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Criptovalute: la storia fa riflettere

Scritto il 22.01.2024

Sebbene le criptovalute siano passate alla ribalta a partire dal 2020, in realtà, in particolare il Bitcoin presenta oramai circa 13 anni di storia borsistica che, se analizzati in maniera approfondita, possono offrire degli interessanti spunti di riflessione. Indubbiamente ogni criptovaluta ha o dovrebbe avere un suo “progetto” più o meno convincente alle spalle, ma da un punto di vista puramente finanziario e quindi borsistico tutte le criptovalute hanno mostrato una certa correlazione positiva con Bitcoin. Per comprendere dunque l`andamento delle cripto ed eventuali risvolti futuri, analizziamo l`andamento storico di Bitcoin, in particolare gli ultimi 3 anni. A partire dal 2010 fino al 2021, Bitcoin è stato protagonista di una crescita inarrestabile, mostrata soprattutto nel biennio 2020-2021, complici le politiche monetarie espansive delle banche centrali che hanno inondato il mercato di liquidità. In effetti il decennio di cui sopra ha visto una crescita inesorabile di tutti i principali indici, ma Bitcoin ha registrato gran parte della sua performance positiva tra inizio 2020 e fine 2021, quando ha raggiunto il valore di 68.000.$ Questo trend ha alimentato i primi interrogativi: Bitcoin è il nuovo strumento per diversificare il portafoglio? Prenderà il posto dell`oro? Può essere una nuova moneta e il mondo se ne sta accorgendo? Bitcoin, a partire dalla recessione tecnica del 2020, ha mostrato effettivamente un trend positivo, in seguito ridimensionatosi (attualmente ha recuperato terreno, ma è ancora a -60% circa dai massimi di fine 2021), ma entriamo nel dettaglio. Un asset come l`oro è considerato bene rifugio non soltanto per le sue peculiarità di rendimento in scenari di incertezza e crisi e quindi per la sua funzione di decorrelatore, ma anche e soprattutto per la volatilità di medio-lungo periodo contenuta che, in ottica di portafoglio, potrebbe offrire stabilità e , dunque, diversificazione. Alla luce dei dati più recenti, Bitcoin però sembra mostrare una volatilità addirittura amplificata rispetto alle azioni growth (es.: indice Nasdaq) e la sua performance sembra seguire le stesse dinamiche di prezzo. Bitcoin (e le altre cripto) dunque può essere classificato come asset ultra-growth, non soltanto per il suo comportamento sui mercati finanziari, ma anche per il rischio che incorpora il suo prezzo in relazione all`effettiva incapacità del mercato di designarne uno scenario futuro. In effetti, sulla questione Bitcoin= nuova moneta, la serie di eventi nefasti che si sono susseguiti (caso Terra-Luna e fallimenti di exchange) ha in parte fatto ritornare con i piedi per terra la nicchia di mercato che sembrava fortemente convinta dell`ormai capacità di questo nuovo asset di “camminare con le proprie gambe”. In realtá, proprio per le sue caratteristiche di “territorio inesplorato”, Bitcoin ha trovato, come ci si poteva immaginare, le ritrosie dei governi e delle autorità di vigilanza. Non è infatti uno scenario da sottovalutare quello che vede le più grandi potenze mondiali elaborare progetti in merito a valute digitali (la Cina ha già lo Yuan digitale), che rappresenterà un altro driver di prezzo per le criptovalute in generale.  Risulta allo stato attuale difficile immaginare un sistema di pagamenti che esuli dal controllo dei governi, alla luce delle numerose “storie” poco trasparenti che si riscontrano nel quotidiano in merito a questo nuovo mondo. Tuttavia, spesso si trascura il fatto che una valuta, in particolare una valuta di riserva, è definita tale non soltanto perchè utilizzata nella maggior parte degli scambi commerciali, ma anche perchè è trasparente e universalmente accettata dietro atto di fiducia.  Per esempio: in una transazione il venditore accetta una quantità “X” di € o $ o altra valuta, perchè sa che con quel denaro potrà comprarsi altri beni e quindi sa che quel denaro ha un valore effettivo riconosciuto dal mercato. Ma perché c`è un valore effettivo riconosciuto? Perché alle spalle della valuta è presente uno Stato che ne fa da garante, elemento totalmente assente nel mercato delle criptovalute. Questo meccanismo è il pilastro della moneta FIAT, ossia svincolata dal sistema aureo che vigeva fino alla fine degli Accordi di Bretton Woods (1971) e che consentiva la convertibilità della moneta in oro. Lato investitori dunque, alla luce dei livelli di volatilità delle criptovalute, che potrebbero incrementarsi maggiormente anche considerando i fattori di incertezza di cui sopra, e delle loro sempre più importanti correlazioni positive con le azioni growth, siamo sicuri che possano rappresentare una scelta di portafoglio razionale in ottica diversificativa? E soprattutto, siamo sicuri del fatto che le dinamiche tipiche di finanza comportamentale non ostacolino l`investitore retail nella gestione di una simile volatilità? Non dimentichiamoci che, come da manuale di finanza, la vera essenza della diversificazione del rischio non risiede nel numero di asset da detenere in portafoglio, quanto nei loro livelli di volatilitá e nelle correlazioni che, combinati, vanno a determinare le oscillazioni del portafoglio di investimento.

