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Immobili o azioni? Cosa scelgono i ricchi?

Scritto il 24.01.2022

Secondo il rapporto Oxfamnei primi due anni della pandemia i 10 uomini più ricchi del mondohanno guadagnato oltre il 100%: il loro patrimonio è passato da 700 a 1500 miliardi di dollari. In pratica ogni secondo hanno guadagnato 15.000 euro ha calcolato questa organizzazione non governativa che si propone di combattere le disuguaglianze “per porre fine alla povertà e all’ingiustizia oggi e in futuro”. La stessa organizzazione ha calcolato che con i soldi che ha guadagnato Jeff Bezos (Amazon) nei primi 21 mesi di pandemia, si potrebbero fare due dosi di vaccino e anche il booster all’intera popolazione mondiale. Prima o poi scriveranno sui social o faranno una campagna su change.org per chiederglielo direttamente: “Perché caro Jeff non rinunci ai guadagni che hai fatto durante la pandemia e vacciniamo l’intera popolazione mondiale?” L’idea che i soldi dei ricchi siano immeritati è latente, che questi denari debbano essere a disposizione della comunità condivisa e che la redistribuzione del reddito possa annullare le disuguaglianze ha ampio seguito. La verità però è che il divario di ricchezza tra i più benestanti e chi ha molto meno è non solo crescente, ma strutturale e connaturata all’evoluzione di molti fattori. Il divario di retribuzioni sempre crescente è uno dei fattori che determina il divario di ricchezza: ci sono lavori pagati benissimo, ma che richiedono il possesso di determinate competenze, e occupazioni retribuite in modo insufficiente. Si sente parlare sempre più spesso di “working poor”: lavoratori (working) che rimangono poveri (poor). Il divario tra Paesi in cui le retribuzioni sono comunque alte e altri come l’Italia in cui da vent’anni i salari sono in contrazione perché la produttività del lavoro in Italia è bassa, amplia il divario.   Ci sono divergenze di asset allocation (ovvero di come è allocato il patrimonio) tra i più benestanti e le classi meno agiate: nel nostro Paese il bene primario delle famiglie è l’abitazione e negli ultimi vent’anni le case hanno subito una discesa del 16,8% ha calcolato Scenari Immobiliari in una tabella pubblicata sul numero che celebra vent’anni del settimanale Plus edito da il Sole 24 ore. Un vero bollettino di guerra: l’asset che costituisce per molti l’unica componente del patrimonio familiare lungo tutto lo stivale dal 2002 ha perso valore. I prezzi delle case sono scesi negli ultimi vent’anni del -23,2% a Bari, del -16% a Bologna, del -15% a Firenze, del -11,5% a Genova, del -0,5% a Milano, del -23,1% a Napoli, del -5,6% a Roma, del -17,7% a Torino, del -12% a Venezia, del -17,6% a Verona. La classe media si è trovata con un patrimonio immobiliare svalutato e con il lavoro sempre meno remunerativo, un ascensore sociale bloccato e anziché puntare su incrementare i risparmi si è arresa ai consumi sempre più a buon mercato, crescendo una generazione nella bambagia. Molti di questi giovani pensano di essere al sicuro, con una famiglia e un patrimonio alle spalle, e non sono consapevoli che questo capitale potrebbe non bastare. I benestanti stanno sempre meglio (e non solo nella pandemia che ha visto crescere il loro capitale finanziario) perché oltre alle case investono sui mercati finanziari. Dal 2002 chi, oltre alla casa, aveva risparmi (e la testa) per investire in Borsa avrebbe potuto realizzare una performance annua del 4,5% senza considerare i dividendi: il patrimonio nell’ultimo ventennio sarebbe più che triplicato. Non è la pandemia che ha reso i ricchi più ricchi, ma una migliore diversificazione del proprio patrimonio, avendo in portafoglio case, ma anche azioni, l’essere alla guida e fondatori di aziende di successo. Un capitale finanziario meglio investito e anche quello umano, meglio coltivato. Attraverso una ricerca del 2014, l’Istat ha dato un valore economico al capitale umano medio accumulato da ciascuno di noi. Il capitale umano è quell’insieme di conoscenze, abilità, competenze e agli altri attributi che facilitano la creazione del nostro benessere personale, sociale ed economico. È la prima gamba su cui puntare. E contribuisce a creare la seconda: avere un patrimonio sufficientemente capiente da poterlo diversificare per diventare più resilienti a eventuali sciagure economiche e sanitarie che ci possono capitare. Non saremo mai tutti uguali nemmeno se prendessimo tutti i soldi dei ricchi e ne dessimo un pezzetto a tutti. Avremmo tutti a quel punto lo stesso capitale finanziario, ma non avremo mai tutti lo stesso capitale umano. E soprattutto non avremmo mai tutti lo stesso consulente finanziario. Meglio se indipendente.   Se desideri richiedere maggiori chiarimenti sui contenuti di questo contributo elaborato dall’Ufficio di Studi di SoldiExpert SCF o richiedere un video-appuntamento con i nostri consulenti finanziari indipendenti per valutare il tuo portafoglio e la nostra consulenza non esitare a contattarci.  

