Donato Rossiello

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Consulente finanziario

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11/02/2020

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Percorso d’investimento da formica o da cicala? Il piano di accumulo e la fiaba della buonanotte

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  • PAC Piano accumulo capitale
Scritto il 28.05.2020

  C’era una volta un piccolo villaggio tra le foglie e l’erba alta, abitato da una formica e una cicala. La prima, serafica ed instancabile, gestiva le giornate con lungimiranza e oculatezza. Mangiava quel tanto che le serviva ma, puntualmente, accantonava parte del suo cibo in dispensa. La cicala vagabonda, invece, si godeva ogni momento, ingurgitando quello che poteva e canzonando la vicina per la sua noiosa operosità. Tra una strampalata coreografia ed un saltello, il tempo scorse inesorabile. E giunse l’inverno.   La fredda stagione era arida di risorse e la cicala si ritrovò a morire di stenti, con ancora indosso degli orrendi scaldamuscoli fucsia. La saggia formica continuava ad apprezzare il tepore del suo rifugio e le scorte accumulate in precedenza. In tutto il bosco risuonava solo l’eco del jingle di Heather Parisi, in attesa della primavera.   Diciamolo, la morale della favola di Esopo è quanto mai attuale e può aiutarci a comprendere meglio l’efficacia di un percorso di investimento molto spesso sottovalutato: il piano di accumulo.  È una metodologia di tipo “asset management” (ovvero un risparmio gestito, con trasparenza, discrezionalità e competenza da esperti professionali) che permette al cliente di depositare il denaro con una quota minima iniziale e conseguenti quote ricorrenti, costanti mensilmente. Un “tot” al mese piuttosto che un’unica grande soluzione. Il nostro – ormai noto – consiglio resta sempre quello di strutturarlo sul lungo periodo, per una durata minima di dieci anni, seguendo le dinamiche del MSCI World Index.   Perché? Quali sono i suoi vantaggi?   Il beneficio più evidente è dato dalla capacità non solo di superare i ribassi dei mercati finanziari ma di sfruttarli, trasformando così il rischio in opportunità e vantaggi. Investire costantemente, anche se meno, permette di entrare nel mercato al momento giusto, acquistando titoli in svalutazione “oggi” ma che verranno rivalutati in seguito e potranno essere venduti ad un prezzo superiore.   Un’altra importante caratteristica è il dinamismo. Chi gestisce l’investimento è un professionista qualificato del settore ed è in grado di fiutare con tempestività i ribassi più vantaggiosi, riposizionandosi così sul mercato in maniera puntuale e strategica.    È, di conseguenza, flessibile, consentendo una variazione (aumento o diminuzione) della quota mensile sulla base delle proprie esigenze. Un’eventuale uscita dal mercato avverrebbe in modo rapido e indolore, senza implicazioni di natura economica per l’investitore. Sì, il cliente potrà rientrare in pieno possesso del proprio denaro senza finire ad imprecare rivolgendosi al Santo del giorno sul calendario.   Non grava sul bilancio familiare. Essendo costituito da piccole quote mensili concordate e flessibili, non corrisponde ad un esborso notevole e rigido di liquidità che alleggerirebbe di molto le tasche dei risparmiatori.   In definitiva, investire agendo da formica appare un comportamento virtuoso che consente di sopravvivere e sfruttare le crisi invernali ma anche di poter sfregare i palmi della mani sul petto, danzando spensierati e divertiti al grido di “Cica-cicaaà”!

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Il declassamento non è acqua! Fitch declassa l’Italia. C’è da preoccuparsi?