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Il TFR

Scritto il 18.01.2024

La gestione del TFR  (Trattamento di fine rapporto) per il lavoratore dipendente è da sempre oggetto di dibattiti. Ciò che spesso sfugge ai lavoratori dipendenti è il modo in cui il TFR può essere intelligentemente trattato, ammortizzando inoltre l`impatto della tassazione al momento dell`erogazione dello stesso. Insomma, il TFR è una forma di reddito differito del lavoratore dipendente il cui periodo di differimento ha origine nel momento in cui ha inizio il rapporto lavorativo. Vediamo insieme le peculiarità del TFR. Cos`è e come funziona il TFR. Modalità di gestione e tassazione del TFR. TFR in azienda o nel fondo pensione?. Conclusioni.   1. Cos`è e come funziona il TFR Il TFR è una somma di denaro  che spetta al lavoratore dipendente nel momento in cui termina il rapporto lavorativo, a prescindere dalla causa che ne ha determinato la fine. Il Trattamento di fine rapporto non spetta ai tirocinanti e ai collaboratori, mentre spetta agli apprendisti. Per far fronte a quest`uscita, nel tempo l`azienda effettua accantonamenti, per ogni anno di servizio o frazione di anno, che ammontano in totale ad una quota pari al 6,91% della retribuzione annua lorda. Questa quota deve essere obbligatoriamente rivalutata dall`azienda annualmente dell`1,5%+ 75% della variazione dell`indice FOI, accertato dall`ISTAT, rispetto al mese di dicembre dell`anno precedente. La retribuzione annua lorda che viene utilizzata come base di calcolo della quota di TFR non può eccedere la soglia di 240.000€. Il TFR è di fatto una prerogativa di tutti i lavoratori dipendenti, regolarmente contrattualizzati, a tempo indeterminato o determinato di almeno 15 giorni continuativi nel mese. 2. Modalità di gestione e tassazione del TFR Ciascun lavoratore ha diritto di scegliere se: lasciare il TFR come liquidità in azienda (azienda con meno di 49 dipendenti) o al Fondo di Tesoreria INPS (azienda con più di 49 dipendenti non può detenere il TFR come liquidità al suo interno ma deve destinarlo all`INPS); destinare il TFR al fondo pensione. In caso di prima assunzione, il lavoratore dipendente del settore privato deve decidere se   destinare il proprio TFR a un fondo pensione e quindi alla previdenza complementare oppure lasciarlo all`interno dell`azienda o nel fondo di tesoreria INPS (se l`azienda ha più di 49 dipendenti). La scelta verrà effettuata compilando il modulo TFR2, altrimenti in caso di mancata esplicitazione della scelta del dipendente sul TFR , vige il meccanismo di silenzio-assenso per cui il il TFR confluisce automaticamente nel fondo pensione previsto dal contratto collettivo di lavoro o, in presenza di più fondi, in quello a cui è iscritto il maggior numero di dipendenti. Nel caso in cui non esista un fondo pensione di riferimento, il TFR viene versato al fondo residuale individuato dalla normativa. Nel caso in cui il dipendente del settore privato si trovi in un nuovo rapporto di lavoro e durante il rapporto lavorativo precedente ha deciso di mantenere il TFR in azienda, il nuovo datore di lavoro continuerà a mantenere il TFR in azienda o al fondo di garanzia INPS, fatta salva la possibilità per il dipendente di chiedere di versare il TFR maturando alla previdenza complementare. Per ciò che concerne i dipendenti pubblici, l`insieme delle scelte possibili sono differenti in base alla data di assunzione e tipologia di rapporto contrattuale instaurato (qui le condizioni: https://www.covip.it/per-il-cittadino/educazione-previdenziale/faq/quali-sono-scelte-possibili-lavoratori-dipendenti-del#:~:text=In%20mancanza%20di%20una%20scelta,dipendenti%3B%20in%20tal%20caso%20il ). In relazione al tipo di scelta, il TFR è soggetto ad un regime fiscale differente sia in termini di aliquote che in termini di tempistiche di tassazione. TFR lasciato in azienda o all`INPS : al momento dell`erogazione per cause di cessazione del rapporto lavorativo (cambio lavoro, dimissioni, licenziamento), il TFR è soggetto a tassazione separata pari alla media dell`IRPEF degli ultimi 5 anni di lavoro: aliquota minima del 23% e aliquota massima del 43%. TFR versato nel fondo pensione: il TFR non viene tassato nel momento in cui viene veicolato nel fondo pensione; il TFR andrà ad alimentare il fondo pensione e solo nel momento in cui viene erogata la prestazione del fondo stesso ci sarà tassazione secondo l`aliquota agevolata del 15% sul capital gain che, trascorsi 15 anni di partecipazione, si ridurrà dello 0,30% annuo fino ad un`aliquota minima del 9%.   