusa nel prezzo di emissione)    Sul mercato secondario:  Spread Bid-Ask  Commissioni di gestione (non per tutti gli strumenti, ma solo in alcuni casi in cui gli indici sottostanti sono rappresentati da indici proprietari o altri strumenti)     Trattamento Fiscale   Ottimizzazione fiscale    I redditi derivanti dall’investimento in certificati sono considerati sempre redditi diversi. Da ciò deriva una tassazione sul rendimento complessivo del 26% e la possibilità di compensazione tra minus e plusvalenze, al contrario di fondi ed ETF. ATTENZIONE agli strumenti che pagano cedole: la tassazione viene applicata solamente quando il reddito è acquisito in maniera definitiva, quindi:    

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La pianificazione previdenziale: questa sconosciuta

Scritto il 09.03.2020

La Pianificazione Previdenziale è un’attività di analisi, programmazione ed esecuzione che, con il dovuto anticipo rispetto all’età di pensionamento, mira ad individuare con precisione le risorse della pensione pubblica (decorrenza, importi, coordinamento di varie posizioni in più gestioni) e ad individuare con precisione le risorse da dedicare’’ ai fini integrativi (Fpc, Fpa, Pip, polizze vita, TFR, patrimonio finanziario ed immobiliare). Tutto ciò ai fini della realizzazione dell’obiettivo di tutela del tenore di vita.    A cosa serve la pianificazione previdenziale?   A supportare il lavoratore nel comprendere:  quale sarà la pensione che sarà offerta dal sistema pubblico  quale sarà il gap (mancanza o scopertura) da colmare rispetto al tenore di vita desiderato permette di valutare quanto la contribuzione a una forma di previdenza integrativa (o alternativa) riuscirà a ridurre tale divario   Quando il lavoratore andrà in pensione avrà delle entrate nette disponibili (pensione pubblica, eventuale pensione integrativa, possibili altri redditi) diverse da quelle godute durante la vita lavorativa. In fase di Bilancio Previdenziale bisognerà valuterà la capacità di queste entrate di coprire il fabbisogno di consumo (tenore di vita desiderato) richiesto dopo il pensionamento   Il punto di partenza è la corretta analisi e attento monitoraggio del primo pilastro e stima del rapporto di copertura netto. Per fare questo dovrò considerare i seguenti fattori: 1) Analisi dell’estratto conto contributivo storico; 2) Analisi della situazione contributiva attuale; 3) Stima età di pensionamento; 4) Individuazione dell’effettiva dinamica salariale attesa; 5) Analisi dell’eventuale esigenza di ricongiunzione o totalizzazione; 6) Analisi costi/benefici di riscatti di laurea, contribuzioni volontarie; 7) Analisi costi/benefici dell’eventuale opzione di ricalcalo contributivo; 8) Eventuali pensioni supplementari che si possono aggiungere alla principale; 9) Il sistema delle tutele sociali (invalidità, inabilità, trattamento minimo); 10) Incidenza di tasse ed oneri su redditi e pensioni.   La stima della pensione obbligatoria di base serve per quantificare al meglio il necessario fabbisogno integrativo (calcolato al netto di tasse e oneri). La stima del fabbisogno integrativo è dato dalla differenza tra il tenore di vita desiderato in pensione (esprimibile in % del reddito da lavoro ante pensione, dal valore assoluto o dall’ammontare delle spese presunte in pensione) e dalla pensione prevista (a fini previdenziali si possono includere anche altri redditi e capitali disponibili). Questo permette di quantificare una Rendita integrativa Necessaria (fabbisogno o GAP).   Ai fini di una corretta pianificazione previdenziale bisogna porsi la seguente domanda: Data un’ipotesi di rendimento prudenziale, al netto di tasse e costi, a quanto deve ammontare il versamento annuo (costante o indicizzato al reddito) al fine di ottenere all’età di pensionamento la rendita necessaria al raggiungimento del tenore di vita desiderato? I possibili errori che si possono commettere sono diversi:   Scelta di versamenti costanti e non indicizzati al reddito;  Ipotesi di rendimenti futuri in base a medie storiche e non legati all’inflazione;  Assenza di valutazione dell’impatto dei costi del prodotto previdenziale;  Assenza di valutazione della tassazione del prodotto previdenziale;  Impatto dei coefficienti di trasformazione in rendita;  Impatto della posizione complementare eventualmente già in essere;  Eventuali rendite diverse o capitali di sicurezza.   La scelta delle modalità di copertura del gap previdenziale avviene tra:   Fondi pensione (preesistenti, negoziali, aperti) Forme individuali di previdenza Investimenti diretti nei mercati finanziari e immobiliari (capitali finanziari, rendite finanziarie, capitali immobiliari. rendite immobiliari) Combinazione di più modalità   Infine è necessario attuare un monitoraggio del piano previdenziale.   Quali elementi monitorare?   1) La possibilità di cambiamenti strutturali dell’attività lavorativa che comportino differenti percentuali contributive, modalità di calcolo, età pensionabile, può incidere notevolmente sul futuro assegno pensionistico e quindi sul fabbisogno integrativo.   2) Analogamente, una variazione non prevista del tasso di crescita del reddito crea l’esigenza di un forte intervento di riequilibrio degli accantonamenti integrativi.   3) Infine, la verifica qualitativa dell’offerta dei prodotti previdenziali attiene sia alla decisione in merito alla modifica dell’asset allocation, sia all’eventuale riallocazione su nuovi prodotti previdenziali più efficienti in seguito ai mutamenti del mercato.