Scritto il 12.05.2020

Negli ultimi anni avrete sicuramente sentito parlare delle cosiddette agenzie di ratinginternazionali e delle loro puntuali pagelle sulle condizioni di solidità degli enti governativi o privati. Proprio come quelle severe maestre dal porro sul naso e gli occhiali da vista triangolari che scrutano e bacchettano gli alunni della classe con una vocina stridula ed inacidita da anni di “zitellanza”. Perdonate l’ironia. Ma, di preciso, cos’è un’agenzia di rating?   È una società privata che si occupa della valutazione sintetica sulla solvibilità di un emittente obbligazionario, ovvero sulla sua capacità di poter estinguere il debito contratto. Il rating, quindi, non è altro che un’opinione – pertanto, soggettiva e tutt’altro che infallibile – che viene espressa attraverso un “layout di giudizio”, dal valore massimo della qualità del credito (AAA) sino al valore minimo (D) ad indicare l’ufficiale bancarotta. A tali voti si aggiunge quello che in gergo tecnico si chiama “outlook” (positivo, negativo o stabile) che rappresenta una previsione sul possibile miglioramento o peggioramento delle condizioni attuali, nell’immediato futuro.   Perché stiamo rimarcando la natura soggettiva del giudizio? Beh, basti pensare al caso della Lehman Brothers: letteralmente “tripla A” il venerdì e fallita nel concreto il lunedì seguente! Indubbio, poi, quanto tali valutazioni siano strumentalizzate, dando adito a ingenti speculazioni. Ma questo è un altro discorso…    Il 28 aprile abbiamo assistito al declassamento del debito italiano a BBB- con outlook stabileda parte della prestigiosa agenzia di rating Fitch. Seppur vero che l’Italia da almeno un decennio non se la passi bene in termini di prestigio, qualità e stabilità economico-finanziaria, un’ulteriore retrocessione (complice la precarietà nelle attuali condizioni da lockdown pandemico) lascia un qualche motivo di perplessità e di analisi. Il Codacons ha persino presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma contro Fitch per possibile manipolazione dei mercati.   Cosa significa BBB-?Significa essere sul gradino immediatamente sopra CCC, ad un passo dal baratro. Un debito “tripla C” viene considerato a tutti gli effetti come spazzatura (“junk bond”) ed  implicherebbe una serie di problematiche di natura tecnica e pratica; per regolamento, molti fondi comuni di investimento non possono avere in portafoglio tali titoli rifiuto, costringendo alla loro vendita. In caso di ulteriore declassamento, l’Italia si troverebbe in condizioni analoghe a quelle della Grecia o, peggio, dell’Argentina, scatenando un flusso di vendite da panic selling.   Uno scenario da vecchio bidone (fondo comune di investimento) ricolmo di pattume maleodorante (insieme di titoli spazzatura) che necessita di essere svuotato al più presto. Appare evidente come questo metterebbe a repentaglio la tenuta dello Stato. Ad ogni modo, stiamo parliamo di un rischio possibile, non probabile e tutt’altro che inesorabile. Per ora, non ci resta che sperare che quel cestino dell’umido non si riempia ulteriormente.

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Il petrolio crolla, l’economia trema. Prezzi sotto zero: svolta epocale o incidente di percorso?

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 27.04.2020

Il crollo del prezzo del petrolio.   Trascurando discorsi d’ordine ecologico o di ecosostenibilità (Greta non ce ne volere), è innegabile quanto il greggio abbia assunto il valore di un bene primario, ovvero indispensabile negli innumerevoli processi produttivi d’epoca moderna. Basti pensare ai suoi derivati come benzina o il GPL, gli oli, la plastica o i composti per l’asfalto, ecc. Ma cosa è accaduto?   Sintesi brutale: l’emergenza Coronavirusha, di fatto, bloccato il mondo. Intere catene produttive sono ferme e, con esse, anche l’estrazione del greggio. Si è reso necessario lo smaltimento delle scorte già estratte e stoccate, con un’incidenza sui relativi contratti a scadenza mensile.   Lunedì 20 aprile scorso, abbiamo assistito al picco minimo del prezzo del barile, crollato in media intorno ai 5-10 dollari; ma quello che colpisce maggiormente è l’espansione di aree in cui tale costo è addirittura negativo, sino a toccare punte dei -40 dollari. Perché?   Ci sono così tanti barili di greggio già estratto che iniziano a scarseggiare i luoghi preposti al loro stoccaggio, i quali hanno degli onerosi costi di mantenimento. Vi accennavamo ai contratti degli investitori in questo ambito. Essi sono mensili, alla loro scadenza si ricevono un “tot” numero di barili (già acquistati). A causa della scarsa richiesta dovuta ad un’economia in lockdown da emergenza pandemica, gli investitori sono disposti a liberarsi di questi contratti, con prezzi sempre inferiori, sino ad arrivare a regalare e pagare chiunque sia disposto a mantenere quei barili, ora divenuti ingombranti. Prospettive?   Difficile ipotizzare uno scenario possibile. Dovremo attendere almeno fine maggio per avanzare delle ipotesi vagamente credibili. Di certo possiamo inquadrare una “forbice” di possibilità. La prospettiva apocalittica avverrebbe nel caso in cui il lockdown si dovesse estendere per un periodo indefinito di tempo, rendendo la benzina un bene ormai in disuso e rivoluzionando in maniera irreversibile le fasi produttive, l’economia ma soprattutto il vivere quotidiano. Assisteremmo a quello di cui vi accennavamo in un nostro precedente articolo, il cosiddetto “Black Swan”, ora macchiato di catrame. Agli antipodi c’è lo scenario della scoperta immediata di una cura ed il rapido ritorno alla normalità, compreso l’utilizzo e la progressiva estrazione del petrolio. La verità, con tutta probabilità, starà nel mezzo. Ne riparleremo…    Noi, intanto, ci auguriamo che quel cigno possa tornare a librarsi in volo quanto prima.

