6 post - 6.109 letture


Brexit: prime indicazioni

  • 318
  • 0
  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 24.06.2016

A dispetto delle previsioni della vigilia, la Gran Bretagna ha votato a favore dell'uscita dall'Unione Europea. Fino a ieri il mercato era convinto della permanenza chiudendo molto positivamente su tutti i listini azionari e i bookmakers davano la Brexit a 3 contro circa 1,20 sul Bremain. Questo avvenimento ha quindi colto tutti noi di sorpresa, anche se comunque i nostri gestori hanno sempre considerato il rischio Brexit e pertanto abbiamo assunto posizioni difensive a tutela del capitale investito. Il referendum sulla Brexit aveva un carattere consultivo e non abrogativo, pertanto il Parlamento deve ratificare l'uscita dall'UE che dovrà avvenire entro i prossimi 24 mesi, anche se il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Junker ha comunque invitato il Regno Unito a staccarsi nei tempi più rapidi possibili. ll voto espresso dai cittadini britannici non è stato tuttavia omogeneo in quanto si sono create delle enormi differenze in termini regionali e generazionali: in Scozia, Irlanda del Nord e nella municipalità di Londra ha registrato la quasi totalità del Bremain, mentre le zone periferiche hanno votato per la Brexit. E' sorto anche uno scontro generazionale in quanto la fascia più giovane della popolazione ha espresso il voto a favore della permanenza, contrariamente a quanto votato della fascia più anziana della popolazione. Come conseguenza diretta del risultato a favore della Brexit, abbiamo avuto le immediate dimissioni del Primo Ministro Cameron, il quale guiderà il Regno Unito fino alla nomina del nuovo parlamento prevista per Ottobre, ma solamente per quanto riguarda la gestione ordinaria del Paese. Sempre all'interno del Regno Unito, la Scozia e l'Irlanda del Nord hanno già comunicato la volontà di staccarsi dall'Inghilterra per rientrare nell'Unione Europea. Per quanto riguarda il resto dell'Europa, invece, i fronti anti-europeisti stanno premendo per cavalcare l'onda della scissione, mettendo quindi a dura prova tutto il progetto di integrazione. La situazione che stiamo oggi vivendo è sicuramente importante ed assume ancora una volta un rilievo politico e geopolitico, ma non anche un carattere economico e finanziario. Infatti, a differenza di quanto accaduto nel 2008 con l'inatteso e inaspettato fallimento Lehamn Brothers, non ci sono i presupposti affinchè le flessioni sui mercati finanziari a seguito della Brexit possano ripercuotersi sull'economia reale. Infatti non si parla di un fallimento in chiave economica, come poteva essere la questione Grexit. Premesso quanto sopra, passerei ad esaminare le probabili ripercussioni nel breve, medio e lungo termine rimarcando le differenze con la scorsa crisi finanziaria ed economica riconducibil al fallimento di Lehman. Nel breve periodo, quindi oggi e per i prossimi giorni, i mercati si sono dimostrati e saranno molto emotivi in quanto colti di sorpresa. Tuttavia i mercati non hanno registrato nuovi minimi rispetto a quelli toccati a Febbraio 2016, eccezion fatta per i titoli bancari che hanno subito flessioni importanti in un periodo già molto difficile per il settore. Le 7 Banche Centrali hanno già diramato comunicati disgiunti con i quali garantsicono la liquidità del sistema, facendo poggiare pertanto i mercati finanziari sui minimi dell'anno senza facendoli sprofondare ulteriormente. La differenza con quanto accaduto con Lehman Brothers è che oggi tutti erano consapevoli del rischio Brexit e pertanto pronti a fronteggiare questa situazione, sebbene ipotesi lontana e remota. Rimanendo sempre nel breve periodo, questo fine settimana ci saranno elezioni in Spagna, decisive anch'esse per determinare le sorti del Paese iberico. E' difficile stabilire se i risultati del referendum Brexit e le relative conseguenze di oggi daranno forza o incertezze e timori agli elettori che si troveranno a dover decidere sul fronte politico che governerà il Paese, augurandoci che non esca vincitore il fronte anti-europeista e che si possa creare un governo stabile per la governabilità del Paese. Nel medio periodo, la visione è indubbiamente più positiva in quanto, ammesso che il programma europeo continui nel suo percorso, ci si augura un cambiamento degli equilibri e dello stile di gestione che finora è stato assunto all'interno della Comunità Europea, a beneficio del sostegno sulla crescita economica. Per quanto riguarda il lungo periodo, invece, si potranno riscontrare alcune difficoltà in quanto in una situazione di incertezza è molto difficle attrarre capitali ed investimenti. Rimango a disposizione per qualsiasi ulteriore approfondimento o chiarimento sugli investimenti in essere e per valutare come sfruttare al meglio le attuali opportunità che il mercato sta offrendo.

