Claudio Bargero

Vai al mio profilo / Se mi conosci votami / Follow me

Consulente finanziario

Top MoneyController Financial Educational Awards
MoneyController Financial Educational Award
Fineco Finecobank
Torino
Oltre i € 40MLN
Oltre a 10 anni
Laurea
59 anni
1849
21/04/2022

Vai al mio profilo

27 post - 4.531 letture


L'inflazione americana ed il suo impatto sui mercati

  • 93
  • 0
  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 11.07.2024

Oggi sono usciti i dati sull'inflazione negli Stati Uniti. Vi erano forti attese da parte degli operatori su questi numeri considerati dei market mover, in grado di condizionare le quotazioni delle diverse categorie di investimento. I dati sono risultati migliori delle attese: i prezzi sono saliti del 3% e su base mensile sono calati dello 0,1%. Si tratta di un piccolo ma importante passo nella direzione del raggiungimento di quel 2% che è l'obiettivo della FED. Ora gli operatori sono fiduciosi che a settembre Powell avvierà il taglio dei tassi, come ha già fatto la Bce a giugno.   Tra le categorie di investimento occorrerà tenere sotto osservazione in particolare i titoli di stato USA che sono sensibili ai tassi della FED. Sarà importante anche vedere l'inclinazione della curva dei tassi sulle varie scadenze: l'ipotesi di un irripidimento della curva va presa in considerazione. Sappiamo che la centralità dei titoli di stato americani avrà un impatto importante sulle obbligazioni europee. Un calo dei rendimenti dei treasury farebbe bene ai bond europei che in queste settimane hanno sofferto per le incertezze politiche francesi. Sul mercato azionario gli impatti potrebbero essere più circoscritti in quanto qui pare più significativo il quadro macro in cui primeggia la forza della crescita economica ed il trend degli utili aziendali. Dobbiamo però rilevare che all'interno dell'indice azionario vi sono settori più sensibili al calo dei tassi e quindi non si può escludere una rotazione dei portafogli a favore di aziende di piccola e media capitalizzazione che finora non hanno partecipato al grande rialzo di borsa. Dal punto di vista valutario la forza del dollaro nel confronto dell'euro e delle principali valute internazionali potrebbe attenuarsi.

Continua a leggere

BCE E VOTO EUROPEO DELUDONO GLI INVESTITORI

  • 142
  • 0
  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 24.06.2024

Nelle prime settimane del mese di giugno gli investitori hanno subito una doppia delusione: le mosse della BCE e l'esito delle elezioni europee. La BCE non convince. Il taglio dei tassi più "telefonato" della storia della BCE non ha prodotto gli effetti da molti attesi. Di norma una limatura del tasso di sconto produce un immediato calo dei rendimenti nella parte breve delle obbligazioni governative dell'area economica coinvolta che in seguito si trasmette anche sulle lunghe scadenze. Non è successo nulla di tutto ciò, anzi i rendimenti sono moderatamente aumentati. Cosa è andato storto? Gli investitori hanno appreso da Lagarde che non si è avviato un ciclo espansivo di politica monetaria ma i prossimi tagli saranno condizionati dai dati inflazionistici che al momento non sono ancora soddisfacenti. In sostanza siamo ancora in un territorio restrittivo, con tassi reali positivi e con una Banca centrale che riduce i reinvestimenti dei titoli di stato in scadenza. Il voto europeo Si è trattato di un terremoto politico che ha colpito i due paesi più importanti che spesso sono stati il motore degli avanzamenti  dell'integrazione europea: la Francia e la Germania. Il caso francese desta le maggiori preoccupazioni per il rischio di instabilità politica che potrebbe emergere dopo il doppio turno delle elezioni che sono in programma nelle prossime settimane. I mercati hanno preso atto di queste novità ed hanno reagito penalizzando le borse europee, in particolare con forti vendite sui titoli bancari.  Dal punto di vista dei titoli di stato abbiamo assistito ad un aumento dello spread tra i bund tedeschi e gli analoghi titoli italiani spagnoli ed anche francesi. I bund sono stati in tal modo considerati difensivi, anche se la situazione politica ed economica tedesca è tutt'altro che ottimale. Per la verità non hanno nemmeno aiutato i mercati europei le ultime indicazioni della FED che ha mostrato una maggiore riluttanza ad avviare il taglio dei tassi in America; questo fatto ha provocato spostamenti di capitali verso gli Stati Uniti con indebolimento dell'euro e a tutto vantaggio dei titoli azionari, con preferenza per il settore dell'intelligenza artificiale. Nel marzo dello scorso anno abbiamo assistito ad un analogo e repentino calo dei mercati provocato dalla crisi di alcune banche regionali statunitensi. Il fenomeno è rientrato rapidamente ed ha rappresentato un'occasione di acquisto interessante. La situazione oggi è molto diversa ma il contesto macro (ripresa economica in Europa) e micro ( utili aziendali elevati) induce ad avere atteggiamenti razionali e non guidati dall'emotività.