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I benefici di una crisi

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 14.04.2020

Attentato alle Torri Gemelle, settembre 2001. Fallimento della banca Lehman Brothers, settembre 2008. Pandemia da Covid-19, febbraio 2020. Sembrano crisi finanziarie molto diverse tra loro ma presentano diversi fattori che le accomunano.   Primo: la paura.   Nel 2001, la paura che il mondo potesse cambiare a causa degli attentati e non andare avanti come prima.   Nel 2008, la paura che il mondo potesse fermarsi a causa della crisi finanziaria dell’epoca e non andare avanti come prima.   Ora, la paura che il mondo possa fermarsi a causa della crisi sanitaria in atto e non andare avanti come prima.   Timori del tutto fondati. Nella vita reale gli attentati purtroppo minacciano costantemente la nostra quotidianità e le crisi finanziarie sono sempre dietro l’angolo, in ogni nazione ed in ogni settore. Sull’attuale crisi sanitaria è inutile aggiungere altro. Ma la paura è un sentimento positivo che porta l’uomo al progresso, ad ingegnarsi e ad evolversi.   Analizzando ciò che succede nei mercati finanziari, la paura genera il cosiddetto panic selling, il quale porta a ribassi forti e repentini. Durante queste crisi se hai temuto, anche per un solo attimo, che potesse succedere qualcosa di negativo a livello finanziario, significa che la tua pianificazione finanziaria presenta delle falle assolutamente evitabili e, forse, non più rimediabili.   Secondo: potevano essere evitate.   L’attentato alle Torri Gemelle e il fallimento della Lehman Brothers sono avvenuti con i mercati finanziari in continua discesa da un anno, mentre la pandemia da Covid-19 è scoppiata con i mercati ai massimi storici, quando solo l’avidità può portare l’investitore a pretendere profitti maggiori.   Chi imputa a questi tre eventi la causa delle proprie perdite finanziarie cerca solo delle scusanti per le proprie scelte sbagliate.   Terzo: opportunità.   Le crisi nascondono rarissime opportunità per chi ha saputo pianificare saggiamente le proprie strategie d’investimento. Per dare un valore a queste opportunità, dal giorno dell’attentato alle Torri Gemelle ai giorni pre Covid-19 i mercati finanziari mondiali hanno guadagnato circa il 200%, invece dopo il fallimento della Lehman Brothers circa il 170%; lo stesso succederà a seguito dell’attuale crisi sanitaria, perché il progresso mondiale è inarrestabile. Durante le crisi, così come nei periodi tranquilli, ci saranno sempre delle aziende che emergeranno ed altre che falliranno a livello globale.   Vorrei sottolineare due aspetti: mai investire su singoli Stati o settori (per esempio l’Italia al massimo è arrivata al 50% circa dei prezzi pre crisi 2008, altro che 170% o 200%… ) ma questo non significa che bisogna investire tutto e subito, piuttosto rimarca quanto sia necessaria una corretta e lungimirante pianificazione finanziaria.   Quali sono state le ultime opportunità nei mercati finanziari? Esattamente il post attentato alle Torri Gemelle e il post fallimento della Lehman Brothers, quasi come se il mercato (o chi lo comanda) non aspettasse altro! Inoltre, il picco dei casi in Cina non ha creato nessun panico sui mercati finanziari mondiali, mentre i primi contagi in Italia hanno dato vita ad una volatilità che non si era mai vista prima. Senza alcuna logica, dato che l’economia cinese pesa sette volte quella italiana.   Sono state create le basi per approfittare di un’ennesima ghiotta occasione. Ad ogni modo non dimentichiamoci che il bene trionfa sempre sul male.

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Generare un alto rendimento e minimizzare il rischio - Due semplici strumenti per investire con successo

