Leonardo Morre

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Il punto di vista di un autorevole economista

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 27.04.2020

Leggendo articoli sulla stampa e ascoltando i media nazionali, quasi sempre l’attenzione è rivolta agli aspetti economici e di finanza del nostro paese.   Se siete investitori o risparmiatori italiani, sarebbe opportuno invece avere una visione a più ampio raggio, sia perché l’economia e la finanza sono globali, sia perché molti investimenti che avete in corso sono oggi certamente più legati a ciò che accade negli Stati Uniti e nel resto del mondo rispetto a quanto forse sareste portati a credere.   Se siete un dipendente di azienda metalmeccanica con adesione al principale fondo pensione di categoria italiano, se avete acquistato un fondo bilanciato o flessibile con nome italiano tramite le principali banche o in posta, se avete sottoscritto una polizza vita con il vostro agente assicurativo di fiducia, molto facilmente gran parte dei vostri soldi è investita in azioni, titoli di stato e obbligazioni statunitensi.   Quindi potrebbe servirvi maggiormente avere un quadro complessivo ben dettagliato del vostro patrimonio, in base a dove e come risulta effettivamente investito e in particolare un parere sulla situazione economica e politica negli Stati Uniti d’America.   Ho trovato molto utile ed interessante un articolo del 26 marzo 2020 scritto dal Prof. Nassim Nicholas Taleb con la collaborazione del Dr. Mark Spitznagel (gestore di hedge fund di Universa Investments che ha ottenuto performances spettacolari nel corso del mese di marzo 2020 grazie alle strategie basate sulla gestione dei tail-risks)   Come richiesto dagli autori, riporto l’articolo esattamente come è stato scritto senza nemmeno cambiare una virgola.   Di seguito una mia traduzione per chi mastica poco l’inglese.   Socialismo aziendale: il governo sta salvando investitori e managers, non voi   Il governo degli Stati Uniti sta mettendo in atto misure per salvare le compagnie aeree, la Boeing e società simili colpite. Mentre insistiamo chiaramente sul fatto che queste società debbano essere salvate, potrebbero esserci problemi etici, economici e strutturali associati ai dettagli dell'esecuzione. È un dato di fatto, se studi la storia dei salvataggi, esso ci sarà.     I salvataggi del 2008-2009 hanno salvato le banche (ma soprattutto i banchieri), grazie all'operato da parte del Segretario del Tesoro di allora Timothy Geithner che ha combattuto per i dirigenti delle banche sia contro il Congresso sia con alcuni altri membri dell'amministrazione Obama. I banchieri che hanno perso più soldi di quanti ne abbiano mai guadagnati nella storia del settore bancario, hanno ricevuto il più grande gruppo di bonus nella storia del settore bancario meno di due anni dopo, nel 2010. E, sospettosamente, solo pochi anni dopo, Geithner ha ricevuto una posizione ben pagata nel settore finanziario.   Quello era un palese caso di socialismo aziendale e una ricompensa per un settore i cui dirigenti sono fermati dal contribuente. L'asimmetria (rischio morale o “moral-hazard”) e ciò che chiamiamo opzionalità per i banchieri può essere espressa come segue: i capi e i banchieri vincono, chi viene dopo e il contribuente perdono. Inoltre, questo non tiene in considerazione che la politica del “quantitative-easing” è andata a gonfiare i valori delle attività e aumentare la disuguaglianza a beneficio dei super ricchi. Ricordiamo che i salvataggi vengono realizzati stampando denaro, che deflaziona effettivamente i salari della classe media in relazione a valori patrimoniali come ad esempio gli appartamenti super lussuosi a New York City.     Nel grafico vengono messi in relazione i Profitti e le Perdite (P/L): per la maggior parte del tempo ci possono essere “piccoli ritorni stabili” con inaspettate perdite notevoli a causa di “qualche evento molto sfortunato e del tutto inatteso, chiamato “Cigno Nero”, per il quale chiediamo scusa profondamente, ma veniamo in ogni caso scusati poiché nessuno poteva predire queste cose”   Il comunemente noto “trade di Bob Rubin”: mantenere i profitti e trasferire le perdite ai contribuenti. Prende il nome da Bob Rubin che ha incassato 120 milioni di dollari da Citi ma ha affermato l’incertezza degli eventi e ha mantenuto così i bonus precedenti. Questo incoraggia chiunque a non essere mai assicurato per tali eventualità poiché il governo si farà carico del conto finale.   Se viene salvato, è un bene comune In primo luogo, non dobbiamo confondere le compagnie aeree come società fisica con la struttura finanziaria coinvolta. Né dovremmo confondere il destino dei dipendenti delle compagnie aeree con la disoccupazione dei nostri concittadini, che può essere compensata direttamente piuttosto che indirettamente tramite gli avanzi di sussidi aziendali. Dovremmo imparare dall'episodio di Geithner che salvare le persone in base ai loro bisogni non è lo stesso che salvare le società in base al nostro bisogno di loro.   Salvare una compagnia aerea, quindi, non dovrebbe equivalere a sovvenzionare i suoi azionisti e managers altamente remunerati e promuovere ulteriori rischi morali nella società. E questo poichè il fatto stesso che stiamo salvando le compagnie aeree indica il loro ruolo di utilità. E se come tali sono necessari per la società, allora perché ai loro dirigenti vengono riservate delle alternative? I dipendenti pubblici beneficiano di un bonus? La stessa argomentazione deve anche essere avanzata, per estensione, contro il salvataggio indiretto di pool di capitali, come hedge fund e strategie di investimento infinite, che sono così tanto esposti in tali attività; non hanno una strategia di riduzione del rischio onesta, se non quella di un qualificato affidamento naif ai salvataggi o di ciò che viene chiamato nel settore "government put".   In secondo luogo, queste corporazioni stanno facendo azioni lobbistiche per i salvataggi, che alla fine otterranno grazie alla pressione che possono esercitare sul governo attraverso le unità di lobby. E il piccolo ristorante all'angolo? La guida turistica indipendente? Il personal trainer? Il professionista del massaggio? Il barbiere? Il venditore di hot-dog che vive di turisti vicino al Met Museum? Questi gruppi non possono permettersi lobbisti e saranno ignorati.   Buffers e non debito In terzo luogo, come abbiamo avvertito dal 2006, le aziende hanno bisogno di buffers (protezioni sotto forma di cuscinetti di riserva di qualche tipo, N.d.T.) per far fronte all'incertezza, non debito (un buffer inverso), ma buffers. Madre natura ci ha dato due reni quando abbiamo bisogno effettivamente di una parte di uno singolo. Perché? A causa dell’imprevisto. Non è necessario prevedere eventi avversi specifici per sapere che un buffer è qualcosa di cui non si può fare a meno. Il che ci porta al problema del riacquisto. Perché dovremmo spendere soldi dei contribuenti per salvare società che hanno speso i loro soldi (e spesso addirittura presi in prestito per generare quei soldi) per acquistare le loro stesse azioni (così il CEO ottiene l'opzione) invece di costruire un buffer per i giorni difficili? Tali salvataggi puniscono coloro che hanno agito in modo conservativo e li danneggiano a lungo termine, favorendo lo stolto e il cercatore di rendite.   Non è un cigno nero Inoltre, alcune persone affermano che la pandemia è un "cigno nero", quindi qualcosa di inaspettato, quindi non averlo messo in conto sarebbe scusabile. Il libro che citano comunemente è “The Black Swan” (scritto da uno di noi). Se avessero letto quel libro, avrebbero imparato che una simile pandemia globale veniva esplicitamente presentata lì come un cigno bianco: qualcosa che alla fine avrebbe avuto luogo con grande certezza. Una pandemia così acuta è inevitabile, ed è il risultato della struttura del mondo moderno; e le sue conseguenze economiche risulterebbero aggravate a causa della maggiore connettività e ottimizzazione eccessiva. È un dato di fatto, il governo di Singapore, che abbiamo consigliato in passato, era preparato per tale eventualità con un piano preciso già dal 2010.

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QUANTO SI GUADAGNA CON IL CONSULENTE FINANZIARIO AUTONOMO INDIPENDENTE?