Continua a leggere

Il BTP Valore e la forza di gravità dei titoli di stato americani

  • 423
  • 0
  • Obbligazioni - investimenti obbligaz
Scritto il 13.05.2024

Si è concluso venerdì scorso il quarto collocamento del BTP Valore. Il titolo non si discostava dalla precedente emissione di marzo ma questa volta ha avuto un'adesione più tiepida da parte degli investitori italiani pur in presenza di un differenziale maggiore di rendimento rispetto a BTP di pari durata quotati sul secondario. Questa operazione si è realizzata in un contesto di mercato che vede le quotazioni delle obbligazioni europee in calo rispetto ai valori di inizio anno. Eppure, il prossimo mese con ogni probabilità la BCE opererà il primo taglio dei tassi.  Cosa impedisce dunque ai rendimenti dei bond dell'eurozona di scendere provocando così un aumento del valore di questi titoli? Non certo un quadro macro che vede un'economia europea in timida ripresa dopo aver flirtato con la recessione per diversi trimestri. Nemmeno parrebbe un ostacolo la dinamica dell'inflazione che è in calo e si avvicina a quel 2% che è l'obiettivo della BCE.  Per individuare la principale causa di tale situazione occorre guardare oltre Oceano. Si potrebbe definire la forza di gravità dei titoli di stato americani. Qui una serie di fattori contribuisce a mantenere alti i rendimenti e rende riluttante la FED ad avviare il taglio dei tassi. Tra questi elementi possiamo ricordare il dinamismo dell'economia statunitense, i dati inflazionistici che da alcuni mesi sono in risalita e l'espansionismo fiscale dell'amministrazione Biden che presenta un deficit intorno all'8% in presenza di un livello di disoccupazione modesto ed inferiore al 4%. Così tra molti investitori si fa strada l'idea che la BCE, dopo il primo taglio di giugno, interromperà il ciclo di ribassi precedentemente previsto. Infatti, l'ipotesi di una divaricazione delle politiche monetarie tra FED e BCE non è realistica, anche perché tale scenario provocherebbe la svalutazione dell'euro rispetto al dollaro che a sua volta è un fattore inflazionistico. Naturalmente quest'ipotesi potrebbe anche non verificarsi nel caso in cui i dati economici statunitensi dei prossimi mesi fossero meno vigorosi lasciando intravedere uno scenario di atterraggio morbido dell'economia.       