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 13.04.2020

  Dopo mesi di estenuante corteggiamento, la suadente donzella per la quale avete perso la testa si è finalmente decisa a concedervi un appuntamento galante. Vi siete persino fatti prestare la macchina da vostro cugino Riccardo ed avete lavato e profumato gli interni con l’irresistibile fragranza al muschio selvatico; poi, un ripasso al monociglio da Manuel Pour Hommein mattinata ed il ritiro della camicia per le grandi occasioni dalla stireria lungo il corso, nel pomeriggio.   Tutto pronto e confezionato nei minimi dettagli. In serata giungete al pluristellato ristorante della zona, carichi di buone intenzioni. Lei è splendida e le vostre coronarie hanno resistito alla vista della procace scollatura e degli esorbitanti prezzi del menù. Il cameriere stappa la bottiglia di prosecco e serve la prima portata. Tutto volge al meglio, peccato vi ritroviate a non saper usare le posate, scagliando pezzi di entrecôte sulla faccia della povera malcapitata che, spazientita ed indignata, si alza e lascia il locale. Occasione persa.   Come vedete, saper usare gli utensili messi a disposizione è fondamentale.   Il parallelismo borsistico è fatto: come fossero forchetta e coltello, in Borsa possiamo individuare due indispensabili strumenti complementari, l’uno per stabilizzare la pietanza, l’altro per aggredirla, consentendo di maneggiare il proprio investimento con successo e disinvoltura.   Il primo è costituito dai mercati obbligazionari mondialie rappresenta un fondo dove “parcheggiare” temporaneamente la liquidità, facendola remunerare di pari passo con l’inflazione.   Le obbligazioni non sono altro che dei titoli di credito emessi da società o enti pubblici per finanziarsi; in pratica, sono emesse da un’azienda o uno Stato in bisogno di liquidità, con la promessa di remunerarli con una periodicità prefissata e di rimborsarli ad una determinata scadenza. A seconda dell’emittente, vanno distinte in obbligazioni societarie(o corporate) ed obbligazioni governative. Il consiglio è sempre quello di diversificare i propri investimenti, distribuendo il capitale sia tra mercato societario che governativo ma anche tra diversi settori di pertinenza (energetico, sanitario, beni di consumo, ecc…).   Il secondo strumento è volto ad “aggredire” i mercati in maniera progressiva, tenendo come punto di riferimento il più volte citato indice MSCI World, il quale rappresenta il metro di misura per i fondi azionari mondiali.   In definitiva, la strategia vincente per generare un ottimo rendimento e ridurre i rischi appare quella data dalla combinazione simultanea dei due strumenti: parcheggiare la liquidità all’inizio e nei periodi di ribassi finanziari, salvo poi passare all’attacco con investimenti azionari durante la crescita; una volta ottenuti dei ritorni soddisfacenti, invitiamo e godere dei ricavi ottenuti senza farsi prendere dall’ingordigia. Le buone maniere a tavola son tutto. Con abile maestria e classe nel padroneggiare le posate, la prossima cena a lume di candela sarà un successo. Parola nostra!

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Evitare perdite finanziare durante i periodi di crisi, si può? Tre semplici regole per non farsi cogliere impreparati

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 03.04.2020

        “Shit happens!” – dicono gli anglofoni. “Stàme sòtte au cìle!” – esclamano i bitontini. La saggezza popolare dei nostri avi evidenzia quanto il futuro sia costellato di incognite, imprevisti ed intoppi, del tutto indipendenti dalla volontà o dall’oculatezza nel pianificare una prospettiva.   Ore 7:00. Trilla la sveglia, avete dormito poco e male a causa del persistente cigolio del letto sul quale i vostri vicini sembravano impegnati ad incrementare il tasso di natalità nazionale; poi i soliti bisogni fisiologici ad inaugurare la giornata. Ci vuole una buona colazione “alla italiana” per aggiungere brio e dolcezza ad un mattino iniziato nei più amari dei modi. Siete lì, seduti, e con cura maniacale state imburrando quella fetta biscottata come dei novelli Michelangelo. Ogni anfratto di quel pezzo croccante viene spalmato a colpi di cazzuola, ora col burro, poi con la marmellata. Dal nulla un tonante abbaio del cane di quegli odiati dirimpettai riesce a farvi sussultare, facendo precipitare il vostro capolavoro, dalla parte appiccicosa rivolta sul tavolo. Capita.   In Borsa funziona più o meno così, essendo anch’essa soggetta ad eventi imponderabili come le crisi economiche mondiali generate, ad esempio, da improvvise pandemie. Esiste un approccio maturo e scaltro per investire il proprio denaro, arginando eventuali fattori di rischio ed evitando i tanto temuti ribassi finanziari.   È necessario investire con continuitàin tre semplici mosse. Come primo passo bisogna valutare la personale propensione al rischio, ovvero quanto si sia disposti a tollerare un’eventuale perdita; di conseguenza stabilire un orizzonte temporaled’investimento, in base alla propria età, alla natura delle quote (se da stipendi, TFR o pensioni, per citarne alcune) e ponderando il momento storico dei mercati in cui ci si trova ad agire. Tralasciando volutamente la differenza tra mercati azionari, obbligazionari e monetari [oggetto di una più ampia trattazione futura in questa rubrica – ndr], appare intuitivo come un giovane lavoratore abbia una tolleranza al rischio maggiore, essendo in grado non solo di ammortizzare eventuali perdite ma di continuare a macinare ricavi sul lungo periodo, di contro un lavoratore in prepensionamento tenderà a preservare il proprio TFR dalle insidie azionarie, dirigendo su altri mercati l’investimento, lo stesso dicasi per un pensionato.   L’ultimo fondamentale criterio è dato dal buon senso, imprescindibile in ogni esperienza che sia di natura economica o umana. Non bisogna essere accecati dall’avidità, in altre parole. Anche qualora il proprio piano di investimento preveda ancora molti anni oppure si siano accumulati guadagni conseguenti a periodi di massimo dei mercati, il suggerimento è quello di incassare quei ricavi e disporre di quegli ottimi risultati. Per tornare alla metafora iniziale, i tre criteri sopracitati consentono di sistemare sul tavolo una gradevole tovaglietta decorativa dalla quale poter recuperare la merenda in caso di rovinosa caduta, evitare gli sprechi e continuare a gustare la confettura preferita, in barba alla legge di Murphy!

