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"Considerazioni economiche della crisi Ucraina"

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 03.03.2022

La guerra in Ucraina ci coinvolge tutti emotivamente per la crisi umanitaria. Allo stesso tempo è necessario avere dei dati statistici per analizzare con nervi saldi gli impatti economici. Vediamo i dati sul PIL mondiale (dati al 2020) e la sua distribuzione percentuale nelle singole economie, nonchè l'esposizione delle Banche Europee verso la Russia e l'incidenza della stessa sul totale della loro esposizione transfrontaliera. Per ciò che riguarda il PIL, quello Russo è l'undicesimo al mondo e pesa per l'1,75% sul totale (l'Italia pesa per il 2,23%) ed è generato per metà dai settori Mining (16%), Manufattura (27%) e Utilities (4%). L'esposizione delle Banche Europee verso la Russia vede Italia e Francia le più esposte con 25 miliardi $ ciascuna, seguiti da Austria con 17 e USA con 14. Ma se analizziamo l'esposizione verso la Russia sul totale dell'esposizione transfrontaliera, vediamo che questa pesa per il 3,8% per l'Italia, 6,5% per l'Austria ma solo lo 0,57% per Francia e lo 0,44% per gli USA. La partita si gioca quindi principalmente sull'export del gas, di cui l'Europa si trova ad essere ancora dipendente, e le ritorsioni che potranno essere messe in atto da Putin rispetto alle sanzioni, soprattutto finanziarie, che fino ad ora sono state importanti, ma mirate a mantenere "vivo" il flusso di Gas dalla Russia in Europa non penalizzando istituzioni finanziarie come Gazprom Bank e Sberbank. Fonti: https://www.bis.org/ https://lnkd.in/dC9j9ZYD    

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Gestione attiva vs gestione passiva e indicatori di Risk Adjusted Performance

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  • Titoli di Stato, Spread e Tassi di i
Scritto il 15.02.2022

E’ innegabile che i fondi a gestione passiva stanno raccogliendo sempre più masse degli investitori, attratti dai minori cosi di gestione e da una loro apparente maggior capacità di produrre rendimento rispetto al rischio. Ma è davvero così? Vediamo nel dettaglio qualche indicatore di performance (RAP, o Risk Adjusted Performance) tipicamente usato per confrontare tra di loro i fondi. Introduciamo l’indicatore β, il quale sta ad indicare, nell’ambito del Capital Asset Pricing Model (CAPM), la sensibilità di un titolo rispetto al rendimento del mercato in cui esso è quotato: se l’indicatore assume valore di 1, il titolo avrà oscillazioni di valore simili a quelle del mercato, mentre se assume valori >1, il titolo avrà oscillazioni maggiori, e pertanto sarà più volatile, e viceversa nel caso β<1. Definito β, introduciamo un altro indicatore più pertinente per la valutazione dei fondi, il Beta bull/beta bear. Il Beta Bull (o Beta bear) misura la relazione del valore del fondo rispetto al suo benchmark di riferimento, nelle fasi in cui questo offre rendimenti positivi (beta bull) o negativi (beta bear). In buona sostanza, in una fase di mercato Bullish, un fondo che avrà un βbull >1, “catturerà” più rendimento del benchmark e, viceversa, in un mercato Bearish un fondo che avrà un βbear >1 offrirà una perdita superiore al suo riferimento. Indicatore analogo è il Up Capture Ratio/Down Capture Ratio. Questo indicatore esprime il rapporto tra le performances settimanali del fondo rispetto al suo benchmark di riferimento in fasi bullish (Up capture) o bearish (Down-capture). Se nel primo caso fosse superiore a 1, il fondo otterrà prestazioni migliori del benchmark in fasi bullish, se fosse inferiore, il gestore avrà colto meno opportunità di rendimento rispetto al fondo. Entrambi gli indicatori vanno considerati “a coppie”, poiché un fondo che abbia, ad esempio, un βbear di 1,20 (e quindi con una reattività peggiore del 20% rispetto al mercato in fase bearish) può non essere giudicato negativamente se il suo βbull sarà, poniamo, 1,5. Questo vorrà dire che il gestore del fondo avrà una politica molto attiva di selezione dei titoli e pertanto coglierà, è vero, più perdite rispetto al mercato in fase di discesa, ma ancora maggiori saranno le performances in un mercato bullish. Ultimo indicatore, il più appropriato per valutare la bontà o meno di un fondo attivo, è l’Information Ratio (IR). Questo esprime semplicemente il rapporto tra l’extra rendimento ottenuto dal fondo rispetto al benchmark e il rischio aggiuntivo assunto dal gestore, rappresentato dalla Tracking Error Volatility (TEV). Tanto maggiore sarà l’indicatore (e maggiore di zero) tanto più il gestore avrà ottenuto extra rendimento con meno rischio rispetto al benchmark. Da sottolineare che l’indicatore IR già considera le performances dei fondi al netto dei costi di gestione.  Per poter selezionare il prodotto da inserire in portafoglio con accuratezza e in base al profilo di rischio dell’investitore, sarà opportuno andare a considerare tutti gli indicatori sin qui descritti nel loro insieme. Questo perché fondi con IR molto positivi potrebbero rappresentare per il cliente prodotti che hanno una dispersione dei rendimenti fin troppo elevata, ed allora sarà più opportuno valutare alternative con IR più basso ma con, ad esempio, βbear più contenuti per mitigare le perdite nelle fasi di discesa. Andiamo quindi a considerare un mercato di riferimento e analizziamo gli Information Ratios. Per fare ciò mi sono avvalso della piattaforma Quantalys (versione libera). Analizzando il mercato “Azionario Europa” (composto dall’insieme dei fondi retail, ad accumulazione dei proventi e in Euro) ho considerato gli IR a 1,3,5 e 10 anni maggiori di zero e ho rilevato le seguenti frequenze presenti in Tabella 1. Mediamente un terzo dei fondi considerati riesce a battere il benchmark nei vari periodi analizzati. Non è quindi raro poter ottenere performances, al netto dei costi, superiori alle gestioni passive tramite un’attenta selezione dei prodotti a disposizione. Infine, ho voluto verificare empiricamente la convinzione che la gestione passiva sia tanto più efficiente quanto più il mercato di riferimento sia liquido e vasto. Per fare ciò ho preso in considerazione altri due mercati azionari europei, ma meno ampi, quali l’Azionario Euro Small Cap e l’azionario Italia. Ancora una volta, ho considerato gli IRS’s e rilevato le seguenti frequenze: Come è evidente, la percentuale di fondi che battono il benchmark nei vari orizzonti temporali è sensibilmente più alta che nel caso considerato dell’azionario Europa, specialmente nell’azionario Italia, andando a confermare la tesi che la gestione passiva è tanto più efficace su un mercato estremamente liquido e ampio, mentre su mercati più ristretti le view dei gestori possono più frequentemente sovraperformare la gestione passiva.  