3. TFR in azienda o nel fondo pensione a confronto. Il lavoratore dipendente del settore privato che ha lasciato il TFR in azienda può chiederne al datore di lavoro un`anticipazione per una quota non superiore al 70% sul trattamento cui avrebbe diritto nel caso di cessazione del rapporto alla data della richiesta, a condizione che abbia prestato almeno 8 anni di serviziopresso lo stesso datore di lavoro. Inoltre la richiesta di anticipazione deve rientrare nei limiti del 10% degli aventi titolo e del 4 % del numero totale dei dipendenti. L`anticipazione può essere ottenuta solo una volta nel corso del rapporto di lavoro e deve essere giustificata da: spese sanitarie per terapie e interventi straordinari certificati dalle autorità competenti; acquisto prima casa di abitazione per sé o per i figli, che sia documentato con atto notarile. (ART. 2120 C.C). Non possono chiedere l`anticipazione del TFR lasciato in azienda i dipendenti pubblici, dipendenti privati di aziende in crisi e dipendenti che hanno in corso la cessione del quinto. Per i dipendenti pubblici è previsto un altro tipo di istituto, differente dal tipico anticipo TFR, sancito dal decreto 4/2019 che prevede la facoltà per il dipendente di stipulare un contratto con la banca di riferimento in modo tale da ottenere l`importo corrispondente, pagando un tasso di interesse. I requisiti per la richiesta sono ad ogni modo gli stessi visti pocanzi. Tutti coloro che veicolano il TFR all`interno dei fondi pensione potranno chiederne un`anticipazione o il riscatto secondo la normativa dei fondi pensione. Dunque sarà possibile chiedere fino al 75% del montante accumulato nel fondo pensione (TFR+ eventuali versamenti aggiuntivi) per spese sanitarie per sé e per i figli in qualsiasi momento, mentre la richiesta fino al 75% per ristrutturare casa per sé e per i figli, sarà possibile soltanto una volta trascorsi 8 anni di partecipazione al fondo pensione. Infine è possibile chiedere, trascorsi 8 anni di partecipazione al fondo pensione, fino al 30% del montante accumulato per “ulteriori esigenze non documentate”. Per conoscere la tassazione su eventuale riscatto o anticipazione si veda il seguente link https://www.parliamodiinvestimenti.it/pensione-integrativa-tutto-quello-che-devi-sapere/ . 4. Conclusioni Senza dubbio la scelta di destinare o meno il TFR alla previdenza complementare è legata alla specificità del singolo lavoratore, ma è stato appurato che in termini puramente finanziari lasciare il TFR in azienda nel lungo periodo è una scelta poco premiante. Questa tesi si avvalora se si considerano anche i notevoli vantaggi fiscali legati alla previdenza complementare e ai rendimenti storici dei fondi pensione in relazione alla rivalutazione del TFR in azienda (o nel fondo tesoreria INPS). Quanto è stato detto rende l`idea di come il TFR sia in realtà una “risorsa nascosta” per il lavoratore dipendente, che può essere ottimizzata magari con l`aiuto di un consulente finanziario di fiducia. In effetti, come abbiamo visto, le modalità di trattamento del TFR sono molteplici ed è necessario che il lavoratore quantomeno venga a conoscenza della migliore soluzione per le proprie esigenze.   FONTI https://fiscomania.com/anticipo-tfr/ https://www.covip.it/per-il-cittadino/educazione-previdenziale/faq/quali-sono-scelte-possibili-lavoratori-dipendenti-del#:~:text=In%20mancanza%20di%20una%20scelta,dipendenti%3B%20in%20tal%20caso%20il https://www.we-wealth.com/news/investimenti/leggi-e-normative/tfr-cose-e-come-viene-tassato https://www.covip.it/per-il-cittadino/educazione-previdenziale/faq/conferimento-tfr#:~:text=Entro%206%20mesi%20dalla%20prima,alcuna%20forma%20di%20previdenza%20complementare. https://www.brocardi.it/testo-unico-imposte-redditi/titolo-i/capo-i/art19.html#:~:text=19%20TUIR&text=1.,gi%C3%A0%20assoggettate%20ad%20imposta%20sostitutiva.