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Indice Morgan: “Rispetta chi ti ha portato questo rendimento!” Come investire i propri capitali

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 26.03.2020

  Nella vita del cittadino italiano medio giunge sempre il momento in cui ci si ritrova dinanzi ad un bivio esistenziale ed economico: impiegare una somma di denaro per esprimere una preferenza attraverso il televoto del Festival di Sanremo oppure investire nel mercato finanziario?    Se foste orientati sulla seconda opzione, in questo e nei prossimi articoli cercheremo di fornirvi alcune semplici linee guida per farlo in maniera oculata e sicura.   Primo ed implicito elemento da tenere sempre in considerazione è il “lungo periodo”. Indirizzare il proprio capitale per almeno dieci anni è la condizione essenziale per rendere un investimento proficuo. Data questa doverosa premessa, cerchiamo di addentrarci un po’ nell’argomento!   Come primo suggerimento non potremmo non volgere il nostro sguardo al MSCI World(acronimo per Morgan Stanley Capital International), ovvero l’indice del mercato azionario che rappresenta l’andamento dell’economia e del progresso mondiale – due fattori inarrestabili; esso rappresenta un punto di riferimento dal 1969 e risulta attualmente composto da ben 1644 titoli azionari di quelle società presenti nei paesi sviluppati (23 nazioni).   Allo stato attuale appare subito evidente quanto le azioni più quotate siano quelle relative alla Information Technology (18.05%) e che il peso degli Stati Uniti resti predominante, detenendo il 63.81% del totale dei titoli mondiali per capitale, con il Giappone secondo a 8.1%.    È un indice in continua evoluzione, riflettendo i cambiamenti dei mercati (aggiornandosi ogni febbraio, maggio, agosto e novembre) e potremmo considerarlo una condizione di partenza essenziale per destinare in modo intelligente i propri quattrini.   Ipotizziamo che il mercato azionario sia il più celebre concorso canoro della penisola. Fiori variopinti, più o meno suadenti melodie, orchestra ben accordata e cori ben rodati. Sono pronte le tastiere. Iniziano le prime note dell’intro e Morgan (Stanley, eh!) è pronto a cantarne quattro con una serie di fogli ricolmi di grafici ed analisi. Bugo, il nostro investitore disattento, decide di infischiarsi di quanto gli viene detto e lascia il palco tra lo stupore generale. Beh, alla fine quello che resta tra gli spalti e nel pubblico di casa sono solo le prime leggendarie strofe: “Le cattive azioni e la disinformazione. La tua brutta quotazione di ieri sera. La tua spavalderia e poca scaltrezza. Fai ciò che vuoi senza guardare l’indice MSCI. Ringrazia il cielo sei su questo mercato, rispetta chi ti ha portato questo rendimento. Questo sono io.”

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Lo “Short” vien di notte! In Borsa si possono dormire sonni tranquilli?

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  • Finanza Comportamentale
Scritto il 26.03.2020