Continua a leggere

Dove e come investire oggi!

Scritto il 22.09.2015

Negli attuali contesti di mercato in cui la volatilità fa da padrona e le incertezze regnano sovrane, sapere dove investire e con quale modalità approcciarsi al mercato permette di cogliere delle importanti opportunità di guadagno che con il senno di poi lasciano l’amaro in bocca. Mentre il mondo finanziario si divide tra pessimisti che decretano la Grande Recessione e ottimisti, o forse realisti, che tentano di capire fino a quando durerà l’attuale correzione dei mercati, i risparmiatori più attenti con ottica di investimento a medio-lungo termine si sono già riaffacciati sui mercati azionari cercando di sfruttare l’ampia volatilità che presumibilmente perdurerà fino a fine anno. E come quando il gioco diventa difficile e disordinato uno dei modi per uscirne è tornare all’ABC delle regole, nel campo finanziario ciò significa ampia diversificazione mediando i prezzi di acquisto. In effetti un’ottima soluzione è quella di entrare sul mercato con l’opzione di disinvestimento di quote mensili da fondi a bassa volatilità a uno o più fondi azionari, oppure attraverso i semplici PAC o MultiPAC su diversi fondi. In questo modo si riuscirebbe a governare la volatilità dei mercati mediando i prezzi e si diversificherebbe in base alle aree geografiche o i settori che offrono maggiori potenzialità. A tal proposito inoltro in allegato un prospetto che marca il divario di performance tra un investimento PIC effettuato a Gennaio 2007 e lo stesso importo investito attraverso un PAC di € 100,00 mensili con versamento iniziale di € 1.200,00 su fondi azionari di diverse aree geografiche. Come si potrà notare le differenze sono rilevanti e il PAC restituisce rendimenti positivi anche laddove con il PIC registreremmo una perdita. Unica accortezza sui Piani di Accumulo: fate molta attenzione alle commissioni applicate in quanto possono influire notevolmente sui risultati. Se interessati ad approfondimenti in merito non esitate a contattarmi. Daniele Argirò

Continua a leggere

Il pericolo Grecia: cosa potrà accadere?