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Pensione aggiuntiva: i benefici che devi conoscere

Scritto il 10.01.2024

Nell`ultimo anno, i principali portali di finanza hanno registrato un forte interesse soprattutto delle fasce più giovani di lavoratori nei confronti dell`argomento delle pensioni. In controtendenza rispetto a quanto emerge dalle classifiche dei paesi più evoluti finanziariamente, i giovani italiani sembrano essere particolarmente propensi ad adoperarsi per far sì che il proprio futuro finanziario sia più roseo di quanto gli si prospetti. Vediamo insieme in che modo un lavoratore può attrezzarsi per migliorare il proprio futuro pensionistico. Trend delle pensioni Cosa fare per costruirsi una pensione aggiuntiva Caratteristiche del meccanismo della previdenza complementare   1. Trend delle pensioni I lavoratori italiani hanno un grosso problema: ogni euro che versano di contributi si trasformerà in 0,40€ di pensione, 0,60€ nel migliore dei casi. Perché? Diminuisce il numero delle nascite e la vita media continua ad aumentare. Ciò vuol dire che in Italia ci sono più pensionati che lavoratori. Questa dinamica è un problema perché il nostro sistema pensionistico è contributivo: i lavoratori versano una parte dello stipendio lordo che guadagnano all`INPS o alle varie casse private. I contributi versati servono a pagare le pensioni di chi ha terminato la propria carriera lavorativa. Allo stato attuale, ad ogni pensionato corrispondono 2 lavoratori con i cui contributi viene alimentata la pensione. Questo fenomeno continua ad amplificarsi, anche per il fatto che l´inserimento nel mondo del lavoro per un giovane richiede sempre più tempo. Ma è possibile fronteggiare il trend in questione in modo efficiente? 2. Cosa fare per costruirsi una pensione aggiuntiva Prima di qualsiasi ragionamento tecnico in merito agli strumenti migliori da utilizzare, è importante considerare che adoperarsi per costruirsi una pensione aggiuntiva consente innanzitutto di salvaguardare il proprio tenore di vita. A questo proposito, l´accantonamento graduale di risparmio consente di costruirsi un tesoretto da poter poi utilizzare come pensione, senza che il proprio stile di vita quotidiano venga intaccato. In sintesi, la soluzione migliore è costruirsi mensilmente un “gruzzoletto” andando ad impiegare una quota del proprio risparmio in un piano pensionistico, in modo tale da non far pesare sui propri consumi quotidiani la rata del piano stesso e allo stesso tempo crearsi un futuro finanziario senza dubbio più roseo. Certamente, meno si investe, più tempo ci vorrà per raggiungere un capitale congruo con le proprie aspettative finanziarie: proprio per questo iniziare il prima possibile consente anche di iniziare con piccole cifre il proprio percorso di accumulo di risparmio. 