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Pianificazione Successoria Familiare ed Aziendale

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 05.03.2020

ll servizio di consulenza finanziaria patrimoniale supporta il cliente nella gestione del passaggio generazionale e della tutela del patrimonio partendo da un’analisi approfondita della situazione patrimoniale arrivando alla vera e propria attività di consulenza e supporto nella scelta delle migliori soluzioni per tutelaree trasmettere il proprio patrimonio in funzione delle personali specifiche esigenze.   Le azioni consigliate sono progettate in modo personalizzato in quanto dipendenti dalle molteplici variabili familiari, patrimoniali ed aziendali specifiche di ogni cliente.   Queste sono alcune soluzioni maggiormente utilizzate: Giuridiche: per evitare liti familiari; Fiscali: per ridurre o anche evitare imposte; Assicurative: per evitare la rischiosità ereditaria; Societarie: per  trasmettere l’azienda agli eredi in modo integro; Debitorie: per evitare di lasciare agli eredi delle posizioni finanziarie critiche; Previdenziali: volte a verificare e riprogettare la posizione previdenziale attuale e prospettica propria e dei propri cari;   Il processo di tutela e di trasmissione del patrimonio è legato ad una forte componente emotiva ed affettiva, composta da equilibri, relazioni ed emozioni ed oltre agli aspetti tecnici, si deve considerare anche la sfera emozionale.   Molti fattori e dinamiche familiari che caratterizzano la nostra società quali: coppie di fatto, unioni civili, separazioni, divorzi, ecc., possono rendere il trasferimento del patrimonio un processo critico.   Per questo motivo è importante affidarsi ad esperti che possano gestire nel modo corretto queste dinamiche, dando un supporto consulenziale personalizzato costruito ad hoc sulle specifiche esigenze e sulle peculiarità del cliente.   Familiare   Il patrimonio personale accumulato nel corso della propria vita può essere trasferito ai propri figli, familiari e persone care in vario modo, ecco perché pianificare la successione è fondamentale.   Il Consulente finanziario e patrimoniale indipendente, avvalendosi di altri professionisti, pianificherà con il cliente la successione del patrimonio familiare definendo le linee guida di una disposizione testamentaria personalizzata, cercando di ridurre o evitare le imposte attraverso l'analisi della posizione delle franchigie in essere e l'eventuale utilizzo di strumenti esenti dal punto di vista fiscale.   Obiettivo dell'analisi è di destinare il patrimonio, nel rispetto delle quote di legittima, in modo da evitare future liti ereditarie.   Le azioni consigliate per raggiungere tale obiettivo saranno esaminate considerando gli aspetti legali, fiscali e finanziari al fine di disporre di una visione completa dell'impatto di tali proposte nel proprio processo di pianificazione familiare.   Aziendale   Con l’espressione “Passaggio generazionale”,  si indica nel linguaggio economico giuridico, una serie di operazioni idonee a garantire la successione, inter vivos o mortis causa, dell’esercizio diretto o indiretto dell’impresa.   L'imprenditore deve conoscere gli aspetti giuridici, fiscali e finanziari che possono essere utilizzati nel difficile processo legato al passaggio generazionale della propria azienda, poiché senza una pianificazione preventiva il passaggio aziendale potrebbe risultare talmente traumatico da comportare in breve tempo il naufragio di ciò che si è costruito con il lavoro di una vita.   Il consulente finanziario e patrimoniale indipendente, con i professionisti con cui collabora, pianificheranno il passaggio generazionale dell’azienda identificando le soluzioni più adatte alle specifiche esigenze.   Di seguito vengono elencate alcune tipologie di strumenti che potranno essere esaminati durante il processo di analisi:   donazione oppure cessione in vita tramite atto pubblico dei diritti della proprietà oppure di parti di essi; successione testamentaria, patto di famiglia; trust; strumenti di governance societari; holding familiare.

