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Perché investire con i mercati sui massimi storici?

Scritto il 09.06.2021

Dopo un mese di maggio un po’ altalenante, ancora una volta soprattutto sul comparto Growth, i mercati sono tornati a segnare nuovi massimi. Solo il termine spaventa molti investitori prudenti, che spesso decidono di aspettare prima di investire sul mondo azionario (wait and see). È un comportamento saggio? I rendimenti passati non sono garanzia di risultati futuri, ma la storia suggerisce che anche i giorni che segnano i massimi di mercato spesso si rivelano dei buoni momenti per entrare, specialmente se abbiamo un obiettivo a lungo termine. Una ricerca di JP Morgan sugli ultimi 30 anni di mercato ci dice di stare tranquilli ed investire anche quando il mercato è sui massimi. Se avessimo investito nell'S&P 500 in un qualsiasi giorno dal 1988, il nostro investimento sarebbe stato positivo a un anno nell’83% dei casi. In media, il rendimento totale di un anno è stato del +11,7%. E se avessimo investito solo nei giorni in cui l’indice si trovava sui massimi storici? Il nostro investimento sarebbe risultato positivo a un anno nell’88% dei casi e il rendimento totale medio dell’indice è stato pari al +14,6%. Qualcuno potrebbe obiettare che i dati parlano di rendimenti a un anno. Ebbene, se allunghiamo l’orizzonte temporale a 5 anni, ecco i risultati: investendo in un giorno casuale, non sui massimi, avremmo ottenuto un rendimento a 5 anni del 71%. Ottimo direbbero in molti. Investendo sui massimi, invece, in 5 anni si avrebbe ottenuto un rendimento del 79%, ancora meglio. Quindi? I mercati possono avere settimane, mesi e anni negativi, ma il ritorno nel lungo termine è sempre a nostro favore. Essere investiti è un metodo semplice che ciascuno di noi può intraprendere per far crescere il proprio capitale nel tempo. Per approfondire si può seguire il link. https://www.jpmorgan.com/content/dam/jpm/securities/documents/cwm-documents/Is-it-worth-considering-investing-at-all-time-highs.pdf P.S.: tra l’altro, la ricerca è uscita ad agosto 2020, proprio su dei massimi di mercato. Da quei livelli siamo saliti ancora un bel po’.

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NUOVI MASSIMI, SOLITE DOMANDE

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 09.04.2021

Dopo un trimestre appena movimentato, siamo tornati sui massimi dei mercati azionari, o almeno così si dice a guardare i principali indici mondiali: l’S&P 500 sfonda quota 4.000 punti per la prima volta nella sua storia. La domanda che è tornata sulla bocca di tutti è: quanto si salirà ancora? Oppure, quando ci sarà la prossima correzione? Il bello è che nessuno sa la risposta, ma in molti si affannano a sfornare previsioni. Una banca tedesca ci ha “avvisati” di un’imminente correzione nei prossimi mesi, mentre il solito Roubini prevede tragedie con i treasury in rialzo… per fortuna Jamie Dimon (CEO di JP Morgan) ci allieta un pochino, afffermando che questo boom economico proseguirà fino almeno al 2023. Sembra strano per noi italiani, ma il resto del mondo sta già correndo veloce fuori dalla crisi Covid. IL CONTESTO Dietro ad ogni affermazione, c’è sempre qualche motivo. Certamente alcuni indicatori possono indicare livelli di eccessivo ottimismo (il Cape di Shiller, il Buffet indicator, ma anche i più semplici PE), e alcuni temi macro possono impattare sui mercati: rialzo tassazione sulla Corporate America e aspettative di inflazione su tutti. Dall’altra parte c’è una ripresa più intensa del previsto e grandi risparmi delle famiglie che stanno tornando a spingere i consumi. Oltre alla valanga di stimoli monetari e fiscali. Il tutto potrebbe spingere l’occupazione, la crescita e anche un ritorno dell’inflazione. È sempre un circolo: gli ottimisti lo definiscono virtuoso, i pessimisti vizioso. QUESTIONE DI METODO Quindi chi ascoltare? Nessuno, o meglio, il nostro metodo che è frutto principalmente di tre elementi: obiettivi concreti da raggiungere, orizzonte temporale e profilo di rischio. Quando questi sono chiari e definiti, dobbiamo ignorare qualsiasi rumore. Il mercato è dalla parte di chi sa aspettare e cogliere i frutti dell’interesse composto. Per chi ha orizzonti più brevi, l’inflazione e il rialzo dei tassi, sono una buona notizia… si può tornare ad avere un po’ di rendimenti in porti più sicuri.   I RISULTATI DEL PRIMO TRIMESTRE Portafoglio dinamico (80% azioni globali - 20% obbligazioni globali): +7,5% nel 2021, +5,7% nel 2020 Portafoglio moderato (60% azioni – 40% obbligazioni): +5,0% nel 2021, +5,3% nel 2020 Portafoglio prudente (40% azioni – 60% obbligazioni): +2,4% nel 2021, +4,8% nel 2020 Portafoglio molto prudente (20% azioni – 80% obbligazioni): -0,1% nel 2021, + 4,4% nel 2020   Portafoglio 60/40 (60% azioni usa - 40% obbligazioni usa): +2,5% nel 2021, +15,7 nel 2020, Portafoglio All Weather (30% azioni – 55% obbligazioni – 15% oro): -3,7% nel 2021, +14,7% nel 2020 Portafoglio Golden Butterfly (40% azioni – 40% obbligazioni – 20% oro): +1,3% nel 2021, +13,9% nel 2020 Portafoglio Permanent (25% azioni – 50% obbligazioni – 25% oro): -4,4% nel 2021, +16,1% nel 2020

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INFLAZIONE, TASSI E ALTRE OPPORTUNITA’

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  • Titoli di Stato, Spread e Tassi di i
Scritto il 11.03.2021