Continua a leggere

OBBLIGAZIONI EUROZONA. LO STRANO CASO DI INFLAZIONE IN CALO E DI RENDIMENTI IN AUMENTO

  • 256
  • 0
  • Titoli di Stato, Spread e Tassi di i
Scritto il 08.04.2024

La settimana appena conclusa ha dato l'avvio del secondo trimestre per i mercati finanziari in maniera più riflessiva rispetto ai mesi precedenti piuttosto scoppiettanti. Le borse mondiali hanno registrato un moderato calo, i rendimenti delle obbligazioni sono saliti mentre le materie prime hanno proseguito il trend rialzista. Dal punto di vista macro occorre evidenziare una significativa divaricazione tra il dato inflazionistico europeo sorprendentemente in calo e quello statunitense superiore alle aspettative. Venerdì sono usciti in Usa i nuovi dati sul mercato del lavoro che certificano una crescita robusta dell'occupazione accompagnata da una dinamica salariale moderata.   Per quanto riguarda l'eurozona occorre evidenziare un dato di non semplice comprensione: a fronte di buoni dati sull'inflazione che scende più del previsto si è verificato un aumento dei rendimenti dei titoli governativi, sia quelli core (Bund) sia quelli periferici (BTP). Siamo di fronte ad un movimento anomalo che potrebbe rientrare nelle prossime settimane ed in tal caso sarebbe un'opportunità di acquisto. Oppure può essere la spia di uno scetticismo di fondo di investitori che considerano il rallentamento dell'inflazione qualcosa di episodico e non strutturale. Occorre peraltro notare che il movimento rialzista delle materie prime che è in atto da alcuni mesi potrebbe essere interpretato anche come un segnale di sfiducia nel raggiungimento dell'obbiettivo del 2% di inflazione.  Ricordiamo anche che lo scenario geopolitico (conflitto in Ucraina e in Medio Oriente) potrebbe mostrare segnali di peggioramento ed essere un ulteriore ostacolo alla discesa dell'inflazione.

Continua a leggere

MERCATI FINANZIARI. UN OTTIMO TRIMESTRE

  • 239
  • 0
  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 29.03.2024

I mercati finanziari chiudono il primo trimestre 2024 con dei risultati eccellenti su numerose tipologie di investimenti. Le azioni hanno visto diffusi rialzi sulle principali borse mondiali ma anche l'oro, il petrolio ed il bitcoin hanno esibito ottime performance. Non hanno partecipato alla festa le obbligazioni che, pur mostrando una volatilità contenuta, hanno fornito risultati decisamente modesti e nel caso dei bond governativi addirittura negativi (eccezion fatta per i BTP). Eppure, soltanto qualche mese fa molti analisti avevano pensato al 2024 come l'anno dei bond. Il loro ragionamento era semplice: il rallentamento dell'inflazione avrebbe indotto le Banche Centrali ad avviare già da marzo il taglio dei tassi di interesse che sarebbe poi proseguito nei mesi successivi; si stimava per l'anno in corso almeno sei sforbiciate. In uno scenario del genere, con rischi limitati, si poteva acquistare obbligazioni di medio lungo periodo e poi aspettare che il lavoro della Bce  (e della Fed) andasse a produrre incrementi di valore in conto capitale. Cosa ha ostacolato la realizzazione di questo obiettivo? Le cause possono essere molteplici; proviamo ad evidenziare le principali. L'inflazione si è mostrata più appiccicosa del previsto e se il percorso di riduzione appare chiaro occorre prendere atto che la sua velocità è in rallentamento. Le aspettative sui tassi hanno registrato questo cambiamento di scenario tanto che i primi tagli non sono previsti prima del mese di giugno. I dati sulla crescita economica hanno mostrato un'accelerazione in particolare negli Usa facendo emergere un'ipotesi che lo scorso anno non veniva presa in considerazione: è possibile il rientro da una violenta fase inflazionistica ( combattuta con robusti rialzi dei tassi) senza mandare l'economia in recessione. Con il PIL che sorprende al rialzo non stupisce che anche gli utili delle aziende vengano aggiornati in miglioramento. Inoltre, l'intelligenza artificiale, soprattutto negli Stati Uniti, sta mostrando di poter rendere più efficienti le aziende contribuendo ad aumentarne la produttività. Molti investitori negli ultimi tre mesi - tenendo conto di questi fattori - hanno alzato l'asticella del rischio ed hanno utilizzato la liquidità acquistando azioni. Ed i risultati li stanno ora premiando. Le obbligazioni si sono trovate in uno scenario poco attraente sia dal punto di vista macro (inflazione e PIL)  sia da quello micro (utili aziendali). Adesso serpeggia tra molti investitori che tatticamente hanno privilegiato i bond una certa frustrazione per non aver beneficiato, se non in maniera molto parziale, di un trimestre straordinario. Occorrerebbe ancora analizzare la svolta (moderatamente) restrittiva della politica monetaria della Bank of Japan e dell'andamento divergente in borsa delle "Magnifiche 7" società tecnologiche.  Ne parleremo nel prossimo post.