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Driiiiiin… Pronto? Vuole diventare ricco? CERTO!!!

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 18.01.2022

Com’è possibile che nel 2022 il telefono venga impiegato per veicolare spesso truffe finanziarie? E com’è possibile che nel 2022 le persone si facciano “fregare” per telefono? L’ultima l’ho scoperta leggendo il quotidiano finanziario Handelsblatt e l’ha congegnata un tizio che è stato simpaticamente chiamato dalle autorità “Il lupo di Sofia” prendendo spunto dal bellissimo film di Martin Scorsese “Il lupo di Wall Street” (dove Leonardo DiCaprio è uno spregiudicato broker) che racconta la storia del truffatore Jordan Belfort. Entrambi usavano il telefono: il lupo di Wall Street per piazzare penny stocks, azioni a bassa capitalizzazione che consentivano ai broker che le vendevano guadagni maggiori delle aziende quotate a Wall Street, perché erano poco liquide e lo spread tra il prezzo per chi comprava e per chi vendeva era molto largo, consentendo a chi le intermediava (il broker appunto) di guadagnare tantissimo. Il lupo di Sofia aveva un call center che operava dalla Bulgaria (da qui il nome), ma ne aveva altri tre in Serbia, Bosnia ed Erzegovina e Georgia: tutti proponevano investimenti in criptovalute e altre attività molto rischiose a investitori tedeschi e austriaci, che dopo venire adescati telefonicamente venivano convinti a investire soldi su una piattaforma online che prometteva mirabolanti guadagni. Oltre 300 le vittime delle piattaforme che avevano anche nomi curiosi Safemarkets (praticamente un ossimoro, visto che in inglese "safe" sta per sicuro che accostato ai mercati finanziari "markets" fa un po' strano), Optionsstarsglobal e XTraderFX (la X in queste piattaforme curiosamente compare spesso). Alle vittime sono stati sottratti 8,7 milioni di euro nel periodo marzo 2016-marzo 2019 da un gruppo di super esperti informatici che avevano organizzato la frode. Uno dei complici del gruppo è stato condannato a sei anni e dieci mesi di reclusione. Anche lui come il lupo di Wall Street faceva uso di droga quindi al momento pare sia stato messo in un centro di riabilitazione. I clienti venivano attirati con la promessa di conseguire guadagni elevati operando su CFD (contratti per differenza), valute estere o criptovalute tramite le piattaforme messe in piedi dal gruppo di cyber truffatori. Tuttavia, le transazioni non avevano luogo: i soldi versati non venivano investiti, ma prelevati direttamente dai criminali informatici. Gli investitori venivano convinti a investire sempre più soldi per ripianare le perdite. Ovviamente hanno perso tutto. Quello che mi colpisce in questa storia, e che riscontro nella mia attività di consulenti finanziario, è che sempre più persone si fidino più di chi non conoscono che delle istituzioni ufficiali. Inoltre, molte persone che hanno dei risparmi, hanno idee totalmente “balenghe”(termine piemontese che adoro) sul mondo degli investimenti. Un po’ perché puntano sul colpo grosso, come se investire fosse un casinò, un po’ perché non riescono più a capire (e penso sia a causa dei social) la diversa credibilità, tutela legale, reputazione, solidità dei diversi interlocutori con cui vengono a contatto. Umberto Eco (di cui si è ricordato in questi giorni che avrebbe compiuto 90 anni) spiegava che “la conoscenza consiste nel filtraggio delle informazioni. L'informazione può nuocere alla conoscenza, come accade con internet, perché ci dice troppe cose. Troppe cose insieme fanno il rumore e il rumore non è uno strumento di conoscenza". E quando si parla di soldi e investimenti il “filtraggio” dell’informazione buona da quella cattiva (spesso in conflitto d’interessi totale) è vitale. In SoldiExpert SCF fare consulenza finanziaria indipendente significa soprattutto questo, stando senza compromessi dalla parte dei risparmiatori.

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