Scritto il 11.04.2020

Da inizio anno, alcuni investitori si sono resi conto che una impostazione tradizionale come quella che avevano presso la propria banca, poteva non essere costruita nel modo più opportuno per offrire protezione al patrimonio e possibilità di rendimento. Mi hanno contattato per chiedere informazioni circa l’operatività e i vantaggi di avere un consulente finanziario autonomo autorizzato e indipendente e la domanda che molti mi pongono alla fine del colloquio iniziale è sempre la stessa: “quanto si può guadagnare seguendo i consigli del consulente finanziario autonomo indipendente?” È una domanda a cui rispondo sempre malvolentieri dato che non ho purtroppo nessuna sfera di cristallo per predire il futuro e ritengo che i dati passati, pur interessanti, non possono offrire nessuna garanzia in quanto essendo dati passati, sono passati. Ogni investitore ha poi un proprio profilo personale e su questo aspetto non andrei oggi ad approfondire. Nell’ultimo mese ho letto e ascoltato di tutto e di più, in particolare vengono riproposti modelli operativi di vario genere, alcuni dei quali francamente poco comprensibili a mio modesto parere: un conto è applicare un modello per una parte relativamente contenuta del patrimonio del cliente sotto consulenza, un conto è applicare un determinato modello a tutto il patrimonio del cliente. In quest’ultimo periodo ho consigliato incrementi in strumenti che permettono di acquistare, indirettamente, oro fisico e in particolare mi sono dedicato alla diversificazione degli strumenti quotati in base al deposito fisico del lingotto d’oro a garanzia, anche in relazione agli eventi recenti che creano o potrebbero creare problemi nel realizzare la “good delivery del bullion” (chiusura termporanea causa covid-19 di tre importanti refineries in Svizzera). In particolare ho consigliato anche, tra gli altri sull’oro, uno strumento quotato che ha come collaterale lingotti d’oro fisico depositati presso i caveaux di una Zecca Nazionale tra le più importanti a livello mondiale, con garanzia che si tratti di oro post 2012, convertibile volendo in lingotto con apposita procedura. Leggo di portafogli ipotetici creati con una percentuale di oro costantemente al 20% dell’intero portafoglio, e mi chiedo quanti investitori siano davvero così convinti da tenere una percentuale tanto elevata di oro riferita all’intero loro patrimonio costantemente nel tempo. Mi chiedo anche se questi modelli rappresentino portafogli reali di clienti reali con uno storico verificabile sufficientemente lungo, al di là del fatto che molti modelli accademici già in passato hanno dimostrato di essere validi solo in alcuni periodi temporali e non in altri. Sono abituato ormai da anni a riferirmi a risultati, rapportati al rischio, di portafogli reali di clienti veri e considero i dati di analisi passati degli strumenti quotati negoziabili unicamente utili come confronto per la selezione e l’analisi di uno strumento rispetto all’altro comparabile. Quindi non ha alcun senso far vedere quanto un singolo fondo comune abbia reso negli ultimi anni, avrebbe più senso poter vedere come sono andati davvero i portafogli dei propri clienti, rapportati a rischio, costi complessivi e diversificazione. Ovviamente, per etica professionale e imposizione legislativa, è assolutamente impossibile pubblicizzare i risultati di portafogli veri di clienti veri. Sono però abituato a confrontare tali dati con gli andamenti di alcuni fondi comuni multi asset, flessibili, speculativi italiani (assimilabili ai fondi hedge) e Global macro, per rendermi conto a livello di impostazione professionale personale di come e quanto i portafogli dei clienti reali a cui presto consulenza si discostino o meno dai principali operatori del mercato. Ritengo di essere discretamente soddisfatto - ma francamente non più di tanto - di quanto realizzato negli ultimi anni, grazie anche alla stretta collaborazione con due team di consulenti professionisti indipendenti specializzati, dato che è soprattutto grazie alle loro idee, analisi e strategie, che realizzo i consigli personalizzati per ciascun cliente. A titolo di esempio, sono discretamente soddisfatto di aver realizzato consulenze reali che hanno portato negli ultimi tre anni ad un incremento superiore al 13% sul patrimonio complessivo in consulenza, con volatilità inferiore a 5 e indice di Sharpe annualizzato a 0,90 con Information Ratio nettamente positivo rispetto a molti fondi di gestori blasonati. Si tratta di portafogli di clienti con profilo di rischio Medio-Alto o Alto, con ampia diversificazione che in alcuni casi da inizio anno 2020 registrano un risultato positivo superiore al 3%. Trattandosi di dati passati, essendo passati, hanno a mio parere poco senso per valutare l’impostazione dei portafogli da oggi in avanti, dato che non esiste alcuna certezza che determinati modelli che hanno funzionato fino a ieri, possano farlo da domani in poi. Questo non significa non avere schemi operativi e procedure di analisi rigorose a cui attenersi, significa poter avere la flessibilità e reattività per poter adattare i propri schemi operativi a contesti economici e politici mondiali profondamente diversi da periodo periodo. Ad esempio, le modalità di analisi di singoli titoli azionari che realizzo grazie alla collaborazione di analisti specializzati che utilizzano sostanzialmente gli insegnamenti di analisi di Benjamin Graham e Warren Buffett, restano comunque le stesse nel tempo e si basano su analisi fondamentale di dati di bilancio di aziende quotate integrata con analisi tecnica. Ciò che può variare è la selezione dei settori e dei titoli anche in funzione di come nel tempo si modifica l’ambiente economico; ad esempio, sto valutando il possibile impatto dell’attuale crisi sanitaria sui futuri sviluppi di determinate aziende produttrici di strumenti medicali, è abbastanza logico pensare che alcuni di questi produttori riceveranno ulteriore impulso mentre eviterei del tutto aziende di business ad oggi “problematici”quale ad esempio settore dei viaggi aerei e del turismo internazionale. Poichè i consigli del consulente finanziario autonomo indipendente devono essere messi in pratica in maniera autonoma dal cliente tramite la propria banca o intermediario di riferimento, potrebbe risultare utile per  il cliente stesso l’utilizzo di intermediari che facilitano al massimo l’operatività in tal senso, anche nel caso in cui non si abbia particolare dimestichezza con l’operatività on-line. In questa fase di vita “particolare” per tutti noi può essere utile il ricorso a intermediari e banche a cui si può accedere facilmente da casa con un computer e uno smartphone, seguendo i consigli del proprio consulente finanziario autonomo in modo da poter eseguire con precisione le raccomandazioni a cui si vorrà dare corso, ovviamente dopo aver letto la documentazione specifica e aver ricevuto una opportuna spiegazione circa l’utilità a proprio favore di ciascuna operazione consigliata. Per chi volesse avere un confronto grafico con dati più esaurienti e approfonditi tra un portafoglio reale e qualsiasi fondo comune o altro strumento quotato, resto a disposizione. Ricordando che il portafoglio a cui accennavo sopra, negli ultimi tre anni ha realizzato la stessa performance di Berkshire Hathaway cl A, con volatilità 4,993 contro 22,854 del titolo di Warren Buffett, colgo l’occasione per augurare Buona Pasqua a tutti i lettori.   Avvertenza importante: i dati passati sono passati, ed essendo passati non esiste alcuna garanzia che le cose si ripetano; il guadagno vero con un consulente finanziario autonomo indipendente è sopratutto in protezione, formazione personale, e livello di servizio non solo di natura strettamente finanziaria su strumenti (ad esempio si può avere una consulenza patrimoniale o previdenziale e molto altro ancora)

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LEZIONE MAGISTRALE DEL PROF.CIRILLO: IL PARADOSSO DELLA STACCIONATA

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  • Formazione/Educazione Finanziaria
Scritto il 04.04.2020

Ho avuto la fortuna e l’onore di ascoltare diverse volte il Dr.Pasquale Cirillo, Professore Associato di Probabilità Applicata e Matematica Finanziaria alla Delft University of Technology. Ricordo in particolare un convegno a cui ho partecipato verso la fine del 2019: il professore illustrò perfettamente il concetto di “Cigno Nero” di Nassim Taleb, ampliando la trattazione con esempi di rara efficacia. Mi colpì in particolare il cosiddetto “paradosso della staccionata”, che ben si adattava alla situazione che si stava delineando sui mercati finanziari mondiali nei mesi precedenti. Il concetto di base, illustrato nel disegno allegato realizzato dal Prof.Cirillo, spiega come le persone e le organizzazioni abbiano approcci diversi al rischio. Immaginiamo di essere sul bordo di un precipizio da cui si può ammirare un panorama mozzafiato e che questo precipizio non sia dotato di protezioni. Le persone che vogliono ammirare il panorama e guardare di sotto, si avvicinano con molta cautela temendo di cadere nel vuoto. Sui mercati finanziari colui che si assume dei rischi potrebbe cadere nel precipizio, fa parte del gioco e nessuno è contento se qualcuno cade o sbaglia, ma il compito del mercato è proprio quello di selezionare chi si prende troppi rischi, eliminandolo dal gioco. In realtà, seguendo il paradosso della staccionata del professor Cirillo, ciò che possiamo vedere è che le autorità non amano il rischio e sono portate a pensare alla possibilità di perdere la fiducia della gente e magari anche i voti. Ecco allora che le autorità costruiscono staccionate, tramite i regolamenti e i regolamenti possono essere particolarmente articolati e complessi. Nel paradosso i regolamenti delle autorità sono equivalenti alla staccionata che viene costruita sul bordo del dirupo, per evitare che le persone cadano al di sotto. Il paradosso è costituito dal fatto che quanto più aumentano i regolamenti, tanto più le persone si sentono tranquille nell’avvicinarsi al rischio. Nelle paradosso possiamo pensare che, man mano che le persone acquistano fiducia per via della staccionata e si accalcano una dietro l’altra per ammirare il panorama, perdono il senso del rischio sottostimandolo e quante più persone si accalcano, tante più persone - vedendole mentre transitano - si fermano e cercano a loro volta di ammirare il panorama appoggiandosi a chi si sta accalcando. Nessuno si vuole perdere lo spettacolo. In pratica quindi il fatto di aver realizzato molti regolamenti per evitare di far assumere troppi rischi alle persone, in realtà le induce ad assumersi più rischi di quanto probabilmente non avrebbero fatto qualora tali regolamenti non fossero stati realizzati. La staccionata, cioè i regolamenti, modificano la nostra percezione del rischio. Ma mano che le persone per ammirare il panorama si accalcano dietro la staccionata, tanto più ci sarà pressione sulla staccionata stessa e ad un certo punto questa potrebbe cedere lasciando cadere nel dirupo non una persona sola ma molte persone. Pensavano di essere al sicuro, in realtà stavano soltanto assumendo molti più rischi di quanto avrebbero fatto se non si fossero sentiti protetti. Il paradosso quindi consiste nel fatto che molti regolamenti finanziari danno un falso senso di sicurezza. Per evitare troppi rischi vengono costruiti regolamenti complessi. E questi regolamenti ci fanno sentire più sicuri, troppo sicuri sostanzialmente eccessivamente fiduciosi. In questo modo, dimentichiamo il rischio che avevamo cercato di evitare e rischiamo molto di più di cadere rovinosamente. I regolamenti, costruiti per proteggerci dal rischio, sono paradossalmente un ottimo strumento per farci dimenticare il rischio stesso. Mai come in questi giorni, la lezione del Prof.Cirillo si dimostra di eccezionale valore.