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Tutelare il proprio patrimonio

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  • Formazione/Educazione Finanziaria
Scritto il 26.02.2020

La protezione del patrimonio deve essere in tutte le sue componenti:   patrimonio immobiliare: immobili residenziali, pertinenziali, commerciali, industriali, terreni agricoli ed edificabili, patrimonio mobiliare: denaro e titoli finanziari, . . . . .  patrimonio aziendale: partecipazioni societarie, . . . . .  patrimonio reale: automobili, barche, antiquariato, collezioni ed altri beni di lusso,  . . . . .    dovrebbe essere un comportamento che tutti dovrebbero attuare tramite un processo di pianificazione preventivamente orientata a proteggerlo contro eventuali azioni volte ad intaccarlo, che possono essere eseguite da vari creditori.   La tutela del patrimonio può avvenire anche attraverso l'utilizzo di strumenti giuridici e finanziari previsti dalla Legislazione Italiana ed internazionale.   Le conseguenze di una mancata pianificazione possono essere disastrose, e per evitare di dover rispondere personalmente con il proprio patrimonio, è importante attivare adeguati strumenti di protezione, la cui conoscenza diventa fondamentale per fornire soluzioni ottimali.   Elenco di alcune tipologie di analisi volte a tutelare il patrimonio:   Identificazione e quantificazione della posizione di rischio del cliente; Esame dello stato di tutela giuridica del patrimonio della famiglia e dell’azienda nella sua totalità; Simulazione dei benefici derivanti dalla costituzione del fondo patrimoniale di famiglia; Simulazione dei benefici derivanti dalla costituzione della fondazione di famiglia per la salvaguardia di specifici beni patrimoniali; Progettazione di soluzioni per la tutela del patrimonio immobiliare tramite la scomposizione dei vari diritti di usufrutto e nuda proprietà; Simulazione dei benefici derivanti dalla costituzione di polizze vita per l’impignorabilità e  l’insequestrabilità del patrimonio; Verifica del possibile utilizzo dei vincoli di destinazione e progettazione di soluzioni giuridiche ad hoc per la protezione delle persone meritevoli di tutela; Analisi sulla possibile applicazione della legge sul "Dopo di Noi" per la tutela presente e futura delle persone con disabilità grave; Simulazione dei benefici derivanti dalla costituzione del Trust; Progettazione di soluzioni per la tutela di patrimoni destinati ad uno specifico affare; Analisi e progettazione giuridica del passaggio generazionale dell’azienda; Analisi e simulazione degli impatti derivanti dalla costituzione di holding societarie italiane ed estere;

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Perché è importante fare la Pianificazione Patrimoniale?

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 16.02.2020

    Il servizio di consulenza finanziaria e patrimoniale indipendente nasce dall’esigenza di tutelare il patrimonio personale ed aziendale.Il patrimonio familiare va tutelato per tutto l’arco della vita, per questo il servizio di tutela e gestione patrimoniale offre delle soluzionie la consulenza di professionistiper l’adozione delle migliori modalità per amministrare il proprio patrimonio.   Pianificare le proprie finanzepermette di proteggere il proprio patrimonio (non solo finanziario) dagli eventi negativi del mercato finanziario, dall’erosione dell’inflazione, dagli imprevisti della vita (perdita del lavoro, dell’azienda, della salute). Inoltre consente di liberare risorse che possono essere messe a disposizione per cogliere opportunità dai mercati senza mettere a rischio il patrimonioche deve essere conservato nel tempo.   ll servizio di consulenza finanziaria e patrimoniale supporta il cliente nella gestione del passaggio generazionalee della tutela del patrimoniopartendo da un’analisi approfonditadella situazione patrimoniale arrivando alla vera e propria attività di consulenza e supportonella scelta delle migliori soluzioniper tutelare e trasmettere il proprio patrimonio in funzione delle personali specifiche esigenze.   Ecco alcuni motivi per richiedere un servizio di pianificazione patrimoniale:   ·       “Mettere ordine “nella propria situazione finanziaria, previdenziale e assicurativa;   ·       Essere autonomi e consapevoli nelle scelte eliminando il fattore emotivo e la pressione commerciale;   ·       Poter disporre di un unico interlocutore ed acquisire potere contrattuale nei confronti degli intermediari;   ·       Proteggere il patrimonio e gestire i rischi;   ·       Gestire un’eredità o un bene inaspettato;   ·       Crearsi un’integrazione pensionistica adeguata al proprio tenore di vita;   ·       Realizzare una corretta ottimizzazione fiscale relativa al patrimonio finanziario.     La consulenza ed analisi per una corretta pianificazione:   ·       Analisi dello stato patrimoniale, conto economico e cash-flow del nucleo familiare;    ·       Pianificazione previdenziale, assicurativa indipendente;   ·       Pianificazione fiscale, immobiliare, successoria (collaborando con altri professionisti);   ·       Pianificazione protezione del patrimonio complessivo da potenziali cause di aggressione;   ·       Valutazione e analisi di situazioni debitorie(mutui, leasing, fideiussioni, garanzie).   Lo Studio Provini con il supporto di altri professionisti è in grado di proporre ai clienti le soluzioni più adeguate considerando le esigenze nel rispetto della propria situazione familiare.  