3. Caratteristiche del meccanismo della previdenza complementare Lo stato italiano, proprio perché consapevole del fatto che il sistema pubblico difficilmente riuscirà a garantire un`adeguata pensione ai lavoratori, ha introdotto una serie di vantaggi fiscali per coloro che aderiscono ad una forma di previdenza complementare. Da un punto di vista puramente tecnico le forme pensionistiche complementari si suddividono in fondi pensione negoziali (o chiusi), fondi pensione aperti e piani individuali pensionistici (PIP). I primi sono sottoscrivibili solo a determinate categorie di lavoratori, i secondi e i terzi sono accessibili a tutti. Per ció che concerne il trattamento fiscale dei contributi versati al sistema della previdenza complementare, lo stato italiano ne permette la deducibilità fino a 5.164,57€ annui. I lavoratori dipendenti vedranno il vantaggio fiscale direttamente in busta paga, la quale sarà più consistente poiché il datore di lavoro funge da sostituto d´imposta. I lavoratori autonomi invece vedranno il vantaggio fiscale nel momento in cui pagheranno l`IRPEF, che sarà inferiore. ESEMPIO - reddito lordo = 50.000€ -contributi alla previdenza complementare: 5.164€; L´IRPEF sarà pagata su 44.386€ (50.000€-5.164€) invece che su 50.000€ di reddito lordo. Inoltre sui rendimenti del fondo pensione, l´aliquota è del 20%, più vantaggiosa rispetto al 26% sui rendimenti degli investimenti classici. Per ció che concerne la prestazione pensionistica, ciò che deriva dai contributi versati a partire dal primo gennaio 2007 subisce una ritenuta a titolo d`imposta pari al 15%, che, passati 15 anni di partecipazione al fondo, diminuisce di un 0,30% all`anno fino ad un massimo di 6 punti percentuali. Infatti, dopo 35 anni di partecipazione l´aliquota scende al 9%. È possibile chiedere l`anticipazione delle somme accumulate nel fondo pensione alle seguenti condizioni: -da subito, fino al 75% del montante per spese sanitarie a seguito di gravi situazioni, tassazione al 15%; -dopo 8 anni, fino al 75% del montante per acquisto o ristrutturazione prima casa, tassazione al 23%; -dopo 8 anni, fino al 30% del montante per ulteriori esigenze non documentate, tassazione al 23%. In merito al riscatto in un’unica soluzione, antecedentemente all’accesso al pensionamento in presenza di determinate situazioni attinenti all’iscritto, queste sono le linee guida COVIP. Si ha riscatto parziale (50 per cento della posizione individuale) per eventi quali l’inoccupazione per periodi compresi fra 12 e 48 mesi, il ricorso a procedure di mobilità, la cassa integrazione guadagni ordinaria o straordinaria. Il riscatto totale della posizione individuale è ammesso in caso di invalidità permanente che comporti la riduzione della capacità di lavoro a meno di un terzo, in caso di inoccupazione superiore ai 48 mesi o in caso di perdita dei requisisti di partecipazione alla forma pensionistica complementare. Con riferimento alla prestazione pensionistica erogata dal fondo pensione, Può essere erogata in forma di rendita oppure parte in rendita e parte in capitale (fino al massimo del 50 per cento del montante finale accumulato); per i “vecchi iscritti”(coloro che al 29 aprile 1993 erano già iscritti ad una forma pensionistica complementare istituita prima del 15 novembre 1992) è possibile l’erogazione in capitale dell’intero ammontare. Se la rendita derivante dalla conversione di almeno il 70 per cento del montante finale è inferiore al 50 per cento dell’assegno sociale, la prestazione può essere fruita interamente in capitale. 