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La pensione integrativa

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  • Previdenza e Pensioni
Scritto il 15.09.2021

Tema tanto importante quanto sconosciuto ai più, quello della previdenza. Una volta preso consapevolezza che la pensione obbligatoria non sarà sufficiente a mantenere inalterato il tenore di vita dei futuri pensionati, in molti non sanno come gestire questo passaggio, ignorando gli importanti incentivi fiscali sia per i contribuenti sia per i datori di lavoro e rinunciando di fatto a una ottimizzazione delle proprie risorse. È questo il caso di chi decide di mantenere il TFR in azienda per i più svariati motivi. Lo studio di Consultique, prendendo spunto dal report annuale della Covip, evidenzia chiaramente l'enorme vantaggio che avrebbe un lavoratore che aderisce a un fondo pensione piuttosto a uno che decide di non farlo. Anche solo scegliendo la forma più prudente dell'investimento in fondi pensione, vale a dire la linea garantita, mediamente un lavoratore che inizia nel 2021 il suo percorso lavorativo ipotizzando una Ral di 28.000 euro annui , si troverebbe con ben 20.000 euro netti in più di montante. Non male se pensiamo che tutto questo è possibile senza il minimo sforzo in più da parte del lavoratore. Conoscere per decidere.   link: https://www.corriere.it/economia/pensioni/cards/fondo-pensione-piu-forte-tfr-ecco-conti-fare-come-scegliere-comparto-misura/previdenza-integrativa.shtml  

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Tassa di successione e l’importanza della pianificazione successoria

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  • Consulenza patrimoniale
Scritto il 20.07.2021