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QUANTO E’ LUNGO IL LUNGO PERIODO?

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  • Mercati finanziari / economia
Scritto il 04.04.2020

I risparmiatori che mi contattano mi chiedono tutti la stessa cosa: “ Leggo e sento affermare da più parti quanto sia importante investire con un orizzonte di lungo periodo, ma quanto è lungo il lungo periodo? “ In questi giorni stiamo iniziando a renderci conto di vivere in un ambiente economico e finanziario profondamente cambiato rispetto a solo due mesi fa; i dubbi sono molti e cerchiamo idee e metodi per investire i nostri risparmi in modo adeguato alle nostre esigenze, ai nostri obiettivi e alla nostra propensione al rischio. È evidente che la crisi che stiamo affrontando a livello mondiale non ha alcun confronto possibile col passato in quanto: •        l’economia mondiale ha visto un incremento della globalizzazione soltanto negli ultimi trent’anni; •        l’investimento in strumenti finanziari - in particolare sui mercati azionari - diffuso tra ampia parte della popolazione mondiale è un fenomeno relativamente recente; •        lo sviluppo esponenziale dei progressi scientifici e tecnologici è un fenomeno estremamente recente; •        lo sviluppo del Fin-tech e della diffusa facilità dell’accesso agli investimenti finanziari mondiali è un fenomeno recentissimo; •        l’incremento esponenziale della probabilità statistica di pandemie è un fenomeno conseguente alla globalizzazione non coordinata e all’incremento demografico mondiale; •        l’interventismo delle banche centrali con manovre non convenzionali è un fenomeno relativamente nuovo, sostanzialmente iniziato a seguito della GFC. Sono in molti oggi a scrivere e a parlare - e parlano e scrivono di tutto - incrementando in modo esponenziale la confusione: il risultato è che chi deve prendere decisioni in tema di investimenti per sé e per i suoi familiari, sarà portato purtroppo a non decidere oppure a prendere decisioni sbagliate. È opportuno quindi cercare di selezionare con attenzione le idee e le opinioni di esperti di assoluto valore e di indiscussa onestà intellettuale. Mario Draghi, in una recentissima intervista sul Financial Times, ha fornito idee e concetti molto utili e, soprattutto, ha richiamato una parola che in molti abbiamo letto solo sui libri di teoria economica e di storia, senza averla vissuta in prima persona, per motivazioni anagrafiche. Mario Draghi ha parlato di possibile scenario di “depressione”. Dal momento in cui non ho, come credo tutti, nessuna possibilità di predire il futuro, posso soltanto rispondere alla domanda iniziale considerando l’ultimo vero periodo di depressione, cioè quello iniziato sostanzialmente con il crollo di Wall Street del 1929. Ricordo peraltro che anche in quel caso lo scenario mondiale era completamente diverso da quello attuale in quanto: •        ci furono due guerre mondiali; •        la tecnologia e la ricerca scientifica non erano minimamente paragonabili alla situazione odierna; •        investivano al tempo sui mercati azionari soltanto pochissimi investitori privati degli Stati Uniti mentre la maggior parte della popolazione mondiale era impegnata unicamente a sopravvivere;          l’economia rappresentata da aziende quotate in borsa a Wall Street, era sostanzialmente quella americana del primo dopoguerra e non certamente quella mondiale; •        le due guerre mondiali si svolsero quasi completamente al di fuori del territorio statunitense. L’indice più efficace per descrivere l’economia statunitense di allora è il Dow Jones Industrial Average, indice che esiste ancora, profondamente modificato nella composizione e poco utile per comprendere l’economia americana e mondiale oggi, anche in funzione della metodologia con cui è costruito (S&P500 o Wilshire 5000 sono molto meglio). Possiamo però provare a fare qualche confronto, non avendo di fatto altri termini di confronto possibile: •        chi nel 1929 avesse investito in azioni replicando il Dow Jones, sarebbe tornato in possesso dei suoi soldi soltanto 25 anni dopo in termini nominali, avrebbe quindi dovuto attendere altri anni ancora per riuscire a recuperare in termini reali i suoi soldi; •        in seguito, nei successivi 10 anni, avrebbe visto moltiplicare per quattro il valore dei suoi investimenti azionari; •        nei successivi 12 anni ancora, non avrebbe sostanzialmente perso soldi in termini nominali, ma avrebbe certamente perso in termini reali. È stato soltanto negli ultimi 38 anni che il risultato dell’investimento azionario nel Dow Jones ha fornito risultati esponenziali, in concomitanza con lo sviluppo della globalizzazione, l’incremento dell’investimento diffuso anche in azioni per le famiglie, la progressiva diminuzione dei blocchi alla circolazione del capitale e lo sviluppo dei mercati finanziari moderni. Va considerato però l’impatto devastante dell’inflazione nel tempo, quindi i grafici andrebbero sempre ricalcolati in termini reali: se hai iniziato un PAC 40 anni fa e oggi ti sei trovato un bel gruzzolo da parte da spendere ricordati che il merito maggiore va a te che hai risparmiato ogni mese e molto meno ai mercati finanziari, ancor meno ai gestori di fondi attivi che sul tuo risparmio hanno trattenuto ogni singolo giorno un pò di commissioni, alla fine sempre troppe rispetto al servizio che hai ottenuto in cambio. Ricorda quindi che se ti viene venduto oggi un PAC in un fondo azionario attivo, NON stai comprando l’indice che ti fanno vedere sul grafico del passato per dirti che la storia si ripeterà a tuo vantaggio: nel mezzo ti troverai una montagna di commissioni e a volte gestori incapaci (non sempre però, solo nella maggior parte dei casi). Quindi, qualora fossero mai possibili dei confronti, il lungo termine che ha dato risultati positivi è pari a novant’anni, cioè dal picco della bolla speculativa del 1929 al picco della bolla speculativa del 2019. Il mondo negli ultimi novant’anni è profondamente cambiato in misura esponenziale, quindi volendo trovare delle àncore di salvezza per decisioni in materia di investimenti personali, possiamo rintracciarle nell’analisi dei valori fondamentali di alcune società quotate e di alcuni settori economici piuttosto che negli indici globali, anche se l’utilizzo di indici globali permette quantomeno di evitare di trovarsi sulla nave sbagliata che sta affondando in un mare in tempesta. Lo studio degli scritti di Benjamin Graham e di Warren Buffett risulterà molto utile. L’applicazione pratica dei loro metodi di analisi dei titoli con acquisti progressivi diluiti nel tempo di azioni e di ETF settoriali o tematici, potrebbe risultare una valida soluzione, anche e soprattutto per l’accettazione e sopportazione mentale dell’investimento. L’incertezza è anche e sopratutto sui tempi di soluzione della crisi sanitaria: se trovassero un vaccino e delle cure adeguate domani mattina, il riavvio dell’economia mondiale potrebbe essere rapido. Tra tutte le incertezze, oggi un’unica certezza: abbiamo capito perché Warren Buffett stesse accumulando enorme liquidità in conto corrente da parecchio tempo. Anche questo caso un grande insegnamento. Altro che “Cash is trash”….