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Piano di risparmio: opportunità per chiunque voglia costruirsi un capitale

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  • PAC Piano accumulo capitale
Scritto il 02.01.2024

Alcuni dei luoghi comuni più diffusi nel mondo della finanza sono:  “guadagna solo chi è ricco” oppure “guadagna solo chi investe grandi capitali”. In realtà il risparmio è il mezzo con cui TUTTI possono raggiungere i propri obiettivi di vita e, in quanto tale, chiunque può iniziare a costruire un capitale, anche partendo da 100€ al mese. Scopriamo insieme come! Come impostare un piano di risparmio Logica del piano di risparmio Risultati di un piano di risparmio 1. Come impostare un piano di risparmio Spesso mi viene chiesto: “ha senso investire 100€ al mese?” La risposta è “dipende”. Ma da cosa dipende? Come già accennato negli articoli precedenti, la coerenza di un progetto di investimento/risparmio dipende dalla specifica situazione di partenza del singolo risparmiatore. In che senso? Se il risparmiatore riesce ad accantonare a fine mese una cifra di gran lunga superiore ai 100€ di cui sopra, è chiaro che sarebbe inefficiente investire mensilmente 100€. Questo perché più bassa è la cifra che viene messa “a frutto” e più ci vorrà tempo affinchè il capitale accumulato diventi importante. ATTENZIONE: se la capacità di risparmio del soggetto arriva a poco più di 100€ al mese, allora è efficiente iniziare un progetto con la cifra di cui sopra. Tutto dipende dal budget personale, cioè una vera e propria lista di entrate ed uscite che ogni persona dovrebbe realizzare in autonomia o con l`aiuto di un consulente finanziario. Capire da che punto si parte e stabilire precisamente dove si vuole arrivare e in quanto tempo, consente di impostare un piano di risparmio, chiamato anche pac (piano di accumulo di capitale) che sia su misura e che dia i risultati attesi nel tempo. 2. Logica del piano di risparmio Il pac non è altro che la versione evoluta dell`accantonamento di denaro all`interno di un salvadanaio o sul conto corrente che sono strumenti di risparmio inefficienti, se si considera che in questo modo il potere di acquisto viene eroso dall`inflazione che, ricordiamo, c`è sempre ma negli ultimi 2 anni è stata particolarmente elevata (8% nel 2022, 5,3% attualmente). In effetti, ragionando su un tasso di inflazione normale, che dovrebbe essere circa il 2% annuo, i soldi accantonati in un salvadanaio o fermi sul conto corrente per 25 anni varrebbero la metà (25*2%= 50%). Ciò vuol dire che con gli stessi soldi potremo permetterci dopo 25 anni la metà dei servizi e dei beni di cui potevamo godere quando abbiamo iniziato ad accumulare. Ipotizzando invece di realizzare un piano di accumulo di capitale in uno o più strumenti finanziari, ci ritroveremo un salvadanaio che genera interessi tali per cui sarà stato protetto il valore del nostro capitale. Inoltre il pac è lo strumento ideale per chi vuole “prendere confidenza” con il mondo finanziario in maniera graduale. Alla base del piano di risparmio c`è la tecnica finanziaria del Dollar Cost Averaging. Dal nome capiamo che il pac permette di mediare (average) il prezzo degli strumenti a cui viene destinata la cifra mensile, in modo tale da evitare di investire in un momento negativo di mercato in cui i prezzi sono troppo alti e dunque destinati a scendere (rischio timing). 3. Risultati di un piano di risparmio CASO 1 Ipotizziamo che da un`attenta pianificazione del budget personale, il risparmiatore possa destinare 250€ mensili al piano di risparmio finalizzato all`acquisto di un automobile dal valore di 30.000€ tra 10 anni; Utilizzando una strategia dinamica, che consenta di sfruttare a pieno il meccanismo della mediazione del prezzo, in 10 anni il risparmiatore avrà accumulato un capitale pari a 40.309,60€. CASO 2 Il risparmiatore può destinare 100€ mensili ad un piano di risparmio finalizzato alla costruzione di un capitale tra 15 anni. Utilizzando una strategia dinamica, sarà stato accumulato un capitale pari a 28.349€,88. CASO 3 Il risparmiatore ha l`obiettivo di accumulare un capitale per il futuro dei suoi figli, in particolare per quando andranno all`università. L`orizzonte temporale è di 18 anni (i figli sono nati da poco) e le spese universitarie nel caso in questione ammontano a 100.000€, come risulta da una stima de IlSole24Ore destinando 400€ mensili ad una strategia equilibrata, il risparmiatore avrà accumulato in 18 anni un capitale pari a 114.376,14€. Utilizzando una strategia dinamica, il risparmiatore avrà accumulato un capitale di 150.157,08€. Insomma, questi sono solo degli esempi che danno l`idea delle potenzialità di uno strumento come il pac. Gli obiettivi di vita dei risparmiatori possono essere tra i più svariati, così come gli importo da destinare al piano. Ciò significa che il pac è uno strumento flessibile, la cui rata può essere incrementata, e può essere utilizzato per la realizzazione di qualsiasi progetto, anche il semplice accantonamento di risparmio come cuscinetto per affrontare le scelte finanziarie più serenamente. Come ogni modalità di investimento, investire solo tramite pac potrebbe non essere la scelta più efficiente per tutti. Infatti, per chi già ha del capitale da parte potrebbe essere più adeguata la combinazione di pac e di un piano di investimento del capitale in un`unica soluzione, in modo tale da raggiungere gli obiettivi finanziari in minor tempo.   Vuoi capire come incrementare una strategia per raggiungere i tuoi obiettivi finanziari? Contattami, sarò lieto di aiutarti.