A maggio del 2021, nel pieno dell’entusiasmo per la possibilità di un ritorno alla normalità ormai vicino, l’OCSE in un suo studio ha riaperto un capitolo di una storia mai completamente sepolta in Italia ma che nessuno si sogna di riaprire: l’imposta sulla successione. Lo studio analizza l’incidenza del ricavato delle imposte di successione sul totale degli introiti derivanti da tassazione nei 37 Pasi aderenti constatando che l’incidenza media si attesta intorno allo 0,5%. L’Italia si trova in fondo alla classifica dato che l’incidenza della imposta di successione è solo dello 0,11% seguita solo da Lituania, Polonia, Ungheria e Slovenia. L’OCSE pone l’accento, poi, sull'alto grado di concentrazione della ricchezza nei paesi OCSE e la distribuzione ineguale dei trasferimenti di ricchezza che rafforza ulteriormente la disuguaglianza. In Italia è stimato che solo il 3% delle famiglie comprese nell’ultimo 20% delle famiglie più ricche denuncia eredità e/o donazioni ricevute, mentre questa percentuale sale a circa il 51% per il 20% delle famiglie più ricche. Da qui la necessità, secondo l’organizzazione, di rivedere il sistema di imposizione sulle successioni per migliorare il grado di iniquità della tassazione. In un Paese come l’Italia in cui il 20% della popolazione più ricca detiene il 70% della ricchezza nazionale, la cui età media è in costante rialzo (46 anni da Gennaio 2021) e alle prese con l’emergenza pandemica che richiede e richiederà un aumento consistente del debito pubblico e alimenterà di conseguenze timori sulla sua sostenibilità, ecco che potrebbe tornare nella mente di qualcuno l’idea di attingere ad un patrimonio sommerso, quale l’imposta su donazioni e successioni. Allo stato attuale, in Italia vige una franchigia notevole (1 mln euro per erede) ed un’aliquota bassa (4%) per le successioni in linea diretta, ma la franchigia si abbassa drasticamente se la successione avviene in favore di parenti in linea collaterale o altri parenti entro il 4 grado, fino ad arrivare ad un’imposizione dell’8% per altri parenti oltre il 4° grado. È inoltre di importanza fondamentale sapersi orientare nelle tipologie di successioni, testamentaria o di diritto, e capire le notevoli differenze che la scelta dell’una o dell’altra comportano. È manifesta quindi l’importanza della consulenza finanziaria che sappia consigliare la giusta pianificazione successoria, in modo da poter in vita già disporre come e a chi dedicare parte della ricchezza accumulata in vita, avendo attenzione per l’aspetto fiscale, la tempistica per il trasferimento della stessa agli aventi diritto e sulle possibili fonti di litigiosità post successione. Fonti: ISTAT https://www.istat.it/it/files/2021/05/REPORT_INDICATORI-DEMOGRAFICI-2020.pdf) OXFAM https://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2020/01/Disuguitalia_2020_final.pdf JANUS HENDERSON : https://fundspeople.com/it/debito-pubblico-e-pil-ecco-quanto-costa-il-covid-in-italia/

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Cigni neri e indice di Skew

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  • Formazione/Educazione Finanziaria
Scritto il 14.07.2021

Ad Aprile 2021 con i mercati che prezzano un mondo ampiamente in ripresa post normalizzazione, una nuvola si addensa all'orizzonte: l'indice di Skew supera per la prima volta il valore soglia di 150 da Dicembre 2019. Solamente nell'estate del 2018 l'indice aveva toccato valori più alti negli ultimi 8 anni. Ma cos'è l'indice di Skew? In buona sostanza è un indicatore che segnala il potenziale arrivo di brutte notizie sui mercati, talmente brutte da essere considerate eccezionali, vale a dire i classici "cigni neri". Assieme all'indicatore VIX rappresenta quindi un indicatore predittivo di una fase Toro del mercato. Nell'articolo del Sole 24 Ore viene descritto il funzionamento dei due indici e perché sono importanti: https://www.ilsole24ore.com/art/ecco-perche-investitori-hanno-paura-che-mercati-arrivi-cigno-nero-AEy4IHP . Lo skew si attiva quando diventano più probabili nell'immediato futuro, eventi "nefasti" cioè quegli eventi che in una distribuzione normale di frequenza sono inferiori alla media di 2/3 volte la deviazione standard. Andando ad analizzare le serie storiche dell'indice Skew e dell'indice di borsa S&P 500 da Ottobre 2013, notiamo che in alcuni periodi al superamento del limite della soglia di paura, corrisponde una flessione più o meno marcata del mercato:   Quanto può essere affidabile però una simile indicazione? Statisticamente, nella serie storica considerata, l'indice Skew si è "attivato" in 239 osservazioni giornaliere e in 59 di queste il massimo Drawdown registrato nei tre mesi successivi è stato tale da essere superiore a uno scostamento negativo dalla media del rendimento trimestrale di 2 volte la deviazione standard e solamente in 17 osservazioni di 3 volte la deviazione standard. I periodi in cui ciò è avvenuto sono esattamente quelli che empiricamente vengono riscontrati nel grafico. In conclusione, il valore predittivo dell'indice Skew non è da sottovalutare, avendo "centrato" la previsione nel 25% delle volte che si è attivato, tuttavia il buon senso, come sempre, proporrebbe di non basare l'idea di una imminente fase Toro solo in base all'osservazione del valore dell'indice, ma piuttosto di considerare questo come uno tra gli strumenti predittivi. Oggi il valore dell'indice è 154,81...

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