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Come riconoscere i professionisti e le società di consulenza indipendente fee-only - II parte

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  • Formazione/Educazione Finanziaria
Scritto il 10.02.2020

A livello normativo rinominati Consulenti Finanziari Autonomi e Società di Consulenza Finanziaria   Concludiamo, con il secondo appuntamento, le domande che è consigliabile porre ad un operatore finanziario per capire se opera in assenza di conflitto d’interesse commerciale. Analizzeremo oggi le ultime 5 domande.    5. Ha un mandato di una Banca/SIM? Se l’operatore finanziario ha il mandato di un intermediario, il rapporto che instaurerà con l’investitore sarà “viziato” dal fatto che non avrà come obiettivo unico l’interesse del proprio cliente, ma dovrà rispondere del proprio operato anche di fronte alla società mandante; in una simile situazione, l’operatore dovrà ovviamente considerare anche l’interesse della società prodotto, con conseguenze potenzialmente negative circa la reale convenienza per il cliente delle soluzioni consigliate.   6. Raccoglie personalmente i miei soldi? Il rapporto tra investitore e il consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede, agente assicurativo, private banker, funzionario di banca, impiegato postale, è caratterizzato dal passaggio di denaro (attraverso, ovviamente, un mezzo di pagamento). Il consulente finanziario indipendente, al contrario, non è interessato alla raccolta dei mezzi di pagamento in quanto la sua attività professionale si concretizza esclusivamente nell’indicazione operativa che il cliente metterà in atto presso la propria banca di fiducia. La Direttiva Europea 2004/39/CE in materia di mercati finanziari, prende atto che il trasferimento di denaro è una delle fasi più delicate del processo di investimento, dove il cliente corre i maggiori rischi.   7. A chi devo intestare l’assegno relativo alla parcella? Nel caso in cui l’operatore finanziario proponga un servizio di consulenza a parcella, accertarsi di chi effettivamente erogherà la consulenza e, di conseguenza, a chi dovrà essere intestato, ad esempio, l’assegno relativo alla fattura. Infatti, se il soggetto che eroga il servizio di consulenza è realmente indipendente, la relativa parcella sarà emessa dallo stesso in totale assenza di conflitto di interesse. In caso di società accertarsi che non sia una banca o SIM (Società di intermediazione mobiliare).   8. Deve riferire ad altri del rapporto che abbiamo instaurato? Mentre l’agente monomandatario, data la sua appartenenza ad una struttura commerciale, è tenuto a rendere conto del suo operato ai suoi referenti interni (il cliente è infatti, per contratto, cliente della Banca/SIM e non del consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede), ciò non avviene con il consulente fee-only. Infatti, l’unico interlocutore cui il professionista deve rendere conto è esclusivamente il cliente: il rapporto fiduciario che si instaura è alla base di un percorso stabile e continuativo che permette all’investitore di raggiungere i propri obiettivi.    9. Cosa devo fare se Lei cambia società (Banca o SIM)? È importante sottolineare che il continuo e sistematico cambiamento di riferimenti che il cliente deve subire (ciò avviene quando un agente di vendita cambia società o quando la banca o SIM assegnano il cliente a un altro venditore) disorienta l’investitore e non permette di consolidare nel tempo un rapporto fiduciario indispensabile per una proficua collaborazione. Inoltre, quando un agente di vendita cambia società, uno dei maggiori disagi che il cliente deve sopportare è dato dal trasferimento del suo patrimonio dal vecchio al nuovo catalogo prodotti; se ciò non avvenisse il consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede perderebbe la sua remunerazione a vantaggio del collega subentrante. Tale problema non sussiste se ci si affida ad un consulente indipendente Fee-Only/autonomo.  