Continua a leggere

Lo spread scende, ma i rendimenti deludono

  • 323
  • 0
  • Titoli di Stato, Spread e Tassi di i
Scritto il 19.02.2024

Il 2023 si è concluso con un diffuso ottimismo da parte di molti investitori che ipotizzavano nel nuovo anno una prosecuzione del trend positivo per i mercati finanziari in grado di coinvolgere le azioni ed i bond. Ad oggi si può dire che questo scenario non si è verificato ed abbiamo assistito ad una divaricazione di performance a tutto vantaggio dei mercati azionari. Inaspettata robustezza dell'economia americana; utili trimestrali complessivamente superiori alle attese; positivo impatto dell'intelligenza artificiale sui conti aziendali di primarie aziende come Amazon e Microsoft: sono questi i dati che agli occhi di investitori attenti non sono certo passati inosservati. E così in un ipotetico portafoglio bilanciato la parte di liquidità è stata dirottata proprio sull'azionario, magari con una selettività in grado di premiare il settore tecnologico.  Gli investitori sono invece stati più riluttanti nei confronti delle obbligazioni che hanno sofferto in particolare i dati inflazionistici insoddisfacenti che rendono complesso il raggiungimento del cosiddetto ultimo miglio in grado di riportare, dopo due anni terribili, il livello dei prezzi al 2%. Questi dati spostano il momento del primo taglio dei tassi intorno al mese di giugno, mentre solo alcune settimane fa si ipotizzava un intervento espansivo già a marzo. Fed e Bce attenderanno nuovi dati su inflazione e mercato del lavoro per avviare i primi tagli. In questo scenario Treasury, Bund, Btp ed altre obbligazioni governative, ad eccezioni di quelle cinesi, hanno subito un calo delle quotazioni non compensato dal flusso cedolare garantito da questi titoli.  Possiamo inoltre rilevare che in una generale fase di debolezza internazionale delle obbligazioni i BTP non hanno sfigurato ed anzi nei confronti dei titoli tedeschi (Bund) hanno limato lo spread fin sotto 150 punti base: livello che non si vedeva da due anni. Non si può escludere che questa debolezza dei bond persista nei prossimi mesi, soprattutto nel caso in cui una crescita economica superiore alle previsioni rendesse meno urgente il taglio dei tassi da parte delle Banche Centrali;  in tal caso il compito di sostenere le quotazioni dei portafogli sarà sulle sole spalle delle azioni.

Continua a leggere

2023: una buona annata ma non tutti hanno partecipato al rialzo dei mercati.