Nelle ultime settimane c’è stata una forte correzione di alcuni titoli, in particolare quelli tecnologici: il Nasdaq ha perso più del 10% dai massimi, mentre l’S&P 500 circa il 5%. Guardando l’andamento del terzo indice statunitense, il Dow Jones, che è praticamente rimasto invariato in queste settimane, si capisce che più che una correzione del mercato si è trattato di una forte rotazione settoriale. A cosa è dovuto questo sell-off dei titoli tecnologici? Ogni discesa porta con sé una motivazione: questa volta tutti puntano il dito contro l’inflazione, o meglio le sue aspettative, e questo è certamente vero. Credo però che sia stata solo la goccia che abbia fatto traboccare il vaso, se così si può dire: la correzione di questi titoli è dovuta maggiormente a un concetto di “mean reversion”, o di correzione degli eccessi. Chi pensava che questi titoli potessero andare “to the moon” probabilmente ha rimesso i piedi per terra. È pur vero che i rendimenti di questi titoli sono stati stellari, e magari continueranno per un po’. NEL DETTAGLIO Le aspettative di inflazione negli Usa, mercato faro per l’economia quotata mondiale, ha raggiunto il valore di 2,45% a 5 anni, con un forte rimbalzo continuo da marzo 2020. Di conseguenza hanno reagito i Treasuries, i titoli di stato americani, i cui rendimenti sono saliti oltre l’1,5% a 10 anni e 2,3% a 30 anni, valori che non si vedevano dal periodo precedente la crisi Covid. Tra le vittime illustri c’è certamente il titolo Tesla, l’azione più discussa degli ultimi anni: la correzione è stata del 38% dai massimi, una delle più intense degli ultimi 10 anni. è giusto ricordare che Tesla quota ancora 5 volte più alto rispetto ai valori di 1 anno fa. NOW WHAT? La notizia paradossale è che siamo passati dalla paura che non ci fosse una ripresa a un’ansia da super-ripresa. In generale mi sento di dire che si tratti di una buona notizia. Entrando più nel dettaglio del contesto, i vaccini (almeno nei paesi più avanti con la compagna vaccinale) stanno dando buoni risultati in termini di diminuzione di nuovi contagi e ospedalizzazioni. Non tutti i paesi procedono in modo uniforme: bene soprattutto gli Usa, e poi a seguire UK e Israele. La situazione, anche senza vaccini, è buona in tutta l’Asia. Sembra che l’UE sia rimasta indietro nel confronto con le altre potenze. I dati su produzione industriale in Usa, come pure gli ultimissimi dati sull’occupazione, sono confortanti. In Cina è risultato stratosferico il dato sulle esportazioni. Anche i dati di Pil sono in forte risalita in queste due potenze, meno in Europa. QUALI PROSPETTIVE SUI MERCATI Sempre lontano da previsioni, cerchiamo di analizzare i possibili scenari. Inflazione in risalita vuol dire un adattamento anche dei tassi, tuttavia i banchieri centrali al momento non lasciano intendere nessun rialzo. Sui bond questo si traduce in una correzione per le duration più lunghe, indipendentemente dal rating. Rating che potrebbe essere un problema secondario vista la forte ripresa ipotizzata dell’economia. Sembra questo uno scenario favorevole a soluzioni corporate, anche non investment grade, soprattutto per la bassa duration di questi aggregati. Gli inflation linked potrebbero essere una soluzione sulle scadenze brevi, ma gli aggregati generalmente presentano duration maggiori. E sul fronte azionario? Un’anticipazione di quello che comporta un rialzo dei tassi l’abbiamo già visto in queste settimane. Il rialzo però non ci è dato sapere quando si materializzerà e il contesto sembra favorevole a una ripresa robusta. Mantenere quindi la rotta sull’indice mondiale, senza particolari riserve… al momento non ci sono alternative di rendimento. Certo, limare un po’ i pesi in caso di eccessi e approfittare di eventuali sell-off degli indici, è sempre una strategia corretta. COME SONO ANDATI I MERCATI NEI PRIMI 2 MESI? Portafoglio dinamico (80% azioni mondiali - 20% obbligazioni mondiali): +2,4% nel 2021, +5,7% nel 2020 Portafoglio moderato (60% azioni – 40% obbligazioni): +1,2% nel 2021, +5,3% nel 2020 Portafoglio prudente (40% azioni – 60% obbligazioni): -0,1% nel 2021, +4,8% nel 2020 Portafoglio molto prudente (20% azioni – 80% obbligazioni): -1,3% nel 2021, + 4,4% nel 2020   Portafoglio 60/40 (60% azioni - 40% obbligazioni): +0,7% nel 2021, +15,7 nel 2020, Portafoglio All Weather (30% azioni – 55% obbligazioni – 15% oro): -2,6% nel 2021, +14,7% nel 2020 Portafoglio Golden Butterfly (40% azioni – 40% obbligazioni – 20% oro): -0,4% nel 2021, +13,9% nel 2020 Portafoglio Permanent (25% azioni – 50% obbligazioni – 25% oro): -3,9% nel 2021, +16,1% nel 2020  