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Come riconoscere i professionisti e le società di consulenza indipendente fee-only

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Scritto il 03.02.2020

A livello normativo rinominati Consulenti Finanziari Autonomi e Società di Consulenza Finanziaria.   Le caratteristiche di questi soggetti sono molto diverse da quelle che si incontrano nel settore della consulenza finanziaria tradizionale ovvero dove la consulenza cela la vendita di un prodotto.   Per capire se un operatore finanziario opera in assenza di conflitto d’interesse commerciale, è consigliabile ed opportuno porgli alcune domande fin dal primo incontro. Analizzeremo le 9 domande oggi e nel prossimo post.   1. Come viene remunerata la sua attività? Se l’operatore finanziario con il quale il cliente si relaziona non è remunerato direttamente da lui, significa che il suo compenso deriva dalle provvigioni/commissioni incorporate nel prodotto/servizio che ha venduto. Il Consulente indipendente riceve un compenso direttamente dai suoi clienti, come un avvocato o un commercialista e come questi emette una parcella/fattura per i propri compensi professionali. L’onorario deve essere stabilito prima che la consulenza vera e propria abbia inizio. La normale procedura prevede, infatti, la consegna al cliente di un preventivo di spesa per i servizi richiesti, in cui vengono dettagliati gli interventi specifici ed il loro relativo prezzo.   2. Riceve commissioni/incentivi sui prodotti finanziari che mi consiglia? Il Consulente Finanziario Indipendente percepisce il compenso solo e direttamente dal cliente e non riceve da terzi incentivi/provvigioni sul collocamento di prodotti finanziari o sulla consulenza erogata. Un venditore (consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede, agente assicurativo, private banker, funzionario di banca, impiegato postale, mediatore creditizio) riceve sempre una provvigione/incentivo di vendita sui prodotti e servizi collocati dalla SIM o dalla banca dalla quale ha il mandato.     3. Quanto mi costa la sua consulenza? Come un commercialista o un avvocato, il consulente fee-only applica un tariffario professionale che viene presentato al risparmiatore prima di ogni consulenza. La parcella è sempre di gran lunga inferiore rispetto ai prelievi praticati dalla banca, assicurazione o SIM direttamente dal conto del risparmiatore a fronte degli investimenti effettuati. Purtroppo il risparmiatore spesso non è a conoscenza dell’ammontare effettivamente prelevato dai suoi investimenti e non sa di quali tipologie di costi aggiuntivi è soggetto.    4. Cosa mi consiglia? Nel caso in cui l’operatore finanziario sia un agente di vendita potrà “consigliare” quasi esclusivamente i prodotti presenti nel proprio catalogo (da notare che se, ad esempio, il consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede consigliasse gli strumenti poco costosi, che spesso sono i più efficienti, ridurrebbe drasticamente la propria remunerazione e quella della propria banca o SIM). Spesso ci si trova di fronte a prodotti/gestioni preconfezionate che le società-prodotto costruiscono al fine di aumentare i propri margini di guadagno. Il consulente finanziario indipendente, remunerato esclusivamente a parcella, inevitabilmente sceglierà strumenti efficienti con bassi costi e massima trasparenza, che permetteranno all’investitore di ottimizzare il proprio portafoglio di investimenti. Questo è oggettivamente possibile dato che il consulente non è coinvolto nel processo di vendita ed è quindi privo di ogni conflitto di interesse.   Seguirà al prossimo articolo….

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10 passi per una corretta pianificazione

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  • Formazione/Educazione Finanziaria
Scritto il 27.01.2020