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Come i tassi di interesse influiscono sulle nostre vite

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  • Titoli di Stato, Spread e Tassi di i
Scritto il 31.12.2023

È ormai da dopo il periodo Covid che sentiamo parlare quotidianamente di tassi e inflazione, che hanno impatti significativi sulle nostre vite. Ecco dunque che capirne le dinamiche e le combinazioni con altri fattori economici può essere utile per orientarsi in modo più consapevole nella vita di tutti i giorni. Inflazione e tassi di interesse Mutui e tassi di interesse Come combattere l`inflazione   1. Inflazione e tassi di interesse L`inflazione non è altro che l`incremento del livello dei prezzi che va a ridurre il potere di acquisto dei consumatori. Nel periodo posto Covid l`inflazione ha avuto un`impennata storica, ma è fondamentale capire che c`è sempre stata. Infatti, senza un incremento dei prezzi ad un tasso sostenibile non ci potrebbe essere crescita economica globale. Esempi di cornetto Algida e Goleador Cosa si intende per tasso sostenibile? In Europa l`istituzione incaricata di controllare la stabilità dei prezzi è la BCE (Banca Centrale Europea) che ha l`obiettivo di mantenere l`incremento dei prezzi ad un tasso di circa il 2% annuo (tasso considerato sostenibile). Ma perché l`inflazione ha avuto un`impennata? Sulle dinamiche inflattive 2 sono gli aspetti che incidono particolarmente: politiche monetarie della Banca Centrale e politiche fiscali dei singoli paesi. Il periodo 2010-2020 è stato caratterizzato da tassi a 0 e politiche fiscali espansive (soprattutto in epoca Covid) poiché l`economia globale doveva essere stimolata per riprendersi dalla batosta della crisi del 2008 prima e da quella Covid poi. Ci sono quindi voluti 10 anni per fare in modo che i prezzi tornassero a crescere e di concerto l`economia globale. Ma a che prezzo? “In finanza non esistono pasti gratis”, infatti portare i tassi a 0 vuol dire azzerare il costo del denaro, in modo tale da facilitare l`indebitamento (esempio: mutui costano di meno) e stimolare gli investimenti (es: acquisto di immobili, inizio di un`attività ecc…), così come politiche fiscali espansive (esempio: sussidi) comportano un aumento delle risorse finanziarie a disposizione delle persone. Chiaramente, la diretta conseguenza dell´aumento della capacità di acquisto e di investimento è una crescita del tasso di inflazione, che nel periodo post-Covid in Italia ha raggiunto anche il 10% su base annua. Infatti per la legge della domanda e dell`offerta se più individui vogliono acquistare un bene, quel bene aumenterà di valore poiché l`offerta si adegua alle nuove condizioni di mercato. Ecco perché attualmente per contenere l´inflazione i tassi sono stati aumentati dalla BCE e quindi il costo del denaro è aumentato in maniera vertiginosa innescando i meccanismi di cui sopra nella direzione opposta: aumento tassi-aumento costo del denaro-meno persone che si indebitano-meno persone che investono e acquistano- riduzione inflazione, cioè del ritmo di crescita dei prezzi (NON RIDUZIONE DEI PREZZI!) 