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SEMBRAVA UN VIDEOGAME, INVECE ERA LA REALTA’ DEI MERCATI

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 05.02.2021

Gennaio sarebbe stato un mese noioso da raccontare, ma l’ultima settimana rimarrà nei libri di storia: GameStop e gli altri short squeeze (o squeeze e basta) hanno dominato pagine di siti finanziari e non solo. In poche settimane, società con bassissima capitalizzazione hanno raggiunto, per valore, concorrenti molto più grandi e redditizi. Il tutto non è successo grazie a svolte nel business societari o a innovazioni competitive senza precedenti: queste società hanno avuto solo il merito di essere le più shortate. I grandi fondi (soprattutto Hedge funds) avevano posizioni importanti in vendita su questi titoli. Ma se gli Hedge funds sono sempre stati considerati gli squali di wall street, nuovi e più feroci predatori si sono affacciati sulla borsa americana: le community dei social media, in particolare Reddit con il canale Wallstreetbets. Cercando di annientare gli squali, e incitati anche da personaggi come Musk (suo il tweet“Gamestonk”), i piccoli investitori (?) di Reddit hanno iniziato a comprare a più non posso azioni GameStop, costringendo gli Hedge funds a coprire o chiudere le posizioni in perdita. Il tutto ha raggiunto livelli inimmaginabili e l’azione ha registrato +1600% in meno di un mese. E quando qualcuno guadagna soldi facili in grande quantità, in molti vengono presi dall’ansia di perdersi il treno: a gennaio le prime 4 app più scaricate in Usa sono risultate 3 piattaforme di trading, più Reddit. E il 26 gennaio il mercato finanziario è diventato letteralmente un videogioco. Questo è quanto successo di eclatante; per il resto l’inizio dell’anno è stato abbastanza noioso, continuando con la positività con cui era finito il 2020. Solo qualche ribasso negli ultimi giorni, in cui è tornata un po’ di volatilità; ribassi che sono stati subito recuperati in questi ultimi giorni. Per gli investitori globali, invece, il dollaro è tornato a rafforzarsi, contro le previsioni che lo davano sempre in calo su tutte le divise. COSA FARE A QUESTO PUNTO Vietato entrare su GameStop e compagnia. Visto il male che si sono fatti gli short sellers, evitiamo anche di vendere questi titoli. E non facciamoci prendere dall’inutile ansia di comprare i titoli che salgono e sembrano non fermarsi mai. Chiedere agli ultimi compratori di GameStop, per l’appunto. Rimaniamo pazienti e fermi sulle nostre posizioni. Il mercato azionario, salvo qualche eccesso, riflette l’incredibile salute delle FAAMG, che continuano a macinare trimestrali pazzesche: Apple a Amazon per la prima volta postano ricavi superiori ai 100 miliardi in un trimestre, con utili in grande crescita. Microsoft cresce a un tasso più veloce degli ultimi 3 anni e Google, Facebook generano un’impressionante flusso di cassa. Più difficile avventurarsi nell’obbligazionario: in Europa i rendimenti sono nulli e non sembra cambiare il vento. Qualsiasi cosa abbia un po’ di rendimento, e non troppa duration, potrebbe risultare interessante. In Usa il discorso è diverso: c’è già un po’ di rendimento in più ma si ritorna a parlare di inflazione. Al momento è presto, ma se dovesse continuare a questo ritmo, uno ritocco verso l’alto dei tassi non sarebbe così impensabile. L’inflazione appunto, cosa si può fare? Come sempre, in un buon portafoglio diversificato, un po’ di oro potrebbe essere gradito. O qualche obbligazione inflation linked. Il tutto con moderazione e senza stravolgere il portafoglio.   Buon investimento a tutti.  

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IL TRIONFO DEGLI OTTIMISTI

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 08.01.2021

Sembra strano pensarlo oggi, ma un anno fa nessuno parlava di Covid-19. E in questo triste e insolito 2020, come sono andati i mercati? Il 2020 è iniziato nello stesso modo in cui si è concluso il 2019: con massimi storici e record su tutte le classi di investimento. Il piatto forte al tavolo degli analisti finanziari era la guerra commerciale tra Usa e Cina, con un contorno di tensione tra Usa e Iran (si veda l’uccisione del generale Soleimani) e con dessert a base di elezioni presidenziali Americane. Dopo nemmeno un mese, tutto è cambiato. Il mondo intero parlava solo di un argomento: il Covid-19. E ogni singolo giorno le notizie sembravano peggiorare, con contagi e decessi in costante aumento, e lockdown in ogni dove. Il 16 marzo, l'indice di VIX ha chiuso al suo livello più alto di sempre, superando il massimo precedente del 2008.Il Dow Jones è sceso di quasi il 13% quel giorno, il terzo più grande calo di sempre. Al 23 marzo l'S&P 500 era sceso di oltre il 35% dal suo massimo di febbraio, senza una fine in vista. Ma non ci sono conclusioni scontate nei mercati perché il futuro non si limita a ciò che è accaduto in passato. Non c'è esempio migliore di questo 2020. Nel 2020 abbiamo assistito a una recessione diversa da tutte le precedenti: i governi impongono la chiusura delle attività, la chiusura delle scuole e pagano le persone per restare a casa. Molte aziende tecnologiche ne hanno beneficiato poiché i loro prodotti sono diventati immediatamente più preziosi ed essenziali. Il mercato ribassista più veloce della storia è risultato anche il più breve, con una durata di soli 33 giorni. E dal minimo del 23 marzo, l'S&P 500 ha rimbalzato e non si è più voltato indietro, salendo del 55% per raggiungere nuovi massimi in agosto, risultato inaspettato. A proposito di risultati inaspettati, abbiamo lasciato il 2020 in modo simile a come lo abbiamo iniziato, con i prezzi delle azioni ai massimi storici, i rendimenti delle obbligazioni ai minimi e una politica di denaro facile da parte della Federal Reserve e di tutte le principali banche centrali. L'S&P 500 ha terminato l'anno ai massimi storici, con un aumento del 18,4% (rendimento totale con dividendi). In un anno pieno di sfide senza precedenti, di tristezza e angoscia per molti, è stato ancora una volta un trionfo degli ottimisti. Questa è la storia del 2020. Come sempre, le narrazioni degli analisti hanno seguito i prezzi. Man mano che i prezzi cambieranno nel 2021, cambieranno anche le narrazioni. La verità è che nessuno conosce cosa succederà. Quindi, investiamo in base alle probabilità, restiamo sempre umili e lasciamo le previsioni a coloro il cui compito è intrattenere. Questo è il meglio che possiamo: fare in questa volubile attività di investimento: cerchiamo di trovare il nostro percorso e seguiamolo abbastanza a lungo da raccogliere gli enormi benefici dell’interesse composto.   Per il 2021 c’è solo una previsione: vedremo molte altre sorprese. Questa è la natura dei mercati. Buon investimento a tutti.