    Il tempo scorre inesorabile. Un attimo prima sei a giocare con i pupazzini dei Power Rangers, poi ti ritrovi ad annodare la cravatta per andare a lavoro. Ma, un dato di fatto resta inesorabile: tutti siamo stati bambini. È indelebile in ciascuno di noi la tenerezza nostalgica di quelle favole raccontate prima di chiudere occhio, unita al terrore che qualcosa di indefinito aleggiasse sotto il letto pronto a divorarci qualora avessimo incautamente lasciato il piede penzoloni oltre il materasso.   Per quanto possa sembrare improbabile, in Borsa accade qualcosa di molto simile. In Europa i mercati finanziari sono attivi dal lunedì al venerdì, in orario continuato dalle 9:00 alle 17:30 (ora italiana). Cosa accade quando ci si rimbocca le coperte? Vi raccontiamo una Storia…   Al calar delle tenebre, tra grafici che danzano e quotazioni luminose, aleggia un nemico silente e minaccioso, il temibile “Short”. Sebbene venga da tradurlo letteralmente (con “basso”, “corto”), in termini economici indica il ribasso, ovvero la diminuzione di valore dei titoli. Tale losco figuro si avvantaggia dei differenti fusi orari delle aree geografiche mondiali; ad esempio, quando a Milano le Borse dormono, a New York e Tokyo sono ben deste, vigili, così i ribassi sono liberi di spadroneggiare senza che si possa agire tempestivamente, da noi. Si dovrà attendere la riapertura del giorno seguente per correre ai ripari e limitare i danni.   Dalla notte dei tempi, di Short ce ne sono stati tanti e di diversa natura, ma ne esiste un tipo particolarmente minaccioso ed imprevisto, nel regno è conosciuto col nome di “Black Swan”, il Cigno Nero – un epiteto poetico ed altisonante, da vero cattivo delle fiabe. Compare d’improvviso sconvolgendo dinamiche economiche e sociali, imponendo nuove regole alle quali tutti devono assoggettarsi in qualche modo.   Possiamo citare 7 ribassi che si sono succeduti con i loro picconi aguzzi, in epoca recente. Il più noto di questi è avvenuto l’11 settembre del 2001 con la caduta delle torri gemelle, poi c’è stato il controverso fallimento della compagnia Lehman Brothers(15 settembre 2008), il torbido “Dieselgate” Volkswagen (21 settembre 2015), gli insospettabili esiti del referendum sulla Brexit (24 giugno 2016), lo scandalo relativo alla privacy di Facebook (26 luglio 2018), l’incresciosa guerra dei dazi USA/Cina (02 agosto 2019) e gli effetti degli attestati primi casi di Coronavirus in Italia (24 febbraio 2020).   Ma come ogni storia che si rispetti, esiste una morale finale. Anche il buio più fitto attende il rischiarare del mattino; quando, muniti di coraggio e rinnovata energia, affacciandoci ad un nuovo giorno ci si rende conto che sotto quel letto non esiste alcun mostro famelico ma solo qualche batuffolo di polvere e quel maledetto calzino spaiato che non trovavamo da giorni.

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La Borsa o la vita/Il Coronavirus contagia i mercati

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 24.02.2020

L’influenza trasversale di un’epidemia   Siamo a Voghera. Una massaia in preda alle caldane da menopausa scarica la propria frustrazione sul telecomando. Ora “Pomeriggio Cinque”, ora “La vita in diretta”, poi l’ennesima replica di Milagros sulle reti televisive regionali a riempire le giornate. E così, tra un irsuto casanova con la mascella pronunciata e le pantomime melodrammatiche della D’Urso, giunge all’orecchio una notizia sconvolgente: è in corso un’epidemia virale che si sta diffondendo a macchia d’olio, sembra chiamarsi Coronavirus e non ha nulla a che vedere con il pettegolezzo da “re dei paparazzi”.   Un attimo, ma questa non sarebbe dovuta essere una rubrica di economia e finanza? Certo! E, come tale, volgiamo sempre uno sguardo all’attualità. Affine a tutti i processi umani, anche l’andamento borsistico e dei consumi è condizionato dagli eventi più o meno prevedibili. Il caso del COVID-19 ne è un esempio lampante.   Il rischio di una pandemia a livello globale ha comprensibilmente influenzato il comportamento dei consumatori ed in maniera significativa, se non addirittura drastica ed immediata, per quanto riguarda l’acquisto dei beni di consumo. Ad essere colpite sono soprattutto le industrie cosmetiche ed alimentari, i grandi centri commerciali e le catene di ristorazione, così come si registrano in calo i prezzi dei prodotti esposti nei supermercati o sui banconi dei fast food; in crisi anche le compagnie aeree e dei trasporti asiatiche.   Ma non tutti i settori finanziari vedono in rosso i propri bilanci. In Borsa, infatti, assistiamo ad un’impennata dei titoli per quelle società che stanno lavorando alla ricerca di un vaccino o, più in generale, operano nell’ambito dell’assistenza sanitaria. Un dato colpisce, in soli due giorni – tra il 3 ed il 5 febbraio 2020 – la percentuale di rendimento cumulativo nel settore health care in Cina è aumentata da 10% ad oltre 15%.   A dirla tutta, gli analisti non sembrano affatto sorpresi; tanto è vero che, comparando diversi grafici in materia, si riscontrano delle inequivocabili analogie con quanto accaduto nel 2003 durante il caso SARS (nonostante all’epoca si debba registrare una minore interconnessione dei mercati ed un’attenuata rilevanza internazionale dell’attuale superpotenza presieduta da Xi Jinping).   Torniamo tra le quattro mura della nostra amabile casalinga lombarda, la quale appare allarmata anche per le sorti dei suoi precedenti investimenti. Cosa le potremmo consigliare in ambito finanziario? Innanzitutto di non farsi prendere dal panico ma di assicurarsi (tramite i propri consulenti di riferimento) che si rispetti il principio della diversificazione, sul lungo periodo. Non ha da temere, quindi. È appurato come tale strategia permetta di ridurre esponenzialmente gli eventuali rischi dovuti a sconvolgimenti globali e consenta di cogliere al meglio le opportunità che tali vicende offrono. Oltre alla lungimiranza, per usare un termine sulla cresta dell’onda, si tratta di “resilienza” ovvero quella capacità di sapersi adattare alle mutate condizioni esterne, persino quelle più critiche o drammatiche.