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GUADAGNA DI PIU’ DOMANI PERDENDO DI MENO OGGI

Scritto il 29.03.2020

In un momento di cambiamenti epocali come quello che stiamo attraversando, in cui l’ambiente finanziario ed economico mondiale costruito negli ultimi sessant’anni potrebbe essere completamente modificato nell’arco di pochi giorni, vorrei ricordare una regola fondamentale dell'investimento con buonsenso. Per chi non avesse ancora capito cosa è successo nell'ultimo mese, consiglio la lettura dell’intervista di pochi giorni fa a Mario Draghi pubblicata sul Financial Times. Per i più scettici circa quanto sto scrivendo, suggerisco la lettura di BogleHeads, il sito Internet che raggruppa e analizza i principi chiave dell’investimento che ci sono stati donati dal grande John Bogle. Quando investi denaro e l’andamento dei tuoi soldi cambia direzione passando da un guadagno ad una perdita, quanto più la perdita aumenta tanto più sarà necessario guadagnare in seguito in termini percentuali per tornare al punto di partenza. Se hai in portafoglio diversi strumenti comprati credendo di realizzare una efficiente de-correlazione, potrai scoprire in questi giorni come molte strutture siano sempre più correlate, esattamente il contrario di quello che ti saresti aspettato: credevi di avere un portafoglio robusto, in realtà hai solo pagato commissioni elevate per concentrare rischio su asset molto più correlati di quanto pensavi fossero. La de-correlazione vera si può fare con strumenti difficili da accettare in condizioni di normalità, ad esempio un fondo comune che investa sulla volatilità, vale a dire uno strumento finanziario che negli ultimi quattro anni ha costantemente perso valore, mentre negli ultimi tre mesi ha cominciato a crescere: difficile accettare e far accettare un investimento costantemente in perdita quando tutto va bene. Possiedi 100.000 €: sono tutti i tuoi soldi e su quelli stai basando il tuo futuro e quello della tua famiglia. Questi soldi sono già stati investiti sui mercati finanziari quando tutto andava bene ed era facile guadagnare. Negli ultimi anni i rendimenti delle operazioni più sicure si sono man mano ridotti finendo sottozero e ti sei spinto sempre più verso i mercati azionari e soprattutto verso le obbligazioni che offrivano ancora rendimenti nominali positivi, ad esempio le obbligazioni high-yield a basso rating o i titoli di Stato dei paesi emergenti, magari in valuta locale. Se non lo hai fatto tu direttamente, ci hanno pensato i gestori dei fondi comuni che hai sottoscritto. In altre parole, hai preso rischi sempre maggiori senza forse avere ben chiaro tutte le implicazioni. Se oggi i tuoi 100.000 € sono diventati 90.000, avrai bisogno di una crescita successiva pari a circa l’11% per tornare a 100.000. Se hai perso il 20% e i tuoi 100.000 € sono diventati 80.000, avrai bisogno di circa il 25% di crescita successiva per tornare a 100.000. Se hai perso il 30% e i tuoi 100.000 sono diventati 70.000, avrai bisogno di circa il 43% di crescita successiva per tornare a 100.000. Se hai perso il 40% e i tuoi 100.000 sono diventati 60.000, avrai bisogno di circa il 67% di crescita successiva per tornare a 100.000. Se hai perso il 50% e i tuoi 100.000 sono diventati 50.000, avrai bisogno esattamente del 100% di crescita successiva per tornare a 100.000. Se hai perso il 60% e i tuoi 100.000 sono diventati 40.000, avrai bisogno circa del 150% di crescita successiva per tornare a 100.000. Se hai perso il 70% e i tuoi 100.000 sono diventati 30.000, avrai bisogno circa del 233% di crescita successiva per tornare a 100.000. Se hai perso 80% e i tuoi 100.000 sono diventati 20.000, avrai bisogno circa del 400% di crescita successiva per tornare a 100.000. Se hai perso il 90% i tuoi 100.000 sono diventati 10.000, avrai bisogno circa del 900% di crescita successiva per tornare a 100.000. Se hai perso 100% e i tuoi 100.000 sono diventati zero, hai un problema in meno a cui pensare tutti i giorni, sicuramente altri problemi in più. La tabella allegata di seguito illustra in forma grafica quanto esposto. Si tratta di concetti basilari dell’investimento liberamente rintracciabili da numerosissime fonti ma fondamentalmente rintracciabili in primo luogo nel proprio buon senso. Considera quindi la tua posizione odierna, fai una valutazione oggettiva del rischio di portafoglio, e se disponi di un patrimonio sufficiente e di una situazione reddituale adeguata, con una attenta selezione di società o di settori analizzati in base alle regole insegnate da Warren Buffett e Benjamin Graham, potrai iniziare un ingresso (o un rafforzamento di posizioni esistenti) diluito nel tempo, per poter beneficiare di un risultato medio positivo, quando i mercati finanziari ritroveranno un equilibrio basato sui valori corretti. Cercare il bottom, il punto di minimo, è impossibile in condizioni di normalità figuriamoci ora. Acquisti progressivi programmati e diluiti nel tempo sono l’unica soluzione ragionevole. Se compri un indice globale, compri anche titoli di società che potrebbero non esistere più prima di fine anno; è una scelta ragionevole in ogni caso se non sei capace di fare selezione di titoli e di settori. Warren Buffett compra titoli, non compra ETF. Però ti regala anche un grande consiglio: se non sei capace di selezionare titoli meglio comprare un ETF. Prima di vedere il verde (portafoglio in positivo) potrebbe essere necessario un periodo di tempo non quantificabile in alcun modo in questo momento, certamente chi fino ad oggi ha perso poco si trova in una posizione di vantaggio per poter investire in modo adeguato e beneficiare prima di tutti gli altri di risultati positivi. Lasciare troppi soldi in conto corrente in questi giorni potrebbe non essere la soluzione più logica. Esistono molti investimenti difensivi diversi dal conto corrente, anche perchè il conto corrente non difende da molte insidie. E per chi pensasse di poter sfuggire ad una eventuale tassa patrimoniale investendo in strumenti domiciliati all'estero o in giurisdizioni di paesi diversi dal nostro vorrei ricordare che le transazioni sono oggi tutte alla luce del sole in base alle disposizioni di legge in vigore. Quindi in buonsenso ci porterebbe a pensare che una eventuale tassa potrebbe venire calcolata con estrema facilità e se pur non prelevata direttamente, il conto arriverebbe lo stesso a domicilio, magari più velocemente della pizza che avete ordinato per stasera.    