  • 239
  • 0
  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 02.01.2024

I mercati finanziari nel 2023 appena terminato hanno prodotto risultati molto positivi sulla quasi totalità dei settori riportando così fiducia ad investitori che nell'anno precedente avevano assistito ad un grande crollo provocato dall' alta inflazione e dalla guerra in Ucraina. Peccato che molti investitori abbiano partecipato in modo limitato a questo rialzo. Proviamo ad evidenziare alcuni temi /riflessioni che più di altri hanno determinato un pessimismo spesso eccessivo. Le parole che ci hanno spaventato La recessione americana: l'economia più importante del pianeta è stata spesso vista sprofondare in una recessione in grado di provocare grossi problemi in particolare all'azionario; a sostenere questa visione vi era in particolare l'inversione della curva dei tassi USA (i titoli a breve con rendimenti superiori di quelli a lunga scadenza). La spirale prezzi salari: l'inflazione veniva vista come un elemento molto pericoloso in quanto l'alto livello dei prezzi avrebbe scatenato richieste di aumenti salariali elevati a loro volta in grado di creare un circolo vizioso che avrebbe fatto salire a lungo l'inflazione. La stagflazione: la coesistenza di un alto livello inflazionistico con un'economia in  stagnazione ; si tratta di uno scenario molto negativo che ricorda gli anni settanta del secolo scorso. L'insostenibilità dei debiti pubblici: l'alta inflazione ed i conseguenti ripetuti rialzi dei tassi da parte delle Banche Centrali potevano portare i rendimenti delle obbligazioni governative ad un livello così alto da rendere difficile la gestione dei debiti pubblici. Questi quattro eventi non si sono verificati ma spesso hanno impedito a molti investitori di avere una visione più costruttiva sui mercati; in tal modo le novità positive che pure erano presenti non sono sempre state adeguatamente colte. Mi riferisco in particolare al fenomeno dell'intelligenza artificiale che avrà un impatto economico dirompente nei prossimi anni. In uno scenario così complesso molti investitori hanno pensato che la miglior tattica fosse di prendere profitto ogni volta che uno strumento finanziario presentava un guadagno considerato soddisfacente; invece i cali delle quotazioni non sempre sono stati considerati come occasioni di acquisto. Da novembre è tornato l'ottimismo Detto questo, occorre prendere atto che da novembre le nubi si sono rapidamente dissolte producendo uno straordinario rally su azioni e bond. Alla base di questo rialzo vi sono le attese per un mix virtuoso nel 2024 in cui l'inflazione cala, le Banche Centrali tagliano robustamente i tassi, gli utili aziendali si confermano soddisfacenti e le economie rallentano ma non vanno in recessione. Si tratta di uno scenario molto ottimistico che se non si realizzasse completamente potrebbe premiare le azioni o i bond ma non entrambi come è successo nel 2023.

Continua a leggere

La Bce non si muove ma i BTP vedono il taglio dei tassi.

  • 174
  • 1
  • Titoli di Stato, Spread e Tassi di i
Scritto il 18.12.2023

Un investitore che si fosse addormentato ad inizio novembre per risvegliarsi soltanto oggi penserebbe , osservando il valore del portafoglio, di essere ancora nel mondo di sogni, belli ma non realistici. I mercati finanziari in meno di due mesi hanno registrato dei risultati eccellenti e per certi aspetti impensabili che hanno coinvolto la quasi totalità dei settori di investimento: azioni delle big e delle small cap, obbligazioni governative e corporate per ogni tipo di scadenza ed anche l'oro. In questo quadro positivo hanno spiccato le performance dei BTP con rivalutazioni decisamente superiori ad altri governativi ( ad esempio Bund e Treasury). Unica nota negativa è la persistente debolezza del mercato cinese.   Alla base di questo rialzo vi sono le attese inflazionistiche e le conseguenti mosse delle Banche Centrali.  I recenti dati mostrano un'inflazione in rallentamento sia in USA sia nell'eurozona, mentre gli indicatori anticipatori del ciclo segnalano nel complesso una frenata dell'attività economica. Nei giorni scorsi si sono espresse Fed e BCE. La prima pur mantenendo invariati i tassi ha mandato segnali coerenti con una serie di tagli nel 2024. La Bce vede prezzi in graduale riduzione ma attende nuovi dati, anche sul mercato del lavoro, per avviare il taglio dei tassi; nel frattempo rafforza l'intonazione restrittiva diminuendo il reinvestimento dei titoli in scadenza del programma PEPP ( ricordiamo che la flessibilità di questo strumento è particolarmente importante per contrastare la frammentazione della politica monetaria nell'eurozona).   Nei fatti la Fed si mostra più rapida nel recepire uno scenario mutato ed i mercati pensano che farà da traino, anche per motivi di equilibri valutari, ai tagli che pure la BCE dovrà fare nel 2024. Per questo motivo ad esempio i futures sull'euribor vedono sei tagli dei tassi nel 2024 con una sforbiciata di 1,5%; sarebbe una boccata di ossigeno per i mutui a tasso variabile ma nulla nelle parole di Lagarde fa presagire questo scenario. In sostanza ci troviamo in una situazione di ottimismo, forse eccessivo da parte degli investitori, che intravedono un 2024 caratterizzato da un'inflazione in ritirata e da banche centrali che tagliano ripetutamente i tassi di riferimento e che per questa via attenuano la frenata dell'economia che sta arrivando. Si verificherà tutto questo nel 2024? Si tratta di uno scenario possibile ma l'economia potrà prendere altre direzioni ed in tal caso i mercati si muoveranno in maniera diversa.