  • 1371
  • 0
  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 01.07.2015

Lunedì 22 Giugno i mercati avevano aperto in forte rialzo in vista del raggiungimento di un accordo per il rinnovo del programma di finanziamento della Grecia. Con l’apertura di ieri 30 Giugno le borse si riportano sullo stesso livello di chiusura di venerdì 19 Giugno e anche lo spread del BTP rispetto al Bund si riporta sul livello di 150 punti base. Solamente una settimana fa tutto sembrava procedere per il verso giusto: Juncker si era detto "convinto" del raggiungimento di un accordo e Tsipras aveva proposto, tra l'altro, delle misure a rigurdo dell'IVA, del gettito dalle pensioni e una riduzione delle spese militari. Negli ultimi giorni, invece, la situazione ha preso una piega imprevista a causa di malumori interni alle fronde più radicali di Syriza. In tutta risposta Tsipras ha proposto al Comitato Esecutivo di Syriza un referendum che probabilmente era un obiettivo “preparato” da tempo dal partito Syriza; con questa mossa ha evitato di ottenere l’appoggio dei parlamentari di “centro” anche se il costo di questa scelta politica appare sproporzionato rispetto al nulla di fatto nei negoziati in corso. Nel frattempo, il governo greco ha emesso un decreto di chiusura delle banche e controlli sui movimenti dei capitali. Attualmente le banche elleniche rimarranno chiuse fino al 6 Luglio con un limite di prelievo ATM giornaliero di soli 60 euro. Inoltre, saranno vietati bonifici bancari o pagamenti all'estero. C'è da considerare, però, che rispetto alla situazione di Cipro del 2013 i toni della BCE sono stati più conciliatori affermando che userà tutti gli strumenti a sua disposizione per ridurre la volatilità sui mercati. Un buon auspicio, quindi, affinchè non si verifichino gli eventi del recente passato. E' però importante prevedere cosa potrà accadere nei prossimi giorni in quanto la questione greca rimane aperta e potrebbe così continuare l’incertezza sui mercati fino a quando non si conoscerà l’esito del referendum sul piano di aiuti del FMI. Vediamo di seguito in breve i possibili scenari. In caso di vittoria del “NO” è possibile che le banche rimangano chiuse ancora per un po’ e che la BCE possa non rinnovare i finanziamenti agli Istituti di Credito. In questo scenario la Banca Centrale della Grecia sarebbe costretta a emettere una sorta di “valuta parallela” che servirebbe a pagare salari e pensioni, sistema che comporterebbe molti sacrifici alla popolazione greca perché di solito un sistema monetario di questo tipo è inflazionistico e, inoltre, potrebbe portare la Grecia verso l’uscita dall’Euro. Nel caso in cui si verificasse questo scenario i prossimi giorni vedranno probabilmente un aumento della volatilità come in tutte le fasi di mercato in cui aumenta l’incertezza. Pertanto tutto ciò che ha un premio di rischio, dai BTP all'azionario potrà essere soggetto a una maggiore volatilità. In questo scenario lo spread dei BTP decennale verso il Bund potrebbe portarsi anche verso 300 punti base. In caso di vittoria del “SI'” si possono in alternativa delineare 2 ulteriori sotto-scenari. Nel primo sotto-scenario si potrebbe andare a un rimpasto di governo dovuto all’indebolimento della credibilità dell’attuale governo, costretto ad accettare le condizioni che si ostina a rifiutare da mesi. Il nuovo governo porterebbe avanti le negoziazioni e in tempi relativamente brevi si potrebbe arrivare a un nuovo accordo. Nel secondo sotto-scenario Tsipras potrebbe dare le dimissioni perché l’elettorato decide di fatto per una soluzione avversa al partito Syriza e si andrebbe verso le elezioni. Anche in questo caso riprenderebbero le trattative del nuovo governo con i “creditori”, negoziati che potrebbero prendere più tempo ma che alla fine porterebbero a un accordo gradito ai mercati. In caso di vittoria del “si” potrebbe pertanto tornare l’ottimismo sulla Grecia con i mercati che potrebbero festeggiare il raggiungimento di un nuovo accordo e quindi offrire ghiotte opportunità per i risparmiatori. In definitiva, il principale rischio per i mercati è che il referendum potrebbe portare a un voto di protesta che aumenterebbe la probabilità che possa esserci un voto non favorevole all’approvazione immediata del piano d’aiuti. Dai recenti sondaggi la popolazione greca si è espressa come favorevole alla permanenza nell’Euro e il Referendum ha tutta l’aria di chiamare il popolo ad esprimersi sul destino della Grecia all’interno dell’Euro. Il problema Grecia, quindi, ha un risvolto più politico che economico. Dal punto di vista finanziario porterà ad una ampia volatilità dei mercati con importanti rischi sul comparto obbligazionario, le cui potenziali perdite difficilmente saranno riassorbite nel breve periodo. Il consiglio che posso dare ai risparmiatori è quello di affidarsi a consulenti che seguano da vicino la vicenda Grecia e che abbiano predisposto delle misure in caso di avversione dei mercati. Contattatemi via mail o telefonicamente per valutare insieme come poter tutelare i propri risparmi.