Concludiamo l’argomento della Pianificazione Finanziaria con l’ultimo articolo in cui analizzeremo il procedimento per una corretta pianificazione.   1 - analisi della situazione attuale La prima fase consiste nell’analisi accurata del quadro patrimoniale e del conto economico della famiglia, che permette la quantificazione del risparmio generabile nel tempo in funzione non solo di redditi di lavoro (dipendente, pensione, autonomo, ecc.) e consumi primari (affitti, telefono, supermercato, spese per la scuola, tempo libero, ecc.), ma anche ponendo l'attenzione sui flussi - positivi e negativi - generati dalla allocazione attuale del patrimonio (immobili, imprese, fondi di investimento, azioni, obbligazioni, mutui, finanziamenti, ecc.) per chiarire come si muoveranno nel tempo i suoi flussi finanziari e patrimoniali.   2 - analisi degli strumenti finanziari posseduti dalla famiglia Dopo aver raccolto i dati sulla situazione del Cliente, il consulente fee-only si focalizza sugli investimenti/finanziamenti attualmente in essere per valutarne la loro validità intrinseca, cioè se esistono sul mercato strumenti finanziari più efficienti (analisi costi/benefici) degli attuali in possesso del risparmiatore. Il consulente potrà evidenziare fin da subito come l’andamento dei flussi generati si possano discostare da quelli che potrebbe ottenere da strumenti finanziari efficienti   3 - individuazione e quantificazione degli obiettivi Il consulente interagisce con il risparmiatore al fine di individuare i suoi reali bisogni per il futuro che si concretizzano in obiettivi (e quantificazione monetaria degli stessi) che egli desidererebbe raggiungere ponendo a questi delle priorità in funzione della loro vitale importanza, quali: - acquistare beni rilevanti (casa, auto, barca,...) - fare un viaggio - garantirsi un uguale tenore di vita una volta in pensione - finanziare l’istruzione dei figli - creare una riserva sufficiente per coprire spese impreviste - aumentare il proprio patrimonio   4 - analisi previdenziale: un obiettivo privilegiato Uno degli obiettivi chiave per la maggioranza dei risparmiatori è l’analisi delle esigenze previdenziali  e la copertura ottimale dell’eventuale fabbisogno riscontrato. Il consulente fee-only aiuta la famiglia a definire il quadro previdenziale attraverso l’analisi del contributo al mantenimento del tenore di vita della: - previdenza pubblica - previdenza complementare - previdenza integrativa E’ importante capire sia se esista un reale bisogno previdenziale (così da poterlo quantificare), sia se gli strumenti già in utilizzo siano efficienti ed efficaci per la sua copertura.   5 - analisi assicurativa: un fabbisogno latente Nella prassi anglosassone è comune pensare che una corretta pianificazione assicurativa non sia solo una tutela contro i rischi, ma piuttosto una metodologia per ottenere risultati finanziari più performanti: se gli imprevisti vengono coperti con una corretta pianificazione assicurativa non si avrà più la necessità di disporre di un capitale di emergenza per il cosiddetto “non si sa mai”, e quindi destinare risorse da allocare per investimenti a più lungo termine e - perciò - più redditizi. In base ai dati desunti dallo stato patrimoniale e dal conto economico del nucleo, viene effettuata una analisi e quantificazione del bisogno assicurativo sulle aree di: - premorienza - invalidità - incendio/furto abitazione Il consulente fee only deve essere in grado di quantificare il rischio massimo di esposizione e il fabbisogno di copertura rispetto alle aree identificate. E’ anche importante specificare quanto della quota ottimale risulta già assicurato e se vengono già utilizzati i prodotti più idonei   6 - analisi immobiliare Le informazioni sulla tipologia degli immobili, l’ubicazione, la superficie commerciale principale e accessoria sono importanti per la verifica del valore di ricostruzione e del contenuto al fine di determinare il capitale da assicurare in caso di incendio. L’analisi della “redditività” immobiliare come investimento alternativo dovrà anche tener conto di un insieme di aspetti come la fiscalità.   7 - analisi fiscale Ai fini fiscali, occorre avere ben chiaro com’è distribuita l’intestazione dei beni di famiglia, e quale è il loro trattamento fiscale in relazione alle imposte dirette e di successione. Ogni decisione di spesa rilevante o di investimento finanziario e previdenziale andrà vista alla luce delle conseguenze fiscali (es: imposte dirette e ricorrenti come l’Irpef o imposte future ed eccezionali).   8 - analisi investimenti finanziari: il processo di asset allocation In questa fase il compito del professionista è riuscire a far comprendere il rischio al quale il suo Cliente si può esporre (il risparmiatore in generale non è in grado di comprendere il rischio a cui è esposto per la difficoltà di comprensione della materia finanziaria). Inoltre, i flussi generati nel tempo dall’asset allocation presuppongono l’utilizzo di strumenti finanziari validi dal punto di vista costi/benefici, e sarà compito del consulente  trasformare le classi di investimento in soluzioni concrete presenti sul mercato finanziario. Una corretta distribuzione del patrimonio mobiliare in vari canali di investimento è l’elemento decisivo per garantire la riuscita dei propri obiettivi in un’ottica di tipo multiperiodale. E’ importante individuare le diverse strategie d’allocazione, ognuna coerente con gli obiettivi individuati ma al contempo all’interno di un’ottica integrata. Si ribadisce che il grosso valore aggiunto del consulente fee-only è nell’analisi accurata dei singoli strumenti finanziari nel verificare la loro efficienza ed efficacia e se necessario nell’individuare valide alternative ed illustrare al risparmiatore il perché ed il come si è arrivati a quelle conclusioni.   9 - illustrazione del piano: la reportistica Al risparmiatore viene rilasciata la documentazione sulla sua situazione patrimoniale e finanziaria attuale e prospettica, le analisi compiute ed il riepilogo dei consigli dati e delle scelte concordate.   10 - monitoraggio nel tempo della pianificazione e affiancamento del cliente La consulenza è concepita per proseguire nel tempo monitorando la situazione patrimoniale ed economica familiare sulle variabili di flusso come redditi, consumi, risparmi o variabili di stock di ricchezza come l’eredità ricevuta. Inoltre il monitoraggio potrà riguardare la modifica degli obiettivi, della propensione al rischio e degli asset finanziari in seguito a possibili nuovi scenari dei mercati finanziari o la nascita di strumenti finanziari più efficienti. Più in generale, l’aggiornamento periodico delle stime potrà richiedere interventi correttivi a livello di risparmio o di riallocazione delle risorse: l’affiancamento del Cliente presso il proprio intermediario è un elemento indispensabile anche in questa fase.