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Record a novembre, sarà così anche dicembre?

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 04.12.2020

Che fosse un anno particolare ormai l’avevamo capito. Il mese che si è appena concluso ha regalato un altro record: è il miglior novembre di sempre in borsa. Record anche per i flussi sul mercato azionario: record storico per il mese, che nella seconda settimana ha visto ben 44 miliardi di dollari di flussi netti in acquisto, in 5 giorni di contrattazioni. E pensare che solo a Marzo abbiamo toccato il record della paura (si veda indice Vix) … e i deflussi sono stati costanti per 5 settimane. Merito di Biden o dei vaccini? Probabilmente più i secondi, almeno ad osservare le tempistiche dei flussi e il rimbalzo di tutti quei settori, e titoli, duramente colpiti dagli effetti economici della pandemia. I primi settori sono risultati: energetico, finanziario ed industriale. Meno brillanti i difensivi, mentre continuano a correre a un buon passo i tecnologici. I VACCINI Pfizer è stata la prima società a scatenare la festa sulle borse, con il suo vaccino che ha dato risposte positive al 90%. È arrivata poi Moderna che reclama risultati positivi superiori al 94%. Astrazeneca sembra essere più staccata nella corsa per l’approvazione. Qual è il migliore davvero? Basta guardare il rally di Moderna di questi giorni per capire quale sia il vaccino più efficace e vicino all’approvazione. Anche quello di Pfizer, comunque, non sembra tanto indietro. Per la cronaca, la vittoria di Biden e le minacce di Trump sono passate in secondo piano. COME AFFRONTARE L’ULTIMO MESE DELL’ANNO Seguire i flussi risulta sempre profittevole. O meglio, interpretare i flussi risulta profittevole. Come da introduzione, a marzo in molti hanno venduto e ora tutti che comprano. Gli ultimi grandi flussi in entrata sono stati registrati a gennaio 2020 e gennaio 2018, in uscita a fine 2018. Mi sembra che non si debba aggiungere altro. Vendere? Non necessariamente. Ma portare a casa un po’ di profitti potrebbe non essere una brutta idea. Il gregge si è affollato e potrebbe iniziare a muoversi in ordine sparso. La liquidità in giro, però, rimane sempre abbondante. Discese rapide potrebbero rappresentare un’occasione per incrementare l’esposizione azionaria. Meglio aumentare il peso di qualche trade che ultimamente non piace tanto: l’oro ha visto grandi deflussi, e tutti stanno vendendo dollari. Il primo è negativamente correlato ai tassi reali, il secondo è sempre un asset rifugio. Con gradualità, come sempre. Le scommesse le lasciamo alle sale da gioco.

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Biden è il nuovo Presidente USA – cosa ci attende sui mercati?

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 09.11.2020

Dopo 4 giorni di suspence, Biden è stato dichiarato 46° Presidente degli Stati Uniti d’America. Trump non vuole rassegnarsi alla sconfitta, ma ha poco a cui appigliarsi. Certo, una battaglia legale non risulterà salutare agli Usa e al mondo intero, per quanto l’esito appaia scontato. Trump, doveroso dirlo, ha fatto bene al mercato azionario: la sua netta riforma fiscale, il protezionismo spinto e la forte de-regulation, hanno dato vigore a un mercato rialzista che durava già da diversi anni. Solo il Covid ha potuto scalfirlo, e solo per un paio di mesi. Il mandato presidenziale termina con l’indice S&P 500 a +45%, o più del 10% annualizzato. Biden saprà fare altrettanto? Cosa si aspettano i mercati dalla sua presidenza? IL PROGRAMMA BIDEN L’agenda del nuovo Presidente è chiara: revisione al rialzo delle tasse sulla Corporate America, forti stimoli fiscali per contrastare gli effetti economici della pandemia, finanziamento del Green New Deal. Inoltre Biden si propone di regolamentare severamente Wall Street, soprattutto in tema di bonus, dividendi e buyback; in campo sanitario punta a un controllo del costo dei farmaci e ad ampliare l’accesso all’assicurazione sanitaria, riprendendo il programma Obamacare; mira alla regolamentazione dei colossi Tech, ma proteggendo la proprietà intellettuale Usa in China; sul piano industriale punta ad incentivi per creare posti di lavoro senza focus alla bilancia commerciale; sull’ambiente il primo passo è rientrare negli accordi di Parigi, abbassando i limiti sulle emissioni derivanti da idrocarburi. IL MERCATO CON UNA PRESIDENZA DEMOCRATICA Partiamo col dire che tutti i Presidenti hanno dato ritorni positivi all’azionario dal dopoguerra, eccetto G.W.Bush che ha preso in mano l’America in cima alla bolla dot.com e ha concluso il suo secondo mandato nel pieno della Grande Crisi Finanziaria del 2008. In generale la vittoria del candidato sfidante ha prodotto rendimenti minori all’anno elettorale rispetto a una vittoria del presidente uscente. Tuttavia le presidenze democratiche hanno storicamente dato rendimenti maggiori all’indice americano, 9,7% contro 6,7% negli ultimi 100 anni. Gli ultimi 6 presidenti, eccetto G.W.Bush, hanno consegnato al mercato rendimenti annualizzati a doppia cifra. I risultati maggiori proprio con due democratici, Clinton e Obama, che hanno dato rispettivamente +16,7% e +16,5% annualizzato agli investitori. QUINDI CHE FARE? Secondo la maggioranza degli analisti, in questo scenario politico, l’azionario dovrebbe continuare ad aver vento in poppa: favoriti settore infrastrutture, rinnovabili e ciclici; penalizzati tech e energetici. I tassi dovrebbero rimanere stabili grazie ai programmi della Fed, anche se i forti stimoli fiscali potrebbero portare ad un rialzo più veloce dei tassi. Infine, tassi bassi d’interesse e una debolezza relativa dell’economia, potrebbero portare a una svalutazione del dollaro. Queste previsioni, a mio parere, lasciano sempre il tempo che trovano. Il contesto attuale è dominato dalla politica monetaria fortemente espansiva che favorisce l’azionario in generale. È l’effetto TINA – There Is No Alternative, ovvero non c’è alternativa all’investimento in azioni perché gli altri assets offrono rendimenti bassissimi, che non ripagano del rischio. L’America resterà centrale nell’economia mondiale, soprattutto in quella finanziaria, dove conta per il 55-60% dell’indice mondiale. Con questa politica monetaria, e con la debolezza dell’Europa causata dal Covid, avere meno del 50% di America nel proprio portafoglio potrebbe non essere una buona idea. Così come restare cauti nell’esposizione azionaria: i rendimenti compressi dei bond portano certamente a ritorni nulli, con qualche rischio all’orizzonte. Non bisogna aver paura di partecipare al rialzo azionario, che non sarà lineare ma inevitabilmente intervallato da veloci ribassi: l’abbondanza di liquidità e la ricerca disperata di rendimenti consentono di legittimare multipli fino ad ora inconcepibili.