2. Mutui e tassi di interesse L`esigenza di contenere l`inflazione ha portato dunque la BCE ad incrementare i tassi di interesse, inasprendo le condizioni economiche e condizionando anche il mercato dei mutui. Come sono influenzati i mutui dalla dinamica dei tassi di interesse? È doveroso in prima battuta fare una distinzione tra mutui a tasso fisso e mutui a tasso variabile. Questa differenza puó sembrare banale, ma in realtà gli interessi delle due tipologie di mutuo sono indicizzati a parametri differenti. Infatti, i mutui a tasso fisso sono parametrati al tasso EURIRS (European Interest Rate Swap) della durata di riferimento del mutuo consultabili al seguente link (https://www.euribor.it/eurirs-oggi/) mentre i mutui a tasso variabile sono parametrati all`Euribor (solitamente si utilizza l`Euribor a 3 Mesi) consultabile qui: https://www.euribor-rates.eu/it/tassi-euribor-aggiornati/2/euribor-tasso-3-mesi/. ATTENZIONE!: i costi di un mutuo non sono dati solo dal tasso di interesse ma anche dallo “spread”, componente di interesse richiesta dalla banca sulla base della qualità del debitore, e dai costi della pratica (istruttoria, gestione, notaio ecc..). Il tasso di riferimento e lo spread rappresentano il tasso di interesse nominale detto TAN (Tasso Annuo Nominale), la somma di tutti i costi del mutuo (compreso il TAN) è il TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale). Consiglio di guardare sempre al TAEG per capire gli interessi che vengono pagati annualmente su un mutuo.  La rata di mutuo comprenderà la quota capitale e la quota interessi (tasso di riferimento + spread). Grafico`Euribor a 1 mese. Fonte: euribor-rates.eu Grafico Euribor a 3 mesi 3. Come combattere l`inflazione Alla luce di quanto detto dunque, è imprescindibile comprendere in che modo le dinamiche inflattive impattano il nostro stile di vita. L`inflazione e, in particolare, le fiammate inflazionistiche come quelle del 2022 erodono i risparmi. Ecco perché è fondamentale comprendere la distinzione tra tasso di interesse nominale e reale di qualsiasi strumento finanziario. Infatti un conto deposito che ha un rendimento nominale del 3% netto in un anno, in realtà genererà un rendimento reale (cioè al netto dell`inflazione) inferiore. TASSO REALE: TASSO NOMINALE-INFLAZIONE. Inoltre l`aumento progressivo dei prezzi è uno dei modi in cui percepiamo gli effetti dell`inflazione delle nostre vite. Basti pensare al prezzo del Cornetto Algida Classic dal 2002 al 2023 passato da 0,90€ a 2,50€ , quindi un incremento del 178%. Tuttavia, un altro meccanismo legato all`inflazione  che peró percepiamo più difficilmente è la shrinkflation: diminuiscono le quantità acquistabili allo stesso prezzo. Basti pensare ad un`azienda come Barilla che utilizza la confezione per la pasta di 400g piuttosto che quella da 500g, oppure Coca Cola che da una bottiglia di 500ml è arrivata ad una di 450ml. C`è un modo per combattere l`inflazione: fare rendere i nostri risparmi ad un tasso almeno pari a quello dell`inflazione annua obiettiva. Il tasso di inflazione annuo target per la BCE è il 2% annuo nei prossimi anni e attraverso un portafoglio bilanciato è possibile riuscire a preservare il valore reale dei nostri risparmi.  

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