Continua a leggere

Mercati finanziari: si è verificato un cambio di prospettiva?

  • 135
  • 1
  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 06.11.2023

Nel precedente post abbiamo analizzato le ragioni di una fase positiva per il reddito fisso italiano; occorre ora rilevare che nella settimana appena terminata questo trend è proseguito ed ha coinvolto anche le obbligazioni globali ed i mercati azionari. Vediamo cosa è accaduto e cerchiamo di capire se si tratta di un fenomeno passeggero oppure se siamo in presenza di qualcosa di più persistente. Due fatti hanno dominato la scena economica. La FED, come previsto, ha mantenuto invariato il livello dei tassi utilizzando peraltro un linguaggio ambiguo sulle future mosse che non esclude ulteriori rialzi. Il secondo evento è legato al mercato del lavoro statunitense: i dati usciti venerdì scorso mostrano una creazione di posti nel settore non agricolo decisamente inferiore alle attese mentre il tasso di disoccupazione sale al 3,9%. Questi numeri dimostrerebbero che l'intensa stretta monetaria sta dando i suoi frutti rendendo inutili ulteriori ritocchi dei tassi. Dall'economia americana emergono così i primi segnali di rallentamento e lo scenario di un atterraggio morbido sarebbe ora più plausibile. Risulta evidente che se questa ipotesi fosse confermata da altri indicatori economici saremmo in presenza di un cambio di prospettiva con impatti importanti in grado di influenzare azioni e bond. La fine del rialzo dei tassi darebbe benefici al mercato azionario rendendo  meno attraente le cedole dei bond rispetto al livello di dividendi prodotti dalle azioni. Inoltre, per le aziende più indebitate (penso a molti titoli del settore tecnologico) permetterebbe un risparmio sugli interessi sul denaro preso a prestito. Per quanto riguarda le obbligazioni uno scenario di rallentamento economico (di solito accompagnato da una frenata dell'inflazione) andrebbe a sostenere le quotazioni dei titoli che in questi ultimi due anni hanno subito drastici cali. Un discorso a parte meritano i bond legati all'inflazione che in un contesto di prezzi in raffreddamento perderebbero di attrattività anche per la concorrenza dei titoli a tasso fisso che assicurano rendimenti superiori. Un altro tema di interesse riguarda la curva dei rendimenti delle obbligazioni che al momento mostra alcune situazioni anomale. Penso ad esempio ai titoli di stato biennali statunitensi e tedeschi che presentano un rendimento superiore a quelli decennali.  In questo caso la curva dei rendimenti è invertita ma in un nuovo scenario in cui i tassi cessano di aumentare si potrebbe tornare ad una situazione più normale in cui a scadenze più lunghe corrispondono rendimenti superiori.

Continua a leggere

BTP: le ragioni di un recupero.