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Perché pianificare?

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  • Formazione/Educazione Finanziaria
Scritto il 20.01.2020

Con il secondo appuntamento sulla pianificazione finanziaria, iniziata con il post precedente, cercheremo di capire perché è importante pianificare.   1. Mettere ordine nella situazione finanziaria, patrimoniale e assicurativa 2. Acquisire piena consapevolezza dei bisogni finanziari prioritari e delle risorse disponibili per colmarli, conoscere appieno gli strumenti finanziari posseduti 3. Crearsi una pensione adeguata per poter invecchiare con serenità (almeno patrimoniale) 4. Liberare patrimonio disponibile 5. Permettersi delle spese eccezionali pur restando coerenti con il piano stabilito 6. Ripararsi dalle (dannose) pressioni commerciali del sistema, essere autonomi e consapevoli nelle scelte, eliminandone i fattori emotivi, acquisire potere contrattuale con gli intermediari 7. Diminuire i costi (per aumentare i risultati), difendersi dall’inflazione e dalla pressione fiscale 8. Proteggere il patrimonio, prevedere e gestire gli imprevisti, ma soprattutto i rischi 9. Gestire in modo ottimale le entrate e la scorta di liquidità ma soprattutto le uscite, adottare un piano che permetta di raggiungere gli obiettivi prefissati 10. Confrontarsi con un unico interlocutore, essere costantemente informato sulla propria situazione, monitorare in modo centralizzato le varie posizioni     Quanto pianificato deve essere verificato periodicamente per comprendere se ci si sta allontanando dai propri obiettivi: può essere molto utile farsi affiancare da un esperto di pianificazione finanziaria fee-only. Ma quanti sono gli esperti del settore finanziario che, assistendo ed affiancando le famiglie italiane nelle loro scelte d’investimento, seguono alla lettera questo modo di fare consulenza?   Spesso nella realtà operativa la pianificazione finanziaria è un mero sinonimo di asset allocation: dato un “profilo di rischio” ed un “orizzonte temporale” d’investimento, l’arduo compito del pianificatore si concretizza in una semplice individuazione della c.d. “torta ottimale” secondo la quale ripartire il “portafoglio finanziario”, assegnando un certo peso a ciascuna macro-classe (azioni, obbligazioni, liquidità) e minimizzando i rischi a parità di rendimento. Ne fanno poi cornice, a seconda delle circostanze, le varie modalità tecniche di allocazioni come il buy&hold (compra e tieni), il ribilanciamento (constant mix), la logica dei piani di accumulo (Pac) fino a giungere a alla più di moda portfolio insurance (in sigla CPPI).   Ad ogni modo, se un processo di pianificazione si concretizza nell’individuazione degli obiettivi/bisogni e nella relativa capacità di realizzarli nella maniera più efficiente possibile date le risorse disponibili, non potrà esistere un unico profilo di rischio ed un unico orizzonte temporale d’investimento: il profilo di rischio cambia nel tempo e nello spazio, mentre di orizzonti temporali non ce ne sono tanti quanti gli obiettivi da realizzare.   Rispetto ad oggi, uno stesso investitore otto anni fa poteva non solo essere più propenso a rischiare, ma avere al contempo diverse strutture di rischio: poteva magari non essere disposto a perdere sui risparmi dedicati alla previdenza, essere moderato sulla maggior quota del suo patrimonio, ed essere disposto a giocarsi fino al 100% di una piccola somma di denaro nella speranza di ottenervi lauti guadagni. Bizzarra sarebbe la pretesa di individuare il profilo di rischio mediante l’utilizzo di questionari, chiedendo ad esempio le scelte d’investimento passate: saremmo così sicuri che chi ha investito in titoli estremamente speculativi mantenga tuttora un profilo di rischio elevato?   Ancor più audace è l’interpretazione che viene fatta in merito all’orizzonte temporale d’investimento: più esso è lungo più si potrà pesare l’azionario, perché è opinione comune che nel lungo periodo le azioni rendano più dei titoli conservativi (obbligazioni, Titoli di Stato,...). Obiettivi a 10, 20, 30 e 40 anni saranno dunque trattati allo stesso modo perché tutti concettualmente riconducibili al lungo periodo? Useremmo la stessa struttura di asset allocation sia per la pensione che per acquistare casa o pianificare i risparmi per gli studi universitari futuri dei figli?! Gli stessi risparmiatori italiani possono constatare quanto, anche a distanza di anni, la realtà dei propri investimenti azionari sia lontana dal “sogno americano”. Bisogna passare da una logica di tipo uniperiodale ad una multiperiodale, dove i singoli obiettivi vengono trattati con la dignità che meritano ed integrati con l’impatto che possono assumere le variabili patrimoniali, fiscali, previdenziali ed assicurative   Se la pianificazione finanziaria è il processo che va dall’individuazione delle necessità finanziarie alla realizzazione delle loro soluzioni, l’investitore affiancato dal consulente fee-only diventerà finanziariamente indipendente: sarà in grado di soddisfare i propri bisogni finanziari senza l’aiuto di altri soggetti. Saranno quindi i bisogni finanziari a guidare le scelte di investimento e non la ricerca esclusiva del risultato in termini di performance.