Continua a leggere

Lezioni da un violento re-pricing

  • 1081
  • 0
  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 18.05.2015

Penuria titoli tedeschi potrebbe colpire di nuovo i mercati, in particolare a giugno e luglio. da Fondionline, di Eric Chaney Sin da metà Aprile, i mercati finanziari hanno visto un significativo re-pricing di asset chiave quali i Bund tedeschi, i Treasury US, ma anche il petrolio e il cambio Euro/Dollaro. Sebbene il modesto incremento dei tassi di lungo US così come del prezzo del petrolio siano giustificati dai fondamentali, lo stesso non può essere detto dello shock che ha spinto i rendimenti a 10 anni tedeschi da 0,08% (20 aprile) a 0,6% (7 maggio). Parimenti, non è giustificabile l’apprezzamento dell’euro (da 1,06 a 1,14 nello stesso periodo). La Bundesbank e la BCE continueranno a comprare asset con costanza ogni settimana e, a Maggio, se l’offerta netta di Bund dovesse eccedere lievemente gli acquisti del PSPP, questa sarebbe un’eccezione. A meno che banche ed assicurazioni non dovessero decidere di vendere i loro asset – cosa che non faranno per limiti regolamentari ben documentati – la scarsità di titoli tedeschi colpirà di nuovo i mercati, in particolare a giugno e luglio. È probabile quindi che vedremo un’inversione di tendenza nel mercato dei Bund e nel cambio Euro/Dollaro nei prossimi mesi, visto che il differenziale di rendimento tra la Germania e gli US è uno dei fattori chiave che determinano l’andamento appunto del cambio. L’episodio di inizio Maggio dovrebbe però rimanere ben vivido nella memoria del mercato, come un’illustrazione che in una situazione di bassa liquidità, la volatilità potrebbe essere molto alta. È importante notare come siano diversi gli effetti del QE negli Stati Uniti e in Europa: - negli US le iniezioni stabili e prevedibili di liquidità da parte della Fed hanno abbassato la volatilità, - nell’area Euro sta succedendo l’opposto, a causa dei requisiti e delle limitazioni del programma di acquisto degli asset (PSPP). La BCE ha diversi limiti da rispettare e modus operandi ben definiti. E' molto difficile attuare una politica monetaria ottimale da parte della BCE fin quando non si giungerà all'Unione fiscale, oltre che monetaria, dell'Area Euro. Tuttavia, la notevole accelerazione dell’offerta di moneta e lo scongelamento dei prestiti al settore industriale, con flussi positivi per la prima volta dal 2010, sono prova del fatto che la politica monetaria della BCE è efficace e lasciano pochi dubbi sulla sua sostenibilità e solidità. Mario Draghi non ha forse detto che questo sarebbe stato l’inizio di una maratona, non di uno sprint? Sebbene la violenza del re-pricing dei mercati governativi europei è segno di instabilità finanziaria, e quindi una potenziale fonte di preoccupazioni, è anche una buona notizia per gli investitori che guardano al lungo periodo, che hanno necessità di posizionarsi su asset sicuri e liquidi, per motivi prudenziali quanto regolamentari. Questi investitori reali hanno avuto la possibilità di re-investire nei mercati governativi, una ulteriore buona ragione per aspettarsi che i rendimenti dell’area Euro riprendano il loro declino, andando avanti.