  • 394
  • 1
  • Obbligazioni - investimenti obbligaz
Scritto il 30.10.2023

Nell'ultima settimana abbiamo assistito ad un recupero delle quotazioni dei Btp e ad un restringimento dello spread rispetto agli analoghi titoli tedeschi ( bund). Anche oggi questa tendenza pare confermarsi con i  prezzi in ascesa dei titoli di stato italiani. La notizia ha portato un leggero sollievo agli investitori che detengono i BTP in portafoglio. Questo fatto si verifica in un contesto di mercato quanto mai incerto nel quale ai ben noti temi della dinamica dei tassi internazionali e del rallentamento economico europeo si somma la grave crisi mediorientale che può impattare su prezzo del petrolio e attraverso questo canale surriscaldare l'inflazione e rendere ancora più restrittive le politiche monetarie delle Banche Centrali. Cerchiamo di capire le ragioni di questo momento positivo dei titoli di stato italiani. Certamente la conferma del rating sul nostro paese da parte di S&P e di DBRS ha avuto un impatto favorevole. Altra notizia importante: il Tesoro prevede che da qui a fine anno le emissioni nette di BTP saranno negative; questo significa che le scadenze di titoli saranno superiori ai nuovi collocamenti, provocando un effetto di scarsità. Ma il fattore che più ha influenzato i prezzi dei BTP riguarda le decisioni prese giovedì scorso dalla BCE. Apparentemente non è successo nulla in quanto i tassi non sono stati modificati (dopo dieci aumenti consecutivi). Vi è però una notizia positiva che non era scontata dal mercato: i titoli di stato comprati dalla BCE nell'ambito del Piano Antipandemico  PEPP continueranno ad essere reinvestiti a scadenza; questo è molto importante perché il PEPP, a differenza degli altri piani europei,  non è tenuto a rispettare le quote di ripartizione tra gli emittenti e potrebbe consentire alla BCE di sostenere i paesi in maggiore difficoltà nella gestione del debito pubblico.

Continua a leggere

L'economia rallenta ma la BCE aumenta i tassi

  • 133
  • 0
  • Titoli di Stato, Spread e Tassi di i
Scritto il 18.09.2023

Il fatto economico più significativo della scorsa settimana è certamente il rialzo dei tassi di interesse da parte della Bce. Si tratta di una decisione in parte sorprendente se si considerano i recenti dati  dell'eurozona che mostrano un'economia in rallentamento e che rendono  concreto il rischio di recessione nei prossimi trimestri.  Per quanto riguarda il tema dell'inflazione nell'eurozona i dati mostrano un rallentamento insufficiente così che l'obiettivo del due per cento verrebbe raggiunto soltanto nel 2025. Di fronte a questi dati che di fatto prefigurano un quadro di stagflazione la Bce ha deciso, in coerenza con il suo mandato di controllo della stabilità dei prezzi ( a differenza della Fed che ha per statuto il doppio mandato e deve prestare attenzione anche al dato sull'occupazione) di proseguire il lavoro di contrasto dell'inflazione. Si tratta di una decisione controversa - lo dimostra il fatto che il Consiglio ha deciso non all'unanimità - che solleva dubbi in quanto l'inasprimento delle condizioni finanziarie avrà certamente un impatto negativo sulla crescita economica, sull'erogazione del credito da parte del sistema bancario e di conseguenza sugli investimenti.  Aspettando il pivot Le parole della Lagarde a commento del rialzo dei tassi hanno attirato l'attenzione degli analisti in quanto lasciano ipotizzare, a meno di dati nei prossimi mesi di un'inflazione fuori controllo, che sia stato raggiunto il picco sui tassi. Alcuni addirittura scommettono che saranno proprio i deboli dati sulla crescita economica dei prossimi trimestri a costringere la Bce già nei primi mesi del 2024 a tagliare i tassi realizzando il cosiddetto pivot di cui da mesi invano si discute, anche negli USA.  La reazione dei mercati ed i movimenti dell'euribor I mercati europei hanno reagito in maniera composta, con un rialzo delle borse e un lieve calo dei rendimenti obbligazionari;  il dollaro ha proseguito il rafforzamento nei confronti dell'euro. Nell'attuale contesto di mercato le mosse della Bce (in particolare il tasso sui depositi che ha raggiunto il 4%) introducono delle novità importanti in quanto rendono attraenti una categoria di strumenti che finora hanno goduto di scarsa attenzione: le obbligazioni a tasso variabile indicizzate all'euribor. Vi sono titoli che possiedono tali caratteristiche con scadenze diverse e con rendimenti che possono anche essere superiori ad obbligazioni a tasso fisso di pari durata.  