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La Borsa o la vita/ Conto corrente ad alto voltaggio!

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  • Formazione/Educazione Finanziaria
Scritto il 13.02.2020

Linee guida su come scegliere   Vi siete resi conto di aver accumulato un piccolo gruzzolo di denaro che temete trabocchi dalle tasche, oppure vi siete scoperti unici beneficiari dell’eredità di uno sconosciuto parente d’America ormai andato, o – non so – avete finalmente trovato un lavoro che possa garantirvi uno stipendio a “regola d’arte”? Bene, vi starete chiedendo se l’accumulo dei soldi sotto il mattone traballante della cucina sia ancora l’unica soluzione sicura per i vostri risparmi! In alternativa ci sarebbe il materasso.    In realtà esiste un’ulteriore risposta, altrettanto garantita, che possa farvi dormire sonni tranquilli, ovvero l’apertura di un conto corrente. Come fare?   Il primo criterio fondamentale per una scelta oculata della banca è abbastanza intuitivo: la sicurezza, espressa attraverso degli indici di solidità patrimoniale ed il fondamentale CET1 (acronimo per Common Equity Tier). Tecnicamente il CET1 non è altro che il rapporto tra il capitale ordinario versato e le attività ponderate per il rischio e non dovrebbe mai essere inferiore a 8%, soglia al di sotto della quale una banca viene considerata poco solida o sicura perché non deterrebbe abbastanza capitale effettivo. In pratica, possiamo consultare le “pagelle” (denominate risultati del processo di revisione e valutazioneprudenziale o SREP) che vengono pubblicate annualmente dalla Banca Centrale Europea, a seguito dell’attività di vigilanza e di valutazione dei rischi per tutti gli istituti di credito.   In seconda istanza vanno valutati i costi di mantenimento di un conto. Stiamo vivendo in un periodo storico non facile poiché l’introduzione dei tassi negativi ha di fatto causato un aumento dei costi dei conti correnti, pari a +4,8%. Ormai son sempre più rare le occasioni di poter aprire un conto a canone zero.   La ragione è sintetizzabile nei minori rendimenti di quel denaro che le banche hanno in deposito presso la BCE, quindi l’insorgenza di perdite finisce poi col gravare sul cliente finale.    A tal proposito, dallo scorso 8 gennaio 2020 è stato introdotto un Indicatore Complessivo dei Costi bancari (ICC) utile a scopo informativo/documentale, costituendo un eccellente criterio di scelta.    L’ultimo ma non banale punto d’analisi è quello relativo alla flessibilità, sia per quanto riguarda l’accesso informativo, attraverso app e funzioni home banking, che per l’utilizzo pratico del conto, con possibilità di prelievo gratuito del denaro da tutti gli sportelli o istituiti bancari.   Immaginiamo il nostro attempato zio Chelino durante un’affannosa ricerca di funghi nelle sperdute campagne di Minervino Murge. All’improvviso, si ricorda di dover acquistare un gallone di miscela per il suo Califfone Atala ma ha dimenticato i contanti. Deve prelevare. Sappiamo tutti quanto l’idea di dover pagare 5 euro di commissione lo mandi in bestia. “So’ cingheeéure!” [cit.]   Attraverso questa guida pratica, nutriamo la speranza che anche quello zio scelga un conto con facilità e chiarezza ma anche con cura e criterio.

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La Borsa o la vita/ Il caso della Banca Popolare di Bari

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  • Banche e prodotti bancari
Scritto il 12.02.2020