Continua a leggere

La Gestione della Liquidità in un mondo a tassi zero

Scritto il 08.05.2015

Dagli incontri con i clienti emerge una problematica comune, ovvero la gestione della liquidità in questo periodo storico in cui i tassi sono praticamente pari a zero. Questa perplessità veste principalmente i colori del nostro Paese in quanto la maggior parte della ricchezza, diversamente da tutti gli altri P.I., è detenuta in depositi bancari, titoli governativi e bancari a breve scadenza. Cerchiamo di esaminare la problematica indicando le varie alternative. Le risposta più comune dei risparmiatori è quella di cercare rendimento allungando la scadenza dei titoli obbligazionari o in alternativa assumersi un maggior rischio emittente. Ma ne vale veramente la pena? Allungare la durata dell'investimento è una soluzione? Ipotizziamo di sottoscrivere un BTP decennale con rendimenti intorno a 1,80% (1,05% fino ad 1 mese fa). Con i tassi bassi e lo spread a questi livelli penso che sia una vera operazione kamikaze! Sarebbe sicuramente un capitale che fino a scadenza registrerà una minusvalenza potenziale, esposto a rischi concreti e certi quali lo spread, che rappresenta il rischio Paese, e l'aumento dei tassi che prima o poi ricominceranno a salire. Considerando poi il prezzo di acquisto sopra la pari, pagheremmo la ritenuta sulle cedole e a scadenza avremmo una cospicua minusvalenza da compensare nei prossimi 5 anni: ma in che modo potremo recuperarla? Appresi i rischi potenziali di questa soluzione possiamo allora valutare l'altra alternativa: aumentare il rischio emittente... E' questa la soluzione? Qualche risparmiatore è pronto ad acquistare titoli sovrani ellenici? E considerare un conto deposito che offre 2,00-2,50% a 12 mesi di una banca in grave difficoltà magari replicando le notti insonni dei correntisti dell'austriaca Hypo Bank? Grazie al merito dei nostri gestori e alla loro capacità di analisi del mercato, Azimut propone diverse soluzioni molto interessanti per i risparmiatori. Chi ne fosse interessato mi contatti via mail o telefonicamente.

Continua a leggere

Gli effetti collaterali del QE...

  • 1085
  • 0
  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 27.04.2015

da Il Sole 24 Ore del 27 Aprile 2015 di Vito Lops Il paradosso del Qe: i tassi dei titoli italiani sono aumentati da quando sono iniziati gli acquisti della Bce Siamo al primo quantitative easing della storia dell’Eurozona. E, dopo poco più di un mese dal suo lancio il 9 marzo scorso, non mancano i paradossi. Come quello che vede ad oggi l’impossibilità per la Bce di acquistare i titoli di alcuni Paesi su certe scadenze. Le regole del “Qe” prevedono infatti che l’istituto di Francoforte compri sul mercato secondario titoli di Stato dei 19 Paesi dell’Eurozona (al momento sono esclusi i titoli della Grecia) su scadenze comprese fra 2 anni (quindi non vanno bene i titoli biennali emessi in asta che dal giorno dopo sul secondario hanno scadenza inferiore ai 2 anni) e 30 anni, a condizione che i tassi di mercato non siano inferiori al tasso sui depositi fissato dalla Bce stessa a -0,2%. Bene, i massicci acquisti della Bce hanno contribuito a ridurre i tassi sotto questa soglia di Germania (su scadenze fino a 3 anni), Austria (2 anni), Finlandia (2 anni), Olanda (2 anni). In questo club si è unito da questa mattina il Belgio con i tassi dei titoli a due anni scivolati a -0,21% e quindi tecnicamente fuori dall’orbita dal “Qe”. Ed è ormai vicinissima a unirsi anche la Francia con i biennali che viaggiano allo 0,197%. Ma questo non è l’unico paradosso dell’azione espansiva della Bce. Sfogliando le tabelline dei tassi ne emerge allegramente anche un secondo, e riguarda l’Italia. Da quando è iniziato il “Qe” gli unici tassi che sono diminuiti sono quelli relativi a titoli con durate inferiori ai due anni, quelli cioè non coperti dal “Qe”. Al contrario, sono aumentati i tassi dei titoli con scadenza da 2 a 30 anni, proprio quelli che rientrano nella sfera di competenza degli acquisti eseguibili dalla Bce nell’esercizio della manovra. Come prosegue Vito Lops nel suo articolo, il mercato potrebbe aver già scontato in precedenza gli effetti del QE...

Continua a leggere
Condividi