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PROTEGGERE IL NOSTRO FUTURO - SIAMO ANCORA IN TEMPO

Scritto il 21.03.2020

Vorrei raccontarvi oggi una cosa, a mio parere, molto triste. Negli ultimi anni anche in Italia è diventato famoso il signor Ray Dalio, grazie alla pubblicazione di libri in cui offre consigli a tutti su come vivere serenamente con gli altri e alla divulgazione di modelli di asset-allocation come “All-Seasons-Portfolio”, insomma, un personaggio che negli Stati Uniti e recentemente anche in Italia è apparso come un “benefattore dell’umanità”, con numerose apparizioni televisive. Il signor Ray Dalio, però, ha costruito le sue fortune come gestore di fondi hedge, cioè fondi in cui il gestore gode di ampia delega e rivolti a clienti particolarmente facoltosi. Bridgewater Associates di Ray Dalio è il più grande fondo hedge del mondo e dispone quindi di enormi masse di denaro da mettere in campo. Accade quindi che il “mitico” gestore e il suo staff non riescano minimamente a comprendere le implicazioni dello sviluppo del coronavirus in Cina fino alla fine di febbraio, determinando di fatto una perdita attorno al 20% per i clienti da inizio 2020. E questo per sua stessa ammissione, partendo dal presupposto che le notizie diffuse in merito in questi giorni siano veritiere. Quando però in Italia inizia la crisi sanitaria a fine febbraio, il signor Ray Dalio decide di speculare massicciamente su una crisi certa di economia reale in Italia e in Europa. Uno studente di economia al primo anno, dopo i primi 10 minuti della prima ora di macroeconomia, è in grado di capire che un elemento esogeno, di qualsiasi tipo, che determini una chiusura di molti rami dell’attività reale dell’economia di tutti i giorni, determinerà una caduta verticale degli utili delle aziende coinvolte, quindi delle quotazioni azionarie. Il signor Ray Dalio decide allora, come lui stesso racconta in una intervista dei giorni scorsi, di tappare i buchi nei suoi fondi gettando una cifra enorme in operazioni short (quindi speculando al ribasso) su alcuni titoli di società italiane ed europee. In una situazione di normalità le operazioni short hanno una loro logica e di per sé non sono negative ma utili ad esempio per le coperture di posizioni long ma se fatte con importi enormi concentrando il fuoco su società essenziali per l’economia di un paese, in un momento di grave crisi, il risultato non può essere che quello di fare enormi guadagni speculando su una disgrazia collettiva. Se realizzate “naked” cioè senza controparte di titoli equivalenti da proteggere, sono solo speculazione al ribasso. In più, la progressione del virus determina un incremento della crisi con una progressione che permette agli speculatori di decidere come programmare man mano l’attacco, rendendo molto facile il loro guadagno. Questo tipo di finanza è una finanza che non ci piace, una finanza fine a se stessa e non utile al sistema economico e il sistema economico non sono solo le società ma anche le famiglie, e anche in questo caso si torna alle basi del funzionamento dell’economia: le imprese investono in sviluppo, offrono lavoro, beni e servizi alle famiglie, le famiglie utilizzano i redditi da lavoro per comprare beni e servizi e per risparmiare e far arrivare nuove risorse alle imprese, la finanza deve facilitare questo circuito dell’economia reale traendo un corretto guadagno per la sua attività. Se questo circuito dell’economia reale si interrompe anche solo in parte, per un periodo prolungato di tempo, i danni sono notevoli e colpiscono tutti. Se invece una parte della finanza ricerca costantemente il profitto oltre ogni opportunità coerente che viene offerta dal mercato dell’economia reale, e beneficia di un vantaggio notevole in termini di operatività e di conoscenza tecnica, il distacco sarà traumatico e lo stiamo vedendo in questi giorni. Quindi, signor Ray Dalio, se oggi lei è diventato ancora più ricco grazie alla speculazione contro le società italiane ed europee e se lei è riuscito ad evitare le perdite dovute fondamentalmente in una prima fase alla sua incapacità di comprendere la realtà in tutte le sue complesse sfaccettature (e qui intendo parlare dell’ecologia e della possibilità che nel mondo si sviluppino pandemie, come da anni previsto dagli scienziati), ricordi ciò che si studia nella prima ora di macroeconomia: il mondo in cui viviamo è uno solo e il circuito dell’economia reale è sempre più globalizzato, chi contribuisce a danneggiarlo da un lato, anche se lontano geograficamente, non è immune e i danni sono per tutti. Ciò che sta accadendo in questi giorni rimarrà scritto sui libri di scuola come un evento epocale: gran parte del castello di carta della finanza mondiale crolla in pochi giorni per effetto di fattori reali concomitanti, parte dei quali assolutamente prevedibili anche se poco probabili. Non è un Cigno Nero e il Prof. Nassim Taleb con la sua recente intervista, di fatto evidenzia come in molti abbiano letto i suoi scritti ma pochi li abbiano capiti davvero. Un problema ulteriore, in questa fase critica per il lavoro e la vita di tutti noi, è dato dal fatto che i risparmi delle famiglie sono prevalentemente allocati in base ad un sistema di distribuzione di prodotti finanziari pre-assemblati (PRIIPs) basato su commissioni elevate e provvigioni ai venditori:  i risparmi devono sempre essere investiti in strumenti che prelevano giornalmente le commissioni. Devono sempre essere investiti altrimenti non ci sono commissioni da prelevare quindi non ci sono ricavi per i distributori. Il signor Ray Dalio è uno di quelli che dicevano “cash is trash” cioè che la liquidità in conto è immondizia, però è evidente che chi avesse messo tutti i suoi risparmi da inizio anno in conto corrente sia oggi la persona con le maggiori possibilità di decidere come investire consapevolmente, a fronte della situazione assolutamente modificata rispetto a quella degli ultimi 50 anni. Ma se tutti i risparmiatori italiani avessero oggi i loro risparmi in conto corrente, il sistema delle commissioni e delle retrocessioni andrebbe in crisi. Negli Stati Uniti il problema è forse un poco meno evidente per alcuni risparmiatori dal momento in cui la consulenza finanziaria indipendente è ampiamente utilizzata da alcuni anni. La consulenza finanziaria indipendente, basandosi su una parcella pagata dal cliente direttamente al consulente per ricevere consigli in assenza di conflitto di interesse, si può permettere, in determinate situazioni, di consigliare al cliente di avere molta liquidità qualora dovesse risultare la soluzione migliore. In questa fase, ritengo utile una impostazione prevalentemente difensiva, realizzata con strumenti poco complicati e basso o nullo ricorso a derivati o a strumenti che ne fanno largo uso. È compito del consulente riuscire a “far passare” il messaggio corretto: difendere significa prima di tutto evitare di subire ulteriori colpi che potrebbero arrivare inaspettatamente da direzioni impensate, per avere risorse sufficienti con cui pianificare una successiva fase della ripresa. Occorre essere molto realisti: la ripresa potrebbe non essere vicina e dipende molto dalla durata e dalla portata della chiusura dell’economia reale; non occorre spiegare quanto la ricerca scientifica possa essere la soluzione principale, anche se non l’unica soluzione a lungo termine. Il mondo è sopravvissuto all’epidemia di “influenza spagnola” di cento anni fa pur senza le risorse e l’apporto sanitario scientifico su cui possiamo oggi contare. Quindi oggi di fatto siamo messi molto meglio, non ce ne rendiamo conto perché è tutto accaduto in un lampo, pensate solo quanto sia un mese rispetto all’arco di tempo che ha permesso di passare da Lucy a noi. Un aspetto evidente del crollo dei mercati di questi giorni è che il ricorso massiccio in tutto il mondo (in particolare negli USA) a strategie passive di investimento (tramite fondi indice ed ETF) può determinare perdite elevate anche di asset e di strumenti validissimi svenduti in modo indiscriminato. Giusto per fare un esempio, e NON è ovviamente un consiglio agli investimenti specifico, la quotazione di Gilead Sciences è diminuita negli ultimi giorni nonostante sia una delle aziende leader mondiali in prima linea nella produzione di un farmaco che sembra aiutare i trattamenti per i malati di COVID-19. La quotazione di Gilead è diminuita anche perché il titolo è parte di molti indici americani e mondiali, quindi vendendo strumenti come ETF e fondi indice, automaticamente viene venduto anche il titolo Gilead. La categoria degli ETF è molto variegata, si tratta di strumenti passivi che vanno utilizzati costruendo strategie utili in base al proprio profilo di rischio e ai propri obiettivi. Detenere ETF in portafoglio resta una scelta valida, si tratta di scegliere quelli più interessanti in questa fase. Va posta anche molta attenzione alla qualità della componente obbligazionaria, non tutte le obbligazioni sono sicure solo perché c’è scritto “obbligazione” lo stesso vale per i PRIIPs (fondi, ETF, polizze, gestioni ecc.) che le contengono. Oggi è importante il ricorso ad un consulente finanziario autonomo o a una SCF, che possono effettuare un check-up degli strumenti in essere e valutare in base all’adeguatezza, quali scelte realizzare per ciascun cliente per offrire da un lato protezione massima, dall’altro la possibilità di un recupero grazie ad un’attenta analisi della mutata situazione dell’economia reale, dato che alcune società e alcuni settori trarranno beneficio e cresceranno ulteriormente in futuro, altre società e altri settori ne usciranno fortemente danneggiati e ridimensionati. Molti consulenti finanziari autonomi sono già da tempo strutturati per lavorare in smart-working con i clienti e molti intermediari offrono soluzioni operative a distanza, in altre parole è possibile fare consulenza anche in questa situazione. Avere un consulente finanziario autonomo, cioè veramente indipendente, che opera in team con altri professionisti, con una visione ampia, reattivo ai cambiamenti e assolutamente non vincolato a logiche di business che impongono modelli di investimento non adeguati alla realtà è un valido supporto per la protezione e la pianificazione del proprio futuro. Il mondo è già cambiato e la velocità del cambiamento è stata eccezionale. Talmente veloce che molti famosi gestori internazionali hanno ampiamente dimostrato la loro incapacità di vivere la realtà e se non sono in grado di comprendere le interrelazioni del mondo reale con il mondo della finanza, mi chiedo che senso abbia continuare ad affidare loro i propri soldi e parte della propria vita. Siamo ancora in tempo per riprogrammare gli investimenti in chiave difensiva con una speranza molto forte di tornare a vivere nel mondo reale, quindi alcune scelte specifiche per una piccola parte del patrimonio si possono già considerare, pur con tutte le cautele. In linea di massima avere oggi un 2-3% del totale sui mercati azionari non è sbagliato, scegliendo le azioni e i settori più promettenti che saranno protagonisti dell’economia del nuovo mondo che risorgerà una volta superata l’emergenza sanitaria. Il cambio di paradigma è fondamentale a tutti i livelli.

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CORONAVIRUS - IL MONDO E' GIA' CAMBIATO IL PRIMO GENNAIO 2020 (MA POCHI LO HANNO CAPITO)

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Scritto il 17.03.2020

Primi dieci minuti della prima ora della prima lezione di macroeconomia. Il circuito dell'economia reale che rischia di essere interrotto. Gli attori sono la biologia, l'ecologia e la geopolitica. Le prime due si studiano da tempo e la possibilità di una pandemia era ben nota, quindi NON è un Cigno Nero come del resto ha appena confermato Nassim Taleb in una intervista nei giorni scorsi. La finanza con le sue deviazioni costruite e fomentate per decenni per il profitto di pochi, crolla come è logico che sia perché da tempo è disconnessa in gran parte dalla realtà. "Questa volta è molto diverso" perché non abbiamo MAI avuto una pandemia in tempi recenti mentre in tempi lontani, crisi del 1929 e "influenza spagnola", il mondo era completamente diverso rispetto ad oggi. Dalle macerie della finanza fine a se stessa emergerà la parte sana, forse, ma il sistema e le interconnessioni andranno valutate e riconsiderate da altre persone, dal momento in cui molti, non tutti, a vari livelli stanno dimostrando di "vivere" ma di non aver capito una mazza dell'ambiente in cui vivono. Passata questa, prepariamoci a pensare alla prossima perché forse sarà peggiore.

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QUESTA VOLTA E' DAVVERO DIVERSA - CAMBIARE PARADIGMA PER SOPRAVVIVERE