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Investire a tassi zero – riflessioni sul terzo trimestre e strategie future

Scritto il 05.10.2020

Due eventi di rilievo nel trimestre appena concluso: a luglio, in UE, è stato approvato il Recovery Fund; ad agosto, negli USA, la Federal Reserve ha annunciato una revisione degli obiettivi di politica monetaria, rendendo accettabile un’inflazione superiore al 2%. Due annunci che portano anche i tassi USA nella medesima direzione di quelli europei, verso lo zero, o ancora più giù. E questo sarà verosimilmente lo scenario che ci attende per diversi anni. Lo annuncia lo stesso Powell, presidente della Fed, nel suo discorso di settembre: tassi a zero almeno fino al 2023 e forti manovre monetarie di carattere espansionistico. Testuali parole: “non ci interessa se l’inflazione salga per un po’ sopra il 2%, anzi la riteniamo salutare; i nostri obiettivi primari sono la crescita economica e la piena occupazione”. Ora, prevedere i mercati è sempre impossibile. In questo contesto, però, anche alla luce delle recenti affermazioni da parte dei banchieri centrali, sembra naturale immaginare una loro prevedibile evoluzione: obbligazionario senza rendimenti e azionario con una forte spinta al rialzo. Don’t Fight the Fed, e TINA, restano due moniti attualissimi.   IL TRIMESTRE SUI MERCATI I mercati azionari hanno continuato il rimbalzo iniziato alla fine di marzo, andando a toccare, almeno per i mercati americani, i massimi storici. Il mese di settembre è stato il primo mese negativo dopo marzo. La correzione è stata anche importante, ma alla luce dei forti rialzi, risulta un ribasso salutare. Sul lato obbligazionario i rendimenti si sono ulteriormente compressi. Ormai c’è poco da ricevere nel mondo investment grade. L’oro ha registrato il nuovo record storico assoluto, sopra i 2000 $. I precisi sostengono, a ragione, che “inflation adjusted” il record risalga agli inizi degli anni 80’. Infine il dollaro, che si è indebolito notevolmente nel trimestre, a seguito di alcuni fattori: rialzo azionario, politiche della Fed ed elezioni imminenti, che creano sempre un po’ di incertezza.   QUALI STRATEGIE PER I PROSSIMI MESI Per orientarsi sui mercati nel breve, senza cercare di indovinare la direzione degli attivi, ma solo per ribilanciare le posizioni di portafoglio, occorre ragionare su 5 punti: Il vaccino per il Covid-19: è stato già fatto uno sforzo enorme per arrivare all’approvazione di un vaccino. Basti pensare che per lo sviluppo di un vaccino tradizionale ci vogliono circa 10 anni; in questo caso si riuscirà in 12-18 mesi. Al momento ci sono 4 aziende in fase III, ovvero vicine all’approvazione. A onore di cronaca, in Cina e Russia, stanno già iniettando vaccini, sebbene il processo di approvazione sia stato criticato anche dall’OMS. Elezioni USA: statisticamente si crea sempre dell’incertezza, seppur di brevissimo periodo. I candidati sono diametralmente opposti ma piacciono entrambi al mercato; sulla Cina la visione è comune tra repubblicani e democratici, non c’è quindi da aspettarsi un calo di tensione tra le due superpotenze in caso di vittoria di Biden. Don’t fight the Fed: la Federal Reserve è stata chiara e così pure le altre banche centrali. Si continuerà a stampare moneta con tassi bassissimi. Stagionalità del mercato: il quarto e ultimo trimestre è storicamente molto positivo, anche se ottobre risulta sempre essere un mese di forte volatilità, sia al rialzo che al ribasso. TINA: l’effetto TINA (there is no alternative) porta a un rialzo dei mercati azionari, non per la qualità delle società e dell’economia, ma perché l’investitore non ha altre alternative di investimento interessanti sotto il profilo rischio-rendimento.   In sintesi possiamo dire che l’incertezza regnerà nel breve periodo sui mercati, così come lo fa sempre: il quarto trimestre storicamente offre buoni rendimenti ma con volatilità elevata. La ricerca di un vaccino per il Covid-19 e le elezioni americane saranno le fonti di volatilità nel breve periodo, ma le risposte monetarie e politiche a livello globale sono state adeguate e continueranno a premere verso un’unica direzione: inondare di liquidità il sistema per stimolare la crescita economica. Anche i tassi resteranno bassi per un po’ di tempo. Al momento non ci sono pressioni inflazionistiche che, insieme agli alti livello di debito raggiunti, non lasciano pensare ad un rialzo dei tassi nel breve. TINA: There Is No Alternative… all’azionario.   COME HANNO PERFORMATO I PRINCIPALI PORTAFOGLI DA INIZIO ANNO Per un investitore in euro, che volesse utilizzare due semplici indici (MSCI World – Global Aggregate Bond), questi sono i rendimenti da inizio anno al 30/09: PTF 80/20: -1,2% (+25,6 nel 2019) PTF 60/40: -0,1% (+20,4) PTF 40/60: +0,9% (+15,3) PTF 20/80: +2,0% (+10,1) Per un investitore in dollari, che volesse seguire i portafogli leggendari anti-previsionali: PTF 60/40: +6,0% (+21,9) ALL WEATHER: +10,7% (+18,2) GOLDEN BUTTERFLY: +6,3% (+18,0) PERMANENT PORTFOLIO: +12,9% (+16,2)

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SI SALIRA’ PER SEMPRE?