Continua a leggere

AGOSTO INIZIA CON UN RIBASSO SUI MERCATI

  • 186
  • 0
  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 07.08.2023

I mercati finanziari nella prima settimana di agosto hanno registrato un calo significativo che ha coinvolto azioni ed obbligazioni. Il sorprendente declassamento del debito statunitense da parte dell'agenzia Fitch è stato certamente il fattore più importante che va però inquadrato in un contesto di robusti rialzi delle azioni nei primi sette mesi dell'anno; è possibile che abbiano influito le prese di beneficio dopo una grande corsa dei mercati. Le prossime settimane ci diranno di più e andrà valutato in particolare il nervosismo sulla parte lunga della curva obbligazionaria. Il mese di luglio si era concluso con le mosse delle Banche Centrali: come previsto FED e BCE hanno rialzato di 0,25% i tassi di interesse; il linguaggio adottato - contrariamente alle precedenti riunioni - è sembrato neutrale e le future mosse a settembre saranno dettate esclusivamente dai prossimi dati economici. Più sorprendenti appaiono le decisioni di Bank of Japan che pur confermando il livello dei tassi ha introdotto una maggiore flessibilità sulla curva dei rendimenti; l'argomento è un po' complesso ma resta il fatto che la mossa esercita una pressione al rialzo sui rendimenti dei bond giapponesi ed indirettamente sulle obbligazioni globali. Con i dati (positivi) di Amazon di giovedì scorso può di fatto considerarsi chiuso il tema delle trimestrali americane. I numeri nel complesso mostrano un quadro non esaltante in cui gli utili sono in flessione rispetto allo scorso anno anche se i bilanci nella maggior parte dei casi hanno battuto le stime degli analisti. Saranno anche importanti le prossime due trimestrali in quanto parte degli effetti della stretta monetaria si manifesterà nella seconda parte dell'anno.  Una importante divaricazione è in atto tra le due sponde dell'Atlantico: mentre in America l'economia è in ripresa con mercato del lavoro robusto che sostiene i consumi ,  nell'eurozona le politiche monetarie restrittive hanno avuto un impatto negativo maggiore e lasciano supporre una fase di stagnazione economica.   In questo scenario va evidenziato che è in contrazione il credito bancario destinato alle imprese,  per motivi legati sia alla domanda (il denaro è più caro) sia all'offerta (maggiore cautela nell'erogazione per timore dell'aumento delle insolvenze); questo aspetto indebolisce le prospettive di crescita nei prossimi trimestri e frena gli investimenti. La riduzione dei prestiti è importante anche nell'ottica della costruzione dei portafogli in quanto la parte di investimenti che si intende destinare alle obbligazioni societarie andrebbe orientata su titoli solidi, con buon rating creditizio ed in grado di reggere i maggiori costi di indebitamento. Le obbligazioni legate all'inflazione sono un altro tema da osservare; nello scorso anno e nei primi mesi del 2023 esse hanno costituito un importante elemento di protezione dei portafogli, soprattutto con il flusso di cedole crescenti. Ora questa dinamica, con l'inflazione in rallentamento, si sta invertendo e la presenza di tali strumenti nei portafogli andrebbe ridimensionata.

Continua a leggere

Condividi