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Scritto il 14.03.2020

Pare che in biologia la diversità sia un elemento di sopravvivenza della specie quindi un valore, mentre l'adeguamento della massa a protocolli con creazione continua di replicanti porti in realtà all'aumento del rischio sistemico, basti pensare alla facilità estrema con cui i cani di razza si ammalano quanto più la razza è pura. Se tutti de-correlano allo stesso modo, che razza di decorrelazione è? Il problema legato al coronavirus e alla sua possibile diffusione era sotto gli occhi di tutti da metà gennaio e le risposte in merito date da alcuni famosi gestori di fondi nel corso degli incontri a cui ho partecipato nel mese di gennaio e febbraio dimostravano quanto il buon senso in alcune occasioni, purtroppo, sia preferibile di gran lunga alle elucubrazioni teoriche e alle complicazioni dell’industria del risparmio gestito con la catena e gli ingranaggi della distribuzione di prodotti finanziari retribuita perlopiù a provvigioni. Nel corso di questi incontri, se da un lato trovavo insufficienti e deludenti le risposte di coloro che hanno in gestione enormi quantità di denaro anche di risparmiatori e investitori italiani, ho avuto peraltro l’occasione di venire a conoscenza della mappa in tempo reale della diffusione del coronavirus pubblicata on-line dalla Johns Hopkins University grazie all’indicazione di un carissimo amico e collega. Ho iniziato man mano a seguire le notizie circa lo sviluppo del coronavirus in Cina e mentre in Italia si stava scatenando una becera caccia al “cinese untore”, io piuttosto riflettevo su due considerazioni, banali ma quantomai reali: se i cinesi prendono così seriamente la questione e costruiscono un ospedale enorme in pochi giorni, evidentemente il problema è molto grave e i virus restano confinati in una zona solo se riescono a contenerli, ma potrebbero viaggiare anche in poche ore in prima classe; la realtà italiana è fatta anche da moltissime piccole e medie imprese, a volte a conduzione familiare che intrattengono da oltre un decennio rapporti commerciali con la Cina, comportando sovente viaggi di manager e tecnici non solo nelle principali città cinesi, ma soprattutto nelle zone meno conosciute interne in relazione alla dislocazione delle aziende con cui lavorano. Nonostante questo, parlando del coronavirus, era evidente come la maggior parte delle persone, soprattutto tra gli addetti ai lavori della finanza, sottovalutasse il problema e francamente anch’io in una prima fase non ho avuto sufficiente convinzione limitandomi a spiegare ai clienti, molto banalmente, che gli I-Phones di Apple sono prodotti in Cina così come moltissimi altri prodotti nel mondo e che se la catena della produzione e della distribuzione mondiale si fermava per il blocco delle attività in Cina, questo avrebbe in ogni caso avuto una ripercussione anche sulle aziende occidentali, i loro utili e in ultima analisi sulle quotazioni azionarie. Ho quindi iniziato a scrivere una serie di articoli pubblicati su questo sito da inizio febbraio in cui suggerivo di utilizzare degli strumenti di protezione utili a bilanciare i portafogli e ad evitare, almeno in parte per un periodo temporaneo, una eventuale forte discesa del mercato azionario. Allo stesso tempo, all’interno della progettazione complessiva del portafoglio di ciascun cliente, già da tempo avevo iniziato a consigliare strumenti quotati prevalentemente legati ai titoli di Stato americani e strumenti quotati correlati al prezzo dell’oro con copertura valutaria. Il tema centrale era quindi la protezione del patrimonio, in attesa di capire gli sviluppi della situazione: a mio parere una soluzione di buon senso alla portata di tutti, a quanto pare molto lontana dalle logiche contorte di alcuni gestori di fondi comuni famosi a livello mondiale. Ciò che non avevo invece assolutamente in mente era una possibile guerra sul prezzo del petrolio che, guarda caso, è intervenuta esattamente una settimana dopo l’inizio conclamato della crisi dovuta al coronavirus in Italia e quindi in Europa e nei paesi occidentali. Gli interventi delle banche centrali, a cui molti famosi gestori internazionali si sono appellati dal momento in cui si sono resi conto che il loro castello di carte poteva crollare, sono stati finora complessivamente poco efficaci e in alcuni casi deludenti: è sotto gli occhi di tutti e non aggiungo altre parole sul tema. Purtroppo, vedo che la stragrande maggioranza della cosiddetta “consulenza finanziaria” facendo parte di un sistema integrato che replica procedure e modelli - sovente basati sulle teorie di accademici dello scorso secolo che non sono stati neppure in grado a volte di gestire bene i loro risparmi privati - continua a ripetere il solito vecchio mantra “investi per il lungo termine, tanto poi le cose si aggiustano sempre e l’economia nel lungo periodo è il motore di sviluppo principale che ci salverà”. Per dimostrare tutto questo vengono evidenziati ai clienti grafici e foto di giornali dello scorso secolo, senza spiegare che il mondo non è assolutamente più quello di allora: il mondo è cambiato profondamente già solo negli ultimi vent’anni, la popolazione è cresciuta in modo esponenziale e lo sfruttamento delle risorse è stato gestito finora in modo criminale. Parallelamente si sono avuti enormi sviluppi in tecnologia, nel settore sanitario e nel settore finanziario. Il famoso crollo di Wall-Street negli anni ’20 (cento anni fa), che in qualche modo segnò l’inizio della Grande Depressione, colpì in realtà soltanto i patrimoni di pochissimi investitori statunitensi dato che la maggior parte della popolazione sia americana che mondiale era dedita alla sopravvivenza e non certo all’investimento borsistico. Oggi è possibile investire in tempo reale in mercati lontani e in materie prime o valute stando seduti nel salotto di casa o in spiaggia ai Caraibi grazie alla tecnologia. L’accesso all’investimento finanziario è di fatto possibile ad un numero di persone e risparmiatori infinitamente superiore alla situazione americana di cento anni fa. Già solo questo elemento sarebbe sufficiente per affermare che non c’è alcuna coerenza nel confrontare la situazione della borsa americana di allora con la situazione attuale. Come scritto all’inizio di questo mio articolo, da tempo il sistema della pseudo consulenza finanziaria cerca di costruire portafogli de-correlati spiegando ai clienti come questo possa portare, nel tempo, ad ottenere risultati positivi praticamente certi, facendosi pagare molto caro sotto forma di commissioni interne ai prodotti venduti. Tutta questa costruzione e queste procedure avrebbero molto senso se realizzate da un numero limitato di operatori rispetto alla totalità del mercato e potevano avere certamente più senso nei mercati finanziari e con le economie di trent’anni fa, del resto questa modalità operativa nasce da teorie economiche circa la costruzione del portafoglio divulgate proprio in quegli anni. Nel corso degli ultimi due decenni, il mondo ha vissuto crisi finanziarie di portata epocale incentrate però fondamentalmente su problemi di tipo puramente finanziario e con decisioni politiche di tipo puramente finanziario siamo arrivati fino ad un mese fa complessivamente con buoni risultati. Purtroppo, il sistema finanziario ha creduto evidentemente che ci fosse sempre la possibilità di correre a casa piangendo da mamma e papà sperando in un aiuto dopo aver combinato qualche grosso guaio. È incredibile come da questo punto di vista in pochissimi giorni il paradigma costruito in decenni abbia dimostrato la sua enorme fragilità. Sono certo, assolutamente certo, che anche questa volta che la caveremo e il Nostro Paese sarà preso da esempio per come ha gestito la situazione in positivo. Sono altresì convinto che questa volta è “davvero diverso” e che sia fondamentale, una volta superata l’emergenza, ripensare profondamente a tutto quanto siamo stati abituati finora. E’ necessario un cambio di paradigma: un enorme cambio di paradigma che coinvolgerà ognuno di noi perché sarà assolutamente necessario un ampio progetto comune condiviso nelle linee guida e in ogni singolo dettaglio, in modo che eventi come quelli che stiamo vivendo in questi giorni possano in qualche misura essere evitati o avere un impatto minore sulla nostra vita. Non voglio con questo dire che non esistano più regole da seguire per investire in modo ragionato i propri soldi, anzi, quanto piuttosto desidero evidenziare come le procedure e le metodologie siano corrette in momenti normali, ma che il buon senso e la responsabilità individuale di saltare i protocolli in caso di emergenza possano rivelarsi molto più utili di mille contorte elucubrazioni mentali e mille e più ore perse a calcolare e confrontare le minime differenze di costo tra diversi strumenti e diverse operatività. In prossimità dei miei trent’anni di consulenza finanziaria, sono assolutamente convinto che sia molto meglio per un risparmiatore padre di famiglia in questo momento poter contare su maggior liquidità in conto corrente e investimenti in strumenti difensivi  rispetto alla prospettiva di ritrovarsi con qualche migliaio di euro in più tra cinquant’anni, dal momento in cui la possibilità di perdita di lavoro e di difficoltà economiche per un certo periodo di tempo, al momento imprecisato, è certamente molto più elevata oggi rispetto anche solo a due settimane fa. Chi invece dispone di maggiori capitali, potrà decidere quanto dedicare alla parte più aggressiva del portafoglio, sia azionaria che obbligazionaria, con la consapevolezza che i minimi potrebbero nel breve termine essere ben più in basso di quanto visto sino a ieri. Dipenderà dall’evoluzione della crisi che tutto il mondo sta vivendo, dallo sviluppo di vaccini e cure utili e dall’impatto di tutto ciò sull’economia mondiale. E visto che per un po’ di tempo dovremo restare in casa più del solito, ho pensato di lasciarvi un collegamento ad un articolo di due anni fa che considero interessante: https://www.lifegate.it/persone/news/leggi-ecologia-paul-watson   INSIEME CE LA FAREMO. INSIEME.

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CORONAVIRUS - IL MONDO ALLA ROVESCIA