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Cosa è la Pianificazione Finanziaria?

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  • Formazione/Educazione Finanziaria
Scritto il 17.01.2020

La pianificazione finanziaria è uno strumento che consente alle famiglie di realizzare nella maniera più efficiente possibile i propri obiettivi vitali date le risorse finanziarie a disposizione. Corrisponde ad una vera e propria attività decisionale a carattere fortemente personale/soggettivo, che richiede dedizione per un’ottimale programmazione ed esecuzione.   Una buona pianificazione si basa perciò sull’analisi della situazione patrimoniale, economica e finanziaria e ponendo particolare attenzione agli aspetti fiscali. Pianificare implica porsi degli obiettivi chiari, quantificabili e possibilmente raggiungibili, assegnandone le relative priorità di realizzazione.   Obiettivi ·  Acquistare un immobile o un terreno, un’auto o una barca ·  Poter garantire ai propri figli degli studi di alto livello ·  Pianificare il matrimonio dei propri figli ·  Mantenere il proprio capitale al riparo dall’inflazione ·  Poter far fronte ad eventi imprevisti senza vanificare in poco tempo quanto costruito negli anni ·  Mantenere/Preservare il tenore di vita al tempo del pensionamento   L’individuazione delle risorse Per iniziare ad affrontare il problema della pianificazione finanziaria è necessario comprendere di quali risorse si dispone: si debbono cioè individuare i redditi, i consumi e il patrimonio. Il reddito dipende dall’insieme delle entrate (monetarie e in natura) conseguite in un dato periodo di tempo e può derivare dall’attività lavorativa e/o dalle rendite e dagli interessi di un capitale finanziario o immobiliare. Può essere speso per acquistare beni di consumo, oppure risparmiato per essere investito in strumenti finanziari e non. Accumulato nel tempo, costituisce insieme ai lasciti ereditari e alle donazioni ricevute la ricchezza della famiglia, cioè l’insieme delle attività di cui si dispone. Nell'ottica della conservazione del tenore di vita desiderato al termine dell’attività lavorativa, l’analisi della situazione previdenziale e la quantificazione dei gap pensionistici determinano le eventuali risorse da dedicare a questo obiettivo privilegiato. I consumi poi potranno essere suddivisi in base alle frequenza con la quale si presentano: ne sono un esempio le spese di affitto e delle utenze domestiche (gas, luce, telefono). Capire la suddivisione del patrimonio serve a verificare se il mix è adatto a soddisfare gli obiettivi futuri o se necessita di una revisione. In generale è utile per esaminare se il patrimonio è sufficientemente diversificato, oppure se si corrono troppi rischi perché troppo concentrato in una singola categoria di attività (es: immobili). Occorre anche avere ben chiaro poi, com’è distribuita l’intestazione dei beni di famiglia soprattutto ai fini fiscali, e quale siano le incombenze in relazione alle imposte dirette e di successione. Infine, classificare i beni in base alla loro liquidabilità è fondamentale per chiarificare la capacità di fronteggiare spese ingenti ed imprevedibili. L’insieme delle attività meno l’insieme dei debiti di un nucleo ne individua il patrimonio netto, una sorta di fotografia della situazione finanziaria famigliare ad una certa data. Prima di costituire il piano finanziario, occorre comprendere quanto si è in grado di risparmiare, magari predisponendo un sistema di budget familiare (un piano che serve a fissare gli obiettivi di spesa e di risparmio e a controllare se si è o meno in grado di rispettarli): così come un’azienda, anche la famiglia ha i suoi conti preventivi e consuntivi. Un suggerimento prezioso è quello di partire da spese e risparmio complessivi dell’anno precedente, ripartendo le prime fra casa, sostentamento della famiglia, trasporti e così via, per toccare poi vacanze e coperture assicurative (queste ultime importanti per la tutela da eventi negativi quali furti, infortuni, malattie gravi o premorienza). L’aver registrato tutti i consumi passati per un arco di tempo sufficientemente esteso è di grande aiuto per il budget, perché consente, tra l’altro, di elaborare medie attendibili dei consumi mensili. Ogni decisione di spesa rilevante o di investimento andrà anche analizzata nell’ottica delle conseguenze fiscali (ad esempio, sulle imposte dirette e ricorrenti come l’Irpef o su quelle future ed eccezionali).  

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