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 04.09.2020

Anche il mese di agosto ha visto risultati eccellenti per la maggior parte delle asset class. Sono saliti quasi tutti i mercati, stabile l’obbligazionario, sempre forte l’oro mentre continua a perdere un po’ di terreno il dollaro. Questo rally post bear market ha dello straordinario, ma non deve stupire: nasce in seguito a una crisi senza precedenti ed è supportato da interventi senza precedenti delle banche centrali. Ciò non vuol dire affatto che era prevedibile. Anche quest’ultimo mese ha però evidenziato una forte dispersione dei rendimenti azionari, soprattutto a livello settoriale: i listini, di qualsiasi regione, sono innegabilmente trainati dai titoli tecnologici. Basti osservare le differenze tra Dow e Nasdaq, Hong Kong e Shanghai, oppure i listini Europei. La “old economy” non piace più agli investitori. È doveroso anche uno sguardo al grafico di alcuni indici tecnologici, e in particolare di alcuni titoli, tra cui si potrebbero prendere decine di esempi. Bene, questa direzione dei corsi azionari non è più una risalita ma una vera e propria impennata, chiamatela pure “bolla” se vi piace. Nulla di paragonabile a vent’anni fa, la “bolla dot.com”: oggi le società che salgono hanno sicuramente un vantaggio competitivo e un futuro promettente. Ma quando i prezzi raddoppiano in pochi mesi, o settimane, qualche dubbio sul proseguo dei corsi dobbiamo porcelo. Infine uno sguardo alla stagionalità, settembre è statisticamente il peggior mese dell’anno. È una statistica storica e non un dogma, quindi vuol dire solo prudenza, non che sia vietato rimanere investiti. Anche agosto, del resto, è storicamente uno dei mesi peggiori, ma non lo è stato affatto quest’anno.   COME INTERVENIRE SUI PORTAFOGLI   I lazy portfolio rimangono sempre una soluzione adeguata per i vari profili di rischio. L’azionario continua a salire ma d’altra parte è anche difficile venderlo – there is no alternative (TINA). Sul fronte obbligazionario i rendimenti sono all’osso, salvo rivolgersi al segmento High Yield che è però molto correlato ai mercati. Scelte tattiche di qualche punto potrebbero rivolgersi verso quegli asset i cui rendimenti si sono discostati dalla media storica e dagli altri attivi: nel campo azionario si pensi soprattutto alle small cap, gradite in buona percentuale dal Golden Butterfly. Sull’obbligazionario, non mi dispiace l’aggregate US: presenza di governativi di qualità, yield medio più alto dell’euro ed esposizione in dollaro. Quest’ultima è un’altra scelta in ottica contrarian e per il medio termine. L’oro rimane di estremo interesse e ritengo sia giusto mantenerne i pesi desiderati. Per un confronto sull’asset allocation e come intervenire in questo momento non esitare a contattarmi per una consulenza gratuita.  

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Attenti ai due mesi peggiori dell’anno, senza essere troppo pessimisti.

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 05.08.2020

Sell in May and go away, recita uno dei proverbi più famosi di wall street. Ce ne sarebbero tanti altri da riproporre in questo anno così intenso sui mercati, ma concentriamoci su questo. La ripresa dei listini iniziata sul finire di marzo non si è ancora arrestata, seppur stia proseguendo ad un ritmo più lento. Luglio è stato un altro mese positivo per l’azionario e per tutte le principali attività. È stato un mese spumeggiante per l’oro e i nostri Btp, mentre la debolezza del dollaro avrà pesato sicuramente un pochino sui nostri portafogli in euro (-8% in due mesi). I dati sul mercato del lavoro e sugli indici manifatturieri sono incoraggianti, anche se segnalano la persistente debolezza di alcuni settori importanti. Le trimestrali che stanno uscendo in questi giorni sono in chiaroscuro, come da aspettative, mentre le Big Tech continuano a incrementare fatturati e a macinare utili. La Fed insiste a tenere il piede sull’acceleratore dei prestiti (almeno fino a fine anno) e allo stesso modo sembra proseguire la Bce. L’unico elemento che sembra remare contro, in questo periodo, è l’analisi delle serie storiche. Attenti! Negli ultimi 50 anni, i mesi di agosto e settembre sono in media i peggiori dell’anno, con ritorni mediamente negativi. COME INTERVENIRE SUI PORTAFOGLI Premetto che, a mio avviso, almeno la metà del portafoglio debba rimanere sempre fissa: una buona percentuale dell’asset allocation non deve mai variare, una volta scelto il vostro target di rischio/rendimento. Per la componente più dinamica della vostra allocazione, si possono fare aggiustamenti in termini di qualche punto percentuale. Non sono negativo sull’azionario, ma in caso foste sovrappesati (rispetto al vostro target), potrebbe essere saggio prendere qualche profitto. Geograficamente non mi discosterei dall’Msci World. L’obbligazionario non sembra offrire spunti interessanti. L’high Yield è una delle poche classi che deve recuperare ancora terreno e può farcela, a patto che si metta in conto qualche rischio. Una soluzione interessante per noi europei potrebbe essere l’aggregate americano: il corporate rende ancora qualcosa, mentre il governativo è come sempre una garanzia in caso di ribassi azionari. Se si aggiunge la temporanea debolezza del dollaro (e il possibile recupero), il rapporto rischio/rendimento risulta interessante. Infine l’oro, beato chi ne aveva tanto in portafoglio a inizio anno. Nelle ultime settimane ha corso tanto (si veda però in relazione al tasso di cambio). Credo sia in un buon momentum e non lo venderei in questo momento volatile, anche (e soprattutto) per la sua capacità di non correlarsi agli altri attivi. Per un confronto sull’asset allocation e come intervenire in questo momento non esitare a contattarmi per una consulenza gratuita.