Cosa è successo in Corso Cavour, 19?   È notizia recente quella dell’ordine di commissariamento da parte di Bankitalia per Banca Popolare di Bari, dando il via libera alle procedure di amministrazione straordinaria; risale al 13 dicembre scorso, infatti, la nomina di un comitato di sorveglianza e dei commissari straordinari con il compito di monitorare gli sviluppi aziendali, nonché di vagliare opportuni scenari per la ricapitalizzazione della banca ed il suo rilancio. Quest’azione da parte del governo ha, di fatto, evitato la presentazione del dissestato bilancio 2019 che avrebbe fatto scattare il cosiddetto bail-in, ovvero l’esclusivo e diretto coinvolgimento di correntisti, azionisti ed obbligazionisti.   I livelli di criticità hanno origini lontane.   Le prime avvisaglie potrebbero inquadrarsi già nel 2010 quando, a seguito di alcune ispezioni, emersero i primi evidenti rischi di liquidità dovuti ad una gestione non proprio “adamantina” – per usare un eufemismo. Nei tre anni successivi la situazione proseguiva altalenante e non mancarono alcuni provvedimenti restrittivi. Siamo al 2015 ed oltre alla consistente riduzione del valore delle azioni di Popolare di Bari (da 9,53 a 7,5), l’Antitrust UE si mostra critica nei confronti dell’acquisto di Banca Tercas avvenuto l’anno prima con il benestare di Bankitalia, ritenendolo in violazione alla normativa sugli aiuti di Stato. Tra il 2016 e 2018 continuarono incessanti le operazioni di controllo, sino a portare l’istituto a dichiarare ufficialmente una perdita d’esercizio per 430 milioni di euro ed un relativo caos a livello organizzativo e gestionale interno, con l’immancabile rimpiattino di accuse e responsabilità.   Ma, cosa è emerso dalla vicenda? Avvaliamoci di una metafora… Siamo alla ricerca della nostra imperdibile rivista automobilistica ma nulla, tutte le copie sono esaurite; ci resta un ultimo edicolante, il quale dichiara di averne ancora una ed essere disposto a vendercela, ad una condizione, l’acquisto di un inutile inserto sull’uncinetto che vuole rifilarci a tutti i costi. Nella nostra vicenda – parafrasando – le tanto agognate pagine rappresentano i mutui e l’invendibile periodico sui centrotavola delle tossiche azioni non quotate, dal valore di mercato inesistente. Non proprio un “empatico” modo di agire da parte del giornalaio!   A far tirare un sospiro di sollievo ai nostri lettori le parole del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, secondo cui si escludono ripercussioni ai depositanti e si prevedono incentivi ai piccoli azionisti; inoltre è stato già avviato il progetto di ristrutturazione e rilancio della banca (previsto per la metà dell’anno) nonché la sua conversione in società per azioni, garantendo una copertura delle perdite. Non solo intervento dello Stato, ma anche di altre banche: è previsto, infatti, il processo di ricapitalizzazione da parte di Mediocredito Centrale e del Fondo Interbancario a tutela dei depositi e dei privati.

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La Borsa o la vita!/ La nuova Rubrica (economica e non)

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 11.02.2020

Vorremmo rappresentare un virtuale sportello informativo per i lettori, i quali potranno persino rivolgere delle domande, esprimere dubbi o avanzare proposte   Quando si parla in termini di Borsa e Finanza, tra i non professionisti del settore, si ha la naturale tendenza ad immaginare una sorta di universo parallelo costellato di cifre ed indici incomprensibili, lontano anni luce dal mondo concreto; in pratica, un ambiente popolato da lucidi e spietati calcolatori il cui unico scopo vitale resta quello di depredare l’ignaro risparmiatore dei propri averi o di speculare torbidamente dietro il sipario degli eventi internazionali.   Sfatiamo un po’ di luoghi comuni e cerchiamo di fare un brutale punto della situazione.   Il Novecento ha vissuto importanti sconvolgimenti a livello globale (e non solo), basti pensare ai due grandi conflitti bellici, alla successiva strisciante guerra fredda tra USA ed Unione Sovietica, alla caduta delmuro di Berlino, alle tensioni nei Balcani e l’elenco potrebbe continuare.   Perché citare tali brutture in un articolo di natura economica? In tempi recenti abbiamo assistito ad un mutamento degli scontri tra le grandi potenze: dagli scenari con dispiego di forze militari e sacrifici di vite umane, ai meno sanguinari mercati finanziari. Un esempio pratico, estremamente lampante, può configurarsi nella gestione del governo americano di Donald J. Trump, il quale sembra divertirsi parecchio ad emulare strategie da Risiko de’ noantri, simulando attacchi a pugno duro a questa o a quella nazione, ma riuscendo ad influenzare i mercati a colpi di Tweet. Lo scorso 2 dicembre, tramite un noto social network, annunciò dalla Casa Bianca l’imposizione di nuovi dazi doganali sull’acciaio per Argentina e Brasile, facendo crollare le Borse e scatenando un flusso di vendite azionarie. Se da un lato discorrere di azioni, obbligazioni o risparmi potrebbe risultare asettico, non si può trascurare quanto i numeri celino vissuti, emozioni, trascorsi e quanto tali orientamenti borsistici incidano sulle nostre scelte nel quotidiano, come l’accensione di un mutuo, l’apertura di un conto corrente, la semplice attivazione di carte prepagate o la spesa familiare.

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