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Scritto il 07.03.2020

Terza domenica col coronavirus in Italia, sembra ormai di vivere, per molti aspetti, in un mondo che va al contrario. Cresce lo sviluppo del virus, mezzo paese è fermo e crescono i timori. Il mio tentativo, con questo breve articolo, è di evidenziare come ogni scelta di investimento vada ragionata con calma anche perché sembra che la confusione abbia preso il sopravvento anche nei principali mezzi di comunicazione. Se siete investitori informati, avrete certamente letto un articolo su un importante quotidiano finanziario che mette a confronto i risultati dei migliori e peggiori fondi negli ultimi 15 giorni: sì, avete letto bene, dopo decenni in cui molti professionisti della consulenza finanziaria hanno speso tempo e risorse per educare i clienti circa il corretto “orizzonte temporale”, che sovente dovrebbe essere il medio-lungo termine, in alcuni casi almeno 15 anni, ecco che, all’improvviso, le considerazioni sui risultati dei fondi comuni assumono rilevanza giornaliera. Ora, se un risparmiatore poco preparato in materia, leggesse questo articolo, potrebbe essere tentato di pensare che i fondi che si sono comportati meglio in questi 15 giorni - perché comunque il confronto che viene realizzato è stato fatto in tale maniera - siano prodotti validi e correrebbe il rischio di acquistarli, soprattutto se opera in modalità fai-da-te con un conto on-line. In realtà, anche solo con una veloce occhiata, il professionista della consulenza finanziaria comprende in pochi minuti che si tratta di fondi molto particolari, con strategie altrettanto particolari, che normalmente non vengono mai consigliati o quasi, e una prova si può ottenere andando a verificare quanti soldi hanno in gestione. La realtà è che, tranne rarissimi casi, la maggior parte dei fondi che compaiono nella classifica di quelli che si sono comportati meglio negli ultimi 15 difficili giorni, sono fondi quasi mai presenti nei portafogli REALI degli investitori italiani (e anche europei dato che sono per la maggior parte fondi distribuiti in tutta Europa). Senza entrare nei dettagli, che potrebbero risultare antipatici, si può verificare tranquillamente che i primi fondi nella lista dei TOP raccolgono complessivamente, dopo diversi anni di presenza sul mercato, pressappoco l’importo che un unico consulente finanziario con grande portafoglio clienti potrebbe avere, da solo. Quindi, il risultato positivo che questi fondi hanno VERAMENTE offerto agli investitori europei, è relativo unicamente agli ultimi 15 giorni e riguarda una porzione infinitesima, quindi irrilevante, dei portafogli dei clienti. Ciò significa che, in pratica, non sono serviti finora assolutamente a nulla, tranne far perdere soldi ai clienti negli anni precedenti. Altri fondi che si sono ben comportati in queste ultime due settimane, stando all’articolo citato, sono fondi che investono in categorie di strumenti finanziari (le cosiddette asset-class) molto particolari e dato che i soldi, nel mondo, se vengono disinvestiti da qualche parte di solito vengono investiti da un’altra, ecco che il risultato è che esisterà sempre, in ogni periodo temporale, qualche fondo che è andato molto meglio rispetto agli altri: non si tratta minimamente di bravura del gestore, ma semplicemente di un posizionamento specifico. Le grandi società di gestione internazionali, avendo ormai centinaia di fondi di vario genere, in qualsiasi modo appaiono sempre nelle classifiche, è sufficiente avere varietà di fondi specializzati, che non significa automaticamente essere bravi ma solo disporre di un’offerta di fondi variegata. Occorre rilevare, che in questa classifica, si parla unicamente di fondi comuni (o comparti SICAV) mentre sul mercato esistono numerosi strumenti quotati, acquistabili presso qualsiasi banca, anche da casa tramite un conto on-line, che si sono comportati molto meglio dei fondi che nella classifica citata appaiono come i migliori degli ultimi 15 giorni. In particolare, i fondi che utilizzano sempre strategie SHORT, che quindi beneficiano delle discese dei mercati e perdono quando i mercati salgono (lo si può vedere dal risultato degli ultimi cinque anni enormemente negativo), andrebbero utilizzati con molta attenzione all’interno di una pianificazione complessiva, dato che funzionano soltanto quando le cose vanno male. Esistono, anche in questo caso, numerosissimi strumenti short, anche a leva, quotati, che permettono di posizionarsi al momento opportuno per realizzare protezioni, con costi ed efficienza decisamente superiori a quelli di un fondo comune: attenzione, l’utilizzo di questi strumenti è consigliato solo a investitori che siano in grado di comprenderne tutte le caratteristiche. Un consulente finanziario autonomo, che può consigliare senza conflitti di interesse, gli strumenti ottimali per realizzare COMPLESSIVAMENTE una impostazione coerente con il proprio profilo di rischio e i propri obiettivi temporali (senza dover cambiare banca) difficilmente andrà ad utilizzare i fondi comuni che appaiono come i migliori degli ultimi 15 giorni, sia perché non si ragiona sui 15 giorni (tanto vale lasciare i soldi sul conto corrente) sia perché la disponibilità di strumenti finanziari è talmente vasta che limitarsi ai soli fondi comuni potrebbe risultare una limitazione notevole. In questi giorni difficili, in cui i timori e le preoccupazioni - non solo relativi alla salute, ma anche alla perdita del proprio lavoro o con i costi fissi legati all’attività, le tasse e i contributi da pagare - incidono in misura rilevante sulla nostra quotidianità, occorre, a mio modesto parere, serenità e chiarezza quantomeno per quanto riguarda i propri soldi: non serve assolutamente andare a verificare quali fondi non abbiano perso ma serve piuttosto un check-up della propria posizione complessiva da valutare insieme ad un professionista indipendente (ma veramente indipendente) del settore; occorre valutare se e quali operazioni siano necessarie, soprattutto per dormire più serenamente. Oggi è possibile investire con la massima tranquillità da casa tramite un conto on-line (che con alcune banche si può aprire anche senza carta scritta firmando con lo smartphone e senza recarsi in agenzia) ricevendo le indicazioni opportune dal proprio consulente finanziario autonomo che può spiegare i dettagli senza necessariamente doversi incontrare di persona, e di questi tempi potrebbe essere molto utile.

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DEAD CAT BOUNCE – IL RIMBALZO DEL GATTO MORTO

Scritto il 03.03.2020

DEAD CAT BOUNCE – IL RIMBALZO DEL GATTO MORTO In finanza, un DEAD CAT BOUNCE (letteralmente “rimbalzo del gatto morto”) è una piccola e breve risalita nel prezzo di un titolo, prima di continuare a perdere terreno all’interno di un trend ribassista. Questa espressione deriva dall’idea che “anche un gatto morto può rimbalzare (e quindi sembrare vivo e vegeto) se cade da una grande altezza”. Sembra che l’origine di questa espressione sia dovuta a due giornalisti del Financial Times che nel Dicembre del 1985 la utilizzarono per commentare un andamento simile sulle borse di Singapore e Malesia, dopo aver ascoltato un operatore di Wall-Street. Osservando come si è comportata ieri la borsa americana (che negli indici azionari mondiali vale più della metà), verrebbe da pensare che il gatto morto è rimbalzato su un tappeto elastico del luna-park…. Gli esperti di analisi tecnica ci dicono però che il “dead cat bounce” può essere identificato solo a posteriori, quindi è difficilmente sfruttabile come segnale per prendere decisioni. Ciò che sarebbe opportuno considerare, invece, è che ormai gli operatori finanziari e i mercati si sono abituati a considerare l’intervento delle Banche Centrali come un evento certo, ma non sta scritto da nessuna parte che debba essere così, come ha fatto notare oggi un noto gestore di grande esperienza e onestà intellettuale sulle pagine di un noto quotidiano finanziario. Occorre quindi un cambio di paradigma, che comporta una riflessione profonda ed articolata che permetta a ciascun investitore di fare il punto della situazione delle sue risorse, dei suoi obiettivi e della sua situazione familiare. Nei miei trent’anni di attività sui mercati ho molte volte ascoltato in situazioni simili i cosiddetti “esperti”, in particolare i gestori dei fondi attivi (che sopravvivono bene solo se i clienti restano investiti sempre) e i responsabili di banche e reti, gettare acqua sul fuoco ricordando che dopo le discese dei mercati ci sono sempre state le riprese, che le discese sono una opportunità di acquisto a prezzi più bassi, che negli ultimi duecento anni la borsa americana he reso molto di più di titoli di stato, oro, depositi ecc. Ho visto anche portare ad esempio dopo una discesa della borsa cinese, il grafico dell’andamento dell’economia cinese negli ultimi duemila anni….. Ho visto anche fondi attivi che nel 1999 e primi mesi dell’anno 2000 portavano i loro gestori a rilasciare interviste a tutta pagina con tanto di foto sorridente in giacca e cravatta su noti magazines per gli eccezionali risultati ottenuti, peccato che poi le quotazioni sono crollate, i gestori non si sono più fatti sentire per qualche mese (o qualche anno), qualcuno è stato sostituito senza grande clamore e il risultato è stato che esattamente vent’anni dopo i malcapitati clienti che si erano fidati delle rassicurazioni del venditore di fondi che a sua volta si era fidato delle parole dei gestori famosi, ecco il risultato è che i mercati stanno nuovamente scendendo e i loro investimenti in vent’anni non sono ancora tornati al punto iniziale. Non tutti sono andati così male, certamente, però la scelta di strumenti finanziari ormai è vastissima e la maggior parte di chi consiglia è ancora legato alle provvigioni che derivano dal convincere i clienti a rimanere investiti per lungo tempo. Ecco…il tempo…in questa situazione credo sia proprio quello da valutare…quanto ne avete disponibile? E poi…sarete in grado se si dovesse concretizzare una recessione, di vedere man mano diminuire i vostri soldi e, soprattutto, prendere la decisione dopo averli visti dimezzare man mano che il tempo passava, di aggiungere altri soldi per mediare i prezzi al ribasso, restando fedeli al progetto definito, magari un po' troppo frettolosamente, quando tutto stava salendo, quando continuavate a vedere risultati a doppia cifra fatti da altri investitori e vi sembrava sempre di aver perso l’occasione della vostra vita?... Magari il gatto sembrava morto, magari gli era rimasta la settima vita, non possiamo saperlo, ma ricordate che da -50% (menocinquantapercento) per tornare a pari occorre fare +100%(piùcentopercento), nel frattempo avete perso tempo e potere di acquisto (se tornate esattamente con gli stessi soldi di prima); in aggiunta se investite senza programmazione e senza considerare solo i vostri interessi (e non quelli di altri) potreste vedervi tassati sui guadagni anche se non avete di fatto guadagnato nulla (dipende da cosa fate e come lo fate). Un bel check-up finanziario fatto da un professionista autorizzato e indipendente (veramente) non costa molto ma potrebbe valere molto.

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RENDICONTI DEI COSTI EX-POST 2019: GIA’ ARRIVATI A TUTTI?