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Don’t fight the Fed – Riflessioni sul trimestre e aspettative future

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 03.07.2020

    Il secondo trimestre di questo 2020 è iniziato nel pieno dell’emergenza Covid-19. Oggi, in gran parte del mondo la situazione appare in sensibile miglioramento, salvo diversi paesi che vedono ancora un gran numero di contagi (tra cui USA), sebbene il virus abbia perso un po’ di letalità.   Sui mercati azionari si è assistito a un rally impressionante, tanto che ad inizio giugno è stato recuperato tutto il ribasso dovuto alla crisi sanitaria, almeno per l’S&P 500. Il mese è poi proseguito con un andamento laterale, senza particolari spunti e con qualche spike di volatilità, prontamente rientrato.   I rendimenti delle obbligazioni governative sono rimasti molto compressi, mentre si è assistito a un forte recupero dei titoli obbligazionari societari, sia investment grade sia high yield.   Di particolare interesse è stato l’andamento del petrolio che nel mese di aprile, il giorno 20, ha fatto registrare prezzi negativi sul contratto di maggio, con un record di -37,63$. L’oro ha proseguito con il suo ruolo di bene rifugio, restando su quotazioni elevate.   PRINCIPALI MOTIVAZIONI DEL RALLY   Il miglioramento della situazione sanitaria è di per se un motivo importante di ottimismo, ma da solo non basta a spiegare questo forte recupero dei listini. Molti esperti del settore, continuano a segnalare la grande distanza che si sta creando tra Wall street (la finanza) e Main street (l’economia reale).   In primo luogo mi preme sottolineare che la ripresa non è stata generalizzata ma ha riguardato pochi settori, che hanno ottimi motivi e prospettive per salire: il settore tecnologico/software che beneficia dei nuovi stili di vita personali e professionali, tanto che è stato coniato il nuovo termine di “work-from-home sector”; il settore healthcare in generale, di cui è superfluo commentare; il settore utilities, beneficiario dei bassi tassi che, da un lato, riducono gli interessi sul debito e, dall’altro, rendono attrattivo il dividendo di queste società.   Venendo invece al titolo dell’articolo, possiamo dire molto serenamente che questo rally è figlio dell’azione delle banche centrali, in particolare della Fed, e degli stimoli fiscali dei singoli Paesi. Senza entrare nei dettagli, le banche centrali, prima di tutte la Fed, hanno reagito in modo tempestivo e importante, iniettando liquidità come mai fatto prima e tagliando ulteriormente il costo del denaro.   PREVISIONI E STRATEGIE   Come sempre impossibile fare previsioni accurate; possiamo però evidenziare qualche punto su cui riflettere per bilanciare o costruire i nostri portafogli. Piccola parentesi per il brevissimo termine – il terzo trimestre è statisticamente il peggiore per i rendimenti azionari, con agosto e settembre che si classificano come i due peggiori mesi dell’anno.   Così come abbiamo analizzato il rally, con gli stessi punti possiamo provare a immaginare i prossimi mesi: determinante sarà la risoluzione, o quanto meno la mitigazione, dell’emergenza sanitaria causata dal virus. E di conseguenza l’allentamento delle restrizioni e la ripresa delle attività economiche. I dati sul mercato del lavoro e gli altri indicatori economici di maggio hanno dato già risposte positive.   La ripresa però non è generalizzata; quello che sembra certo è che i cambiamenti dirompenti a cui abbiamo assistito non si esauriranno nel giro di qualche mese, ma sono destinati a durare. Sostenibilità, tecnologia e spesa sanitaria, saranno certamente dei temi interessanti da cavalcare.   Le banche centrali non allenteranno la loro azione, nemmeno con un presidente Usa diverso da quello attuale. Quindi tassi bassi e sostegno all’economia. Sui tassi bassi ci sarebbe da fare numerose riflessioni: quello che sembra scontato, almeno nel breve, è che questo livello di tassi continuerà a sostenere le quotazioni degli asset più rischiosi. Certo, non si escludono scivoloni, ma difficile immaginare alternative al mercato azionario.   Sarà invece molto difficile gestire la parte più difensiva dei portafogli. I governativi sicuri hanno poco valore, se non nullo, ma rappresentano spesso una protezione durante le fasi negative dei mercati. Le obbligazioni corporate stanno tornando verso i livelli pre-crisi, in un contesto ancora fragile per molti settori.   Infine, allungando l’orizzonte temporale, occorre riflettere sull’enorme debito accumulato da molti paesi per fronteggiare l’emergenza. È un debito sostenibile fintanto che i tassi rimangono tali, anche se diversi paesi emergenti mostrano già segnali di insostenibilità. Sarà dunque un compito arduo per i banchieri centrali riportare i tassi a livelli normali, anche se ad oggi nessuno sembra aver fretta. Al momento di inflazione non se ne vede, ma il problema sembra solo rimandato…. E qui potrebbe tornare molto interessante avere un po’ di oro, che comunque continua a comportarsi molto bene.    COME HANNO PERFORMATO I PRINCIPALI PORTAFOGLI NEL SECONDO TRIMESTRE   Per un investitore in euro, che vuole utilizzare due semplici indici (MSCI World – Global Aggregate Bond), questi sono i rendimenti del secondo trimestre: PTF 80/20: +11,7% nel trimestre (-4,0% nel 2020 e +25,6 nel 2019) PTF 60/40: +9,2% (-2,4% e +20,4) PTF 40/60: +6,8% (-0,7% e +15,3) PTF 20/80: +4,3% (+0,9% e +10,1)   Per un investitore in dollari, che vuole seguire i portafogli leggendari anti-previsionali: PTF 60/40: +13,7 (+0,5% nel 2020 e +21,9% nel 2019) ALL WEATHER: +6,7% (+7,3 e +18,2) GOLDEN BUTTERFLY: +9,4% (+2,8 e +18,0) PERMANENT PORTFOLIO: +7,6% (+9,0 e +16,2)

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Petrolio in saldo : opportunità storica o trappola?

Scritto il 12.05.2020

Non sono un amante di queste “trading ideas” e personalmente non uso mai il petrolio nell’attività di consulenza. Ma dentro ogni persona che segue o lavora sui mercati finanziari, spesso arde quel desiderio di fare il grande colpo, di vincere la grande scommessa.   In questo periodo molti domandano se il petrolio non sia l’opportunità dell’anno. A questi prezzi, dicono, è destinato a salire. Se non subito, almeno nel giro di qualche mese. Voglio così fornire un’analisi semplice e comprensibile per coloro che vogliono avventurarsi, con la premessa che da consulente sconsiglio vivamente di farlo.   La mia risposta è: non lo so dove andrà il petrolio. Certo, posso farmi un’idea analizzandolo razionalmente. A tutti però dico di non contare solo sulla risalita dei prezzi ma di valutare bene l’effetto “contango”.   Perché il petrolio è ai minimi degli ulti 20 anni?   Il prezzo del petrolio, come molte commodities, è una funzione del modello domanda e offerta e delle aspettative future. Per il petrolio si aggiunge anche una difficoltà di “immagazzinamento”, che pesa molto sui contratti a breve termine   Il modello domanda e offerta del petrolio è entrato in crisi nell’ultimo decennio: dal 2012 gli USA hanno iniziato a pompare oil con la tecnica del fracking e hanno raddoppiato la produzione in 5 anni, sconvolgendo l’offerta di petrolio mondiale, prima controllata dai paesi OPEC.   L’aumento della produzione USA ha creato eccesso di offerta fin dal 2015. I prezzi hanno avuto un primo crollo quell’anno e le società private statunitensi hanno reagito inizialmente tagliando gli investimenti e producendo meno. Anche l’OPEC ha reagito tagliando la produzione per sostenere i prezzi. Tuttavia questa strategia ha favorito nuovamente i produttori USA che, una volta risaliti i prezzi sopra i 50 dollari, hanno ripreso a pompare a livelli record.   Fino al 2020 però, anche la domanda di petrolio è stata buona, grazie alla crescita economica mondiale e soprattutto grazie alla crescita della Cina e di altri paesi emergenti, consumatori netti di petrolio.   Nel 2020 arriva il virus Covid-19 che crea uno shock nella domanda: il mondo si ferma, in particolare il mondo del trasporto, e la domanda si riduce di ben il 33%. Come se non bastasse, l’Arabia Saudita, forte di prezzi bassissimi di estrazione e ingenti capacità finanziarie, decide di intraprendere una guerra dei prezzi allo scopo di ridurre l’egemonia Usa, ma anche di indebolire la Russia. Non solo, tenendo bassi i prezzi, indebolisce indirettamente anche lo sviluppo dell’electrification.   Il risultato finale l’abbiamo visto il 20 Aprile. Non si sa più letteralmente dove stoccare petrolio e i prezzi sul contratto di maggio arrivano a -37 dollari, ovvero i produttori pagano pur di liberarsi del petrolio prodotto. È una distorsione tecnica, ma qualcuno quel giorno ha pagato 37 dollari per vendere un barile di oil!   Come si può investire sul petrolio:   Siccome è difficile comprarlo fisicamente per un comune risparmiatore, a differenza dell’oro, ci sono 3 principali alternative:   CFD, con importi piccoli e con utilizzo di leva altissima Futures, con importi abbastanza elevati ma con facoltà di andare a leva ETC, fondi che investono in futures e hanno tagli più piccoli   Le prime due alternative sono più da breve termine e portano spesso all’uso di leve eccessive. L’ETC è la soluzione più plausibile per il medio termine.   Investire sul petrolio non è esattamente come investire su un’azione. Anche se sei convinto che “non può restare così basso per tanto tempo e prima o poi salirà”, c’è un fattore che rema contro la tua strategia. Più passa il tempo e più questo fattore si “mangia” le tue performance.   È il così detto “EFFETTO CONTANGO”   Essendo l’ETC a replica sintetica, ovvero ha come sottostante i futures sul petrolio e non il petrolio fisico. Ogni volta che scade il future il fondo deve “rollare” sulla nuova scadenza. Quando i futures si presentano con prezzi crescenti a scadenze successive, si crea l’effetto contango, ovvero si vende a un prezzo più basso il future in scadenza e si compra a prezzo più alto quello nuovo. Queste operazioni rappresentano dei costi nascosti, e incidono negativamente sulla performance. Questo effetto è molto frequente anche su altri attivi, ma si accentua sempre in periodi di volatilità elevata. L’effetto contrario si chiama “backwordation” ma accade più raramente.   In conclusione, per chi volesse avventurarsi sull’oil, occorre utilizzare ETC molto liquidi e senza leva. Da evitare assolutamente ETC a leva, dei quali ne sono stati liquidati molti nell’ultimo mese.   1 motivo per comprarlo:   I prezzi sono ai minimi degli ultimi 20 anni     3 motivi per non comprarlo:   C’è ancora un forte surplus di petrolio e sarà così anche per il medio periodo C’è altissima volatilità e si può perdere molto nel giro di pochi giorni L’effetto contango ti riduce, e di molto, la performance   Buon investimento a tutti.

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