Scritto il 01.03.2020

Al termine di una settimana in cui il tema principale è stato ed è il coronavirus, provo ad uscire dal coro per trattare un argomento importantissimo per tutti i risparmiatori ed investitori italiani: il “rendiconto annuale dei costi e oneri 2019”, che deve pervenire a tutti i clienti entro il più breve tempo possibile. Si tratta di un documento importantissimo che illustra a ciascun cliente quanto ha pagato complessivamente nel corso dell’anno precedente, sia in termini percentuali sia in valori assoluti; ad esempio: costi annuali complessivi pari a 13.432,63 € pari al 3,74%. In base alla normativa europea MIFID2, questo dato permetterà a ciascun cliente di rendersi conto di quanto abbia pagato per i suoi investimenti e per la consulenza finanziaria nel corso dell’anno precedente, in modo da confrontare il risultato di costo totale con il risultato di rendimento totale: - ad esempio, a fronte di un investimento ad inizio anno pari a 100.000 €, un risultato lordo totale pari a 7.580 € cioè 7,58% a fronte di un costo complessivo di 3.750 € cioè il 3,75% di costi sarà molto diverso da un risultato lordo totale pari a 8.898 € cioè 8,90% circa a fronte di un costo complessivo di 2.432 € cioè il 2,43% di costi; - se provate a fare le somme, scoprirete che in entrambi i casi il risultato finale per il cliente se non ci fossero stati i costi, sarebbe stato lo stesso 11.330 €: la differenza tra il risultato nel primo caso e nel secondo è dovuta unicamente a una differenza dei costi complessivi. Sembra un concetto semplice e banale in realtà mai sufficientemente chiaro e scontato: ipotizziamo la situazione di un cliente che avesse investito 100.000 € in due banche differenti con due consulenti differenti; ipotizziamo inoltre che i consigli siano stati esattamente gli stessi e che l’ipotetico risultato finale - se non esistessero costi di alcun genere - sia esattamente identico. In questa ipotetica situazione, che presuppone lo stesso identico livello di capacità da parte delle due banche con i rispettivi consulenti, la differenza per il cliente alla fine sarebbe determinata unicamente dal miglior risultato di chi sarà riuscito ad applicare complessivamente i costi più bassi. Inoltre, in base alle previsioni di MIFID2, la rendicontazione annuale dei costi permette a ciascun cliente di poter confrontare ex-ante (cioè prima) due diversi strumenti di investimento o comunque due diverse proposte di investimento e ex-post (cioè dopo) verificare la congruenza con quanto esposto prima (ex ante) e anche confrontare i risultati effettivi, diversi tra loro. La conseguenza logica di tutto ciò dovrebbe essere che, rendendosi conto di una differenza di risultato finale unicamente dovuta ai costi complessivi, l’investitore avrebbe la possibilità di privilegiare chi presenta il livello di costi più basso dato che tale livello di costi non varierà di solito negli anni successivi. I clienti dei consulenti finanziari autonomi e delle SCF hanno già ricevuto il rendiconto dei costi relativi all’anno 2019. In particolare, avendo ovviamente ben chiare le componenti dei rendiconti che ho direttamente inviato a tutti i miei clienti, posso brevemente illustrare, senza entrare in dettagli poco utili in questa sede, le componenti principali del rendiconto annuale. Dopo una breve introduzione, la prima pagina descrive in modo chiaro e leggibile la “verifica periodica di adeguatezza” in cui si fa riferimento alla congruenza con gli esiti del questionario che ha definito il profilo di rischio del cliente. Viene definito il livello di Var del portafoglio complessivo “sotto consulenza” del cliente (che può essere detenuto presso diverse banche, SIM o compagnie di assicurazioni) confrontandolo con il livello massimo di “intervallo di Var” riferito al suo specifico profilo di rischio. Viene definito il rapporto e la congruità tra la vita media del portafoglio in essere e l’orizzonte di investimento dichiarato dal cliente. Viene riportato l’esito dell’”analisi costi-benefici” e dell’”analisi di conoscenza ed esperienza”. Viene definita la “probabilità di revisione periodica”. Nella seconda pagina del rendiconto troviamo la prima parte dell’ “informativa ex-post”, cioè di tutti i dati che contribuiscono a determinare il costo complessivo a carico del cliente. In particolare, viene riportato il dettaglio di ogni strumento detenuto dal cliente con evidenza dei costi specifici (dettagliati per categoria di costo) definiti sia in valore percentuale che in valore assoluto rapportato al periodo di detenzione e al controvalore investito. Viene di seguito evidenziato il “costo dei servizi” rappresentato di fatto dalla parcella che il cliente ha pagato direttamente al consulente finanziario autonomo, sia in termini percentuali che in termini assoluti, calcolando anche i ratei dei giorni di consulenza per clienti che hanno iniziato o terminato il rapporto di consulenza durante l’anno oggetto del rendiconto. Indico poi, nel rendiconto annuale, in modo dettagliato e analitico, i “costi di terzi” cioè i costi che sono stati pagati dal cliente per acquistare o vendere ciascuno strumento finanziario, presso ciascuna banca o SIM in cui sono state realizzate le operazioni. La somma di: costo degli strumenti; costo dei servizi; costi di terzi, determina il COSTO AGGREGATO espresso sia in valore percentuale sia in termini assoluti. Nella pagina successiva è presente in “riepilogo di tutte le raccomandazioni effettuate” al cliente nel corso dell’anno, espresso in modo analitico e dettagliato. Nel rendiconto annuale che ho inviato ai clienti NON ci sono pubblicità, dati di mercato, grafici, o qualsiasi altro elemento che possa distogliere l’attenzione dal cliente dal dato fondamentale: il COSTO AGGREGATO. In questo modo il cliente è in grado di sapere esattamente ogni anno quanto ha pagato per aver mantenuto in portafoglio determinati strumenti finanziari, quanto esattamente ha pagato per la consulenza finanziaria e quanto ha pagato per negoziare gli strumenti agli intermediari (banche e/o SIM), che ha utilizzato. Il cliente ha una evidenza molto chiara di quanto sia costato il consulente e quanto tale costo abbia inciso percentualmente rispetto al costo complessivo. Dato che avete certamente già ricevuto tutti il rendiconto annuale 2019 da parte delle vostre banche, se alcuni dettagli non vi sono chiari, se pensate di aver pagato troppo o troppo poco e desiderate avere un parere oggettivo e gratuito, trovate i miei riferimenti all’interno del mio profilo principale.

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CORONAVIRUS - LA PROTEZIONE DEGLI INVESTIMENTI – DATI REALI

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Scritto il 29.02.2020

29 febbraio 2020: una data particolare al termine di una settimana molto complicata a livello mondiale a causa del coronavirus che ha avuto effetti negativi non solo, purtroppo, di tipo sanitario, ma anche a livello economico e finanziario. Le prime notizie negative dalla Cina sono arrivate nel corso di gennaio 2020 e nei miei precedenti articoli del 2 febbraio e del 22 febbraio 2020, ho spiegato come fosse possibile proteggere gli investimenti ricorrendo da un lato alla pianificazione finanziaria e alla costruzione bilanciata dei portafogli, dall’altro utilizzando strumenti particolari quotati a copertura acquistabili presso qualsiasi banca. Oggi vorrei evidenziare in quale misura queste soluzioni stiano davvero funzionando, confrontando alcuni portafogli di investimento reali con due fondi comuni global-macro di una notissima società di gestione internazionale. Questi due fondi conferiscono al gestore ampia possibilità di manovra, potendo utilizzare, in varia misura, praticamente tutti gli strumenti disponibili sui mercati finanziari sfruttando sia momenti di rialzo, sia momenti di ribasso e vengono di solito venduti spiegando ai clienti come si possa guadagnare anche quando i mercati finanziari vanno male. Nel confronto che segue - basato sui dati dall’inizio dell’anno ad oggi - i due fondi in questione (che utilizzano sostanzialmente le stesse logiche con diversi pesi percentuali degli strumenti utilizzati e differente livello di rischio/volatilità) sono rappresentati dal colore blu scuro e dal rosso. Il fondo più “tranquillo” - rappresentato dal colore rosso - dall’inizio dell’anno perde il 4,37% con volatilità pari a 10,65 ed evidenzia quindi un indice di Sharpe negativo. Il fondo più dinamico - rappresentato dal colore blu scuro - dall’inizio dell’anno perde il 6,22% con volatilità pari a 22,85, evidenziando un indice di Sharpe negativo. Gli altri tre colori rappresentano l’andamento reale di portafogli di investimento, realizzati con utilizzo bilanciato di diverse tipologie di strumenti finanziari quotati. Il colore verde rappresenta il portafoglio di un investitore con profilo di rischio medio-alto basato su un’ampia diversificazione per classi di investimento, senza utilizzo di ulteriori protezioni e da inizio anno perde 1,35% con volatilità pari a 5,6 e indice di Sharpe leggermente negativo. Il colore arancione rappresenta lo stesso portafoglio appena considerato - quello verde - in cui sono state realizzate delle protezioni acquistate utilizzando parte della liquidità il giorno 10 febbraio 2020: questo portafoglio da inizio anno ha un risultato positivo pari a 1,36% con volatilità 2,99 e indice di Sharpe positivo di 0,165. Il portafoglio azzurro è di un investitore con profilo di rischio alto, diversificato su varie asset class e con notevole componente in singole azioni europee e americane, che ha acquistato delle protezioni venerdì 21 febbraio, utilizzando parte della liquidità che era stata a suo tempo creata prendendo beneficio da precedenti investimenti. Questo portafoglio da inizio anno presenta un rendimento positivo vicino al 3% con volatilità pari a 3,93 e indice di Sharpe positivo pari a 0,264. Sebbene l’indice di Sharpe non sia il più indicato per valutare fondi comuni alternativi, viene comunque considerato una valida misura del portafoglio di un investitore: più è elevato in positivo, migliore è la qualità del portafoglio dal punto di vista del rapporto tra rendimento realizzato e rischio. Mentre i due fondi considerati nel confronto non sono disponibili presso tutte le banche, i portafogli di colore verde, arancione e azzurro possono essere realizzati presso qualsiasi banca e SIM. Il consulente finanziario autonomo, autorizzato e obbligato dalla normativa a non avere alcun tipo di vincolo con banche e intermediari, potrà consigliare come strutturare i portafogli di investimento adeguati a ciascun investitore in base allo specifico profilo di rischio e alle esigenze espresse, suggerendo qualora necessario l’utilizzo di strumenti di protezione.

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